SCHIRÒ (PD): IMPEGNO COMUNE DI ELETTI ALL’ESTERO E CGIE SULLE PRIORITÀ DI QUESTA DIFFICILE FASE

L’incontro a distanza tra il CGIE e gli eletti all’estero, svoltosi ieri, è stata un’opportuna occasione per fare un’analisi comune delle implicazioni del recente referendum che ha sancito la riduzione della rappresentanza e per stabilire alcune priorità riguardanti gli italiani all’estero nell’azione parlamentare e di governo.

Nel mio intervento, ho sottolineato l’esigenza di non sottovalutare il messaggio che viene dall’esito referendario all’estero e di impegnarsi da subito per un riaccreditamento della rappresentanza, di tutta la rappresentanza, e non solo di quella parlamentare. Come? Partendo dai diritti dei cittadini, spesso non soddisfatti, e dai problemi aperti, che certamente non mancano e che la pandemia ha acuito.

In concreto, nei mesi di vita che restano del CGIE e nell’impegno parlamentare, appesantito dalla necessaria concentrazione sulle misure antipandemiche, è necessario prima di tutto sostenere i connazionali, sia all’estero che rientrati in Italia, direttamente colpiti dalla crisi economica e occupazionale. Con un mio emendamento sono stati accresciuti di due milioni i fondi per l’assistenza diretta. Di fronte all’avanzare della seconda ondata, bastano o si tratterà di intervenire ancora in occasione della nuova legge di bilancio?

Oltre a questo, le restrizioni imposte al lavoro nei consolati hanno reso ancora più complicato per i connazionali l’accesso ai servizi.

Ci sono poi le questioni legate alla promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. Sono riuscita ad ottenere con un emendamento il prolungamento temporale del Fondo quadriennale, in scadenza quest’anno, ma ora sono necessarie le risorse. In più, è urgente risolvere il problema dei pesanti ritardi nei finanziamenti degli enti gestori e nell’assegnazione del personale scolastico all’estero, per cui ho presentato un’apposita legge mirante alla riaggregazione del contingente presso il MAECI. Non ultima, l’abolizione o la riduzione dei carichi fiscali che pesano sui connazionali all’estero.

Su questa base di impegno sui problemi, poi, c’è da valutare la reale disponibilità politica su temi di riforma come quelli riguardanti i COMITES, il CGIE e la messa in sicurezza del voto.

Insomma, le cose da fare non mancano. Stabilire insieme una scala di priorità e impegnarsi in modo solidale per affrontarla positivamente mi sembra non solo la cosa più sensata da fare, ma anche un modo concreto di dimostrare l’utilità, anzi la necessità, di una rappresentanza diretta per gli italiani all’estero.

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