Il futuro, l’Italia e gli Italici nel seminario promosso da Porta (Pd) alla Camera

Diaspora, italicità, cittadinanza e sviluppo. Ma soprattutto futuro. Futuro dell’emigrazione, certo, ma più in generale futuro di un’Italia che vuole cercare risposte ai problemi del mondo attuale e dell’Italia attuale. Specie il problema demografico che comprende problemi economici, sociali e culturali. Si è discusso di questo, in sintesi, durante il seminario andato in scena oggi alla Sala Matteotti della Camera dei Deputati, per il ciclo “Italici su scala globale”. Un incontro/confronto, moderato dalla giornalista Donatella Scipioni, promosso dal deputato eletto all’estero col Pd, Fabio Porta, che ha visto come argomento centrale il rilancio dell’Italia tramite gli italiani all’estero.

Ad aprire il convegno è stata Anna Ascani, vicepresidente della Camera, che ha dato il là al dibattito facendo una breve panoramica sul l’emigrazione e pensando a un futuro rinnovato per guardare al mondo attuale, diverso dal passato. La mobilità, secondo lei, è infatti un fenomeno strutturale nonché “un richiamo” per i giovani. E l’Italia dovrà provvedere a loro, creando e rafforzando l’idea di quella che anche il Presidente Mattarella ha definito “circolazione dei talenti”, anche “includendo le comunità all’estero” e valorizzando e riconoscendo l’importanza di queste.

A seguire Fabio Porta ha spiegato che “abbiamo voluto questo ciclo di seminari per individuare strumenti concreti per risolvere problemi. E le comunità all’estero possono essere una delle soluzioni”. “La congiuntura che c’è ora in Italia ci permette di mettere al centro gli italiani all’estero. Lo ha ribadito Mattarella e io credo che questa sia il tema con cui dobbiamo confrontarci”.
Porta ha poi proseguito parlando dell’emergenza demografica attuale in Italia: “è un tema economico e sociale. E anche culturale, perché probabilmente nel prossimo futuro mancheranno non solo lavoratori ma anche idee. L’Italia può contare su un numero altissimo tra italiani, Italo discendenti e amanti dell’Italia. Ed è un paradosso che l’Italia soffra in questo senso perché la diaspora può essere una risposta”. Per farlo, però, secondo il deputato Dem “bisogna individuare degli strumenti opportuni: leggi, iniziative parlamentari, attrazione di talenti tramite visti e incentivi puntando alle nostre grandi comunità estere. Stiamo già lavorando perché nelle scuole si studi l’emigrazione e il suo impatto. Bisogna però coinvolgere di più il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero del Lavoro. E questo dibattito ci darà degli spunti interessanti per capire come farlo”.

Dopo di lui è intervenuto Piero Bassetti, Presidente dell’associazione “Svegliamoci Italici”, anche lui promotore dell’iniziativa: “il potere e le istituzioni non possono non pensare alla mobilità”, ha sostenuto in collegamento. Bassetti nel suo intervento si è chiesto quale sia il soggetto dell’italicità, in che ambito si pone. E secondo lui, la cittadinanza in questo senso mette in conflitto diversi fenomeni che però l’Italicità trascende.
Infine Bassetti ha messo in risalto un punto: “risvegliare l’italicità come fenomeno culturale imprescindibile”. E su questo si è detto “contento”, ma “l’inserimento della cittadinanza nella politica è un problema. Serve un confronto libero e organico con chi è preposto al potere”. E per farlo “bisogna attualizzare a un mondo glocale e globale i nostri ordinamenti”.

È intervenuto poi Toni Ricciardi, eletto all’estero del Pd: “essere Italici è un patrimonio che si fa fatica a far percepire non solo nelle aule delle istituzioni, ma anche nella vita pubblica. Le persone fanno fatica a ricordare il passato. Il processo di nazionalizzazione non prevedeva il contributo dell’immigrato. La migrazione è sempre stata intesa come marginale. L’elemento della cittadinanza invece è centrale e lo è anche in funzione della mobilità. Dobbiamo fare memoria di quanto accaduto in altri paesi. L’Italia ha questa difficoltà: capirne le potenzialità. Dobbiamo ringraziare Mattarella per aver sfatato l’idea della fuga dei cervelli e di averlo modificato nell’idea di circolarità dei talenti. Abbiamo potenzialità ma anche carenze legislative. E dobbiamo colmarle”.

Tra gli invitati anche Raffaele Marchetti, prorettore LUISS, che ha incentrato il suo intervento su due temi: un tema ontologico (chi siamo) e un tema strumentale (politica estera). Riguardo il primo ha spiegato: “dovremmo chiederci se siamo una comunità diffusa o meno. Ci potremmo pensare in modo molto diverso. Ma al momento sappiano solo quello che non siamo. La comunità italiana non è fatta da 60 milioni di persone, ma non siamo neanche una comunità diffusa. Della grande diaspora, l’Italia si è dimenticata. A volte si è addirittura trattata con repulsione, come per quanto riguarda il periodo dei desaparecidos in Argentina e Cile. È stata sottovalutata nonostante ci siano più italiani fuori che in Italia. E il risultato di questo è stato doppio, un po’ disaffezione degli emigrati e un po’ si è consolidata l’idea di un’Italia fatta solo da 60 milioni dentro la penisola”. E passando al secondo tema, Marchetti si è chiesto: “come tutto questo può essere utilizzato in politica estera? È un’opportunità politicamente trasversale, unificante. Bisogna anche guardare come fanno altri paesi e che porterebbe l’Italia a fare delle scelte importanti e potrebbe anche generare benefici politici (basti pensare a quanti politici di origine italiane ci sono nel mondo), economici, (con tutto il made in Italy di cui le comunità sono i principali compratori) e culturali. Ci sarebbero tanti rischi, ma anche tante opportunità”. Una, secondo il prorettore Marchetti, è in sintesi la questione più importante per il futuro, a suo modo di vedere: “ingaggiare questa diaspora e non necessariamente per farli tornare, ma per agganciata”. E per fare un esempio di aggancio ha parlato dell’esperienza universitaria: “anche le università sono a rischio causa demografia, per questo dobbiamo essere attrattivi e diventare internazionali”.

A seguire sono intervenuti Nicola Mattoscio, economista professore dell’università G. Marconi nonché presidente dell’associazione Abruzzesi nel mondo, poi l’imprenditore italiano che vive in Brasile, Salvatore Milanese, e ancora Carmen Bizzarri geografa dell’Università europea di Roma, che ha presentato alcuni dei risultati di una ricerca da lei condotta riguardo le attività migratorie italiane storiche e contemporanee e sulle possibilità future. Tra i relatori anche Morena Diazzi della Regione Emilia Romagna, e Aldo Aledda, coordinatore del Comitato 11 ottobre, che hanno presentato le loro proposte contro lo spopolamento e più in generale per entrare nel Paese, semplificando la questione visto.

A chiudere i lavori è stato Fabio Porta che ha ringraziato i relatori per il grande contributo alla discussione. “Noi siamo per un’Italia inclusiva e siamo per adottare e studiare nuovi strumenti legislativi, interagendo con le regioni e con il Cgie che si sta per insediare. Noi, per un’Italia più giusta e inclusiva, ci siamo, anche attraverso questi seminari”, ha concluso.

 

FONTE: l.m./aise

 

La registrazione dell’evento è disponibile al seguente link:

https://webtv.camera.it/evento/22648

 

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