Svizzera: “La Felicità”, pièce teatrale in omaggio ai “bambini dell’armadio” al Théâtre du Jura di Delémont

di Thierry Sartoretti

Al Théâtre du Jura di Delémont, è stato rappresentato (ndr) dal 2 al 4 giugno, lo spettacolo “La Felicità” del drammaturgo giurassiano Pablo Jakob Montefusco ripercorre la vita dei lavoratori stagionali italiani e dei loro figli, nascosti a causa del divieto di ricongiungimento familiare.

Essere un bambino. E ancora non lasciare l’appartamento, non gridare o cantare, solo sussurrare; non correre, i tuoi passi potrebbero essere sentiti al piano di sotto. Osservare i passi sulle scale e imparare a riconoscere i passi familiari, quelli dei vicini o degli estranei. Temete quegli stessi estranei.

La vita di un bambino nascosto della Seconda guerra mondiale, come Anna Frank? No, quella di un bambino nell’armadio, figlio di un lavoratore stagionale, a cui è stato vietato di esistere legalmente nel nostro Paese, che ha escluso il ricongiungimento familiare anche se i genitori hanno trascorso fino a nove mesi lontano dal loro Paese d’origine. In Svizzera, ce ne sarebbero stati almeno 50.000 durante le “Trente Glorieuses”, tra il 1950 e gli anni Settanta.

Non possiamo paragonare il destino degli ebrei con quello dei lavoratori stagionali, la maggior parte dei quali erano italiani, ma anche spagnoli e jugoslavi? È vero. I primi rischiavano la morte, i secondi la deportazione seguita dal divieto di soggiorno. Tuttavia, dal punto di vista di un bambino, il trauma è simile. Quello di un’infanzia soffocata, confiscata, fuori dalla società che ti circonda.

 

Una storia svizzera sepolta

Sul palco del Théâtre du Jura, due ex “figli dell’armadio” danno la loro testimonianza dopo la rappresentazione de “La Felicità”. Il titolo di questa commedia dell’autore giurassiano Pablo Jakob Montesfusco è, ovviamente, ironico. C’è poca gioia in questa storia di una famiglia che si riunisce per festeggiare il compleanno del figlio trentenne Davide. I genitori divorziati si vedono per la prima volta dopo tanto tempo, la zia è venuta dalla Puglia e la sorella da Parigi, città di rifugio per sfuggire alla cappa di segretezza familiare. La mamma è figlia di un armadio, la sua vita è una bugia che nasconde la sua vergogna.

Mentre la famiglia litiga, “La Felicità” ricorda una storia svizzera sepolta, un passato di cui vergognarsi. Le iniziative degli Schwarzenbach, ad esempio, erano apertamente xenofobe. L’autore di queste righe ricorda i suoi compagni di classe italiani alle elementari, in lacrime per le caricature nere apparse sul giornale La Suisse. Erano firmate Martial Leiter e volevano essere ironiche, con questi stranieri aggrappati alle valigie e allineati su una balestra. Come si fa a capire l’ironia a sette anni? “La Felicità” ci racconta anche dei caffè della Svizzera francese che un tempo avevano il cartello “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.

 

Un desiderio di giustizia e un dovere di memoria

“La Felicità” è la prima opera scritta e diretta da Pablo Jakob Montefusco, drammaturgo associato al Théâtre du Jura. C’è molto desiderio di giustizia, dovere di ricordare ed esperienza personale in questo spettacolo, in cui la maggior parte degli attori è di origine transalpina.

In scena si parla francese, italiano e dialetto salentino (con sottotitoli) e ci si capisce sempre… anche se non si va necessariamente d’accordo. Al Théâtre du Jura, lo spettacolo è accompagnato da pasti, canti, balli e tornei di carte con i colori della Puglia.

 

FONTE: https://www.rts.ch/info/culture/spectacles/14064392-la-felicita-du-theatre-en-hommage-aux-enfants-du-placard.html

 

 

 

Views: 168

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.