La partecipazione degli elettori italiani in Europa al voto del 25 settembre

Gli Italiani residenti in Europa, e iscritti all’AIRE, sono cresciuti, tra il 2014 e il 2021, da 2,4 a 3,1 milioni, ma la loro partecipazione al voto è in continua discesa, dal 37% nel 2006 al 25% nelle elezioni dello scorso 25 settembre. Edith Pichler analizza la partecipazione per paese di residenza e partito votato, e ipotizza che una delle ragioni della disaffezione al voto derivi in molti casi dal fatto che l’elettore si consideri cittadino europeo e più distante dalle istituzioni italiane.

Dal 2006 gli italiani residenti all’estero hanno acquisito una propria rappresentanza al Parlamento di Roma, con proprie circoscrizioni elettorali. A differenza dei cittadini in Italia, gli Italiani all´estero possono esprimere una loro preferenza per i diversi candidati. Da allora, però, la partecipazione degli elettori in Europa è diminuita nonostante l’aumento costante degli italiani residenti all´estero: in Europa gli iscritti all´Aire (l´Anagrafe degli Italiani Residenti all´Estero)  erano, nel 2014, 2.428.871, e al 1.01.2021, 3.096.0071 . La percentuale dei votanti è però diminuita al Senato, dal 37,08% nel 2006 al 36,19% nel 2008, per scendere ulteriormente al 31,62% nel 2013 e al 30, 50% del 2018. Alla Camera la partecipazione non è diversa: dal 36,04% del 2006 al 29, 89 del 2018.

Si abbassa ancora la partecipazione al voto

In questa tornata elettorale la partecipazione al voto si è ridotta ulteriormente: per il Senato nella Circoscrizione Europa hanno votato solo 24,77% degli elettori e per la Camera il 24,78%.
Se osserviamo la partecipazione, in tutti i Paesi presi in considerazione, la quota non supera il 25% sia per le elezioni al Senato che per quelle alla Camera (tab. 1).

Gli Italiani aventi diritto di voto che vivono in Germania sono i più numerosi d’Europa, immigrati caratterizzati da storie e tipologie di vita diverse, quali i Gastarbeiter e i loro discendenti, oppure i cosiddetti nuovi mobili del lavoro, o, ancora, quelli per cui la migrazione è una sorta di “avventura”. Ma nonostante questa diversificata presenza, che in qualche modo potrebbe rendere vivace la rete sociale della comunità, gli italiani di Germania hanno in entrambi i rami del Parlamento una quota di partecipazione relativamente bassa. E ciò nonostante che alla Camera il PD avesse candidato due persone residenti e radicate in Germania: una di Wolfsburg, ed una di Berlino, comunità che sono tipiche e rappresentative per l´emigrazione del lavoro degli anni sessanta la prima, e della nuova  mobilità la seconda. Un’eccezione è la Svizzera dove la percentuale di partecipazione si  avvicina sia alla Camera che al Senato  al 28%.  Dalla Svizzera però provenivano i capilista per la Camera del PD e della Lega, entrambi eletti, come il secondo candidato per il Senato del PD.

Sorprende la bassa quota di partecipazione del Belgio mèta già nel primo dopoguerra di lavoratori italiani e dove le reti sociali degli italiani sono abbastanza attive, sia quelle tipiche del mondo dell´emigrazione, come i diversi Patronati o la Federazione Italiana lavoratori emigranti e famiglie (FILEF) ed  anche nuove strutture dei cosiddetti “nuovi mobili”. Ma come vedremo sotto, analizzando le preferenze per Paese e Partito, sembra che le prime siano riuscite a mobilizzare l’elettorato più che le nuove reti virtuali (Tab. 2).

A differenza del passato ed in contrasto con i risultati ottenuti in Italia, il   PD in Europa cresce al Senato di quasi 10 punti a confronto delle elezioni del 2018, nelle quali aveva ottenuto il  32% (alla Camera il risultato  è  quasi uguale a quello del 2018).  Il risultato attuale al Senato può essere ricondotto alla personalità di due candidati del PD nella Circoscrizione Estero -Europa. Il capolista, il virologo Andrea Crisanti, Professore all´Università di Padova ma iscritto all´AIRE di Londra – il quale godeva dell´appoggio del PD di Roma ed è conosciuto all´estero per la sua presenza nei media italiani -,  e Michele Schiavone figlio di emigrati in Svizzera, attivo nell´associazionismo, e Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all´Estero (CGIE), appoggiato dalle associazioni delle migrazioni.  Questo duello ha sicuramente contribuito a mobilitare piú persone per l’uno e l’altro candidato, facendo aumentare di 10 punti il voto al PD.

Comunità diverse, comportamenti elettorali diversi

Come osservato sopra, oltre all’aumento dell’astensionismo, il comportamento di voto degli Italiani in Europa ha denotato differenze regionali nell’attribuzione delle preferenze per le liste riconducibili alla diversa composizione della comunità italiana residente nei vari Paesi. In Belgio, come scritto sopra, la partecipazione al voto è stata molto bassa, di appena il 17%, e un’alta proporzione di voti è andata al PD: il secondo candidato PD al Senato, Michele Schiavone, ha ottenuto con 2.829 quasi 700 preferenze in più di Andrea Crisanti. Qui sembra aver funzionato quanto scritto sopra circa la possibilità di movimentare le reti sociali del mondo dell´emigrazione come i Patronati e le Associazioni (tab. 3).

Dal Belgio proveniva la candidata del Movimento 5 Stelle, poi eletta alla Camera. Interessante è che proprio in Belgio i 5 Stelle ricevono appena il 9% dei voti (nel 2018  il  15,27%), mentre, pur regredendo rispetto alla elezioni precedenti,  si attestano sul  15% in Germania , in Spagna e nel Regno Unito.  In Spagna e nel Regno Unito va ricordata la presenza di tanti giovani “movimentisti”,  con un habitus antisistema, sensibili al messaggio pentastellato. Per il buon risultato in Germania va messa nel conto la presenza di tante famiglie originarie dell’Italia meridionale i cui familiari in Italia  beneficiano del reddito di cittadinanza (Tab. 4).

Un’analisi più dettagliata per Circoscrizioni Consolari delle preferenze per partito e candidati nei diversi Paesi di immigrazione sarebbe utile per dare una visione più chiara del comportamento elettorale degli Italiani emigrati e residenti in Europa. Confrontando, per esempio, il voto degli italiani nella Circoscrizione Belga di Louvière tipica della migrazione dei minatori italiani a con il voto nella Circoscrizione Consolare della “multietnica” Bruxelles. Oppure confrontando il voto a  Wolfsburg a con quello  di  Berlino, – da dove provenivano   entrambi i  candidati PD per la Camera; o, ancora, in Francia, confrontando il voto nella metropoli parigina con quelli espressi a Lilla.

Infine merita una riflessione il crescente “assenteismo politico”. E’ possibile che a questo non sia estranea la percezione, tra gli Italiani all’estero, dell´appartenenza alla UE, e l’idea di essere oramai “ Cittadini Europei” (e anzi, con la propria mobilità, di esserne stati gli anticipatori). Con lo svilupparsi di questa identità europea può essersi trasformata, in effetti, anche la prassi politica, con un orientamento degli elettori verso una partecipazione politica di tipo sovranazionale e sovraregionale, dove a dominare sono altre istanze e altri soggetti istituzionali dai quali ci si sente meglio rappresentati.

Note

1Fondazione Migrantes,  Rapporto Italiani nel Mondo 2014, Tau, Todi 2014;   Fondazione Migrantes,   Rapporto Italiani nel Mondo 2021, Tau, Todi 2021.

 

 

FONTE: https://www.neodemos.info/2022/12/06/la-partecipazione-degli-elettori-italiani-in-europa-al-voto-del-25-settembre/

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