Autonomia Regionale Differenziata? “No grazie!” Spieghiamo perché.

Una volta era la secessione: i leghisti prima maniera si erano messi in testa di separare l’Italia in due perché – così dicevano – il Nord ricco e produttivo non poteva più farsi carico dei parenti poveri del Sud. Dove finisse il Nord e iniziasse il Sud da cui separarsi nessuno l’ha mai saputo dire. Sopra l’Emilia-Romagna o sotto l’Emilia-Romagna? E la Liguria?  Un dilemma irrisolto. Nessun geografo ne è venuto a capo, e forse anche per questo, la secessione di Bossi e la sua Lega Nord non si concretizzò mai. E meno male, diciamo noi.  Oggi la sedicente nuova Lega, ma con gli stessi personaggi di sempre, propone su iniziativa del Ministro Calderoli l’autonomia regionale differenziata.

Per l’esattezza, il titolo del disegno di legge (ddl) Calderoli recita: ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.’ Questa formula   molto istituzionale e ripulita sembra ridurre il tutto ad una pura questione burocratica di decentramento amministrativo, in ottemperanza all’art. 5 della Costituzione che riconosce e promuove le autonomie locali. Ma non lo è. È invece una grande questione politica, che riguarda tutti gli italiani (Viesti). Perché il ddl Calderoli ha come fine ultimo l’accaparramento delle risorse dello Stato da parte delle regioni tradizionalmente più produttive e danarose del Nord a danno ovviamente delle regioni più povere del Sud. Un trasferimento di risorse che impoverirebbe sempre di più il meridione d’Italia, creando di fatto quella che è stata definita la secessione dei ricchi* (Viesti) e che si accompagnerebbe anche ad una pretesa di trasferimento di competenze su materie riservate, dalla Costituzione, al legislatore nazionale.

Come ciò avverrebbe e perché siamo contrari lo spieghiamo partendo dalla descrizione del sistema attuale.

Le regioni, proprio in forza di quell’ autonomia e decentramento amministrativo previsti dalla Costituzione, possiedono un gettito fiscale, entrate economiche, cioè, derivanti dalla riscossione dei tributi (es. Irap e addizionale Irpef) Questo gettito viene utilizzato per finanziare i servizi pubblici (sanità, trasporti asili nido, scuole, centri per l’impiego ecc.). Se il gettito fiscale è maggiore della spesa per i servizi, rimane un avanzo in cassa, il cd sovra-gettito. Questo è ciò che avviene di norma alle regioni più produttive come Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, che riscuotono – a titolo di esempio – 200 e di questi ne spendono 100. Le regioni meno produttive, come Basilicata e Sicilia, solitamente finiscono con un saldo in negativo perché spendono sempre 100 ma possibilmente riscuotono 50 e non hanno abbastanza soldi per poter finanziare tutti i servizi necessari.

Ed è in questo momento che, secondo il sistema attuale, scatta la redistribuzione delle risorse: lo Stato centrale riscuote i soldi in eccedenza delle regioni più ricche e li destina alle regioni più povere. Soldi grazie ai quali queste ultime riescono a coprire la spesa per il finanziamento dei servizi ai cittadini. Questo fa sì che si riequilibrino le disuguaglianze economiche tra il ricco Nord e il povero Sud e si provveda ad un livellamento verso l’alto della qualità dei servizi forniti dagli Enti locali ai cittadini.  È la stessa Costituzione a prevedere il meccanismo della redistribuzione della ricchezza da parte del Stato centrale, attraverso l’istituzione di un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante (art. 119 Cost.).

Il ddl Calderoli sulla autonomia differenziata prevede di cancellare il meccanismo della redistribuzione, permettendo alle regioni più ricche di trattenere il sovra-gettito fiscale. Una previsione con profili di incostituzionalità perché verrebbe ad essere minato il principio costituzionale di solidarietà politica, economica e sociale (art. 2 Cost.), pietra angolare dell’unità della Repubblica. Ma soprattutto, le conseguenze pratiche in termini economici per le regioni più povere sarebbero drammatiche: non avrebbero più i soldi sufficienti per finanziare i servizi o per mantenerli ad un livello di qualità accettabile. Non potendo più coprire il disavanzo con la redistribuzione, tra l’altro, dovrebbero aumentare i tributi, per cui i cittadini della Basilicata o della Sicilia si troverebbero paradossalmente a pagare tasse più salate rispetto ai cittadini del Veneto o della Lombardia, senza però avere servizi migliori o senza averli del tutto.

Se ciò non bastasse, il ddl prevede che ogni regione possa richiedere allo Stato, adducendo un generico criterio di interesse specifico della regione stessa, il trasferimento di competenza a suo favore di determinate materie anche se riservate dalla Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore statale per un motivo chiaro di unità del sistema Italia. Vengono subito alla mente istruzione e sanità: si permetterebbe cioè la regionalizzazione di scuole e ospedali pubblici. L’Italia diverrebbe uno Stato non-unitario, neppure federale, bensì diviso a pezzi di territorio ognuno che pretende di legiferare su materie legate alla centralità dello Stato (Longo).

Il tutto è aggravato dal fatto che le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie all’esercizio da parte di una regione di queste ulteriori competenze sarebbero determinate nei termini di spesa storica sostenuta dalle amministrazioni statali nella Regione per l’erogazione dei servizi. (art.4 ddl Calderoli). Un meccanismo perverso, quello della spesa storica, per cui lo Stato sosterrebbe le risorse delle regioni secondo quanto stanno già spendendo, quindi se una regione spende di più ed è più ricca continuerà ad avere tanto, ma se una regione è più povera e spende meno continuerà ad avere di meno e non potrà mai più riprendere terreno.

Le ricadute sui servizi ai cittadini sarebbero importanti: “Basti pensare agli asili, alle scuole, chi ha speso meno riceverà sempre meno e non potrà mettersi in pari, come anche sulla sanità e sulla pubblica amministrazione (Arienzo). Si avrebbero regioni come Veneto Lombardia ed Emilia Romagna, non a caso le prime sostenitrici del disegno di legge, con scuole e sanità di prim’ordine, e una forte carenza degli stessi servizi in regioni come Basilicata e Sicilia. Il divario non solo economico, ma anche culturale tra Nord e Sud sarebbe irreversibile e avremmo cittadini di serie A e di serie B, in base alla regione di residenza. In definitiva, una pietra tombale sulla tenuta del sistema paese (Arienzo).

Non di una semplice questione amministrativa, dunque, si tratta, ma di un ennesimo tentativo di scardinare la nostra Costituzione e l’unità delle Repubblica. L’allarme è stato già lanciato da diversi cittadini riunitisi in Comitati per il “No Autonomia Differenziata”. Una mobilitazione cui noi vogliamo dare il nostro contributo informandovi e chiedendovi di informare tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia.

Per  saperne di più sui “Comitati No Autonomia Differenziata partecipare e firmare la petizione popolare cliccate sul seguente link: https://perilritirodiqualunqueautonomiadifferenziata.home.blog/

Per ulteriori approfondimenti sulla materia ecco alcuni link sull’argomento, con preghiera di divulgazione.

https://fb.watch/gZ1PYpLGZT

https://www.youtube.com/watch?v=v-Bh17kNkJg

https://www.youtube.com/watch?v=21oJ1GBkS5c

https://jacobinitalia.it/perche-lautonomia-differenziata-minaccia-la-scuola-pubblica/

https://www.laleggepertutti.it/610066_autonomia-differenziata-cosha-proposto-calderoli

https://www.carteinregola.it/index.php/dossier/autonomia-regionale-differenziata-cronologia-e-materiali/

https://www.lasicilia.it/politica/news/tutta-la-verita-sull-autonomia-differenziata-un-salasso-per-il-sud-ma-in-sicilia-non-importa-a-nessuno-1986987/

*Gianfranco Viesti, Verso la secessione dei ricchi? Autonomie regionali e unità nazionale ed. Laterza, scaricabile gratuitamente:  https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858136430

 

Views: 207

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.