MICHELE SCHIAVONE (CGIE): NO AD UNA RAPPRESENTANZA “DI TRIBUNA”

Un esito scontato, che, ovviamente, non può soddisfare le comunità italiane all’estero. Così il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, commenta con l’Aise il voto definitivo alla riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari di ieri pomeriggio alla Camera.
La riforma che riduce da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori incide pesantemente sugli eletti all’estero che da 18 diventano 12, 8 alla Camera e 4 al Senato. Indispensabile, a questo punto, ripensare alla struttura di questa rappresentanza, non solo intervenendo sulla distribuzione territoriale delle quattro ripartizioni, ma anche rafforzando il ruolo dei Comites e istituendo organismi diversi all’interno del Parlamento – come una commissione bicamerale – per non ridurre il ruolo degli eletti all’estero ad una “rappresentanza di tribuna”. Detto questo, il Cgie, annuncia Schiavone, sarà in prima linea nella raccolta firme a sostegno del referendum sulla riforma appena approvata.
“Il passaggio di ieri alla Camera ha avuto un esito scontato. Diversamente avremmo assistito all’ennesimo terremoto parlamentare. Eravamo preparati, anche se questa decisione non soddisfa le comunità degli italiani all’estero”, ribadisce Schiavone.
“Negli ultimi due anni, – ricorda il segretario generale – noi avevamo già cominciato prima, abbiamo rivendicato il mantenimento del numero degli eletti all’estero, ne abbiamo discusso nelle audizioni con le commissioni esteri di Camera e Senato”.
Per il Cgie “questa riduzione, avvenuta in maniera così drastica, non corrisponde alle esigenze degli italiani che vivono all’estero” che, tra l’altro, “aumentano sempre di più”.
“Logica vorrebbe quindi che quel numero, che già all’inizio fu una soluzione “al ribasso”, venisse almeno mantenuto. Ci aspettavamo un trattamento diverso”, conferma Schiavone. “Ora, nel momento in cui bisogna affrontare la revisione e la riorganizzazione dei territori dal punto di vista elettorale e della rappresentanza, pensiamo che sia giunto il momento di approfondire e fare una riflessione diversa” così che gli italiani all’estero “possano essere rappresentanti da un numero cospicuo di eletti, non solo a livello nazionale, ma anche regionale”.
Una riflessione che deve necessariamente coinvolgere Comites e Consiglio generale degli italiani all’estero, cioè gli organismi di “rappresentanza intermedia” che l’anno prossimo “verranno rinnovati. A maggior ragione, quindi, sarebbe opportuna una riconsiderazione di questi organismi, in maniera tale che venissero rafforzati non solo nella forma, ma anche nella sostanza, affinchè ai futuri 12 parlamentari si possa dare un sostegno qualificato e soprattutto dei presidi con i quali collaborare. Se così non fosse, – osserva Schiavone – diventerà un’impresa ardua, se non impossibile, il lavoro dei 12 che sarebbero ridotti ad una rappresentanza “di tribuna”, nel senso che questi numeri consentirebbero solamente di riscaldare la sedia, senza avere la possibilità di fare proposte su cui legiferare”.
Ora, visto che la riforma costituzionale non è stata approvata dai due/terzi dei parlamentari e che l’articolo 138 della Costituzione dà la possibilità di chiedere un referendum confermativo, il Cgie, annuncia Schiavone all’Aise, “sarà in prima fila nella raccolta delle firme necessarie” per richiederlo, anche per richiamare l’attenzione del Paese sugli italiani all’estero. Un’attenzione scemata negli anni in un Paese “che guarda e pensa solo all’immigrazione, un fenomeno quantificabile e percepito”, quando il numero di quelli lasciano l’Italia ogni anno sale sempre di più.
Quanto al nuovo Esecutivo e agli appuntamenti che il Cgie aveva fissato con il precedente Governo Conte – in primis la Conferenza Stato Regioni Province Autonome Cgie – tutto è messo in stand by: “la copertura finanziaria, nonostante le nostre richieste di aggiornamento, non c’è”, conferma Schiavone. “Ad oggi alla Farnesina non sono state distribuite le deleghe a viceministri e sottosegretari”. Il Cgie “ha già incontrato il Ministro per le questioni regionali e le autonomie Francesco Boccia, che al di là di un impegno a portare a termine il lavoro che abbiamo cominciato negli ultimi tre anni non è andato. Ma non dipende solo da lui. Serve una decisione del Governo”.
“Noi”, aggiunge il segretario generale, “siamo molto meravigliati perché il Presidente del consiglio è lo stesso: lui aveva delegato l’ex ministro Stefani, ma l’iter ora è bloccato. Quindi che ci sia una sottovalutazione e probabilmente una mancanza di volontà a convocare la conferenza è un dato di fatto”. La Conferenza, ricorda Schiavone, “per legge dovrebbe essere convocata ogni tre anni e invece non viene organizzata da oltre 10”. Ora, con il nuovo Governo, “abbiamo fatto in modo che tutti i ministeri coinvolti fossero rimessi in condizione di capirne gli obiettivi, di conoscerne le scadenze e di avere consapevolezza della necessità di recuperare il tempo perduto. Ma – aggiunge Schiavone – per essere franco e sincero ho la sensazione che la macchina governativa deve ancora partire”.
Stessa sorte per la seconda plenaria del Cgie: “all’inizio dell’anno noi abbiamo preso posizione, scrivendo anche al Presidente della Repubblica Mattarella, rispetto alla somma insufficiente di risorse definita in finanziaria. Rispetto all’anno scorso, – ricorda il segretario generale – ci sono stati assegnati il 40% di fondi in meno, cosa che non ci mette in condizione di tenere tutti gli appuntamenti previsti dalla legge. Non ci sarà neanche la seconda tornata di commissioni continentali”.
In vista della prossima sessione di bilancio, che comincerà a breve, il Cgie ha “già iniziato le prime interlocuzioni con i responsabili alla Farnesina. Abbiamo ribadito alle diverse Direzioni generali la necessità di aumentare i fondi almeno di 200mila euro, diversamente diventerà solo un alibi che permetterà di realizzare una parte degli appuntamenti previsti dalla legge. Abbiamo perfino dovuto reclamare la necessità di personale di segreteria amministrativa”.
Un altro segnale di un’attenzione “che va scemando”, cui il Consiglio generale non può rassegnarsi. Per questo Schiavone ribadisce “la volontà, la necessità di interloquire con i rappresentanti del Governo affinchè questo passaggio di riforma, con la legge che ha dato mandato al Governo di riformare la composizione e le ridefinizioni delle ripartizioni, diventi una opportunità per capire meglio la necessità di una rappresentanza rafforzata degli italiani all’estero”, anche pensando “a strumenti nuovi come una commissione bicamerale, che tra l’altro abbiamo sempre richiesto, perché – spiega Schiavone – oggi come oggi questi numeri sono insufficienti anche per intervenire normalmente nelle due Aule del Parlamento”.
Il Cgie tonerà a riunire il Comitato di Presidenza dal 5 al 7 novembre, allargandolo ai presidenti delle Commissioni. Contro la disattenzione, bisogna far sentire la propria voce.

 

FONTE: manuela cipollone\aise 

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