Comunicato 1° aprile 2021
È comprensibile l’entusiasmo dei residenti in Italia per l’introduzione dell’Assegno unico (legge approvata definitivamente ieri dal Parlamento) che razionalizza il welfare e tutto il sistema di sostegni economici alle famiglie (anche se saranno i decreti attuativi a chiarire i dubbi che sono emersi in merito alle risorse disponibili e a chi effettivamente ci guadagnerà o perderà rispetto alla situazione in essere).
Contestualmente però, soprattutto da parte degli eletti all’estero, va fatta una riflessione puntuale e approfondita sui possibili effetti potenzialmente negativi che la nuova normativa potrà avere sui diritti degli italiani residenti all’estero.
Ed è esattamente quello che io e i miei colleghi di partito La Marca, Giacobbe e Carè abbiamo fatto prima di decidere di scrivere ai Ministri del Lavoro e dell’Economia per segnalare le incognite che la legge sull’Assegno unico introduce per i diritti fiscali e previdenziali delle nostre collettività all’estero (vedere il comunicato del 30 marzo).
Ma quale è il problema?
La nuova norma, giova ricordare e ripetere, prevede il graduale superamento o soppressione di importanti misure attualmente in vigore il cui annullamento potrebbe mettere a rischio alcuni importanti diritti fiscali e previdenziali acquisiti nel corso degli anni – in virtù della normativa nazionale e internazionale – dai nostri connazionali residenti all’estero.
Precisamente le legge delega subordina la fruizione dell’Assegno unico alla residenza o al domicilio in Italia e stabilisce il graduale superamento o soppressione delle detrazioni fiscali per i figli a carico e dell’Assegno per il nucleo familiare (ANF). Sia le detrazioni fiscali per i figli a carico sia l’ANF sono attualmente erogati anche ai nostri connazionali aventi diritto residenti all’estero (le detrazioni sono concesse ai cosiddetti “non residenti Schumacker”, cioè coloro che producono più del 75% del reddito in Italia – tra questi i contrattisti della nostra rete diplomatica – mentre le prestazioni familiari sono concesse, a determinate condizioni, ai pensionati residenti all’estero tra i quali coloro che hanno ottenuto la pensione in virtù di una convenzione internazionale di sicurezza sociale che contempli le prestazioni familiari nel proprio campo di applicazione “ratione materiae”).
L’abolizione di tali benefici, mentre da una parte non avrà significative conseguenze per i residenti in Italia (i vecchi benefici saranno sostituiti dall’Assegno unico), potrebbe invece avere gravi ripercussioni per chi risiede all’estero a meno che non si intervenga per tempo con misure correttive.
È nostro dovere quindi seguire con attenzione l’iter legislativo dei decreti attuativi della legge sull’Assegno Unico, segnalare la lesione dei diritti dei nostri lavoratori e pensionati all’estero e verificare la possibilità di sensibilizzare Governo e Parlamento ad adottare disposizioni correttive e/o integrative della legge delega che salvaguardino i diritti dei nostri connazionali emigrati.
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