E’ on line il n. 7/2023 di NUOVO PAESE, rivista mensile della Filef Australia. L’editoriale di Frank Barbaro

Il lascito di Berlusconi

di Frank Barbaro

Nessuno può negare che Silvio Berlusconi abbia cambiato la politica italiana.

Ma, nella fretta di venerarlo o denigrarlo, il suo impatto sull’evoluzione (o involuzione) della pratica democratica occidentale è stato trascurato.

Il suo ingresso in politica è stato indubbiamente motivato dall’autoconservazione e dall’interesse personale, dato che gli ultra ricchi del mondo tendono a evitare le cariche pubbliche: Queste li costringono al pubblico controllo e alla responsabilità negli affari personali e aziendali, mentre loro preferiscono condurli con discrezione.

Berlusconi ha perso alcuni dei camuffamenti e delle difese tipiche degli ultra ricchi e il pubblico ha avuto un assaggio di come “loro” vivono.

Sebbene esista una consapevolezza nella vita reale di come vivono gli ultra poveri, non esiste una simile consapevolezza popolare di come vivono i nababbi, a parte una superficiale comprensione fittizia.

Berlusconi, inconsapevolmente, ha lasciato intravedere lo stile di vita ultra ricco e sarebbe estremamente ingenuo pensare che fosse un’eccezione o una perversione, come suggerisce l’espressione “bunga bunga.”

L’altra eredità di Berlusconi, anch’essa significativa a livello internazionale, è il suo spettacolare uso delle pubbliche relazioni per ribaltare una cultura politica storicamente e socialmente radicata, in precendenza guidata dalla classe operaia italiana.

L’Italia del dopoguerra era un laboratorio politico segnato dal Partito Comunista Italiano (PCI), il partito più grande, la cui influenza, pur non avendo mai governato a livello nazionale, era capillare, a differenza degli altri comunisti emarginati in Occidente.

Berlusconi ha ribaltato tutto questo in maniera sottile, attraverso una certa affabilità ma soprattutto grazie all’uso astuto del suo denaro e dei suoi media, in un’operazione di pubbliche relazioni incarnata dal dirottamento del grido sportivo nazionale “Forza Italia” per dare nome al suo partito.

Alcuni hanno soprannominato la sua epoca “fascismo morbido” e in tempi in cui il fronte occidentale è sotto pressione, soprattutto dall’interno nonostante le pressioni esterne, l’Italia rimane un laboratorio politico nel raggiungimento del conformismo e della manipolazione delle masse.

 

Berlusconi’s bequeathment

di Frank Barbaro

 

No one could deny that Silvio Berlusconi changed Italian politics.

But, in the rush to venerate or vilify him, his impact on the (d)evolution of Western democratic practice has been overlooked.
His entry into politics was motivated by self preservation and self interest as the world’s ultra wealthy tend to shun public office.

It subjects them to public scrutiny and accountability in their personal and business affairs, which they prefer to be conducted discretely.

Berlusconi lost some of the camouflages and defences of the ultra wealthy and the public got a peep hole view of how they live.
Although there is a real life awareness of how the ultra poor live, there is no similar popular awareness of how the ultra rich live, other than fictionalised superficial understandings.

Berlusconi, unwittingly, gave a glimpse of the ultra rich lifestyle and it would be extremely naive to think that he was an exception or a perversion as the bunga bunga byname suggests.

Berlusconi’s other, and also internationally significant legacy, is his spectacular use of public relations to overturn a historically and socially entrenched political culture that had been spearheaded by Italy’s working class.

Post war Italy was a political laboratory marked by the Italian Communist Party (PCI), the largest party whose influence, even though it never governed nationally, was widespread – unlike other marginalised communists in the West.

Berlusconi painlessly overturned this through some affability but mostly the astute use of his money and media in a public relations operation epitomised with the hijacking of the national sporting cry ‘Forza Italia’ to name his party.

Some have dubbed this as soft fascism and in times when the Western front is under pressure, from within mostly despite blaming externalities, Italy remains a political laboratory in achieving conformity and mass compliance.

 

 

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NP-luglio 2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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