
Un anno vissuto (molto) faticosamente, ma non per questo privo di risultati. Al contrario, nemmeno l’emergenza Covid ha fermato le attività didattiche e culturali di Filef Reggio Emilia a sostegno degli immigrati di origine straniera. In particolare, da ottobre dello scorso anno fino a giugno, sono proseguiti i corsi di lingua italiana, suddivisi in quattro livelli (il primo è l’analfabetismo completo) e frequentati da persone di ogni età (tranne minorenni) e provenienza, in maggioranza donne. I corsi si sono svolti, a seconda della evoluzione della pandemia, inizialmente in presenza, poi con la didattica a distanza, a dicembre di nuovo in presenza per un breve periodo, da gennaio in avanti ancora con la didattica a distanza, su whatsapp o sulla piattaforma Zoom.
Non era affatto scontato che questa alternanza riuscisse a mantenere saldi i contatti con “gli allievi” alcuni dei quali in difficoltà già per la disponibilità, oppure nell’uso, degli strumenti tecnologici indispensabili per la Dad. Infatti, tra i 65 iscritti iniziali provenienti da una quindicina di Paesi – già in partenza assai meno di quelli accolti in passato, a causa delle misure di sicurezza e di distanziamento necessari per la fase di incontri in presenza – qualcuno si è perso per strada. Ma la gran parte (50) ha regolarmente frequentato e concluso i corsi. Da segnalare la particolare tenacia degli iscritti al livello analfabeti, nessuno dei quali si è ritirato. Così come, dopo avere avuto a loro volta una breve formazione per la Dad, hanno tenuto duro gli insegnanti: otto volontari (sei donne e due uomini) più tre giovani tirocinanti che hanno contribuito nel quadro dei propri percorsi universitari.
Oltre ai corsi di italiano, dieci volontari supportati da una educatrice hanno tenuto vivo – da gennaio alla fine di giugno, due pomeriggi ogni settimana e sempre in presenza – il dopo scuola “Fuoriclasse” per 16 bambini della primaria Don Milani. E ancora, in sinergia con Ceis (Centro italiano di solidarietà) e Accqua (Accademia di quartiere), la Filef sta gestendo in Dad il progetto “Mamme a scuola”. Vi partecipano, grazie all’impegno di 15 volontari, 35 donne e altrettanti bambini da zero a tre anni. Gli incontri si svolgono su whatsapp, con il supporto di appositi video-tutorial (reperibili anche sul canale You Tube di Filef Reggio Emilia). Anche le donne che sono coinvolte in questo progetto hanno età, provenienza e livello di istruzione diversi, ma nessuna ha abbandonato il progetto.
Infine, in collaborazione con la Fondazione Mondinsieme, la Filef ha gestito una attività digitale denominata “Connessione è sapere” e rivolta a cinque donne, ciascuna delle quali ha seguito, in questo caso in presenza, venti ore di insegnamento dell’uso di PC e smartphone, nonché delle modalità di iscrizione e di accesso a servizi come Spid, Fascicolo Sanitario Elettronico, piattaforme scolastiche.
Per quanto riguarda il prossimo futuro, già altro bolle in pentola. Dal 31 agosto al 4 settembre, in collaborazione con Csv (Centro servizio volontariato) Emilia, sono in programma incontri di sensibilizzazione al volontariato, rivolti a studenti delle scuole superiori, in età tra i 16 e i 19 anni (info: Il campo del doposcuola della Filef – CSV Emilia).
Fuori dal capoluogo, anche l’esperienza del Centro “Donne del Mondo” – progetto ormai consolidata a Correggio, in collaborazione con l’Unione Comuni Pianura Reggiana, e finalizzato alla socialità tra donne originarie di vari Paesi – ha trovato modo di proseguire nonostante le restrizioni legate alla pandemia. Durante il periodo di chiusura della sede, e in attesa del ritorno alla normalità, le donne sono rimaste in contatto attraverso whattsapp, evitando così che andasse disperso il patrimonio di relazioni costruite nel e con il Centro. A conferma dell’importanza che questa esperienza ha per le donne che vi partecipano.
FONTE: La Gazzetta di Reggio
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