La “grande emigrazione italiana” in Germania. Uno studio di IDOS a cura di Franco Pittau

Idos: “La Germania è diventata il principale sbocco dell’emigrazione italiana, prima di massa e, da ultimo, anche di quella qualificata”. I dati Aire: 801.082 residenti nel paese a inizio 2021, un settimo degli oltre 5,6 milioni di connazionali sparsi nel mondo. Poco meno di un terzo sono di origine siciliana

ROMA – I numeri e le prospettive della “grande emigrazione italiana” in Germania: è questo il focus dell’articolo pubblicato nel n. 53 della rivista “Dialoghi Mediterranei” (gennaio 2022) che fa parte di una serie di approfondimenti, che da due anni il Centro Studi e Ricerche Idos realizza sulle grandi collettività italiane nel mondo. I contributi sono curati da Franco Pittau, presidente onorario di Idos, con il coinvolgimento di altri autori, interni ed esterni al Centro di ricerca; nello specifico a questo articolo, hanno collaborato a mons. Silvano Ridolfi (già direttore delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia e dell’Ucei, poi diventato Fondazione Migrantes), Giuseppe Bea (ex responsabile per l’immigrazione presso il Patronato Epasa-Cna), Edith Pichler (membro del Consiglio generale degli italiani all’estero e docente presso l’Università di Potsdam).

L’approfondimento parte dalla considerazione che “la Germania è diventata il principale sbocco dell’emigrazione italiana, prima di massa e, da ultimo, anche di quella qualificata. Dagli anni della seconda guerra mondiale ad oggi non vi sono stati altri paesi al mondo nei quali si siano spostati così tanti italiani […]. I flussi verso la Germania sono perdurati nel tempo e tuttora persistono, facendo della Germania la prima meta degli emigrati italiani”.

Secondo l’Aire, sottolinea Idos, a inizio 2021 gli italiani residenti in Germania erano ben 801.082, un settimo (14,2%) di tutti i 5.652.080 connazionali sparsi nel mondo e oltre i due quinti di quelli residenti in UE (1.994.990). Poco meno di un terzo degli italiani che vivono in Germania sono di origine siciliana (31,0%), seguiti da pugliesi (14,1%), campani (11,4%) e calabresi (10,1). Inoltre poco più di un quarto del totale (27,4%) ha tra i 45 e i 64 anni, un altro quarto (24,8%) tra i 30 e i 44 anni, mentre i minorenni sono il 16,8% e gli ultra65enni il 13,4%. Nel corso del 2020 oltre un decimo degli italiani che hanno lasciato la Patria si è ancora diretto in Germania (23.195 individui su un totale di 220.858), e tra costoro si osserva una prevalenza di giovani e giovanissimi: il 40,5% è minorenne, il 23,4% ha tra i 18 e i 29 anni e il 22,8% tra i 30 e i 44 anni.

Negli anni 2000, prosegue Idos, si è affermato “in Germania, dopo una lunga insistenza sulla temporaneità della presenza straniera, il nuovo concetto d’integrazione, cui si ispira la politica tedesca a seguito di rilevanti modifiche legislative”. L’articolo non manca di attuare interessanti confronti tra l’esperienza tedesca e quelle riguardanti altri importanti paesi di sbocco per i flussi migratori in partenza dall’Italia: Stati Uniti, Argentina, Brasile e, in Europa, Francia, Svizzera e Belgio. Con gli Stati Uniti, ad esempio, i percorsi di integrazione sono stati molto differenti e, tuttavia, i due paesi si “accreditano attualmente tra le più ambite destinazioni dei migranti qualificati […] in ragione della strategia con cui il governo tedesco attrae talenti, basandosi sulle opportunità offerte da un sistema economico solido e tecnologicamente avanzato”.

Il saggio mostra, anche, come il “definitivo superamento dei reciproci pregiudizi, sia in Germania che in Italia, è la precondizione necessaria per mettere massimamente a frutto le molteplici opportunità di cosviluppo e crescita comune dei due paesi, diversi ma non contrapposti. Anche in questo ‘paese leader’ l’emigrazione rappresenta un volano per le strategie bilaterali e la politica internazionale, confermando, nel caso specifico, come la presenza italiana nel mondo costituisca un fondamentale fattore di dinamismo economico e arricchimento socio-culturale”.

 

FONTE: IDOS

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