Per i sostenitori del governo metterà fine all’emigrazione dei giovani che da anni abbandonano in massa il Paese alla ricerca di salari più allettanti. Per i critici, invece, è solo una mancia elettorale in vista delle prossime consultazioni politiche d’autunno. Fa discutere la nuova legge entrata in vigore in Polonia che consente ai giovani di età inferiore ai 26 anni di essere esentati dall’imposta sul reddito.
Gli obiettivi
La misura che avvantaggerà circa due milioni di lavoratori costerà alle finanze pubbliche 2,5 miliardi di zloty (circa 580 milioni di euro) e ha due scopi. Il primo è incoraggiare i giovani a entrare rapidamente nel mercato del lavoro, che è sempre più carente di personale. Il principale obiettivo del governo è ridurre l’emigrazione dei giovani verso i Paesi occidentali che offrono salari più pesanti. In media ogni under 26 dovrebbe avere in busta paga un salario maggiore del 18%: “E’ difficile prevedere gli effetti di questa misura – dichiara il vice-ministro delle finanze Leszek Skiba-. Non abbiamo la bacchetta magica, ma i giovani che oggi si chiedono se conviene lavorare in Polonia o all’estero avranno una motivazione in più rimanere in Polonia”.
La maggior parte degli under 26 ha accolto con freddezza la misura e non sono pochi gli economisti liberali che bocciano la norma: “La rimozione di questa tassa non cambia molto – dichiara Andrzej Sadowski, presidente del Centro Adam Smith -. Per un imprenditore, ciò che costa veramente, non è l’imposta sul reddito che oggi raggiunge il 18%, ma la tassa sulla previdenza sociale (ZUS) che può arrivare al 40%”. L’economista sostiene che nonostante ciò gli unici a beneficiare della legge saranno gli imprenditori:“Se assumono un giovane ora, possono offrirgli uno stipendio sul quale non dovranno più pagare un’imposta del 18%”.
FONTE: https://www.corriere.it/
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