Il Presidente della Commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli chiede di staccare la spina al governo: “Siamo un paese co-belligerante”

 

“Penso che per il M5S sia arrivato il momento di ritirare ministri e sottosegretari dal governo Draghi. Questo governo ha deciso di inviare armi all’Ucraina in guerra, rendendo di fatto l’Italia un paese co-belligerante”. Lo dice all’AGI Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato.

“Che senso ha confermare la fiducia ad un governo interventista? La maggioranza degli italiani non vuole alcun coinvolgimento del nostro paese in una guerra dagli esiti imprevedibili. Invito tutti i colleghi 5 stelle ad una riflessione su questa proposta” aggiunge Petrocelli.
“Intanto io confermo la mia contrarietà alla fornitura di armi prevista dal Decreto Ucraina, che ci catapulta nel conflitto in corso, complicando enormemente le possibilità di giungere ad un accordo di pace” continua.

Petrocelli spiega: “Condanno fortemente l’invasione russa come gravissima violazione della Carta delle Nazioni Unite, e mi preoccupa che da giorni l’operazione militare, da limitata e in difesa delle popolazioni russofone del Donbass – vittime di anni di gravi crimini da parte delle milizie in particolare quelle dichiaratamente neonaziste – possa assomigliare sempre più alle tristi campagne e sanguinose occupazioni della Nato e degli Usa in Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia. L’obiettivo di tutti è impedirlo. Arrivare ad un accordo che garantisca la sovranità territoriale dell’Ucraina e le istanze di sicurezza della Russia in un quadro più generale di nuova pacificazione dell’Europa. In questo scenario, con l’invio di armi l’Italia ha deciso di ridurre al minimo la possibilità di un suo ruolo di mediazione, oltre che derogare per l’ennesima volta all’articolo 11 della Costituzione”.

Petrocelli conclude: “Il mio messaggio al Movimento 5 Stelle è chiaro. Ci sono diversi motivi per staccare la spina a questo governo; partecipare in qualche modo a questa terribile guerra è solo l’ultimo e il più grave. Da questo momento io non gli darò più la fiducia”.

 

FONTE: https://www.huffingtonpost.it/politica/2022/03/22/news/petrocelli-9009489/

 


 

Non solo Petrocelli: le prese di distanza di molti parlamentari anche della sinistra in Parlamento

Ex M5S, forzisti e altri, diversi parlamentari criticano o disertano l’intervento di Zelensky alla Camera dei deputati

Non c’è solo Vito Petrocelli. Esponenti di diversi partiti hanno preso le distanze dalle parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky oppure non si sono presentati al suo intervento avvenuto oggi alla Camera dei deputati. “Non ho votato a favore dell’invio delle armi da parte dell’Italia e continuo a rimanere convinto che la via diplomatica e la via delle sanzioni siano l’unica strada per contrastare l’odiosa invasione di Putin”, ha detto il deputato M5S Giuseppe d’Ippolito al termine dell’intervento del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, avvenuto in collegamento con la Camera e il Senato. “Continuo a rimanere convinto, così come il Papa, così come il nostro presidente Conte, che l’incremento delle spese militari – ha sottolineato D’Ippolito – non è una strada da perseguire, non è una priorità. Quelle risorse devono essere utilizzate per i più deboli”.

C’è anche chi si è assentato: “Non ero in Aula alla Camera oggi per l’intervento in video conferenza di Zelensky perché non voglio essere loro complice… Questa è istigazione alla guerra…”, ha dichiarato l’ex M5S ora deputato di Forza Italia, Matteo Dall’Osso, all’Adnkronos spiegando le ragioni della sua assenza a Montecitorio e, in particolare, se la prende con il presidente della Camera: “Ho ascoltato il discorso del presidente Fico. Lui ha detto ‘presidente Zelensky, il Parlamento italiano è con te’… Non è così, perché io non ero lì alla Camera con loro”. Accusato di essere filoputiniano, Dall’Osso rifiuta questa etichetta: “Lo ripeto, non voglio essere loro complice, questo significa istigazione alla guerra…”. “In queste ore -assicura l’esponente azzurro- centinaia di migliaia di cittadini mi hanno manifestato solidarietà, affetto, stima, perchè si sono riconosciuti nella mia posizione e chiedono che venga rappresentata la loro voce di dissenso”. Dall’Osso cercherà ora di far sentire alla Camera, magari in Aula, la voce di tutti i cittadini che lo sostengono e gli hanno espresso solidarietà.

“L’intervento di Zelensky? Ero convintamente assente”, ha detto all’Adnkronos la deputata di Forza Italia Veronica Giannone. “Ascolterò più tardi quanto detto da Zelensky anche se ormai l’abbiamo imparato più o meno a memoria”. “Come ovvio che sia, tutto il Parlamento e popolo italiano è al fianco del popolo ucraino. Ho apprezzato che non si sia parlato di ‘No Fly Zone’. Ora più che mai è importante raggiungere un accordo di pace il prima possibile”, ha detto all’Adnkronos il deputato M5S Davide Serritella, che nei giorni scorsi non aveva nascosto le sue perplessità sull’opportunità di ospitare alla Camera l’intervento del Presidente ucraino Zelensky.

“Penso che questo suo insistere con l’inasprimento delle sanzioni senza mai chiedere all’Italia un potenziamento dell’azione diplomatica sia una chiara richiesta di intervento nel conflitto. Zelensky non è un messo di pace…”. Così la senatrice ex M5S Bianca Laura Granato ha parlato con l’Adnkronos delle parole del Presidente ucraino. Granato non ha partecipato alla seduta: “Sono in treno, in viaggio verso Roma”, spiega. Chi scelgo tra Zelensky e Putin? “Penso che tra i due Putin stia agendo per arginare l’espansione della Nato ad est, Zelensky invece sta agendo per porre l’Ucraina sotto il protettorato anche militare occidentale, il che non implica che stia necessariamente facendo l’interesse del suo popolo”.

Per il senatore di Alternativa Mattia Crucioli “nel discorso appena concluso, Zelensky e Draghi hanno rimarcato soprattutto un concetto, ovvero che dopo l’Ucraina “toccherebbe agli altri paesi europei” perché la Russia e la “ferocia di Putin” mirano ad espandersi in Europa. Pur condannando l’attacco russo ed esprimendo vicinanza alla popolazione Ucraina, credo che la lettura congiuntamente fornita da Zelensky e Draghi sia semplicistica, errata e volta principalmente a tentare di convincere gli italiani ad inviare altre armi e a spendere ancora maggiori risorse in armamenti”. “Io rammento a tutti, invece, che la nostra Costituzione ci impone di ripudiare la guerra e che questa escalation è sbagliata e pericolosa. Zelensky ha più volte citato Genova, immaginandola distrutta dalla guerra: proprio per evitare che ciò accada, occorre sapersi fermare e fare un passo indietro quando ciò potrebbe salvare migliaia di vite umane”, ha aggiunto.

“Abbiamo ascoltato con grande attenzione e preoccupazione l’intervento alle Camere riunite del premier ucraino Volodymyr Zelensky. Lo abbiamo sentito chiedere un aumento della pressione sanzionatoria nei confronti della Russia, non ha parlato d “no fly zone” né ha fatto alcun richiamo alla nostra Resistenza. Ci ha sorpreso molto negativamente l’intervento del nostro Presidente del Consiglio, Mario Draghi che ha invece rincarato la dose con le sue accuse contro l’intera Russia e ponendo come fondamentale l’aumento del sostegno militare all’Ucraina. Come ManifestA continuiamo ad affermare che tale sostegno non rappresenti affatto uno strumento utile a realizzare l’obiettivo fondamentale per chi sta pagando l’invasione, ovvero un immediato “cessate il fuoco”. Il dovere di ogni Paese, in questo momento è certamente quello di accogliere chi fugge ma contemporaneamente di mettere al primo posto di ogni agenda, l’apertura di un reale tavolo di trattativa che porti ad una pace duratura. E le armi non saranno mai strumento di pacificazione”. Lo scrivono in una nota Silvia Benedetti, Yana Ehm, Doriana Sarli, Simona Suriano, Componente ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.

 

 

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