Venerdì 18 febbraio di mobilitazione e cortei degli studenti in tante città contro l’alternanza scuola-lavoro che uccide e per un modello diverso di istruzione. A Roma tre giorni di Stati generali con le associazioni per una riforma dal basso.
di Rachele Gonnelli (da Sbilanciamoci)
Venerdì 18 febbraio di mobilitazione e cortei degli studenti in tante città contro l’alternanza scuola-lavoro che uccide e per un modello diverso di istruzione. A Roma tre giorni di Stati generali con le associazioni per una riforma dal basso.
Gli incidenti possono sempre sembrare una tragica casualità, così per tanti anni in passato sono sembrate anche le morti bianche. Poi si è finalmente capito che quelle morti sul lavoro erano la spia di un meccanismo che stritola insieme e prima dei corpi, la persona, la riduce a merce, a risultato, a orario, a cottimo, a profitto. Il mondo della scuola e quello dei sindacati, confederali e di base, hanno indetto una giornata di mobilitazione generale per venerdì 18 febbraio dopo i casi dei due studenti morti durante gli stage di alternanza scuola-lavoro in poco più di tre settimane, uno avvenuto nella provincia di Fermo e l’altro a Udine.
Si scende in piazza per ricordare che “se non si può morire andando al lavoro, ancor meno è sopportabile che succeda andando a scuola”, come hanno ricordato i ragazzi in conferenza stampa sulle scalinate del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Ancora in attesa di una convocazione da parte del ministro Patrizio Bianchi. Ma soprattutto per ribadire che “la formazione scolastica non può e non deve sottostare alle pratiche e alle logiche del mercato”. È infatti un modello di scuola diverso, quello che chiedono i ragazzi delle associazioni e dei sindacati studenteschi, un modello di scuola non nozionistico e competitivo, incentrato sul dialogo con gli studenti, sulla valorizzazione del pensiero critico, attento alle fragilità, incluso quelle che si sono create con due anni di Dad per la pandemia come nell’organizzazione dei prossimi esami di maturità 2022.
Diverse sono le sigle della quarantina di cortei indetti in altrettante città italiane, ma al di là delle indicazioni ai prefetti e ai dirigenti scolastici di “facilitare il dialogo preventivo” date dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, preoccupata solo di “isolare le frange radicalizzate” e reprimere le contestazioni più dure, la mobilitazione è unitaria. Le manifestazioni si focalizzeranno tutte contro il meccanismo perverso che ha investito gli studenti attraverso i percorsi obbligatori dell’alternanza scuola-lavoro avvicinando così l’istruzione alle dinamiche più nefaste del mercato del lavoro.
Le manifestazioni sono la risposta ai casi di Giuseppe Lenoci di 16 anni, appunto, e di Lorenzo Parelli di appena 18 anni, morto il 21 gennaio investito da una putrella di 150 chili nell’ultimo giorno del suo “studio” e stage in fabbrica.
La manifestazione più importante, almeno dal punto di vista simbolico, sarà a Fermo, alle 9 del mattino, la città dove ha vissuto i suoi 16 anni Giuseppe Lenoci, morto lunedì scorso a bordo del furgone della ditta per cui “studiava” a sessanta chilometri dalla sua classe. A Roma una manifestazione per ricordarlo e per puntare il dito sulla repressione operata dagli organi di polizia contro le passate proteste studentesche è stata indetta dai giovani della Fgc, dal movimento La Lupa e da Osa, organizzazione degli studenti vicina all’Usb, con concentramento alle 10 in piazza Vittorio.
A proposito delle “reazioni sproporzionate”, con sanzioni disciplinari, messe in atto dai dirigenti scolastici nello scorso mese di dicembre in molte delle occupazioni di istituti romani nei giorni scorsi è stata presentata una interrogazione con risposta scritta al ministro dell’Istruzione dal deputato Nicola Fratoianni di Leu. E lo stesso Fratoianni ha presentato anche un’altra interrogazione al governo sull’uso di imponente forza pubblica, impiegato la scorsa settimana con mezzi blindati e agenti antisommossa, per sgomberare gli studenti in pacifica autogestione dal Liceo Enriques di Livorno.
Venerdì 18 dalle 8 e 30 gli appuntamenti in piazza organizzati dall’Unione degli Studenti saranno a Napoli (piazzale Garibaldi), a Milano (piazza Cairoli), a Torino e quindi a Trento e in altri dei capoluoghi. E proprio perché è sul sistema-scuola che si vuole agire, fare proposte organiche per la prima volta dopo i tentativi storici dei movimenti studenteschi che ci hanno provato fino ai primi anni Novanta, l’Uds affianca a Roma una tre giorni di discussione – gli Stati generali della Scuola – ai quali partecipa anche Sbilanciamoci!.
Gli Stati generali si svolgeranno da venerdì 18 a domenica 20 con il seguente programma:
Venerdì 18: Apertura Stati Generali
18.30 – 20.30 – Snodo (Via del Mandrione, 63)
Dibattito la Scuola cos’è: nuovi orizzonti e paradigmi sui quali riflettere il sistema scolastico;
Intervengono:
Esperienze territoriali studentesche
Realtà organizzatrici: Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Flc-cgil, Libera Contro le Mafie, Legambiente, ActionAid, Priorità alla Scuola, Arci, Sbilanciamoci.
Modera:
Luca Redolfi, Unione degli Studenti
20.30 – 22.30, Arci Sparwasser Serata benefit Stati Generali
Sabato 19: Tavoli di lavoro e socialità – Università La Sapienza, Scalo Playground
Dalle 9.30 alle 13.00: 3 tavoli
Accesso all’istruzione e disuguaglianze; Partecipazione e rappresentanza; Antifascismo e Antirazzismo
Dalle 14.30 alle 18: 4 tavoli Didattica e Valutazione;
Salute e Benessere psicologico; Scuola e territorio;
Clima.
Dalle 20.30 cena comune e musica dal vivo, Centro Sociale Brancaleone Domenica 20 Dibattito e conclusioni plenarie – Teatro Italia
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