Nuovo Paese Australia: On line il numero di agosto 2021

L’alibi dell’esperto
Mai prima d’ora i governi si erano affidati così pedissequamente agli esperti come nel caso del Covid-19.
Se il governo degli Stati Uniti avesse ascoltato gli scienziati del progetto Manhattan, che sostenevano che sarebbe stato sufficiente lasciare che i giapponesi assistessero ad un test atomico, non avrebbe ucciso in massa i cittadini di Hiroshima e Nagasaki.
Oggi i governi continuano a ignorare i terribili avvertimenti della comunità scientifica sulle conseguenze catastrofiche per l’umanità dei cambiamenti climatici.
Eppure i governi stanno usando “l’opinione medica degli esperti” per giustificare le misure economiche e di polizia, evitando il giudizio sulle loro decisioni.
 La pandemia deve essere prima di tutto un problema di salute pubblica invece che un imponente spettacolo di polizia nelle comunità stressate dal punto di vista socio-economico (si  pensi a quello che è stato fatto negli appartamenti della commissione per gli alloggi di Melbourne e nel sud-ovest di Sydney).
 Il braccio forte della legge avrebbe dovuto essere usato per sfruttare la capacità dei produttori farmaceutici di produrre vaccini sufficienti, in gran parte sviluppati con denaro pubblico.
 Il problema economico chiave con Covid-19 dovrebbe essere l’allocazione di denaro sufficiente per le risposte mediche.
 Si immaginino le risorse sanitarie (vaccini, strutture di quarantena, servizi ospedalieri) che avrebbero potuto essere schierate con i miliardi dati alle aziende che non avevano bisogno del sussidio ‘jobkeeper’.
 Nella caccia all’illusoria percentuale di vaccinazione comunitaria ritenuta soddisfacente, è irresponsabile non vaccinare i più vulnerabili, lasciandoli morire di Covid-19.
 Secondo i dati del Dipartimento federale della sanità al 27 luglio di quest’anno, il 93% dei decessi per Covid-19 riguardava persone di età superiore ai 70 anni.
 È un mistero il motivo per cui proprio quella categoria vulnerabile non sia stata contattata direttamente, offrendo test e vaccinazioni, come avviene normalmente con i programmi di prevenzione come gli screening per il cancro dell’intestino e del collo dell’utero.
 Ciò consentirebbe un approccio medico a coloro che soffrono di Covid-19 ma è improbabile che muoiano, offrendo vaccini e test invece di traumi, per gestire il Covid e le sue varianti.

 
  


  

Expert alibi
Never before have governments deferred so slavishly to experts as in the case of Covid-19.
If the US government had heeded scientists of the Manhattan project, who argued that it would suffice to let the Japanese witness an atomic test, it would not have en mass murdered Hiroshima and Nagasaki citizens.
Today governments continue to ignore dire warnings from the scientific community about the catastrophic consequences to humanity from climate change.
Yet governments are using ‘expert medical opinion” to justify policing and economic measures, thereby avoiding scrutiny and accountability.
The pandemic must be first of all a public health issue instead of an imposing show of police in socio-economic stressed communities as was done in Melbourne housing commission flats and Sydney’s southwest.
The strong arm of the law should have been used to harness pharmaceuticals’ capacity to produce sufficient vaccines – that were in large part developed with public money.
The key economic issue with Covid-19 should be the allocation of enough money for medical responses.
Imagine the health resources (vaccines, quarantine facilities, hospital services) that could have been marshaled with the billions given through jobseeker to companies that did not need it.
In the chase for the illusive percentage of community vaccination deemed satisfactory, it is irresponsible to leave unvaccinated those most vulnerable of dying from Covid-19.
According to Federal Health Department figures to 27 July this year, 93% of Covid-19 deaths were of people over 70 years of age.
It is a mystery why that vulnerable category has not been directly contacted, offering testing and vaccination, as is done with preventative programs such as bowel and cervical cancer screenings.
This would allow a medical approach to those who suffer Covid-19 but are unlikely to die, while offering vaccines and testing, not trauma, to manage Covid and its variants.

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