“Libere di dover partire” o quando l’emigrazione si declina al femminile

Attraverso nove ritratti di donne italiane, un progetto multimediale ripercorre la storia passata e recente dell’immigrazione femminile in Svizzera.

 

di Daniele Mariani (da tvsvizzera.it)

Le fotografie sono a volte un po’ ingiallite, come quelle che si ritrovano negli album che si sfogliano durante la visita domenicale ai nonni. Altre sono molto più recenti, a testimonianza del fatto che la storia dell’immigrazione italiana in Svizzera è una costante dal Dopoguerra in poi.

L’album di questa storia non è però quello dei nonni. È stato allestito dal giornalista e ricercatore Mattia Lento e dalla regista Manuela Ruggeri, su impulso del Comitato degli italiani all’estero di Zurigo. Il loro progetto multimediale si intitola “Libere di dover partire”, declinazione al femminile del titolo di una raccolta di poesie di Leonardo Zanier (1935-2017), e ritraccia le storie di nove donne immigrate in Svizzera dagli anni Sessanta ad oggi.

Sulla presenza italiana nella Confederazione si è scritto e si è documentato molto. Ma fino a un recente passato ad emergere era soprattutto la figura maschile o al limite “personaggi femminili straordinari, ad esempio donne che hanno fatto carriera nella ricerca”, precisa Mattia Lento.

Una prova indiretta del fatto che le donne sono state per anni un po’ invisibili giunge anche dagli archivi: “È stato molto difficile trovare delle immagini. Ce ne sono, ma nella stragrande maggioranza dei casi ritraggono degli uomini”, spiega Manuela Ruggeri.

Economia ma non solo

Eppure, le donne immigrate hanno dato un contributo essenziale allo sviluppo economico della Svizzera. Ad esempio, senza le donne – e soprattutto le donne italiane – l’orologeria Made in Switzerland non avrebbe probabilmente potuto svilupparsi come si è sviluppata negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, come ci racconta in questo servizio il direttore del Museo di storia di La Chaux-de-Fonds Francesco Garufo.

Lo sviluppo economico è solo la punta dell’iceberg. L’immigrazione femminile è stata anche un importante motore dell’uguaglianza di genere nella Confederazione, sostiene la storica Francesca FalkLink esterno.

Ampie tracce di tutto ciò emergono dalle storie che Mattia Lento e Manuela Ruggeri hanno raccolto nelle loro ricerche.

Storie come quella di Rosanna Ambrosi, insegnante, scrittrice e attivista e tra le autrici del Manifesto delle donne emigrate del 1975. Assieme ad altre attiviste, questa donna che oggi ha 79 anni è stata all’origine di molte iniziative, dando ad esempio un impulso molto importante per migliorare i diritti dei bambini e delle bambine migranti nelle scuole. “È stato anche grazie a loro che, ad esempio, si è superato il sistema fortemente separativo e non inclusivo nelle scuole svizzero-tedesche ed è stata migliorata la rappresentanza dei genitori””, osserva Manuela Ruggeri.

Rompere degli stereotipi

I nove ritratti presentati dai due autori non si limitano però a personalità d’eccezione. Sono nove storie molto diverse tra di loro, che si inseriscono in contesti storici molto differenti e che testimoniano dell’eterogeneità dei percorsi migratori.

“Volevamo presentare più generazioni, evitare qualsiasi rappresentazione monodimensionale e relativizzare alcuni stereotipi, ad esempio quello della passività femminile o dello sfruttamento delle donne di un tempo oppure quello, più attuale, del fenomeno dei cervelli in fuga”, sottolinea Mattia Lento.

Per molte donne, infatti, l’emigrazione in Svizzera ha rappresentato anche un percorso di emancipazione. Ad esempio, per Adriana Fiasco, che grazie all’impiego ottenuto al calzaturificio Bally all’inizio degli anni Settanta è riuscita a conquistare l’indipendenza a cui tanto aspirava.

Oggi, ad emigrare sono sempre più spesso persone laureate. Il fenomeno dei cervelli in fuga è una realtà, come testimoniano i percorsi di Michela Puddu o della ginecologa e ricercatrice italo-somala Jasmine Abdulcadir, dottoressa all’Ospedale universitario di Ginevra, specialista di mutilazioni genitali femminili e insignita nel 2018 del titolo di Cavaliera dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.

L’emigrazione ‘tradizionale’ però non è scomparsa, anzi. “È vero che la Svizzera attira persone molto più qualificate rispetto ad altri Paesi. Continuano però a immigrare anche persone con una scarsa formazione o magari con un diploma, ad esempio in materie umanistiche, ma che non hanno una vita facile”, osserva Mattia Lento. Come Eleonora Failla, giunta in Svizzera con una laurea in tasca e che ha vissuto anni di precarietà.

Nuovo e vecchio che si intrecciano

A volte il vissuto di vecchie e nuove immigrate si riflette come in un gioco di specchi. La storia di Maria Antonietta Freda, ad esempio, venuta in Svizzera negli anni Sessanta e che a causa del suo statuto di stagionale non ha potuto portare con sé suo figlio ancora in fasce. “Una pena nel cuore che ancora oggi non so descrivere”, afferma. O quella di Angela Siciliano, emigrata appena qualche anno fa a Zurigo assieme al marito e alla figlia più piccola per cercare una miglior sorte economica, lasciando decidere alla figlia più grande, allora 17.enne, se rimanere in Italia o se accompagnare la famiglia.

Al di là di questi intrecci, vi è un fil rouge che collega queste nove storie? “Ciò che mi ha più colpito è la determinazione di queste donne – afferma Manuela Ruggeri. La forza di cercare di tenere insieme tutto, di lavorare, di vivere insieme alla famiglia, di gestire i problemi e di andare avanti comunque con positività”.

“Ho l’impressione che tutte le storie comunichino tra di loro, seppure involontariamente – le fa eco Mattia Lento. È un po’ come se avessimo avuto a che fare con un corpo unico, con più voci. Tutte, sostanzialmente, hanno dato e hanno ancora voglia di dare qualcosa a questo Paese che è la Svizzera”.

 

 

VAI AL PROGETTO MULTIMEDIALE DI MANUELA RUGGERI E MATTIA LENTO

LINK: https://mattialento.pageflow.io/liberedidoverpartire

 

 

FONTE: https://www.tvsvizzera.it/tvs/emigrazione-italiana-femminile-in-svizzera-nove-ritratti-di-donne/48978492

 

 

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