VOTO ALL’ESTERO: IL DDL DEL SENATORE PETROCELLI (M5S) AGLI AFFARI COSTITUZIONALI

È stato assegnato ieri alla Commissione Affari Costituzionali il ddl del senatore Vito Petrocelli (M5S) “Modifiche alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero e delega al Governo per l’introduzione del voto elettronico per l’esercizio del diritto di voto all’estero”.
Il testo del ddl inizierà l’iter dalla sede referente e dovrà essere sottoposto ai pareri delle Commissioni Affari esteri, emigrazione, Bilancio e della Commissione parlamentare questioni regionali.
Come scritto da Petrocelli – presidente della Commissione Affari Esteri – nella presentazione del testo, l’obiettivo del ddl è “intervenire sul sistema di voto degli italiani all’estero nell’ottica non di stravolgerne la disciplina, bensì per cercare di apportare quei correttivi che, a partire dal dibattito antecedente all’approvazione della legge n. 459 del 2001 nonché a seguito delle sue prime applicazioni, sono apparsi necessari agli occhi di molte forze politiche, di giuristi ed operatori che si sono trovati, con non poche difficoltà, a rendere effettivo il voto al di fuori dei confini italiani”.
Il ddl “propone di introdurre il cosiddetto sistema di opzione inversa”, cioè “per poter esprimere il voto per corrispondenza dall’estero, si chiede all’avente diritto al voto all’estero di inviare una comunicazione – preferibilmente per via telematica – al comune di ultima residenza” entro 45 giorni prima della votazione. Sarà quindi il Ministero dell’Interno a redigere gli elenchi dei votanti all’estero e a trasmetterlo per tempo al Ministero degli esteri. 
“triplice” il risultato immaginato dal senatore: “in primo luogo si chiede ai cittadini italiani residenti all’estero di attivarsi e manifestare il permanere del legame con la comunità politica e sociale italiana; in secondo luogo si semplifica il lavoro degli uffici consolari, che non devono più impiegare forza lavoro e risorse per cercare di reperire gli aventi diritto al voto (poiché al momento dell’esercizio dell’opzione deve ovviamente essere indicato il proprio indirizzo di residenza), per riuscire così a concentrare ogni sforzo e risorsa nella fase di controllo delle operazioni pre-e post-elettorali; in terzo luogo, inviando il materiale elettorale e i plichi solo a chi ha esercitato l’opzione, si risparmiano evidentemente importanti risorse umane ed economiche (partendo dal dato secondo il quale le ultime elezioni politiche all’estero ci sono costate circa 28 milioni di euro)”.
Il risparmio generato dovrebbe “essere destinato a coprire i costi necessari a garantire maggiore trasparenza, maggiori controlli e sicurezza delle operazioni di voto”, investendo risorse “nell’implementazione delle altre innovazioni” proposte nel ddl: “l’introduzione di sistemi di codici a barre o comunque di codici a lettura ottica o di decifrazione sui plichi elettorali nonché sui tagliandi del certificato elettorale” con la concomitante dotazione ai seggi elettorali di “appositi strumenti di lettura ottica dei codici”. Lo scrutinio andrebbe svolto in “quattro sedi, una per ogni ripartizione della circoscrizione estero”.
Inoltre, “per garantire la più alta partecipazione possibile, dovrà essere svolta un’importante campagna di informazione – a cura degli uffici consolari – sulle nuove modalità di esercizio del voto; per tale ragione, abbiamo deciso di posticipare l’entrata in vigore delle disposizioni che disciplinano il nuovo sistema di opzione a un anno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”.
Con il ddl, “si propone di conferire una delega legislativa al Governo, al fine di introdurre, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un sistema di voto e di scrutinio elettronico limitatamente alle consultazioni di cui alla legge n. 459 del 2001”.
Secondo Petrocelli “il voto elettronico difatti è in grado di offrire, oggi, maggiori garanzie di trasparenza” e “semplifica le operazioni di voto”.
“I princìpi e i criteri direttivi all’interno dei quali deve essere esercitata tale delega sono in sostanza, i seguenti: tutelare la segretezza del voto; garantire la chiarezza e la comprensibilità del sistema di voto; valutare prioritariamente l’introduzione di un sistema di voto attraverso l’utilizzo della piattaforma cosiddetto blockchain, oppure, in caso di impossibilità di utilizzo di tale sistema tecnologico e informatico, introdurre un sistema di voto da remoto per permettere all’elettore di esprimere il voto tramite una qualsiasi macchina connessa alla rete, previa identificazione e autenticazione”.
Tra le modifiche previste dal ddl la possibilità di candidarsi all’estero solo per i residenti all’estero – così come avveniva prima del Rosatellum – l’ineleggibilità per i membri dei COMITES e del CGIE; e la possibilità di sottoscrivere le liste anche con la firma digitale.
Il testo degli articoli è disponibile qui

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