di Selly Kane
Come preannunciato in campagna elettorale, il nuovo governo di destra ha subito iniziato ad attuare l’agenda politica su immigrazione e asilo riproponendo respingimenti di massa delle persone in fuga, individuando come primo obiettivo i naufraghi salvati dalle navi delle Ong.
Con i gravi fatti avvenuti nel porto di Catania, il governo ha infatti riavviato la campagna di criminalizzazione delle Ong impegnate nella ricerca e nel soccorso e salvataggio nel Mediterraneo di uomini, donne e bambini in fuga da guerre, conflitti, carestie e povertà. Tant’è che la dichiarazione congiunta dei ministri dell’Interno di Italia, Malta, Cipro e Grecia, sottoscritta il 12 novembre scorso, accusa impropriamente le navi delle Ong di violazione delle norme internazionali nelle operazioni di ricerca e salvataggio.
Questo non può che preoccupare, nel contesto delle pressioni che l’attuale presidenza del Consiglio dell’Unione europea (Repubblica Ceca) sta attuando in favore di un cosiddetto “Regolamento sulla strumentalizzazione”, attraverso il quale si vorrebbe permettere agli Stati membri di derogare dal diritto di asilo europeo. Ovvero l’esatto contrario di un meccanismo solidale di redistribuzione dei flussi migratori.
Da oltre un decennio assistiamo a un dramma umanitario per il quale tutta l’Unione europea ha gravissime responsabilità. Mentre i principi di ‘non refoulement’, cioè di redistribuzione tra gli Stati membri e la modifica del Regolamento di Dublino sono scomparsi dall’agenda dei governi, proseguono politiche di respingimento, esternalizzazione e controllo delle frontiere attraverso accordi con Paesi terzi come la Libia (con la quale l’Italia ha sottoscritto un memorandum – rinnovato tacitamente il 2 novembre scorso – fortemente criticato da numerose organizzazioni e associazioni laiche e religiose, che si sono mobilitate perché questo non avvenisse).
Va sottolineato che la scelta dei Paesi con i quali questi accordi vengono stipulati non tiene in alcun conto il rispetto dei diritti umani e del diritto di asilo. Si tratta infatti di Paesi dove spesso le persone vengono sfruttate, torturate, violentate, rinchiuse in centri di detenzione e nei cosiddetti hot-spot, che non garantiscono in alcun modo la possibilità concreta di presentare richiesta di asilo.
La stessa Turchia, alla quale sono stati garantiti cospicui finanziamenti per trattenere il flusso di profughi, non solo non può in alcun modo essere considerata un Paese “sicuro”, dato che viola pesantemente i diritti umani, civili e democratici dei suoi stessi cittadini, ma si è resa ripetutamente responsabile di provate malversazioni dei fondi erogati, così come di maltrattamenti e sfruttamento lavorativo, anche di minori.
Con la guerra in corso in Ucraina, gli Stati europei si sono adoperati per garantire assistenza e accoglienza ai profughi di quel Paese attraverso una grande operazione di solidarietà. Se si è potuto fare questo, si può e si deve agire nello stesso modo con tutte le persone in fuga bisognose di protezione internazionale o umanitaria e accoglienza, indipendentemente dalle aree geografiche di provenienza.
Andando ad analizzare i capitoli della legge di bilancio attualmente in discussione, si nota che, mentre viene prorogato quanto deciso in attuazione della decisione del Consiglio dell’Unione europea per i profughi dall’Ucraina fino al 3 marzo 2023, l’altro articolo direttamente legato all’immigrazione riguarda l’ampliamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio. Mentre nulla viene previsto per lo sviluppo del sistema di accoglienza.
Infine, anche la proroga dei contratti a termine del personale operante nelle questure e nelle commissioni per l’asilo viene riferita solamente al perdurare della crisi ucraina. Ma le situazioni di crisi che causano movimenti di persone riguardano una lunga serie di Paesi colpiti da guerre, crisi economiche e climatiche, e dalle conseguenze dell’operato di regimi dittatoriali. L’Afghanistan ad esempio sembra essere sparito totalmente dai radar.
Secondo le ultime notizie, il ministro Piantedosi avrebbe dichiarato che, nella programmazione del prossimo decreto flussi per la definizione delle quote di ingresso, il governo intenderebbe tenere conto di quanti tra gli attuali percettori del reddito di cittadinanza potrebbero accettare un’offerta di lavoro, andando così a ridurre ulteriormente le possibilità di ingresso legale delle persone straniere nel nostro Paese. D’altro canto, la reintroduzione dei voucher in agricoltura non fa che aggravare le prospettive in uno dei settori lavorativi più precari, e soggetti a sfruttamento al limite dello schiavismo.
È dunque evidente che questo governo vuole innescare una vera e propria guerra ai poveri, a prescindere dalla loro origine e provenienza.
FONTE: https://www.sinistrasindacale.it/index.php/periodico-sinistra-sindacale/numero-20-2022/2593-governo-di-destra-e-immigrazione-propaganda-demagogia-e-violazione-dei-diritti-umani-di-selly-kane
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