“L’educazione è la leva per un profondo cambiamento culturale. L’educazione è lo strumento per comprendere e affrontare le sfide del presente e del futuro”
Michel de Montaigne (1533-1592)
…E’ dal potere che provengono i suoi uomini peggiori !
Platone
… Senza cellulari e ripristino del diario cartaceo più attenzione e sviluppo manualità ? Per favore ministro…
di Vittorio Stano (*)
Il ministro Valditara non è nuovo a esternazioni che fanno discutere e dividere addetti ai lavori, mass media e genitori.
Il suo mandato iniziò con l’intenzione di “umiliare” gli studenti responsabili di atti di bullismo con punizioni esemplari come sospensioni e lavoro sociale obbligatorio. Seguì l’audace intento di costituire nelle scuole d’Italia “classi speciali” di soli bambini/studenti che non padroneggiano la lingua italiana. Quindi estromettere dalle classi regolari i figli dei lavoratori migranti, sostanzialmente. Cioè l’istituzione del ghetto, mentre si parla ipocritamente di inclusione. Per fortuna non c’è stato un seguito a questa intenzione razzista, almeno fino ad oggi…
Il ministro è il più fervido rinvigoritore di quei principi propri della borghesia conservatrice che ebbero in Giovanni Gentile il realizzatore di quella “riforma scolastica organica” che Mussolini definì… “la più fascista delle riforme”. Inoltre, la presentazione del ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale di giorni addietro, ha reso edotti parlamentari e cittadini che vuole far “addestrare” gli studenti come cavalli o soldati, per metterli poi in sinergia con le imprese locali. Con quel provvedimento la scuola viene ridotta a luogo per sfornare lavoratori. L’addestramento approvato col ddl summenzionato è umiliante per gli studenti e lontano dalla concezione di scuola sancita dalla Costituzione. Questa riforma subordina completamente la scuola pubblica alle esigenze delle imprese, sacrificando sogni e aspirazioni dei giovani. Agli studenti viene chiesto di scegliere il proprio percorso di studi solo in funzione delle aziende locali, riducendo la loro libertà e costringendoli ad accontentarsi di lavori sfruttati e frustranti.
L’ultima esternazione comporterà, dal prossimo anno scolastico, l’eliminazione dei cellulari ed il ritorno al diario e al registro cartacei nella scuola elementare e media. Questa decisione porterà numerosi cambiamenti nel contesto educativo, con implicazioni sia positive che negative per docenti e studenti.
Quando si introdusse l’uso delle tecnologie a scuola, nacque un dibattito che evidenziò gli effetti positivi per quanto riguardava gli apprendimenti, ma c’erano anche effetti negativi legati all’attenzione, all’uso delle tecnologie durante lo studio, alla distrazione e all’allontanamento dalla socialità. Quindi l’assenza dei dispositivi digitali può incidere su quegli elementi che creavano difficoltà nell’apprendimento, come appunto l’attenzione, la concentrazione sul compito o semplicemente la socialità tra gli alunni.
Aspetti meno dirompenti sono legati allo sviluppo cognitivo e motorio dei bambini o alle competenze di scrittura e manualità per cui l’uso delle tecnologie digitali possono avere dei riscontri e degli effetti perché non è possibile staccare bambini e adolescenti dal contesto digitale e digitalizzato, e la scuola non può scollegarsi da questo tipo di ambiente che ci circonda.
Ormai l’integrazione con le tecnologie digitali è all’ordine del giorno, anche se, sembra, si voglia quasi portare all’ambito dell’intrattenimento l’uso del digitale e degli strumenti, ma questo non è più possibile. Il Ministero, per la formazione iniziale degli insegnanti, utilizza la didattica digitale e la dad come canali di formazione, quindi se ha un’efficacia in termini di apprendimento l’uso del digitale nella didattica, perché poi non utilizzare questi strumenti digitali all’interno delle lezioni? Inoltre, un’altra preoccupazione dei docenti, è quella di privare i ragazzi BES*(1) dal beneficio derivante dagli strumenti digitali. Tanti insegnanti di sostegno utilizzano App didattiche e strumenti digitali che sono un utile supporto all’insegnamento sia a casa che a distanza.
Quindi ridurre o provare a ritornare ad un periodo in cui le tecnologie digitali, ed in particolare i cellulari, non erano usati nella pratica didattica, diventa un’operazione anacronistica che non corrisponde alle esigenze di scolari/studenti del nostro tempo.
Il cellulare ormai è uno strumento all’ordine del giorno, ma dobbiamo tutti sforzarci di INSEGNARNE UN CORRETTO USO. Non possiamo stare 24 ore su 24 incollati a uno schermo. Dobbiamo insegnare la CONCENTRAZIONE, la SOCIALITA’ e la CONDIVISIONE DEI CONTENUTI, ma allo stesso tempo non possiamo eliminare questo strumento e NON DOBBIAMO BARRICARCI SU POSIZIONI TROPPO RIGIDE, rispetto all’una o all’altra scelta. Limitare l’uso dei dispositivi personali in classe, può ridurre le distrazioni, può migliorare la concentrazione degli studenti, tanto che l’abilità del docente può creare un ambiente più adatto all’apprendimento. Ma questo non basterà perché le scuole dovrebbero investire in tecnologie centralizzate come l’uso di computer, tablet e piattaforme educative che permettono un uso controllato e finalizzato della tecnologia digitale. Quasi tutte le scuole però, non hanno fondi da investire. Il ministro metterà a disposizione di queste le risorse necessarie? Ho forti dubbi…
I fondi del PNRR hanno dato un impulso nella digitalizzazione delle scuole, tuttavia molti insegnanti non hanno la possibilità di avere una strumentazione al passo con i tempi o dei software legati a piattaforme che necessitano di abbonamenti e aggiornamenti. La scuola in Italia non ha la disponibilità di poter avere questi software per realizzare esercitazioni al passo con i tempi, anche se agli studenti piacciono molto. Purtroppo in Italia si fa molta teoria, ma la pratica scarseggia. Le APP gratuite e i cellulari personali possono essere gli unici strumenti digitali ad essere presenti nelle classi. Questo non è un limite, può essere addirittura un vantaggio e favorire una maggiore concentrazione.
L’integrazione con l’intelligenza artificiale poi, è la nuova frontiera; può rappresentare un’opportunità significativa per personalizzare l’apprendimento ancora di più di internet e del web.
Con questo ministro siamo ripiombati a 20anni fa quando ci si interrogava se gli studenti dovessero utilizzare internet e se internet fosse uno strumento da integrare con i compiti a casa. Mi sembrava che ci fossimo indirizzati a integrare la tecnologia di internet, come ad esempio Wikipedia a tutte le esercitazioni che facciamo fare a casa.
Oggi il dibattito scolastico sull’intelligenza artificiale è fermo. Si discute se utilizzarla nella prassi didattica. Sono sicuro che tra qualche anno sarà uno strumento a disposizione degli insegnanti per la pratica didattica. Quindi questa indecisione sull’uso/non uso è sintomo dell’arretratezza del sistema Italia. Dovremmo già ora focalizzarci su come utilizzarla all’interno della scuola. Mi rendo conto che l’uso indiscriminato di dispositivi digitali a scuola crea disparità tra gli studenti, perché non tutti hanno accesso a dispositivi di qualità e ad una connessione internet stabile. Infatti non tutto il contesto italiano è stato raggiunto da strumentazioni digitali e rete che sono disponibili nelle scuole e aree d’Italia. Quindi la scuola mentre promette di dare a tutti gli studenti le stesse possibilità, in realtà svantaggia quelle scuole, quelle aree, dove molte di queste hanno difficoltà ad acquistare dei semplici visori che permettono di utilizzare piattaforme già realizzate per svolgere delle simulazioni di apprendimento, o acquistare strumenti per allestire delle aule di realtà virtuale o di realtà aumentata dove condurre attività d’insegnamento e apprendimento.
I temi dell’educazione e della ricerca in ambito educativo si stanno indirizzando oltre i limiti della lezione tradizionale, ma moltissime scuole non sono pronte per accogliere queste nuove realtà. La realtà aumentata arricchisce il mondo reale con elementi digitali visibili attraverso dispositivi come smartphone, tablet o visori, in ambito educativo. Inoltre la realtà aumentata permette di integrare materiali didattici con contenuti interattivi, con modelli tridimensionali, come i modelli anatomici o le mappe storiche animate oppure le simulazioni scientifiche. Questo rende l’apprendimento più coinvolgente ed efficace perché facilita la comprensione di contenuti complessi.
Il professor Schettini *(2) ha tanto successo nell’insegnamento della fisica… che piace!, perché spiega concetti complessi di fisica attraverso esempi concreti o con esperimenti durante i quali gli studenti interagiscono con i contenuti educativi e quindi li apprendono in maniera tangibile, dinamica e visibile.
La realtà virtuale invece crea degli ambienti di apprendimento completamente immersivi dove lo studente è isolato dal mondo reale, però ti permette di interagire direttamente con il contenuto stesso.
Il fine dell’educazione è quello di ricontestualizzare questi apprendimenti, rielaborarli e portarli nel contesto reale, per evitare che si crei uno scollamento con la realtà. Le preoccupazioni esistono e sono reali, ma un docente (o un corpo docente) adeguatamente preparato può indirizzare queste acquisizioni di contenuti verso il raggiungimento di obiettivi molto più alti. Questi strumenti permettono di aumentare la motivazione e la creatività negli studenti. Il docente preparato così può far sviluppare negli studenti, il pensiero critico che è, da sempre, uno degli obiettivi della didattica. Facile a dirsi, ma… un corpo docente ben aggiornato stenta ancora a formarsi. Con questi strumenti gli studenti possono viaggiare attraverso le civiltà, la storia, lo spazio e gli ecosistemi cioè attività che nella didattica raccontata o della lezione frontale non si riesce a fare.
Soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado si possono raggiungere obiettivi attraverso i quali gli studenti possono vivere le lezioni in prima persona ed essere co-costruttori del sapere. Nei mondi virtuali e nel Metaverso gli studenti possono combinare i contenuti appresi con i propri bagagli culturali. Il sapere e i contenuti sono costruiti dallo studente e questo avviene anche leggendo un libro ma nel Metaverso i contenuti si materializzano e concretizzano. Così l’apprendimento diventa più divertente, più facilmente accessibile ed inclusivo. Questa è la nuova frontiera. I soliti divieti non possono affrontare in modo completo i problemi dell’attenzione e della concentrazione. Per affrontarli alla radice è fondamentale l’approccio educativo che inizi fin dalla tenera età e che miri ad allenare i processi attentivi a sviluppare una gestione consapevole della tecnologia e anche tutti gli strumenti, anche quelli ludici della scuola dell’infanzia o della scuola elementare. Questo richiede uno sforzo pedagogico da parte dei docenti che devono trasmettere ai bambini e agli studenti delle competenze di autoregolazione, di focalizzarsi sul compito, di gestire lo stress e le distrazioni e di mantenere l’attenzione per tempi prolungati.
L’educazione alla gestione dell’attenzione è una soft skill*(3) che deve essere integrata al curriculum scolastico attraverso attività mirate che possono essere giochi, se sono bambini, pratiche con gli studenti più adulti. Si possono sottoporre agli studenti esercizi di memoria, che si facevano già ai tempi dell’antica Grecia o dei romani, oppure giochi di strategia come strumenti utili a sviluppare competenze. È facile ed efficace creare momenti in cui l’attenzione viene messa alla prova e poi svilupparla con esercitazioni sempre più complesse. Questo approccio deve coinvolgere insegnanti, genitori e studenti. L’obiettivo è aiutare i ragazzi ad allenare l’attenzione e sviluppare competenze di concentrazione e di gestione del tempo e dello studio in maniera più efficace.
ETA’ EVOLUTIVA ED EVOLUZIONE TECNOLOGICA
Realizzare tutto questo può portare i ragazzi a non accontentarsi del voto gonfiato*(4), che si ottiene senza fatica, senza stress e frustrazioni. I ragazzi e i loro genitori devono comprendere che la prodigalità valutativa di molti docenti è una finzione diseducativa e mortificante. La scuola non può essere ritagliata come un abito su misura dei propri figli, come molti genitori vorrebbero. Chi ha a che fare con l’ambiente scolastico sa come sia sempre più frequente che gli studenti approdino alle Medie e anche alle Superiori senza riuscire a mantenere l’attenzione se non per un tempo molto fugace; senza saper prendere appunti; senza essere capaci di afferrare periodi complessi, ma ancor prima, senza comprendere il significato delle parole, avendo un bagaglio lessicale sempre più scarno. Sopravvive un solo modo verbale, l’indicativo, con giusto un paio di tempi. L’italiano della nostra tradizione letteraria sta diventando sempre più una lingua straniera.
Dare più attenzione allo sviluppo della manualità significa prima di tutto espandere l’esercizio della scrittura che è un atto consapevole e volontario che richiede esercizio. Questo, man mano, libera il linguaggio dagli errori e aumenta il bagaglio lessicale e sintattico. Oggi l’arte di scrivere a mano, in particolare della scrittura corsiva, non è più coltivata. Insieme alla manualità fine, viene così inibita tutta una vasta gamma di attitudini che si sviluppano esercitandola, a partire dalla memoria.
“La mano ricorda”-dicono i russi- per sottolineare come la mente si appropri del concetto anche attraverso il corpo, attraverso la memoria muscolare che passa per la mano. La grafia è un connotato unico e distintivo del suo autore e toglierla di mezzo a scuola rappresenta una via maestra verso l’omologazione e la spersonalizzazione. Il danno che si causa negando tutto questo porta ai deficit accumulati negli anni misurati scientificamente con le prove Invalsi e i PISA Studie*(5).
L’apprendimento della lingua materna e del linguaggio matematico sono strettamente correlati ed esiste una finestra temporale di opportunità, un periodo oltre il quale la natura ha posto una particolare sensibilità a fissare i segni e i suoni, ovvero le parole e la musicalità della lingua a stamparli nella memoria. Passata questa fase diventa più difficile recuperare il tempo perduto.
Oggi tutti hanno il dovere assoluto di attrezzarsi e di attrezzare chi ci succede e custodire il LOGOS: la parola, il simbolo, il pensiero.
I nostri ragazzi, al traino della macchina e immersi nel fumo degli slogan incantatori, rischiano di perdere definitivamente l’accesso al tesoro sedimentato lungo un passato grande e maestro. Ma solo da qui può scaturire un futuro dove ancora brillino LA LUCE DELLA CONOSCENZA e la forza della RAGIONE.
NOTE:
*(1) BES: Bisogni Educativi Speciali
*(2) professor Schettini: Vincenzo Schettini è professore di fisica. Ha iniziato a sviluppare le sue lezioni online su Youtube, TikTok e Instagram con il nome “La fisica che ci piace”. Schettini è anche musicista, violinista diplomato al conservatorio.
*(3) soft skill: competenze relazionali o trasversali legate all’intelligenza emotiva e alle abilità naturali che ciascuno di noi possiede.
*(4)voto gonfiato: in Italia il 99% di scolari e studenti viene promosso. Prove Invalsi e PISA Studie poi dimostrano che l’apprendimento non va così bene.
*(5) PISA Studie: Programme for International Student Assessement. È un’indagine internazionale promossa dall’OCSE (Cooperazione e Sviluppo Economico) con periodicità triennale per accertare se e in che misura i 15enni scolarizzati abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per sviluppare un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per tutta la vita (lifelong learning). L’Italia nella rilevazione del 2022 è 31esima, peggio che nella rilevazione precedente (2018). Nella rilevazione del 2022 il gap tra la prima classificata (Singapore, 1679 punti) e l’Italia è di 249 punti (Italia , 1430 punti)
(*) VITTORIO STANO: Ha insegnato per 41 anni in uno Schulzentrum di Hannover (Germania). Lo Schulzentrum Erich Kaestner è onnicomprensivo di Grundschule-Realschule e Gymnasium. I primi 20 anni ha insegnato lingua e cultura italiana ai figli dei connazionali emigrati. Nei successivi 21 ha insegnato lingua straniera, educazione interculturale ed educazione fisica a studenti di diversa nazionalità. E’ stato, tra le altre attività, segretario della CGIL Scuola del Land Niedersachsen (Bassa Sassonia), attivista della Gew e rappresentante degli stranieri presso il comune di Hannover, eletto in una lista multiculturale.
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