La sinistra s’è desta, Meloni lascia sul campo mezzo milione di voti.

Il dato più rilevante che emerge da queste elezioni europee è che delle elezioni europee in Italia importa a pochi. 

A dimostrarlo, in tutta la loro freddezza, non sono solo i numeri dell’astensione da record, con a stento un italiano su due che si è recato alle urne e l’affluenza più bassa della storia della Repubblica (49,69%), con abissi drammatici al Sud (43%) e nelle isole (37%), ma anche il palese disinteresse degli stessi partiti, che hanno utilizzato questa tornata elettorale quasi solamente per misurare i rapporti di forza interni alle coalizioni e il consenso dei loro leader.

Indicativo in questo senso il fatto che la maggior parte delle forze politiche, tra queste Fratelli d’Italia e PD, abbiano candidato i propri segretari come capi lista in una, o tutte le circoscrizioni elettorali, nonostante la palese indisponibilità a lasciare il proprio incarico nazionale per trasferirsi a Strasburgo.

Giorgia Meloni ha così potuto sfoggiare le sue 2,4 milioni di preferenze e il 28% preso dal suo partito, cercando così di nascondere gli oltre 500mila voti persi da Fratelli d’Italia rispetto alle politiche del settembre 2022 e provando a sminuire le 250mila preferenze in più rispetto a due anni fa raccolte dalla sua principale rivale Elly Schlein, che con il Pd oltre il 24% è la vera vincitrice di questa tornata elettorale assieme all’Alleanza Verdi e Sinistra, che raccoglie mezzo milione di voti in più rispetto alle elezioni politiche.

La premier insiste sul fatto che a dispetto degli altri governi europei, il suo esecutivo ha tenuto, e per ora forse è anche così, ma la situazione per gli alleati di coalizione, entrambi sotto il 10% è tutt’altro che rosea. Sì, Forza Italia sopravvive e la Lega non sprofonda più di quanto non sia già sprofondata, ma quanto potrà durare prima che gli alleati vengano inglobati quasi completamente da Fratelli d’Italia?

E poi, elezione dopo elezione, i numeri dicono che la destra in Italia ha raggiunto la sua capienza massima e riesce a galleggiare solo grazie al salvagente dato dall’astensionismo dilagante. Lì sta la chiave per la sinistra e questo è quantomai palese guardando al risultato di Pd e Alleanza Verdi e Sinistra.

Secondo gli studi sui flussi di voto, l’11% delle preferenze Pd sono arrivate dall’astensione, mentre per AVS dall’astensione è arrivato il 12%. In termini pratici sono ancora numeri bassi, ma è lì che bisogna puntare a tutti i costi, virando sempre di più a sinistra e con progetti politici seri, possibilmente senza uno sfrenato leaderismo al quale i cittadini non credono più.

Un uomo non fa un partito e non è una proposta politica e questo è chiaro guardando alla fine del partito di Giuseppe Conte. E se è pur vero che buona parte dell’elettorato storico dei 5 Stelle è euroscettico e propenso a non votare alle europee, non si può ignorare il dato politico di una perdita di oltre 2 milioni di voti rispetto a due anni fa.

Un’emorragia che apre la strada verso il tramonto. E al capolinea con queste elezioni europee potrebbero essere arrivati anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, con i loro partitini di centro e centrodestra che non raggiungono lo sbarramento del 4% e dimostrano ancora una volta l’inconsistenza di progetti politici costruiti sul nulla. 

Luca Maria Esposito

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