SCHIRÒ (PD) – LE CRITICITÀ DELLA LEGGE SULL’ASSEGNO UNICO, PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO: MIO APPELLO AL MINISTRO ORLANDO

SCHIRÒ (PD) – LE CRITICITÀ DELLA LEGGE SULL’ASSEGNO UNICO, PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO: IL MIO APPELLO AL MINISTRO ORLANDO
A pochi giorni dalla chiusura estiva delle Camere e nelle more della elaborazione dei decreti attuativi della legge delega sull’Assegno unico – legge che potrebbe compromettere  (come ho già segnalato più volte) i diritti previdenziali e fiscali dei nostri connazionali all’estero ma anche dei soggetti residenti in Italia con nucleo familiare residente  all’estero – ho inviato una lettera al Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, per informare e sensibilizzare il Governo sulla allarmante problematica e per chiedere delle misure correttive atte a tutelare i diritti acquisiti dei nostri lavoratori e pensionati all’estero.
Nella lettera, molto circostanziata ma che riassumo sinteticamente, ho ricordato al Ministro che la nuova legge sull’Assegno unico, che dovrebbe entrare a regime il prossimo 1° gennaio 2022, subordina la fruizione dell’Assegno alla residenza o al domicilio in Italia e stabilisce il graduale superamento o soppressione delle detrazioni fiscali per i figli a carico  e dell’Assegno per il nucleo familiare (ANF).
Il problema è che sia le detrazioni fiscali per i figli a carico sia l’ANF sono attualmente erogati anche ai nostri connazionali aventi diritto residenti all’estero (le detrazioni sono concesse ai cosiddetti “non residenti Schumacker”, cioè coloro che producono più del 75% del reddito in Italia  – tra questi i contrattisti della nostra rete diplomatica – mentre le prestazioni familiari sono concesse, a determinate condizioni, anche ai pensionati residenti all’estero i quali hanno ottenuto la pensione in virtù di una convenzione internazionale di sicurezza sociale che contempli le prestazioni familiari  nel proprio campo di applicazione “ratione materiae”).
Ho sottolineato che se da una parte l’abolizione, appunto prevista dalla nuova legge, delle detrazioni per figli a carico e dell’assegno per il nucleo  familiare (ANF) non comporta particolare nocumento per i residenti in Italia che in sostituzione si vedranno riconosciuto l’Assegno unico universale, dall’altra parte invece le pratiche conseguenze potrebbero essere pesanti per gli italiani residenti all’estero ai quali non potrà essere riconosciuto l’Assegno Unico – che richiede la residenza o il domicilio in Italia – e i quali inoltre potrebbero perdere in un prossimo futuro anche gli attuali benefici previdenziali e fiscali (ANF e detrazioni familiari).
Ho voluto infine rimarcare nella mia lettera che la legge potrebbe inoltre compromettere l’accesso alle prestazioni familiari e alle detrazioni per carichi familiari ai lavoratori e pensionati italiani, comunitari ed extracomunitari residenti in Italia che attualmente percepiscono tali benefici ed hanno il nucleo familiare residente all’estero, perché essa prevede che il beneficiario dell’Assegno unico deve “essere residente e domiciliato con i figli a carico in Italia per la durata del beneficio”.
Si presume quindi, da una testuale lettura della norma,  che per avere diritto all’Assegno unico anche i figli dei beneficiari debbano essere residenti e domiciliati in Italia. Questa interpretazione escluderebbe dalla possibilità di percepire l’Assegno unico i soggetti che lavorano in Italia, soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia e cittadini italiani, comunitari od extracomunitari con regolare permesso di soggiorno, ma che hanno il nucleo familiare residente all’estero. Ho pertanto ritenuto utile ricordare al Ministro che la legge, così come formulata, potrebbe entrare in collisione normativa e giuridica con le disposizioni comunitarie ed in particolare con le varie sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea che in passato aveva affermato che uno Stato membro, come l’Italia, non possa rifiutare l’assegno familiare al soggiornante di lungo periodo (o al titolare di un permesso unico), adducendo, come motivazione, che suoi familiari risiedono in un Paese terzo.
Auspico che i miei interventi possano risultare utili ad indurre il Governo a modificare la normativa al fine di tutelare i diritti acquisiti dei lavoratori migranti ed in particolare dei nostri connazionali residenti all’estero.

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