Come si temeva, il modo come sono state imposte le regole per potere accedere al voto per il rinnovo dei COMITES, non poteva che essere la riedizione peggiorata della performance del 2015
di Salvatore Augello*
Come si temeva, il modo come sono state imposte le regole per potere accedere al voto per il rinnovo dei COMITES, non poteva che essere la riedizione peggiorata della performance del 2015.
Al 3 novembre, ultima data valida per potersi iscrivere per votare, si sono iscritti solo 177.835 emigrati mentre nel 2015 erano stati 258.584. Chi ha inventato queste nuove regole per accedere al voto, può benissimo dire “missione compiuta” considerato il risultato raggiunto, che può risvegliare gli istinti di tutti coloro che vorrebbero eliminare gli strumenti di rappresentanza degli emigrati, o peggio ancora facilitarne l’accesso a spregiudicati gruppi di potere, che non mancano, e che si organizzano per puntare alla conquista di questi organismi, da tempo nel mirino di chi li vuole sopprimere.
A questo bisogna aggiungere anche quelle circoscrizioni consolari dove non è stata presentata nessuna lista per il disinteresse e la ritenuta utilità di organismi che sono rimasti senza fondi e senza poteri e che non hanno possibilità di programmazione.
Eppure avevamo espresso le nostre preoccupazioni, lo stesso CGIE aveva chiesto ripetutamente il rinvio delle elezioni, considerando l’epidemia in atto che non favoriva certo la partecipazione, così come la stessa opzione era risaputo che non avrebbe avuto successo.
Quale campagna di pubblicizzazione si è messa in campo? Quanti degli aventi diritto hanno dimestichezza con l’informatica? Perché mettere in campo questa opzione che impone una iscrizione preventiva? Qualcuno dice che questo elimina i brogli. Ciò non significa forse avere individuato una cura peggiore del male? Davvero c’è chi è convinto che questo eliminerebbe i brogli invece di favorire gruppi organizzati, che conquistando il controllo dei COMITES, pensano di potere utilizzare questa posizione di “vantaggio” per farla pesare in una eventuale campagna elettorale per il rinnovo del parlamento italiano? C’è forse una lettura diversa considerando che ci sono partiti che hanno voluto presentare liste di partito e non liste lasciate alle associazioni come è giusto che sia?
Ed ancora, è giusto e democratico, privare con un cavillo, del diritto di voto una categoria di persone, gli emigrati, che acquisiscono il diritto dal momento che hanno l’iscrizione nei registi AIRE? Non dimentichiamo che siamo di fronte ad una categoria, che continua ad aumentare di numero e che oggi sfiora gli oltre sei milioni e mezzo di aventi diritto e che già subisce il taglio degli eletti all’estero per effetto del taglio dei parlamentari.
Evidentemente parecchie sono le cose che non funzionano e che richiedono di essere riviste, non certo per vedere come eliminare ma come potenziare gli organismi di rappresentanza degli emigrati.
Questo ulteriore risultato peggiore di quello del 2015, deve fare riflettere quei partiti che hanno condiviso questo tipo di opzioni vigente, giustificato con la necessità di comprimere la spesa. E’ bene che questi partiti sappiano che la democrazia ha certamente un costo e non può essere soffocata o addirittura soppressa nel nome del risparmio. Altre sono le cose da eliminare se si vuole risparmiare e non sta certo a noi indicarle, ma a chi gestisce la cosa pubblica, che per prima cosa deve mettere i cittadini in condizione di potere usufruire di tutti i diritti che la costituzione italiana attribuisce loro assieme alla cittadinanza.
*Salvatore Augello (Segretario generale USEF)
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