Uruguay/Perizia del PM: “Luca Ventre è stato soffocato”. Indagato poliziotto uruguyano

di Giuseppe Scarpa (da Il Messaggero de 21/05/2021)

ROMA L’inchiesta della procura di Roma è un atto di accusa nei confronti di un poliziotto uruguaiano e di un medico legale, sempre sudamericano, che non ha investigato a fondo sulle cause della morte di Luca Ventre. Si tratta del 35enne, entrato, lo scorso primo gennaio, nel cortile dell’ambasciata italiana a Montevideo, scavalcando la recinzione, e morto a causa di un violento placcaggio da parte di un agente delle forze dell’ordine locali. Poliziotto che aveva cinto il braccio attorno al collo di Luca, immobilizzandolo a terra per 37 minuti, in una presa che ricorda quella subita dall’afroamericano George Floyd.
Ormai non ci sono più dubbi sulla dinamica. La consulenza del perito, nominato dal pm Sergio Colaiocco, indica anche una concausa nel decesso a motivo della precedente assunzione di cocaina da parte di Ventre, ma sostiene che in primo luogo «la morte del 35enne sia stata determinata da un’asfissia meccanica violenta ed esterna e i mezzi che l’hanno prodotta si identificano nella prolungata costrizione del collo che provocò un’ipossia celebrale, dal quale è derivato il grave stato di agitazione psicomotoria e l’arresto cardiaco irreversibile» avvenuto pochi minuti dopo in ospedale. Tant’è che adesso l’agente uruguaiano è accusato di omicidio preterintenzionale.

IL MEDICO URUGUAIANO
Ma oltre alle responsabilità dirette sul decesso di Ventre, attribuite dagli accertamenti al poliziotto locale, gli investigatori italiani puntano il dito anche contro il medico legale uruguaiano che, il 4 gennaio, a Montevideo, eseguì la prima autopsia sul 35enne ed escluse l’asfissia come causa di morte, attribuendo il decesso ad un generico «delirio agitato in un contesto di consumo di cocaina».
Il professore Giulio Sacchetti, consulente nominato dalla procura di Roma, in una dettagliata relazione bacchetta la collega sudamericana. Ecco cosa scrive: «È stato esaminato quanto trasmesso dall’Istituto Tecnico Forense» dell’Uruguay dopo l’autopsia del 4 gennaio «e si rivelano mancati accertamenti della dottoressa Natalia Bazan Ernandez che concludeva che le lesioni (al collo, ndr) erano superficiali e non spiegavano il decesso». Inoltre, aggiunge Sacchetti citando la prima autopsia «si trovavano scarsi segni di sindrome asfittica. Inquadrando la causa della morte in una sindrome da delirio agitato in un contesto di consumo di cocaina». Conclusione criticata dal medico legale italiano che, sempre nella sua consulenza, sottolinea di aver potuto esaminare con precisione il collo di Luca Ventre proprio perché in Uruguay non era stato oggetto di approfondite analisi.
«Abbiamo eseguito la dissezione completa degli organi del collo che ha evidenziato la mobilizabilità preternaturale dell’osso ioide e della cartilagine tiroidea. Risultanze queste possibili solo a fronte di un’azione restrittiva sul collo, esercitata con notevole forza, che ha impedito la penetrazione dell’aria nelle vie respiratorie con sindrome asfittica documentata dalla presenza delle macchie di Tardieu».

LE CRITICHE
L’esito dell’indagine del pm Colaiocco e dei carabinieri del Ros coincide con quanto sempre sostenuto dai parenti della vittima. La famiglia, però, teme che l’inchiesta possa galoppare verso l’archiviazione. Infatti, in base al codice, l’indagine per omicidio preterintenzionale, se l’imputato straniero non venisse estradato in Italia, potrebbe concludersi con un nulla di fatto.
Perciò Fabrizio Ventre, il fratello di Luca, chiede un intervento deciso del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «La consulenza del perito della procura ci dice che Luca è deceduto in conseguenza dell’asfissia provocata da un poliziotto locale all’interno della nostra ambasciata. Agente uruguaiano che lì dentro non poteva stare. Adesso le carte sono scoperte – dice – e la Farnesina deve decidere se stare dalla parte della verità e della giustizia o continuare a fare finta di niente come ha fatto sino ad oggi. Spero che ci sia un poderoso sforzo diplomatico nei confronti delle autorità di Montevideo, anche in virtù di ciò che è emerso dall’indagine italiana, in merito all’esame autoptico uruguaiano, dove si sosteneva che Luca fosse morto per un malore e non invece strozzato da un loro poliziotto. Devo dire però – conclude l’uomo – che sono pessimista. La mia famiglia si sente totalmente abbandonata dalle istituzioni italiane. Di tasca nostra abbiamo dovuto perfino pagare il trasferimento del corpo di mio fratello dal Sud America a Roma. Luca non è un morto di serie B».

 

FONTE: https://www.ilmessaggero.it/italia/luca_ventre_ucciso_uruguay_indagini_ultime_notizie_oggi_news_21_maggio_2021-5972644.html

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