Mobilitazione di popolo per i referendum sul Lavoro della CGIL

In uno dei momenti forse più bui della storia d’Europa dell’ultimo mezzo secolo, con la guerra alle porte, la corsa agli armamenti e l’ultradestra xenofoba e razzista che avanza come un’ombra sull’intero continente, è una luce di speranza quella accesa dalla grande partecipazione popolare ai referendum promossi dalla CGIL per smontare il Jobs Act renziano e provare a restituire dignità al Lavoro in Italia.

Lanciata lo scorso 25 aprile, la raccolta firme per i quattro quesiti referendari ha superato lo scorso 14 giugno le 500mila firme richieste e le adesioni non accennano ad arrestarsi, tanto che all’interno del sindacato si punta a raggiungere il milione entro i termini prestabiliti per la raccolta, che scadono a fine luglio.

Sarebbe un segnale politico potente in un momento in cui la partecipazione politica, come dimostrato alle scorse elezioni Europee, è al minimo storico. Un segnale, che la CGIL vuole dare forte e chiaro al governo e alla classe politica in generale, dimostrando anche una capacità di azione trasversale, che interessa tutti anche al di fuori del suo perimetro di riferimento.

L’impegno e l’iniziativa della CGIL hanno travalicato anche i confini nazionali, coinvolgendo gli italiani all’estero, proprio perché la battaglia da combattere è politica e nel segno delle Costituzione,  per dimostrare che chi è stato costretto a lasciare il Paese lo ha fatto anche per le condizioni di lavoro sempre più inaccettabili.

“Non ci siamo dimenticati dei 6 milioni di connazionali nel mondo, come spesso accade” ha sottolineato Filippo Ciavaglia, responsabile dell’area Internazionale della Cgil, su iniziativa del quale è stata organizzata una assemblea online internazionale il 31 maggio, che ha visto la partecipazione anche del segretario generale, Maurizio Landini e una giornata di raccolta firme in tutto il mondo lo scorso 11 giugno.

All’iniziativa ha aderito con convinzione anche la Rete FILEF, che ha organizzato in diverse città la raccolta firme per i referendum in collaborazione con le sedi INCA/CGIL locali e in qualche occasione anche con le sezioni locali del Partito Democratico, come accaduto a Melbourne. Oltre all’Australia, le firme sono state raccolte un po’ in tutto il mondo, con iniziative significative portate avanti dalla FILEF in Francia, Germania e Belgio e ovviamente anche in Italia.

Luca  Maria Esposito

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