COVID-19: LEU Svizzera, “Anche gli Italiani residenti all’estero devono poter rivedere i loro congiunti in Italia!”

APPELLO

Il Lockdown applicato in Italia per far fronte alla pandemia da coronavirus è stata una scelta dura, ma, a nostro avviso, necessaria e giusta. Abbiamo raccolto tra i nostri connazionali in Svizzera un diffuso apprezzamento per l’approccio adottato dal Governo italiano: anche per le misure più dolorose relative al divieto di spostamento delle persone, i cui effetti ricadono sugli italiani residenti all’estero, impossibilitati, salvo « urgenze assolute », a rientrare nei propri paesi di origine .

Con l’avvio della “Fase 2” si sono riaperte alcune filiere produttive, ma, grazie alla possibilità di fare visita ai congiunti nell’ambito regionale, si è riaperta anche la possibilità di ristabilire relazioni famigliari e affettive a lungo congelate. Apprezziamo i criteri di gradualità e prudenza che improntano, anche in questa nuova fase, l’azione del governo italiano, tenendo a mente i dati epidemologici tuttora critici e avendo la massima attenzione alle curve del contagio che si manifesteranno nelle prossime settimane.

Nel contesto di una valutazione ampiamente positiva dell’operato del nostro governo nella gestione di questa drammatica ed inedita emergenza, non possiamo tuttavia non esprimere rammarico per l’assenza di chiari riferimenti, nel DPCM del 27 aprile, agli italiani “residenti” all’estero: per gli iscritti all’AIRE nulla risulta cambiato rispetto al precedente DPCM per ciò che riguarda gli spostamenti personali verso l’Italia: vengono previsti rientri solo per ragioni di “assoluta necessità” , escludendo quindi la visita ai congiunti nelle regioni di origine.

Una lacuna, questa, che delude le aspettative di molti nostri connazionali, soprattutto di quelli che hanno in Italia gli affetti più cari!
Dobbiamo inoltre constatare che questo bisogno, legittimo e profondo, non è stato adeguatamente colto e interpretato neanche dai parlamentari eletti all’estero che, rispetto alla condizione degli iscritti all’AIRE, si sono limitati a tenerci informati sulle norme applicative dei DPCM, senza avanzare
proposte.

Non possiamo rassegnarci ad un lunga ed indefinita interruzione dei contatti con i nostri cari, tanto più che sia in Svizzera, dove viviamo, che in altri paesi europei è ormai all’ordine del giorno la riapertura delle frontiere!

Rivolgiamo perciò un appello urgente al Governo italiano, alle rappresentanze diplomatiche, ai Parlamentari eletti all’estero, al Consiglio Generale degli Italiani nel Mondo, ai partiti politici e alle organizzazioni sindacali e di rappresentanza, affinché nell’aggiornamento delle misure previste nella Fase 2, così come nella programmazione delle prossime Fasi, il diritto a “far visita ai congiunti” venga esteso anche agli italiani residenti all’estero iscritti all’AIRE e ai cittadini che hanno relazioni famigliari e affettive con persone residenti in Italia.

Premettiamo ovviamente che tale diritto debba essere esercitato nell’assoluto rispetto delle regole sanitarie previste nel territorio italiano, limitato alla regione di residenza del congiunto, e, se opportuno, notificando alle autorità italiane dati e relazione con il congiunto, durata della visita.
In un momento così difficile per tutti, le comunità italiane all’estero si aspettano non tanto retoriche espressioni di riconoscenza, ma un atto concreto che possa alleviare le tante ansie e preoccupazioni che si provano vivendo lontani dal paese di origine!

Gianni Burzi e Cesidio Celidonio
Esponenti di Liberi e Uguali in Svizzera

Zurigo, 5 maggio 2020

 

gianni.burzi@gmail.com
cesidio.celidonio@gmail.com

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10 commenti

  1. Salve, io ho moglie e figli in Italia, di fatto mi viene impedito di esercitare il mio dovere genitoriale, in violazione dell’articolo 30 della costituzione. Mi auguro si possa uscire da questa situazione il più rapidamente possibile.

  2. Salve, io sono al quinto mese di gravidanza e non mi è possibile ne vedere il papà della mia bambina ne vedere i miei genitori. Nonostante viviamo a circa 30Km di distanza, non possiamo incontrarci perchè ci divide la frontiera. Tutto questo solo perchè sul mio permesso di lavoro c’è scritto C al posto che G! Come possiamo far sentire la nostra voce a questi politici che ci hanno completamente dimenticato e che si ricordano di noi solo quando c’è bisogno di andare a votare?

  3. Salve,io ho compagno in Svizzera a cui viene negato di vedere il figlio in Italia.E’una vergogna!Che venga fatto subito un emendamento al decreto Conte che consenta anche ai residenti all’estero di poter vedere/assistere i propri cari in Italia.Vengono violati i diritti costituzionali !

  4. Italiana residente in ticino con permesso C, tutti i miei affetti si trovano in Italia a pochi km dalla frontiera. Da 2 mesi e mezzo siamo stati privati della reciproca presenza e condivisione.
    Mi fa soffrire molto il silenzio e la verosimile scarsa presa a carico da parte delle istituzioni riguardo la suddetta realtà che accomuna molti.
    Mi piacerebbe e avrei tanto bisogno di capire meglio le prospettive e possibilità future.
    Non è pensabile privare per così tanto tempo
    il ricongiungimento per chi vive questa realtà!
    Mi auguro che le istituzioni prendano a cuore la questione.

  5. Come i connazionali prima di me hanno giustamente commentato vorrei aggiungere anche io, da residente in Svizzera ed iscritto aire,che la situazione per molti di noi é divenuta insostenibile Sono mesi che non vediamo le nostre famiglie,tutto ciò é straziante…. Intervenite subito

  6. Concordo pienamente sia con il contenuto dell’articolo che con quello dei commenti espressi dai connazionali prima di me.
    La mia compagnia è residente in Svizzera e da mesi le è impedito di incontrare me e tutti gli altri affetti familiari che si trovano in territorio italiano.
    Naturalmente questo è stato un peso duro ma doverosamente accettato e rispettato nella fase acuta dell’emergenza, tuttavia ora lascia quantomeno indispettiti il fatto che non si accenni a trattare la situazione e proporre soluzioni al problema e relativi orizzonti temporali.
    Inoltre trovo piuttosto stridente il fatto che il decreto consenta l’ingresso senza obbligo di quarantena per ragioni lavorative (per 72 ore, prorogabili di ulteriori 48) mentre non è permesso un rientro analogo per ragioni di visite ai familiari.
    E’ necessario che venga esaminata con serietà la questione al più presto, non è possibile procrastinare ulteriormente incuranti della lesione dei diritti delle vite delle persone.

  7. Concordo con quanto espresso dagli altri connazionali. Ho recentemente subito un pesante lutto nella mia famiglia dovuto a COVID, e non mi e’ stato permesso di rientrare dal Lussemburgo in quanto iscritta all’AIRE.
    Ho doverosamente accettato questa decisione della Farnesina durante la fase critica, ma e’ frustrante in questo momento vedere l’Italia che si prepara alla riapertura e totale silenzio sulla situazione degli Expat, che non vedono i propri congiunti da mesi e non sanno quando questa situazione potra’ essere mitigata.

  8. Concordo pienamente con quanto detto sopra. Io e mio marito siamo residenti AIRE in Irlanda ed abbiamo avuto un bambino a marzo e non poter ricongiungerci con le famiglie è veramente dura. Venire totalmente ignorati dal governo italiano e non sapere nemmeno quando sarà possibile tornare è straziante. Tra l’altro con la scusa dell’emergenza covid l’ambasciata ha chiuso qualsiasi servizio consolare (anche quelli svolti normalmente online), per cui quando riapriranno tutto dovremo aspettare ulteriormente per poter fare il documento di identità del bimbo. Anche la mia richiesta di semplici informazioni via email è stata completamente ignorata dal consolato. È triste constatare di essere stati totalmente dimenticati dalla propria nazione.

  9. anche io ho mio marito in svizzera e non posso vederlo perchè non lo lasciano passare se non facendo 15 gg di quarantena. Trovo tutto questo ridicolo dal momento che ogni giorno passano i frontalieri.
    Almeno aprano per i ricongiungimenti familiari senza obbligo di quarantena

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