ISTAT: BILANCIO DEMOGRAFICO NAZIONALE – 2019. Prosegue il declino demografico, cresce l’emigrazione dal paese

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È la fotografia scattata dall’Istat nel suo bilancio demografico nazionale del 2019. Non solo le nascite l’anno scorso hanno raggiunto il minimo storico dall’Unità d’Italia, ma sono sempre di più i cittadini italiani che lasciano il nostro Paese. E allo stesso tempo sono sempre meno quelli stranieri che arrivano nella penisola.

di Annalisa Girardi

Diminuisce il numero dei cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese (-8,6%) e allo stesso tempo aumenta la migrazione degli italiani all’estero (+8,6%): è la fotografia scattata dall’Istat nel suo bilancio demografico nazionale per lo scorso anno. Oltre a denunciare un record negativo di nascite durante lo scorso anno, raggiungendo il minimo storico dall’Unità d’Italia, il report dell’Istituto nazionale di statistica evidenzia anche l’andamento dei flussi migratori, da e per il Paese.

Cresce il numero di persone che si trasferiscono all’estero: i cittadini che nel 2019 hanno lasciato la penisola per trasferirsi all’estero sono 182 mila, 25 mila in più rispetto al 2018. “Tra questi, la componente dovuta ai cittadini stranieri è cresciuta del 39,2% rispetto all’anno precedente e ammonta a 56 mila cancellazioni. Prosegue, inoltre, l’aumento dell’emigrazione di cittadini italiani: si sono trasferiti all’estero in 126 mila con un incremento dell’8,1% rispetto al 2018”, si legge nel documento. Tra gli italiani che si trasferiscono all’estero si contano anche i cittadini in precedenza stranieri che, dopo aver acquisito la cittadinanza italiana, decidono di tornare al Paese d’origine o di emigrare in un terzo Stato. Negli ultimi anni sono sempre di più i “nuovi italiani” che scelgono di abbandonare lo Stivale.

Come anticipato, l’anno scorso è calato il numero dei cittadini stranieri in arrivo in Italia. Questa fascia di popolazione risiede specialmente nel Nord e nel Centro del Paese. Nelle Regioni settentrionali sono 1.792.105 i cittadini stranieri residenti: si tratta di circa un terzo del totale delle persone di cittadinanza non italiana nel nostro Paese. Che abitano invece in maniera ridotta nel Mezzogiorno (12,1%) e nelle isole (4,8%). Se al Centro-Nord l’incidenza della popolazione straniera si conferma, in linea con l’anno precedente, al 10%, nelle Regioni del Sud questa percentuale scende fino al 4.6%. Nelle isole cala ulteriormente al 3,9%.

E da dove viene la popolazione straniera residente in Italia? Praticamente da qualsiasi parte del mondo: infatti a dicembre 2019 si contavano nel nostro Paese 194 differenti cittadinanze. Il gruppo straniero maggiormente presente in Italia è quello dei romeni (1 milione 208 mila), degli albanesi (441 mila), dei marocchini (432 mila) dei cinesi (305 mila) e degli ucraini (240 mila): queste cittadinanze rappresentano quasi il 50% di tutti i cittadini stranieri in Italia.

FONTE: https://www.fanpage.it/politica/sempre-meno-stranieri-vengono-nel-nostro-paese-e-intanto-gli-italiani-fuggono-allestero/
https://www.fanpage.it/

 

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Italia senza futuro, l’Istat: minimo storico di nascite dall’Unità

Il numero di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese è in calo (-8,6%), mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di italiani (+8,1%)

Italia senza futuro. È questo lo scenario che sembra prendere corpo dalla lettura del Bilancio demografico nazionale 2019 l’Istat registra un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, un lieve aumento dei decessi e più cancellazioni anagrafiche per l’estero.

La diminuzione delle nascite (-4.5%) è di oltre 19 mila unità rispetto al 2018: nel 2019 sono stati iscritti in anagrafe per la nascita 420.170 bambini. È di +16,1% l’aumento di cittadini cancellati dalle anagrafiche che vanno all’estero: nel 2019 le cancellazioni di cittadini trasferitisi all’estero sono state 182.15.

Cala la popolazione,-551mila residenti in 5 anni

Al 31 dicembre 2019 la popolazione residente in Italia è inferiore di quasi 189 mila unità(188.721) rispetto all’inizio dell’anno. Il persistente declino avviatosi nel 2015 ha portato a una diminuzione di quasi 551 mila residenti in cinque anni.

Più contenuto il calo di popolazione al Nord

Nel 2019 la distribuzione della popolazione residente per ripartizione geografica resta stabile rispetto agli anni precedenti. Le aree più popolose del Paese si confermano il Nord-ovest (dove risiede il 26,7% della popolazione complessiva) e il Sud (23,0%), seguite dal Centro (19,9%), dal Nord-est (19,4%) e infine dalle Isole (11,0%). Il decremento di popolazione coinvolge tutte le ripartizioni: nel Nord-ovest e nel Nord-est è contenuto (rispettivamente -0,06% e -0,03% rispetto a inizio anno), mentre i maggiori decrementi, sopra la variazione media nazionale (-0,31%), si rilevano nelle Isole (-0,70%) e al Sud (-0,63%). A livello regionale, il primato negativo in termini di perdita di popolazione è del Molise (-1,14%), seguito da Calabria (-0,99%) e Basilicata (-0,97%). All’opposto, incrementi di popolazione si osservano nelle province di Bolzano e Trento (rispettivamente +0,30% e +0,27%), in Lombardia (+0,16%) ed Emilia-Romagna (+0,09%).

In calo gli stranieri che arrivano in Italia

Il numero di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese è in calo (-8,6%), mentre prosegue l’aumento dell’emigrazione di italiani (+8,1%). I cittadini stranieri risiedono soprattutto nel Nord e nel Centro. Il primato di presenze, in termini assoluti, va alle regioni del Nord-ovest con 1.792.105 residenti di cittadinanza straniera, pari a oltre un terzo (33,8%) del totale degli stranieri. Un cittadino straniero su quattro risiede nelle regioni del Nord-est e in quelle del Centro. Più contenuta è la loro presenza nel Sud (12,1%) e nelle Isole (4,8%). Rapportando la popolazione residente straniera a quella totale si conferma un’incidenza superiore al 10% al Centro-nord, in linea con il 2018. Anche nel Mezzogiorno il rapporto resta stabile, ma più moderato rispetto al resto d’Italia: 4,6 residenti stranieri per cento abitanti nel Sud e 3,9 nelle Isole.

Circa 200 nazionalità, Italia Paese multietnico

Al 31 dicembre dello scorso anno si contano in Italia 194 differenti cittadinanze, quasi 50 con almeno 10 mila residenti. La graduatoria delle prime cinque cittadinanze resta stabile nel tempo, con le cittadinanze romena (1 milione 208 mila), albanese (441 mila), marocchina (432 mila), cinese (305 mila) e ucraina (240 mila) a rappresentare da sole quasi il 50% del totale degli stranieri residenti. La distribuzione per sesso delle prime 10 cittadinanze registra differenze tra uomini e donne. Mentre le prime tre cittadinanze più numerose si confermano nei primi posti per entrambi i sessi (romena, albanese e marocchina), a partire dal quarto posto si rilevano differenze nella composizione con l’emergere dei cinesi per il genere maschile (6,0%) e delle ucraine per quello femminile (6,8%). Inoltre, dopo la flessione registrata nel biennio precedente, nel 2019 aumentano i cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza: se ne contano 127 mila, 24 ogni mille stranieri, il 13% in più rispetto al 2018. Dal 2015, complessivamente i “nuovi cittadini italiani” sono stati oltre 766 mila, valore di poco inferiore alla perdita di popolazione di cittadinanza italiana negli stessi anni. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 600 mila unità. I nuovi cittadini italiani sono prevalentemente donne (52,7%) e risiedono per il 65,4% nel Nord. In rapporto alla popolazione straniera residente 27,7 persone su mille del Nord-est sono diventate italiane, solo il 15,7 per mille nelle Isole.

 

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/art/italia-senza-futuro-l-istat-minimo-storico-nascite-dall-unita-ADM234d

 

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Ismu: emigrano anche i nuovi italiani, in 35 mila cercano lavoro in altri paesi

Nonostante le restrizioni contenute nel dl Salvini nel 2019 aumentano le acquisizioni di cittadinanza (+13 per cento). Ma dopo aver ottenuto il passaporto molti vanno via per la crisi economica

ROMA – L’Italia si conferma sempre di più paese di emigrazione, anche per gli stranieri che riescono ad ottenere la cittadinanza italiana. A fotografare il fenomeno è la fondazione Ismu. Secondo l’Istituto, infatti, nonostante il Decreto Sicurezza abbia raddoppiato il termine di definizione dei procedimenti da 24 a 48 mesi, nel 2019 le acquisizioni di cittadinanza invertono il più recente trend negativo e crescono del 13 per cento rispetto al 2018 con un numero pari a 127mila procedimenti. Nonostante l’acquisizione di cittadinanza venga considerata come la massima espressione di integrazione e stabilità nel nostro paese il rapporto conferma come, al contrario, in un numero crescente di casi la mobilità garantita dal passaporto italiano porti i nuovi concittadini a emigrare nuovamente in paesi terzi o nel luogo di origine. Si tratta di una tendenza presente anche in altri paesi europei come risposta alle difficoltà economiche e che negli ultimi anni è in crescita: nel 2018, le emigrazioni dei naturalizzati dall’Italia ammontavano a circa 35mila unità (30% degli espatri, +6% rispetto al 2017).

Secondo Ismu l’acquisizione cittadinanza è tra gli elementi incentivanti l’emigrazione internazionale dei nuovi cittadini. Si tratta di un aspetto fin qui poco discusso che meriterebbe maggiore attenzione nell’ambito della ricorrente discussione sulla revisione della legge sulla cittadinanza. Nonostante il saldo migratorio con l’estero degli stranieri rimanga ampiamente positivo (+205 mila), l’emigrazione degli stranieri continua a essere in crescita: la componente straniera tra gli emigrati è infatti aumentata del 39,2% rispetto all’anno precedente e pari a 56 mila cancellazioni. Anche l’acquisizione di maggiori possibilità di mobilità associate allo stato di lungo residente (ormai prevalente nella popolazione regolare) si configura come incentivo all’emigrazione. Sarà interessante valutare l’effetto delle restrizioni alla mobilità dovute alla pandemia su questi più recenti trend di re-emigrazione.

In generale, il nuovo bilancio demografico presentato oggi dall’Istituito Nazionale di Statistica (Istat) delinea un quadro di sostanziale stabilità nel numero di stranieri residenti, che al 31 dicembre 2019 ammontano a 5.306.548 pari all’8,8% del totale della popolazione residente, con un aumento, rispetto all’inizio dell’anno, di sole 47mila unità (+0,9%). Il dato anagrafico non copre l’intera popolazione straniera: l’iscrizione anagrafica è facoltativa per gli stranieri regolari e non include per definizione la componente irregolare. Inoltre, le disposizioni contenute nel Decreto Sicurezza impediscono attualmente l’iscrizione anagrafica dei richiedenti protezione internazionale e sono state per questo oggetto di una recentissima pronuncia della Consulta. Secondo le stime di Fondazione Ismu la copertura anagrafica al primo gennaio 2019 raggiungeva l’84,5% della popolazione straniera. L’anagrafe permette di analizzare su solide basi le tendenze relative alla porzione più integrata e stabile della popolazione di origine straniera.

FONTE: https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/ismu_emigrano_anche_i_nuovi_italiani_in_cerca_di_lavoro_in_paesi_terzi

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