La nostra agricoltura fra il trattore e il carrarmato

Il trattore e il mappamondo dei fratelli Cervi

C’è un legame tra il mondo rurale e il rifiuto della guerra; andate a leggere l’elenco dei caduti inciso sulle lapidi dei nostri borghi: quasi tutti erano giovani contadini strappati dalle loro case e dai loro campi

 

LE GUERRE E I CONTADINI

di Mimmo Guaragna

 

La solidarietà emotivamente si può testimoniare con qualche lacrima, pero dopo necessita un costante impegno sociale e politico. Predicare ai convertiti non fa fare un passo avanti, Quelli del Comitato per la Pace di Potenza hanno pensato di rivolgersi a chi ha altro per la testa; per esempio stanno studiando la maniera più opportuna per incontrare i contadini, C’è un legame tra il mondo rurale e il rifiuto della guerra; andate a leggere elenco dei caduti inciso sulle lapidi dei nostri borghi: quasi tutti erano giovani contadini strappati dalle loro case dai ore campi. Contadini erano anche i Fratelli Cervi.

Siamo rimasti sorpresi per le nuove fiammate del Medio Oriente; come mai può sorprendere una tragedia che fra poco compie ottanta anni.
Potrai mai finire una guerra alimentata di continuo dal fanatismo religioso di minoranze irresponsabili che si annidano su entrambi i versanti ¢ non danno nessun valore alla vita?

Chiunque si occupi di agricoltura guarda ai kibbutz israeliani: hanno reso fertile il deserto € sono stati un modello di socialismo. Il sionismo degli albori prevedeva la convivenza tra i due popoli, poi i fatti sono andati nella direzione opposta; ma chi si ricorda di Martin Buber e della sua lezione.
Va espressa la più convinta solidarietà ai popoli israeliano e palestinese; mai come in questo frangente è necessaria la creazione dello Stato Palestinese. Si ponga fine all’invasione degli insediamenti dei coloni nelle terre di altri, trasferisca alla comunità palestinese l’esperienza dei kibbutz. Di questa esperienza ne avremmo bisogno anche dalle nostre parti dal momento che siamo capaci di trasformare terreni fertili in deserto.

La pace non va implorata, va costruita con fatti concreti; un coro unanime la invoca anche per la povera Ucraina spesso generando confusione e ipocrisie, ci sono quelli che approvano l’invio delle armi al governo di Kiev a quanti ritengono che continuare a spararsi è una inutile e imperdonabile carneficina. Soprattutto gli agricoltori polacchi hanno strappato un velo alle contraddizioni di questa guerra. La Polonia ha accolto una marea di profughi, si è attivata più di tutti nel fornire a Zelens’kyj armi e anche uomini, però, quando il grano ha oltrepassato il suo confine, il vento e la musica sono cambiati e sono volati gli stracci.

C’è un argomento che potrebbe rendere proficuo lo scambio di vedute tra il movimento pacifista e gli agricoltori. Lo sanno tutti che nei Paesi dell’Unione Europea l’agricoltura si regge e sopravvive grazie ai cospicui pantagruelici finanziamenti erogati dalla Politica Agricola Comunitaria. L’attuale programmazione, che arriva fino al 2027, ha prodotto montagne di carta e fiumi di inchiostro, però non troverete una sola parola che faccia riferimento alla guerra. Comunque si concluda il conflitto ucraino, l’Unione Europea ne verrà fuori modificata profondamente. Soprattutto la politica agricola andrebbe riscritta da cima a fondo. Quando alla fine degli anni Cinquanta nacque la PAC (politica agricola comunitaria) c’erano soltanto sei paesi e potevano viaggiare comodamente in una 600 multipla; allo stato attuale i soci sono 27, si aspetta che salga l’Ucraina e forse anche qualche altro pellegrino, come si fa a pretendere che questa numerosa compagnia entri ancora in un pulmino, e per giunta, non contenti, lo si indirizza verso i campi minati trai blindati che se la danno di santa ragione.

Una amica che frequenta il Comitato per la Pace la mette così: “qualcuno ci chiedeva se volevamo la democrazia o lo scaldabagno, chiediamo ai contadini se desiderano il trattore o il carrarmato”.

Negli anni Sessanta il compagno Ciro Grande, sindaco di Vietri, parlava ai suoi contadini della guerra nel Vietnam con parole semplici partendo dalle loro storie a dal loro vissuto. Il Comitato per la Pace di Potenza intende chiedere ai sindaci lucani di mettere a disposizione le aule consiliari per la convocazione di assemblee popolari con all’ordine del giorno: le conseguenze delle guerre e il futuro delle nostre campagne.

Aderiranno i 131 sindaci, forse dieci, oppure soltanto due, comunque simili iniziative andrebbero incoraggiate.

 

 

FONTE: Controsenso-Basilicata

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