n°49 – 04 Dicembre 2021 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO.

01 – Deputate PD Estero* – Impegno della struttura commissariale per la somministrazione dei richiami vaccinali anche agli iscritti AIRE, temporaneamente in Italia. 3 dicembre 2021

02 – Giovanna Chioini *: Dove serve il nuovo green pass in Italia e le altre notizie sul virus. Nel mondo dall’inizio della pandemia si contano 264.438.500 contagi e 5.238.702 morti, secondo i dati della Johns Hopkins University. Il 54,8 per cento della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino. Tuttavia, solo il 6,2 per cento della popolazione dei paesi poveri ha ricevuto almeno una dose di vaccino, riporta Our world in data.

03 – Andrea Fabozzi*: Mattarella «stupito» ribadisce: niente bis. Il capo dello Stato irritato blocca le ipotesi legate alla riforma costituzionale Pd che cancella il doppio mandato presidenziale e il semestre bianco: una conferma della mia ben nota opinione. Tra un mese esatto la convocazione dei grandi elettori.

04 – Andrea Colombo*: Niente solidarietà da destra e Italia viva. Draghi sconfitto. La proposta di congelare il taglio delle tasse ai redditi sopra i 75 mila euro per contrastare il caro bollette bloccata in Cdm.

05 – Stefano Feltri*: Alla fine Draghi al Quirinale conviene a tutti, anche a chi non lo vuole. 3 dicembre

06 – Roberto Ciccarelli*: Democrazia sospesa. Per il Censis tristi passioni crescono. Il 55° rapporto. Paura, depressione, irrazionalità dopo 2 anni di pandemia e la speranza avventurosa in una politica dall’alto.

07 – Nel mondo

 

 

01 – DEPUTATE PD ESTERO* – IMPEGNO DELLA STRUTTURA COMMISSARIALE PER LA SOMMINISTRAZIONE DEI RICHIAMI VACCINALI ANCHE AGLI ISCRITTI AIRE, TEMPORANEAMENTE IN ITALIA. 3 dicembre 2021

“Con l’avvio della somministrazione di dosi “booster” nell’ambito della campagna di vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19, sono state numerose le richieste arrivate alla nostra attenzione da parte di connazionali iscritti all’AIRE, temporaneamente in Italia, che lamentano di non riuscire a prenotare la terza dose.

Per questa ragione ci siamo rivolte al Commissario straordinario, Generale Francesco Figliuolo, chiedendo un suo intervento mirante a sollecitare le Regioni che ancora non hanno provveduto ad aprire al più presto i canali di prenotazione per la terza dose a tutte le categorie già individuate nella ordinanza n. 7/2021, compresi quindi gli iscritti AIRE senza tessera sanitaria.

La struttura commissariale, in risposta, ci ha garantito il massimo impegno in questa direzione.

Siamo certe che anche in questa circostanza non mancherà, come in passato, la risposta delle autorità competenti alle legittime esigenze di sicurezza sanitaria poste dai nostri connazionali.

*(Angela Schirò Rip. Europa – Francesca La Marca Rip. Nord e Centro America)

 

02 – GIOVANNA CHIOINI *: DOVE SERVE IL NUOVO GREEN PASS IN ITALIA E LE ALTRE NOTIZIE SUL VIRUS. NEL MONDO DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA SI CONTANO 264.438.500 CONTAGI E 5.238.702 MORTI, SECONDO I DATI DELLA JOHNS HOPKINS UNIVERSITY. IL 54,8 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO. TUTTAVIA, SOLO IL 6,2 PER CENTO DELLA POPOLAZIONE DEI PAESI POVERI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO, RIPORTA OUR WORLD IN DATA.

Dal 6 dicembre 2021 al 15 gennaio 2022 (data prorogabile) in Italia, anche in zona bianca, sarà obbligatorio esibire una delle due versioni del green pass, valido nove mesi e non più dodici, previste dal decreto legge del 26 novembre: quella base, ottenuta in seguito a vaccinazione, guarigione da meno di sei mesi o tampone negativo al covid-19 (valido 48 ore se rapido e 72 ore se molecolare) o quella “rafforzata” (ottenuta solo con vaccinazione o guarigione dal covid-19 da meno di sei mesi). Dal 15 dicembre sarà obbligatoria la vaccinazione (primaria o di richiamo) per il personale docente e non docente delle scuole di ogni ordine e grado, per il personale delle forze di polizia e di sicurezza, di soccorso pubblico, delle residenze per anziani, e per la polizia locale (vigili urbani) come specificato nella circolare del 2 dicembre del ministero dell’interno.

La versione base permetterà di entrare nei luoghi di lavoro, nelle mense aziendali, di salire sui mezzi di trasporto locali (e per gli studenti minorenni che non hanno obbligo di green pass per entrare a scuola potrebbero sorgere difficoltà), regionali, interregionali e di lunga percorrenza, di soggiornare negli alberghi e nelle altre strutture ricettive (compresi i ristoranti interni), di usare palestre, piscine, spogliatoi delle attività sportive all’aperto e impianti sciistici, di partecipare alle cerimonie civili e religiose (come battesimi e matrimoni ), di consumare ai tavoli all’aperto.

La versione rafforzata servirà per consumazioni al chiuso in bar e ristoranti (senza limiti di persone al tavolo), per entrare in cinema, teatri, musei, mostre, feste, discoteche, parchi divertimento, sale gioco, impianti termali (esterni alle strutture ricettive) oltre che per partecipare a cerimonie pubbliche, andare allo stadio e partecipare a eventi sportivi.

In zona gialla (dove c’è l’obbligo di mascherina all’aperto) l’uso della certificazione verde sarà disciplinato come scritto sopra ma con alcune differenze: entrata in piscine e palestre solo con il green pass “rafforzato”, tavoli all’aperto e al chiuso con al massimo quattro persone.

In zona arancione le attività commerciali e culturali resteranno aperte, ma si potrà entrare solo con green pass rafforzato, che tra l’altro permetterà di spostarsi fuori del comune o della regione di residenza (chi ha il green pass “base” potrà farlo solo per motivi di lavoro, necessità, urgenza).

In zona rossa, invece, chiude tutto, tranne le attività essenziali, e non ci saranno differenze tra i green pass. Sarà vietato uscire dal comune di residenza, se non per motivi di lavoro, necessità o urgenza.

Chi ha già un green pass che certifica la vaccinazione da meno di nove mesi o la guarigione da meno di sei non deve chiederne uno nuovo, quello attuale vale già come “rafforzato”. Ne arriverà uno nuovo in caso di vaccinazione con dose di richiamo, che sarà valido nove mesi dal giorno della somministrazione. Chi userà il green pass base potrà ottenerlo con un tampone di esito negativo.

Quanto ai controlli, sui mezzi pubblici potrà farli il personale addetto. I prefetti, i questori, i comitati per l’ordine e la sicurezza mobiliteranno le forze a disposizione per effettuarli negli altri ambiti.

Restano ferme tutte le raccomandazioni non farmaceutiche per contenere le infezioni: usare la mascherina al chiuso o all’aperto in situazioni di assembramento, mantenere il distanziamento fisico, cambiare l’aria con grande frequenza nei locali chiusi, igienizzarsi le mani.

L’aumento dei contagi nella provincia sudafricana del Gauteng è diventato esponenziale: il tasso di positività è passato dal 2 per cento alla metà di novembre al 24 per cento nella settimana fino al 3 dicembre. Le autorità affermano che la variante omicron è ora dominante. Nella maggior parte dei casi positivi si tratta di persone giovani, spesso non vaccinate e con sintomi piuttosto lievi.

Africana, la newsletter di Internazionale scritta da Francesca Sibani, spiega anche come l’esitazione vaccinale nel continente nasca da ragioni diverse da quelle del mondo occidentale.

Il portale Time to act, un nuovo strumento creato dalla Queen’s University di Belfast nel Regno Unito e dall’European cancer organisation, ha analizzato fino a che punto i trattamenti e la prevenzione del cancro sono stati interrotti o rallentati dalla pandemia. I dati aggregati – inizialmente compilati da 200 fonti in 17 paesi europei – indicano che circa cento milioni di test di screening non sono stati eseguiti mentre fino alla metà di tutti i malati di cancro sono stati colpiti da ritardi nel trattamento. Inoltre, fino a un milione di europei potrebbe vivere con un cancro non diagnosticato.

Il 1 dicembre, giornata mondiale della lotta all’aids, è stato l’occasione per l’agenzia dell’Onu per la lotta all’aids (Unaids) di presentare il suo rapporto annuale da cui emerge che tra il 2019 e il 2020 i test per l’hiv sono diminuiti del 24 per cento. Dai ricercatori si alzano ripetuti appelli al mondo occidentale di ripristinare i finanziamenti per le attività di prevenzione e cura, anche in considerazione del fatto che nelle nazioni dove è più numerosa la popolazione immunocompromessa dall’hiv e poco vaccinata contro il covid-19, è più alto il rischio che emergano nuove varianti di sars-cov-2.

I ricercatori potrebbero aver trovato la causa scatenante dei casi di coaguli del sangue seguiti alla somministrazione del vaccino dell’Astrazeneca.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) raccomanda a chi non è vaccinato, a chi ha una salute fragile, alle persone sopra i 60 anni, di limitare i viaggi nelle zone con maggior tasso di positività.

L’Oms ha anche votato a favore dell’avvio di negoziati su un trattato internazionale per prevenire e controllare future pandemie. Un rapporto sui progressi sarà presentato alla riunione annuale dell’assemblea mondiale della sanità nel 2023.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che i paesi membri dovrebbero cominciare a discutere della possibilità di introdurre l’obbligo del vaccino contro il covid-19 in risposta all’aumento dei casi riconducibili alla variante omicron, appoggiando la decisione di alcuni stati di richiedere un tampone negativo anche a chi viaggia da un paese all’altro dell’Unione.

In Italia nel 2020 sono stati oltre 473mila gli interventi di assistenza a persone in difficoltà realizzati dai 18 Help center, sportelli di ascolto, orientamento e assistenza sociale presenti nelle stazioni ferroviarie italiane. È quanto emerge dal rapporto dell’Osservatorio della solidarietà nelle stazioni italiane (Onds) presentato il 1 dicembre. Quello appena passato è stato un anno condizionato dall’emergenza covid-19 che, a fronte di una riduzione del numero totale degli interventi rispetto al 2019 dovuta alla chiusura temporanea di alcuni servizi e alla limitazione forzata degli spostamenti a causa della pandemia, ha visto aumentare del 2 per cento le richieste di beni di prima necessità, sottolinea Redattore sociale.

Il ministro della salute tedesco Jens Spahn (uscente) ha dichiarato che più dell’1 per cento della popolazione in Germania è attualmente positivo al nuovo coronavirus: il 3 dicembre sono stati registrati 74.352 nuovi casi positivi e 390 decessi. Secondo i calcoli del Robert Koch institute, circa 925.800 persone in Germania sono considerate attualmente infette dal sars-cov-2. Spahn ha aggiunto che nelle prossime settimane le persone ricoverate in terapia intensiva potrebbero essere più di cinquemila, esortando a vaccinarsi e a seguire le nuove norme sul green pass 2G (ottenuto con vaccinazione o guarigione) e le limitazioni dei contatti per chi non è vaccinato.

Il cancelliere entrante, Olaf Scholz, si è detto favorevole all’obbligo vaccinale che potrebbe entrare in vigore dal marzo 2022, precisando che spetterà al parlamento (Bundestag) decidere in proposito.

Un concerto degli Steps a Glasgow, in Scozia, è tra le fonti di nuovi casi dovuti alla variante omicron nel paese, ha affermato la first minister Nicola Sturgeon. “Il numero di casi di omicron segnalati in Scozia è in aumento e i casi non sono più tutti collegati a un singolo evento, ma a diverse fonti tra cui un concerto degli Steps all’Hydro il 22 novembre”, ha affermato.“Ciò conferma la nostra opinione che esiste una trasmissione comunitaria di questa variante in Scozia. Data la natura della trasmissione, ci aspettiamo un aumento dei casi, forse significativo, nei prossimi giorni”.

Alcuni stati repubblicani degli Stati Uniti stanno estendendo i sussidi di disoccupazione ai dipendenti licenziati o che si sono licenziati a causa dell’obbligo di vaccinazione. Una mossa che secondo i critici incoraggia le persone a non vaccinarsi.

In Svizzera, dove i casi sono in aumento, dal 6 dicembre entrano in vigore nuove misure di contenimento dei contagi, con restrizioni al numero di persone che possono incontrarsi in pubblico e in privato, estensione dell’obbligo della certificazione (con vaccinazione o guarigione) e dell’uso delle mascherine. Il 4 dicembre finisce invece il divieto d’accesso per chi proviene da paesi dove è presente la variante omicron, dato che è stata trovata anche nel paese alpino. Ma per entrare dall’estero sarà comunque necessario presentare un tampone negativo fatto prima dell’arrivo.

Secondo i calcoli del Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc) la mappa dell’Europa relativa alle zone di rischio il 2 dicembre si presenta quasi tutta in rosso o rosso scuro, quindi con poco meno o più di 500 contagi ogni centomila abitanti (in base ai tassi di positività). Il 2 dicembre restavano gialle (tra i 75 e i 200 casi ogni centomila abitanti, a seconda dei tassi di positività, e quindi a rischio moderato) solo Piemonte, Toscana, Umbria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna, in Italia, e l’Estremadura in Spagna. La mappa europea dell’Ecdc è usata come riferimento per decidere le restrizioni di viaggio da molti paesi.

LA SLOVENIA ha fermato definitivamente le somministrazioni del vaccino della J&J poiché i sanitari hanno accertato che il farmaco è direttamente collegato ai coaguli del sangue che a settembre hanno causato la morte di una donna di vent’anni deceduta dopo la somministrazione.

Contrariamente alle restrizioni di viaggio applicate altrove, il 1 dicembre le Fiji hanno riaperto le frontiere ai viaggiatori provenienti da alcuni paesi per la prima volta in quasi due anni. Nel paese è vaccinato circa il 90 per cento della popolazione.

Il 1 dicembre le autorità della città di Manzhouli, nella regione cinese settentrionale della MONGOLIA INTERNA, al confine con la Russia, hanno interrotto le importazioni su rotaia, tra cui quelle di carbone e legname, dopo la registrazione di 91 nuovi casi. Manzhouli, 231mila abitanti, è lo snodo del 65 per cento dei commerci con la Russia.

*( Giovanna Chioini, giornalista di Internazionale)

 

03 – ANDREA FABOZZI*: MATTARELLA «STUPITO» RIBADISCE: NIENTE BIS. IL CAPO DELLO STATO IRRITATO BLOCCA LE IPOTESI LEGATE ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE PD CHE CANCELLA IL DOPPIO MANDATO PRESIDENZIALE E IL SEMESTRE BIANCO: UNA CONFERMA DELLA MIA BEN NOTA OPINIONE. TRA UN MESE ESATTO LA CONVOCAZIONE DEI GRANDI ELETTORI

Un disegno di legge costituzionale, come quello depositato dai senatori Pd Zanda e Parrini, ha bisogno di molto tempo per essere discusso ed eventualmente approvato. E seppure a gennaio dovesse partire l’esame del progetto che, riprendendo gli auspici di Mattarella, cancella il semestre bianco ed esclude la rielezione del capo dello Stato, il presidente in carica non potrebbe che trarne una «ulteriore conferma delle sue ben note opinioni». Altro che ripensarci e concedere un ultimo bis, Mattarella saluterebbe con ancor più convinzione.

Lo «stupore» del presidente della Repubblica, che trapela dal Quirinale in modo inusuale e dunque significativo, dipende dal fatto che l’ipotesi di un suo secondo mandato non smette di circolare. Malgrado lui abbia prima alluso poi detto sempre più esplicitamente che questa ipotesi non esiste. Il presidente non è disponibile. Di più, considera il bis al Quirinale qualcosa di estraneo alla Costituzione, che non lo esclude ma nemmeno lo prevede. Il precedente dei due anni supplementari di Napolitano non può servire a tenere aperto uno spiraglio, al contrario per Mattarella sbarra il portone. Perché un’eccezione se è ripetuta diventa una prassi.

 Eppure in parlamento se ne parla ancora. E se ne parla perché chi pensa che Draghi non debba o non possa essere eletto al Quirinale – perché deve continuare a svolgere il suo lavoro a palazzo Chigi o perché tolto lui le elezioni anticipate potrebbero essere inevitabili – non ha un’alternativa solida da mettere in campo. Ecco allora che l’idea che Mattarella alla fine, di fronte allo stallo dei grandi elettori, possa ancora cambiare idea, non tramonta mai del tutto. E non tramontando, a dispetto delle smentite preventive del presidente – che ha confessato di essere stanco e ha già trovato casa fuori dal Quirinale – finisce per avvicinare lo scenario dello stallo. Perché tanto alla fine c’è lui.

I ripetuti segnali di smarcamento di pezzi della maggioranza (su praticamente tutti gli ultimi provvedimenti nelle commissioni e in aula) vanno in questa direzione. Sono una prova di forza dei franchi tiratori, un avvertimento: possiamo impallinare qualsiasi candidato. Il messaggio è rivolto soprattutto a un candidato, che sembrerebbe altrimenti invincibile. Proprio Draghi, che però ha ancora una carta fortissima da giocare: far capire che al contrario di quello che si dice, proprio una sua bocciatura sulla strada del Colle renderebbe inevitabili crisi ed elezioni anticipate. Se nel prossimo mese – il 4 gennaio il presidente Fico convocherà parlamento e delegati regionali in seduta comune, aprendo ufficialmente le danze – Draghi riuscirà a convincere deputati e senatori che con lui al Quirinale e una sua ministra o un suo ministro a palazzo Chigi la stabilità è garantita, allora lo scenario si rovescerebbe. E quelli che oggi nel Palazzo si chiamano i «ttd» (tutto tranne Draghi) si convincerebbero che l’elezione di Draghi al primo turno (come Ciampi, altro ex governatore della Banca d’Italia) è la migliore assicurazione su quel che resta della legislatura.

*( Andrea Fabozzi , laureato in Economia e Commercio. Ha iniziato il mestiere di giornalista nel 1995, come corrispondente del giornale Liberazione.)

 

04 – ANDREA COLOMBO*: NIENTE SOLIDARIETÀ DA DESTRA E ITALIA VIVA. DRAGHI SCONFITTO. LA PROPOSTA DI CONGELARE IL TAGLIO DELLE TASSE AI REDDITI SOPRA I 75 MILA EURO PER CONTRASTARE IL CARO BOLLETTE BLOCCATA IN CDM.

C’è una prima volta per tutto e tutti. Ieri è toccata a Mario Draghi: per la prima volta una sua proposta, più precisamente una proposta del ministro dell’Economia Daniele Franco appoggiata dal presidente del consiglio, è stata respinta con perdite. Solo a sentire citare la formula «contributo di solidarietà» la destra italiana mette metaforicamente mano alle armi. Di lì non passa neppure SuperMario: non era stato proprio lui a proclamare che «questo è il momento di dare e non di prendere»? Per la verità il contributo proposto dal ministro e dal premier per fronteggiare l’impennata delle bollette non prendeva niente a nessuno. Congelava il taglio dell’Irpef per i redditi lordi sopra i 75mila euro, scaglione del 2% dei contribuenti che la riforma dell’Irpef non tocca, lasciando l’aliquota al 43%, ma che gode sino ai 50mila euro del taglio di due punti percentuali applicato allo scaglione precedente e del ridisegno delle detrazioni. In tutto dovevano saltare fuori circa 300 milioni da spostare sul taglio delle bollette per le fasce più povere.

NELL’INCONTRO con i sindacati di giovedì sera l’ipotesi non era stata prospettata. Draghi aveva illustrato solo la decisione di spostare 2 miliardi, risparmiati soprattutto perché il taglio strutturale dell’Irpef nel primo anno verrà a costare meno dei 7 miliardi stanziati, parte sulle bollette e parte sulla decontribuzione dei redditi più bassi. Il tetto, secondo l’accordo raggiunto dai partiti sarebbe dovuto essere fissato a 47mila euro. I sindacati avevano chiesto di abbassarlo e il governo sta infatti pensando di portarlo a 35mila euro, anche se la decisione ufficiale ancora non c’è. Con quella voce se ne va un miliardo e mezzo. L’altro mezzo miliardo si aggiunge ai 2 già stanziati per il caro bollette. Solo che anche così il fondo non basta a compensare l’aumento monstre soprattutto del gas, che potrebbe impennarsi sino al 50% in più da gennaio, e anche l’elettricità, con il 25% di bolletta maggiorata, non scherza.

LA PROPOSTA DEL CONTRIBUTO è stata partorita così giovedì sera, negli uffici del Mef, ed è stata portata ieri mattina in cabina di regia. Si è capito subito che non avrebbe avuto vita facile e infatti poche ore dopo, nella riunione del consiglio dei ministri, si è trovata di fronte un muro composto non solo da Lega e Forza Italia ma anche dai renziani. «Qualsiasi ipotesi che preveda un prelievo aggiuntivo non andrebbe nella direzione che il premier ha più volte ribadito», spiegherà poi una nota di Italia viva ed è appena il caso di notare che, nella pratica concreta, sono sempre più numerosi in casi di convergenza tra il partito di Matteo Renzi e la destra. Più iperbolici i toni di Forza Italia: «Sarebbe una patrimoniale mascherata». Addirittura.

LA TENSIONE tra i ministri è montata subito: da una parte Pd, M5S e LeU, dall’altra Lega, Fi e Iv decise a non mollare. Draghi ha provato a convincere. Mezza maggioranza si è impuntata contro la «patrimoniale mascherata» e stavolta, con la guerra nella maggioranza sempre meno strisciante e in procinto di affrontare il difficile guado della manovra, il premier ha deciso di cedere, previa interruzione della riunione per dar tempo al Mef di trovare una soluzione alternativa. In qualche modo i 300 milioni sono usciti fuori. Lo stanziamento per calmierare le bollette del primo trimestre 2022 sarà complessivamente di 2 miliardi e 800 milioni, molto vicino ai 3 miliardi messi sul tavolo per frenare la corsa delle bollette nel trimestre precedente. In tutta evidenza, però, si tratta di toppe emergenziali che non possono diventare abitudine, non essendo possibile sborsare 3 miliardi a ogni bolletta. La speranza del governo è che si tratti, come dovrebbe essere secondo la maggior parte delle previsioni, di una contingenza destinata a finire all’inizio della prossima primavera. Se così non fosse il guaio, per l’Italia e per l’Europa, sarebbe gigantesco. Si tratterebbe di inventarsi misure ben diverse da un esborso transitorio.

NEL COMPLESSO, segnala la sottosegretaria all’Economia di LeU Cecilia Guerra, c’è «un miglioramento del profilo contributivo della manovra». Ai sindacati, che ieri sera Draghi ha diplomaticamente informato di persona al telefono, non basta. Chiedono una sterzata molto più drastica nella riforma fiscale. Ma per decidere se fare o meno il gran passo, la proclamazione dello sciopero, aspettano di vedere l’esito finale della riforma.

*( da Il Manifesto – Andrea Colombo è un giornalista, scrittore e commentatore politico italiano)

 

05 – STEFANO FELTRI*: ALLA FINE DRAGHI AL QUIRINALE CONVIENE A TUTTI, ANCHE A CHI NON LO VUOLE. 3 dicembre

La partita del Quirinale rivela tutti i limiti di una classe politica così vittima della propria miopia da non riuscire a giocare una partita che si muove su più livelli. Eppure è tutto più comprensibile, se guardano gli inventivi degli attori in campo.

Draghi al Quirinale è la scelta più razionale di tutti gli attori in campo, anche di quelli che lo considerano il male minore.

Il premier chiaramente lo sa e per questo non si pronuncia. Sa che la razionalità e l’istinto di sopravvivenza alla fine sono più forti di tutte le dichiarazioni e tatticismi.

La partita del Quirinale rivela tutti i limiti di una classe politica miope che non riesce ad anticipare le mosse dei vari protagonisti. Guardare gli inventivi degli attori in campo aiuta a fare chiarezza.

Gran parte dei parlamentari hanno interesse a completare la legislatura perché temono di non essere rieletti. La legislatura continua se si congela lo status quo (Sergio Mattarella rieletto al Quirinale, Mario Draghi a palazzo Chigi) fino alle elezioni del 2023, oppure se si elegge Draghi al Colle ma si salva la maggioranza.

I parlamentari privi di futuro sono anche privi di potere contrattuale: voterebbero qualunque governo, con Draghi o senza, pur di rimanere, quindi non hanno vera rilevanza.

Sergio Mattarella vuole congedarsi con tutti gli onori: può farlo ora, oppure accettare di rimanere al Colle per il tempo sufficiente ai partiti per preparare le elezioni e poi dimettersi, da presidente con data di scadenza che trasforma l’eccezione del 2013 (bis di Giorgio Napolitano) in una nuova normalità che cambia la Costituzione materiale. Ma chi glielo fa fare?

Draghi può candidarsi più o meno esplicitamente al Quirinale ora oppure dichiarare di voler restare a palazzo Chigi fino al 2023 e poi chissà (andare al Colle al posto di un dimissionario Mattarella, puntare a incarichi di vertice europei nel 2024…).

Continuare come premier significa fare da bersaglio per i partiti che dovranno preparare le elezioni politiche,  nel 2022 o nel 2023. L’azione riformatrice del governo diventerà più difficile col ritorno della competizione politica.

Restare a palazzo Chigi con un nuovo presidente della Repubblica sarebbe difficile per Draghi, visto che il suo mandato a commissariare i partiti si lega alle valutazioni di Mattarella. Un nuovo capo dello Stato eletto da questo parlamento finirebbe per avere un altro genere di legittimità, più endogena che esogena e dunque più problematica per Draghi.

La Lega e Fratelli d’Italia hanno interesse a essere parte della maggioranza che eleggerà il capo dello Stato per non essere osteggiati quando reclameranno la guida del paese dopo le prossime elezioni politiche.

Rieleggere Mattarella significherebbe avere ancora la Colle un presidente ostile ai sovranisti. Sia a Matteo Salvini che Giorgia Meloni conviene dunque eleggere Draghi anche per accelerare il percorso verso le elezioni.

Il M5s  pare in balia degli eventi.

Resta il Pd di Enrico Letta: l’unico argomento contro il voto per Draghi è il tentativo di avere ancora al Colle uno che viene dalla galassia Pd, Mattarella o magari Paolo Gentiloni. Ma il Pd da solo non può imporre un proprio candidato. O vota Draghi o cerca un compromesso gradito al centrodestra, tipo Pierferdinando Casini. Col bel risultato di abbattere Draghi, avere un presidente della Repubblica di seconda scelta e precipitare il paese verso elezioni che le destre vinceranno.

Draghi al Quirinale è quindi la scelta più razionale, anche di chi lo considera solo il male minore

*(Stefano Feltri, è un giornalista italiano)

 

06 – ROBERTO CICCARELLI*: DEMOCRAZIA SOSPESA. PER IL CENSIS TRISTI PASSIONI CRESCONO. IL 55° RAPPORTO. PAURA, DEPRESSIONE, IRRAZIONALITÀ DOPO 2 ANNI DI PANDEMIA E LA SPERANZA AVVENTUROSA IN UNA POLITICA DALL’ALTO.

Nel 55° rapporto presentato ieri al Cnel dal Censis si parla di un paese impaurito dalla crisi innescata dalla pandemia con due milioni di famiglie in povertà assoluta, e un milione di poveri in più nel 2020, mentre solo il 27,8% degli interpellati considera le risorse stanziate dal «Piano di ripresa e resilienza» (Pnrr) elementi in grado di garantire occupazione e sicurezza economica.

È IL RACCONTO di una società dove si ritiene che le classi sociali siano scomparse, salvo una, la classe media impoverita e senza identità, il cui patrimonio continua a ridursi mentre permane un gap salariale non solo tra donne e uomini, ma anche tra under30 e over45 e tra contratti fissi e a termine. In questa società, dove il conflitto di classe è stato inteso come un’opposizione individuale, categoriale o corporativa tra classi che non hanno una coscienza di classe, l’assenza di un Welfare universalistico è supplita dalle pensioni degli anziani che fanno «il bancomat» per «figli e nipoti».

 

CENSIS: L’USO DELLA RAGIONE PER SPOLITICIZZARE I CONFLITTI SOCIALI

I BASSI SALARI, il precariato di massa e una sanità sperequata a livello regionale sembrano avere fatto crescere crescita le famiglie in cui coesistono genitori, figli e nonni. Tra il 2019 e il 2020 si contano 443 mila nuclei monogenitoriali con almeno un pensionato, aumentati in dodici mesi di 18 mila unità (+4,1%), a fronte di un calo nel periodo 2010-2019 di 36 mila unità (-7,8%). Lo chiamano «Silver Welfare». In realtà è un altro modo per usare le pensioni come un ammortizzatore sociale in assenza di tutele incondizionate e individuali.

CHI HA PAGATO il prezzo più salato sono stati, come sempre, le donne e i giovani. Tra il 2019 e giugno 2021 sono state 421 mila le donne ad avere perso o non avere trovato un lavoro. La retribuzione per una donna è inferiore del 18% rispetto alla media, mentre quella di un uomo è del 12% superiore. In base all’età dei lavoratori emerge una differenza di 45 euro tra un under 30 anni e un over 54. In queste condizioni si capisce perché solo il 15,2% degli interpellati pensa che dopo la pandemia la propria situazione economica sarà migliore. Per quasi uno su tre peggiorerà.

QUESTA PERCEZIONE è l’effetto di una politica economica. Il drastico ridimensionamento delle tutele del lavoro, ad esempio quelle contro i licenziamenti, non ha portato all’aumento dell’occupazione, ma a un effetto depressivo sulla domanda aggregata. L’altro aspetto, strettamente collegato, è l’istruzione. Nel rapporto emerge la sfiducia dei giovani nelle sue possibilità emancipatrici. A cosa serve studiare se comunque le paghe sono da fame? Mentre il mercato del lavoro è stato tarato sui bassi salari, tutte le «riforme» che hanno cercato di trasformare l’istruzione in un mercato della formazione just-in-time sono fallite. È rimasta la situazione descritta dal Censis: quasi un terzo degli occupati possiede al massimo la licenza media. Anche tra i poco meno di 5 milioni di occupati di 15-34 anni quasi un milione ha conseguito al massimo la licenza media, 2.659 milioni hanno un diploma (54,2%), 1.304 milioni sono laureati (26,6%). Considerando gli occupati con una età di 15-64 anni, la quota dei diplomati scende al 46,7% e quella dei laureati al 24,0%. Sono i dati tra i più bassi in Europa, effetto combinato della rinuncia a una politica sociale, oltre che di una industriale.

IL GIOCO dell’immaginario imbastito, a reti unificate, sull’acronimo impronunciabile «Pnrr» ricco di dobloni è stato usato per smuovere questo mondo mostrandogli un orizzonte ideale verso il quale proiettarsi. Il Censis rappresenta questa operazione, in maniera avventurosa, come «un cronoprogramma serio, non importa se dettato dai vincoli europei». Questi «vincoli» contano eccome, e sono così stringenti (sulla carta) da fare rimpiangere l’austerità permanente, dimenticata dalla retorica di dichiarare l’inizio di epoche nuove che, in realtà, replicano in peggio le vecchie. Sembra che la transizione (eco-digitale ecc.) dipenda dalla «politica» alla quale è chiesta una funzione di guida, e non l’«acquietamento di pensiero»

COME SE LA SOCIETÀ, anestetizzata dall’uso politico del complottismo, resterà per sempre subalterna. E ipnotizzata dai talk show.

*( Roberto Ciccarelli, filosofo e giornalista. Per il quotidiano «il manifesto» scrive di lavoro, di tecnologia e di economia. È autore di numerosi saggi tra i quali Immanenza)

 

07 – NEL MONDO

STATI UNITI-MESSICO

Il 2 dicembre i governi dei due paesi hanno annunciato la riattivazione di un programma introdotto dall’ex presidente statunitense Donald Trump in base al quale i migranti devono attendere in Messico la risposta alla loro domanda di asilo negli Stati Uniti. Al suo insediamento alla Casa Bianca il presidente Joe Biden aveva cancellato il programma di Trump sui migranti, ma ad agosto il giudice federale Matthew Kacsmaryk aveva bocciato la revoca.

 

BIELORUSSIA

L’Unione europea, il Regno Unito, gli Stati Uniti e il Canada hanno annunciato il 2 dicembre nuove sanzioni economiche contro il paese, accusato di “ripetute violazioni dei diritti umani” e di favorire l’afflusso dei migranti verso l’Unione europea. Bruxelles ha aggiunto alla sua lista nera diciassette individui e undici enti, tra cui la compagnia aerea statale Belavia.

 

AUSTRIA

Il 2 dicembre Sebastian Kurz, leader del Partito popolare austriaco (Övp, conservatore), ha annunciato ad appena 35 anni il suo ritiro dalla politica. Due mesi fa si era dimesso da cancelliere dopo essere stato coinvolto in uno scandalo di corruzione. Il suo successore Alexander Schallenberg ha fatto sapere che lascerà l’incarico di cancelliere al nuovo leader del partito, che potrebbe essere il ministro dell’interno Karl Nehammer.

 

GERMANIA

Il 2 dicembre la procura federale ha chiesto l’ergastolo per Anwar Raslan, un ex colonnello dei servizi segreti siriani sotto processo a Coblenza dall’aprile 2020. Raslan, 58 anni, rifugiato in Germania, è accusato di crimini contro l’umanità per aver torturato dei detenuti in un centro segreto del regime di Bashar al Assad a Damasco.

 

IRAQ

Almeno dieci persone – sette combattenti curdi e tre civili – sono morte il 2 dicembre in un attacco attribuito al gruppo Stato islamico nel villaggio di Khidir Jija, a sud di Erbil, nel Kurdistan iracheno. Alla fine del 2017 Baghdad aveva proclamato la vittoria contro il gruppo Stato islamico, ma migliaia di miliziani sarebbero ancora attivi tra Iraq e Siria.

 

BENIN

Il 2 dicembre due soldati sono stati uccisi in un attacco jihadista nel dipartimento di Atacora, nel nordovest del paese, vicino al confine con il Burkina Faso. Gli attacchi jihadisti sono molto rari nel paese

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