Si è tenuta ieri presso il Teatro Orione a Roma la presentazione del 33° Dossier Statistico Immigrazione a cura di IDOS, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.
«Dopo mezzo secolo di storia dell’immigrazione in Italia, ci si sarebbe aspettati che ormai fossimo qui a parlare di politiche di integrazione. Ma il tema è stato del tutto rimosso, dall’orizzonte di pensiero prima ancora che dal dibattito pubblico e dall’agenda politica, al punto che l’integrazione è diventata un che di normativamente assente, concettualmente frainteso e operativamente disatteso.
Siamo invece ancora impantanati a disquisire sugli inefficienti meccanismi di ingresso e regole di permanenza regolare dei migranti, che un Paese civile avrebbe dovuto aver già risolto da tempo, facendone un permanente terreno di caccia elettorale.
Pertanto la vera emergenza non è l’immigrazione in sé, ma la carenza di un impianto normativo serio che la regoli in maniera ragionevole e giusta. Il vero allarme sociale non sono gli stranieri, ma una classe politica astratta dalla realtà e non all’altezza delle sfide epocali connesse alle migrazioni, da almeno un quarto di secolo.
Ciò che mette davvero a repentaglio la sicurezza nazionale non sono i profughi che arrivano ai confini, ma è il trattamento disumano che, per legge, riserviamo loro in modo sistematico in tutti gli ambiti più fondamentali della vita, disconoscendone i diritti basilari e rendendo proibitiva la realizzazione dignitosa della loro persona», ha introdotto Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, che ha presentato il nuovo Rapporto, giunto alla 33esima edizione e realizzato, in collaborazione il Centro Studi e rivista Confronti, e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.
Continua il direttore di Confronti Claudio Paravati: «Per avviare un’avventura così importante come quella del Dossier Statistico Immigrazione ci vuole una comunità, una comunità come quella fatta dalle firme del rapporto, che coprono tutte le sfumature della migrazione. Ma di questa comunità fanno parte anche i giornalisti, la cui professionalità è essenziale per fare una buona comunicazione, gli esperti della materia, e gli attivisti che si impegnano quotidianamente per l’accoglienza e l’integrazione. Sono loro che ringrazio insieme alle istituzioni, a chi si occupa di formazione a tutti livelli, e alle scuole che hanno preso parte alla presentazione del Dossier».
Maria Paola Nanni del Centro Studi e Ricerche IDOS prosegue: «I giovani sono chiamati ad affrontare e comprendere le sfide del futuro, spesso legate a dati parziali, plasmati dall’onda emozionale dell’informazione, che non connettono il tema della sicurezza con l’inclusione, ma al contrario con l’esclusione. Contiamo allora che le analisi condivise nel Dossier, possano rappresentare lo stimolo per andare oltre le narrazioni distorte che vengono diffuse e creare una società futura più inclusiva e sicura».
«Riconosciamo un valore sociale, culturale, umano enorme in uno strumento come il Dossier. I numeri infatti sono essenziali per ragionare su un fenomeno complesso come quello migratorio, che non può essere giudicato sull’onda delle impressioni. L’analisi è dunque fondamentale per ragionare sulle politiche da adottare in campo migratorio. Però non bisogna dimenticare che dietro i numeri ci sono persone che si muovono seguendo l’istinto umanissimo di fuggire da condizioni di estrema sofferenza per cercare una possibilità di futuro per sé e per le persone amate. Oggi queste persone contribuiscono alla cura dei nostri anziani, sono fondamentali per l’agricoltura, l’industria, e la scuola. Bisogna pertanto comprendere che guerre, disuguaglianze e squilibri climatici sono strettamente connessi con la migrazione, e che le politiche vigenti spesso sono inefficaci nella risposta a questo fenomeno. Solo investendo in una convivenza pacifica e solidale tra esseri umani, si potrà essere garantire la sicurezza, e questo renderà il nostro mondo non solo più felice, ma più giusto», ha aggiunto la moderatora della Tavola Valdese Alessandra Trotta.
Gianfranco Schiavone, socio Asgi – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, ha sottolineato: «Il Dossier è un prodotto culturale importantissimo in un Paese così complicato, in cui il diritto d’asilo è quello più attaccato, per il solo fatto di presupporre l’ingresso in un Paese di chi è in cerca di protezione dalle persecuzioni. Quando si sente parlare di “irregolari”, si assiste a un fenomeno di distorsione linguistica, perché questo termine viene erroneamente associato a coloro che arrivano in un Paese per chiedere protezione, attribuendo loro una condotta irregolare, anche se queste persone stanno esercitando un loro diritto. La conseguenza diretta di questa distorsione linguistica è la limitazione della libertà dei richiedenti asilo per impedire loro l’accesso in uno Stato o per respingerli. Questo dovrebbe accadere solo in situazioni limite, invece è una pratica estesa a una pluralità di casi. Il rischio è che a essere privati della libertà siano coloro che chiedono asilo, pagando quindi per una condizione, non per una condotta, per il solo fatto di esistere. Di questo passo quale società si configura?».
«Questo rapporto è fondamentale perché ci fa capire i problemi enormi che abbiamo in Italia, un Paese che definisce “emergenza” il fenomeno migratorio, anche se ormai persiste da tempo. In Italia c’è un razzismo istituzionale e sistemico, ci sono leggi discriminatorie per le persone non comunitarie e provenienti dal sud globale. Se è vero che le disuguaglianze socio-economiche sono una delle cause principali dell’emigrazione è la mancanza delle politiche di apertura a causare la migrazione irregolare. Le politiche migratorie sono molto securitarie e molto restrittive sulla richiesta dei visti, che in molti Paesi è difficilissimo ottenere, rendendo la via legale molto difficile da percorrere. A questo si aggiunge la criminalizzazione sistemica delle persone straniere in Italia, considerate criminali perché non sono in possesso del permesso di soggiorno e il fatto che nei Cpr le persone vivono in condizioni degradanti, tra irregolarità burocratiche, suicidi, e autolesionismo. È evidente che se si avviassero politiche di apertura, invece che respingimenti, si scoraggerebbe l’immigrazione illegale. Per questo i dati sono fondamentali per ridimensionare una propaganda che parla di invasione e di emergenza e per portare avanti una cultura antirazzista, affinché non ci siano più discriminazioni sociali e civili» – ha aggiunto Oiza Queens Day Obasuyi, contributor di Cild.
«Questo rapporto come sempre è un lavoro prezioso, il frutto di una passione civile che diventa uno strumento concreto, che non si limita a raccogliere i dati ma li legge. Noi siamo speranza in un momento in cui il sociale è diventato un terreno di conflitto, c’è sempre più bisogno di costruire reti della passione civile. La democrazia si conquista tutti i giorni perché c’è sempre qualcuno che cerca di demolirla. Noi facciamo parte del soccorso civile in mare, e lavoriamo nel Mediterraneo, un mare trasformato dalle politiche in una delle più grandi fosse comuni del pianeta. Siamo partiti con 4 navi, ma ora ne abbiamo 20 attive, nonostante gli ostacoli e una politica che sostiene l’economia del riscatto presente in Libia, ordinandoci di ricondurre i migranti salvati in mare nelle carceri dalle quali sono fuggiti. Un’economia che incarcera e tortura i migranti nei centri di detenzione per poi chiedere il riscatto ai familiari, un’economia costruita in Italia con la politica del restringimento, un’economia in cui una vita vale meno di un’altra. Noi continueremo soccorrere queste persone, ma in realtà sono loro a salvare noi, perché ci permettono di sognare un mondo più giusto. Sono loro che ci salvano dal precipitare nel mondo che vedete nelle televisioni», ha dichiarato Luca Casarini, capo missione della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans.
Paolo De Nardis, presidente dell’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, ha concluso: «Bisogna continuare a combattere contro norme inique a cui è giusto disobbedire. Questo lavoro è un Inno di grande coraggio che non solo fornisce numeri, ma li legge. E se la realtà è fatta di riflessioni, i numeri sono il mezzo per svelare il suo nocciolo duro, strappando il velo mistico. La legge con le parole può fare ottime cose ma purtroppo anche perniciosissimi guai, per questo una riflessione è più che mai necessaria. Oggi sono stati citati i numeri della migrazione, ma senza mai perdere di vista il filo rosso dell’urlo di battaglia di queste persone coraggiose, a dimostrazione che non è solo importante l’io ma anche il noi. Le nostre esistenze devono essere rivedute nello specchio del sé, perché l’alterità è una cosa bella, non solo da studiare ma anche da vivere».
Hanno coordinato i lavori Claudio Paravati, direttore del Centro Studi Confronti e Maria Paola Nanni, Centro Studi e Ricerche IDOS.
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