Elly Schlein è contraria all’invio delle armi in Ucraina. La sua storia e le battaglie che precedono la sua ascesa alla segreteria del Pd inducono a una simile affermazione. Esistono anche alcune prove (…)
(di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Elly Schlein è contraria all’invio delle armi in Ucraina. La sua storia e le battaglie che precedono la sua ascesa alla segreteria del Pd inducono a una simile affermazione. Esistono anche alcune prove per sostenerlo. Ad esempio, Schlein aveva lasciato intendere piuttosto chiaramente di essere contraria alla tesi delirante della Nato secondo cui l’invio spropositato di armi avrebbe avvicinato la pace: “Per chi, come me, viene dalla cultura del disarmo, è un vero dilemma etico. Penso che la pace non si faccia mai con le armi”, aveva dichiarato a Repubblica, il 18 marzo 2022, commentando il primo invio di armi del governo Draghi. Nessun problema. Bonaccini era iper-favorito e quasi nessuno pensava che Schlein avrebbe prevalso.
È accaduto e Schlein ha votato l’invio di armi con Meloni contro il Movimento 5 Stelle. Tuttavia, la sua indole pacifista è riemersa alcuni giorni fa, quando ha detto di essere contraria a usare i fondi del Pnrr per costruire munizioni. Il Pd si è spaccato. Quattro eurodeputati si sono astenuti, rimanendo nella tradizione pacifista del socialismo riformista italiano, di cui ho a lungo parlato nel mio Gramsci e Turati. Le due sinistre (Rubbettino). Dieci, invece, hanno votato sì. La questione è talmente rilevante da meritare la tipica research question che apre le tesi di laurea: “Perché Schlein ha votato l’invio di armi contro la propria antropologia politica?”.
Le ragioni principali mi sembrano quattro. La prima è che Sergio Mattarella esercita un’influenza enorme sul Pd, il partito da cui proviene. Nessuno si scandalizzi: se Berlusconi fosse presidente della Repubblica, la dinamica tra Berlusconi e Forza Italia sarebbe identica. Mattarella è per l’invio delle armi e pure il Pd. Allo stesso modo, Forza Italia sarebbe per la riforma della giustizia che piace a Berlusconi.
Mattarella deve la sua ascesa al Quirinale alla guerra illegale della Nato contro la Serbia del 1999. Berlusconi deve la sua discesa ai giudici. La seconda è che Schlein, una movimentista-idealista per niente avvezza a coltivare il potere, non controlla il partito. Con le dovute eccezioni, i partiti sono controllati dai segretari che hanno messo senatori e deputati in Parlamento.
Quei parlamentari del Pd sono stati eletti grazie a Enrico Letta, come il cinico cambiacasacca Enrico Borghi che ha lasciato il Pd per scivolare sotto la soglia minima della dignità alla ricerca di una nuova sistemazione da Matteo Renzi. Con Letta, Borghi sarebbe rimasto nel Pd; con Schlein, va via. La terza è che Schlein non si è impossessata del partito dall’interno. Più che conquistarlo salendo una scalinata prodigiosamente, l’ha preso mentre cadeva dal balcone rovinosamente.
Il peso eccessivo sulle braccia le ha imposto l’unico compromesso possibile per sorreggerlo: accettare, obtorto collo, l’invio delle armi. Il tutto per evitare di diventare l’oppositrice mica di Giorgia Meloni, problema irrilevante, ma di Mattarella, problema esorbitante. La quarta ragione è che, quando Schlein votava l’invio di armi con Meloni, non era chiaro ciò che oggi appare evidente ai più: l’Ucraina non ha nessuna possibilità di sconfiggere la Russia sul campo liberando tutti i territori, Crimea inclusa, come Zelensky ha assicurato mille volte al giorno. Stando così le cose, la strategia di Biden e, quindi, quella di Mattarella, appare per quello che è: un fallimento totale. Rifiutando la diplomazia con il massimo disprezzo, il blocco occidentale ha trasformato l’Ucraina in una grande bara per grandi e piccini. Confesso di solidarizzare molto con la figura umana di Schlein, la tipica persona che cerca di uscire da uno sbaglio rimanendo nell’errore.
FONTE: https://infosannio.com/2023/06/06/i-dilemmi-di-elly-inviare-armi-a-kiev-o-no-nel-pd-vince-la-linea-mattarella/
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