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Sabato scorso, con una cerimonia che si è tenuta nel Parco della Pace, Filef ha ricordato insieme ai sindacati e al Comune di Reggio Emilia i 262 lavoratori (132 emigrati italiani) morti l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois de Cazier, a Marcinelle (Belgio). Oltre che alle vittime di quella enorme tragedia, come ogni anno Filef ha reso omaggio a tutte le donne e a tutti gli uomini caduti sul lavoro, in Italia e all’estero.
Spiace molto constatare, da una lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera, che l’on. Giorgia Meloni, leader della coalizione di destra impegnata nella campagna elettorale, prende invece questo anniversario a pretesto per contrapporre gli emigrati italiani all’estero agli immigrati di origine straniera in Italia. Dei primi, secondo Meloni, dovremmo andare orgogliosi, mentre per i secondi “irregolari” dovremmo prendercela con “i governi di sinistra”, con “le Ong ideologicizzate” e con “i professionisti dell’accoglienza”.
Si tratta, purtroppo, di una polemica consueta da quelle parti politiche, ora rispolverata per evidenti scopi elettoralistici e resa particolarmente sgradevole e irricevibile dall’accostamento alla tragedia di Marcinelle. Della quale Meloni si impegna – nientemeno – “a preservare la memoria da una certa, interessata retorica di parte”. Da quale pulpito, viene da commentare.
Filef Reggio Emilia, al contrario, pensa e dice ad alta voce che il modo migliore di ricordare la strage di Marcinelle e tutti i caduti sul lavoro è impegnarsi per la difesa dei diritti troppo spesso calpestati – giusto salario, sicurezza, salute, dignità – dei migranti, delle lavoratrici e dei lavoratori. In Italia e in qualsiasi parte del mondo. Senza distinzione di nazionalità, colore, religione.
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