RETE CONSOLARE: l’inflazione aggrava la condizione degli operatori e dell’utenza

Consiglio Generale degli Italiani all’Estero

Segretario generale

Comunicato stampa

Questo inizio settimana i rappresentanti di 36 paesi e di 13 organizzazioni internazionali sono riuniti a Lugano assieme alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per partecipare all’Ukraine Recovery Conference per organizzare la ricostruzione futura di questo grande paese europeo semidistrutto in seguito all’invasione dell’esercito russo. La città di Lugano e la diplomazia elvetica ospitano questo tanto auspicato appuntamento, che dovrebbe determinare la cessazione del conflitto e delineare il cammino per il ritorno alla normalità e alla pace, e per avviare la ricostruzione dell’Ucraina.

In rappresentanza dell’Italia al tavolo negoziale è presente il sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, il quale nel suo importante ruolo di protagonista può fare affidamento sulle qualità professionali del nostro corpo diplomatico presente in Svizzera, che gli assicura sostegno e gli garantisce una eccellente copertura dei dettagli contenuti nei dossier da trattare.

La professionalità e le capacità della rete diplomatica italiana sono apprezzate e riconosciute in tutto il mondo e queste caratteristiche, oltre a farcene un vanto, sono una carta da visita straordinaria del soft power italiano nello scacchiere geopolitico mondiale.

Tuttavia, la categoria dei diplomatici è composita e oltre ai ruoli di chi negozia ed è sotto i riflettori dei media, nell’organigramma ci sono anche ambiti di responsabilità, meno visibili ma fondamentali e indispensabili nel puzzle della rappresentanza tricolore, che lo alimenta ed eroga servizi nelle ambasciate, nei consolati e nelle agenzie di rappresentanza.

In particolare in Svizzera, ma lo stesso dicasi per gli impiegati nel mondo intero, oltre la metà dei dipendenti della rete diplomatica sono assunti in loco, con contratto locale e con retribuzioni salariali sostanzialmente differenti, benché questi addetti ai lavori esplichino funzioni analoghe a quelle svolte dalle colleghe e dai colleghi di ruolo provenienti dalla Farnesina. Si tratta di una condizione inaccettabile e deplorevole, che oggi non ha più ragion d’essere né può più essere giustificata a parità di produttività e di rendimento. Perciò le sperequazioni salari vanno riviste e riequilibrate e adeguate. Il settore ha urgente bisogno di maggiore personale e, quindi, vanno pubblicati nuovi concorsi, come è avvenuta nell’intera pubblica amministrazione italiana, per rafforzare le sedi consolari. La cronaca riporta continuamente ritardi siderali per il ritiro dei passaporti e delle carte di identità; è un dramma che rischia di creare sollevazioni popolari.

E’ proprio la categoria degli impiegati assunti in loco in Svizzera, che operando in un paese con una valuta forte ed uno elevato standard di vita, a causa di questa disparità salariale da anni stringe la cinghia e chiede adeguamenti salariali per il blocco salariale e per la perdita del poter d’acquisto dell’Euro verso il franco svizzero. Ce ne facciamo portavoce e pubblicamente sottoponiamo il problema all’attenzione dei decisori.

Questa settimana il MAECI deciderà gli adeguamenti salariali degli impiegati a contratto nell’intera rete diplomatica all’estero, perciò la rappresentanza paese eletta in Svizzera, a livello territoriale e intermedia, si appella agli Uffici competenti e in particolare al sottosegretario Benedetto Della Vedova a prendere in seria considerazione l’annosa richiesta di adeguamento salariale avanzata dagli impiegati consolari con contratti locali e quelli a contratto italiano, che prestano servizio in questo paese affinché si giunga ad una retribuzione consona, tale da recuperare la grave perdita subita a causa dell’inflazione galoppante e del deprezzamento del valore monetario dell’euro verso le valute forti.

La situazione salariale in cui versano gli impiegati a contratto in Svizzera necessita di una rapida soluzione, così come l’insufficiente numero di personale negli uffici consolari ha dei riflessi nefasti perché condiziona gravemente i trasferimenti dei funzionari di ruolo; di conseguenza le cinque sedi consolari sono sotto organico e l’erogazione dei servizi agli utenti è sottoposta a lungaggini, ritardi e a infinite frustrazioni che purtroppo non sono ancora risolvibili con le promesse della digitalizzazione, rimaste una semplice chimera.

Michele Schiavone

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