SVIZZERA: Lettera aperta sull’interruzione delle trattative con l’UE sull’accordo quadro: un duro colpo alla Libera Circolazione e ai diritti degli immigrati

Laboratorio per la Sinistra in Svizzera – Comunicato stampa

Il fallimento delle trattative sull’accordo quadro tra Svizzera e l’Unione Europea è per noi in quanto cittadini europei residenti in Svizzera, impegnati per la tutela e la promozione dei diritti dei migranti, motivo di forte preoccupazione. Abbiamo seguito in questi anni il dibattito interno alla sinistra politica e sindacale e, pur avendo al nostro interno una pluralità di storie e di posizioni, tutte e tutti noi ci siamo trovati concordi nel dire che sarebbe stato importante fare tutto il possibile per raggiungere il giusto compromesso e
concludere un’intesa che permettesse di rafforzare e evolvere i rapporti tra Svizzera e Unione Europea.

In particolare, ci saremmo aspettati una forte presa di posizione a favore della direttiva europea sulla cittadinanza da parte dei partiti della sinistra e delle organizzazioni sindacali e sociali con cui in questi anni abbiamo condiviso l’impegno contro le iniziative xenofobe e per la tutela dei diritti dei migranti. Tra UE e Svizzera è emersa infatti una diversa visione in materia di libera circolazione. Per l’Europa la libera circolazione è una libertà fondamentale da applicare a tutti i cittadini europei, per Berna solo a chi si muove o si trasferisce in un altro paese per motivi professionali. Da una parte abbiamo la libera circolazione delle persone e dall’altra la libera circolazione della forza lavoro. Quella espressa esplicitamente dal Consiglio Federale elvetico è un’impostazione di politica migratoria che ci riporta indietro di decenni, ai tempi della famosa frase di Max Frisch “Cercavamo braccia, sono arrivati uomini”.

Soprattutto in un momento storico drammatico come questo, dove molti cittadini stranieri, per paura di perdere i diritti di soggiorno acquisiti, non si rivolgono agli uffici di sicurezza sociale anche in caso di estremo bisogno, la direttiva europea sulla cittadinanza fornirebbe gli strumenti adeguati a tutelarne i diritti e ad arginare il razzismo istituzionale e l’utilitarismo neoliberale rispettivamente della destra populista e di quella sedicente liberale. Una tale direttiva è osteggiata da molte forze politiche e sociali per paura di una pressione sulle assicurazioni sociali elvetiche da parte dei cittadini europei e lascia perplessi che anche l’Unione sindacale svizzera abbia assunto posizioni inaccettabilmente critiche a questo proposito. Numerosi studi dimostrano invece che questo pericolo è infondato: la direttiva europea non comporterebbe nessun aumento della spesa sociale.
(Un esempio: https://www.avenir-suisse.ch/unionsbuergerrichtlinie-keine-explosion-der-sozialhilfe-in-sicht/).

In questo contesto sarebbe stato necessario che le forze politiche, sindacali e sociali progressiste mettessero in campo un’idea di società diversa, incentrata sul riconoscimento dell’universalità dei diritti delle persone, indipendentemente dalla nazionalità e dalla condizione professionale. Non averlo fatto, contraddicendo così decenni di rivendicazioni, aver rinunciato a farsi carico di rappresentare interessi e bisogni dei e delle migranti europei/e ed essersi invece arroccati nel rifiuto della ricerca di un compromesso che permettesse di sottoscrivere l’accordo quadro è una grave responsabilità che partiti e sindacati della sinistra si sono assunti. È necessario adesso cambiare rotta.

Come persone di origine migratorie, impegnati all’interno di sindacati, partiti e associazioni svizzere, chiediamo quindi un cambio di strategia di tutto il fronte progressista. Abbiamo scelto di vivere in una Svizzera interculturale aperta al mondo ed integrata in Europa, che guardi al futuro. Non avremmo voluto ritrovarci dentro un paese chiuso e arroccato su stesso. Lavoratori/e e cittadini/e immigrati/e hanno bisogno di accedere al welfare senza discriminazioni e di non essere l’obiettivo costante delle campagne populiste.

L’immigrazione ha dato e da un contributo culturale, sociale ed economico determinante per fare della Svizzera ciò che essa oggi è, questo ruolo deve deve essere riconosciuto non solo a parole, ma assumendo iniziative politiche coerenti.
Lotteremo con tutti i mezzi democratici a nostra disposizione sensibilizzando le seconde generazioni e i doppi cittadini, parlando con i nostri amici e colleghi di nazionalità Svizzera, con i partiti e i soggetti sociali, intervenendo nel dibattito pubblico e sui media affinché si rilanci il processo per la costruzione di una società inclusiva, allargando i diritti e gli spazi di partecipazione, per consentire ad ognuno di vivere da pari a pari sul suolo elvetico.

Chiediamo inoltre alle forze politiche e sociali europee, così come alle istituzioni dei paesi da cui proveniamo, di intervenire per tutelare i diritti dei propri cittadini ponendoli al centro delle relazioni bilaterali tra la Svizzera e l’Europa.

 

Cesidio Celidonio
Catia Porri
Guglielmo Bozzolini
Maurizio Nappa
Claudio Marsili
Roberto Cammarano

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