PD: Demagogia e frustrazione emendatoria sugli “italiani all’estero”.

Nel dispaccio PD che da conto degli emendamenti proposti alla Camera e non accolti dalla maggioranza (VEDI QUI) ci pare di poter rilevare un mutamento regressivo dal punto di vista della responsabilità che dovrebbe distinguere la funzione parlamentare. Una responsabilità che è stata granitica finchè, nella precedente legislatura. i parlamentari del PD avevano da difendere l’indifendibile politica di austerità portata avanti dal renzismo e dai suoi epigoni.

Fino all’anno scorso era quasi impossibile porre e far presenti le conseguenze della infinita spending rewiew sulle politiche verso gli italiani all’estero di cui loro, assieme ad altri, sono stati artefici. “Tu non sai, tu non capisci che queste sono le sole poche cose che possiamo ottenere, in un momento di crisi come questa”, era praticamente la risposta che arrivava dagli stessi parlamentari o da altri esponenti istituzionali.

Le poche cose che si potevano ottenere, peraltro, furono ottenute grazie ad emendamenti sostenuti al Senato, in particolare dall’ eterodosso Sen. Claudio Micheloni, superando il persistente atteggiamento di alcune/i deputati alla Camera che si sono spesso distinti per alzare la posta, ma allo stesso tempo condividere fino in fondo le politiche di contenimento “dettate dall’Europa” e assunte di buon grado.

Adesso, rotte le righe di ogni resposabilità, stando all’opposizione, si può rivendicare qualsiasi cosa, ivi incluso ciò che la maggioranza precedente (del PD) ha per anni ignorato e ritenuto financo risibile.

La frustrazione dei parlamentari dell’estero del PD può finamente liberarsi dalle catene che le segreterie del loro partito ha loro imposto per anni e scagliarsi con veemenza contro l’attuale maggioranza. Che non è la migliore, ma neanche peggio della loro, fatto salvo il voto popolare che decide di volta in volta chi assumere a propria difesa o offesa.

Quindi, arriva il dispaccio che ci informa che sono stati presentati 28 emendamenti. Tutti bocciati. Da cui si deduce, ovviamente, che l’attuale maggioranza è contro gli italiani all’estero.

Non abbiamo particolari motivi per difendere le scelte dell’attuale maggioranza, salvo il fatto che, con le tante evidenti contraddizioni, vi sia stato un tentativo, che forse rientrerà perchè i rapporti di forza in Europa sono quelli che sono, di superare, almeno nella narrazione, la logica e il paradigma della razionalità economica imposta dai mercati e dallo spread.

Ma vale la pena ricordare che, dei 28 emendamenti presentati dal PD e non accolti (di cui sarebbe utile conoscere il testo), ben più della metà erano maturi per essere già presentati nella precedente egislatura, quando a governare era il PD. Cosa che non avvenne. Il fatto che non furono presentati o che, ove in parte presentati, non furono accolti, conferma che la situazione dei parlamentari del PD eletti all’estero, era, come immaginiamo continui ad essere, marginale e poco solida. Questa è una questione importante da prendere in considerazione e su cui riflettere, per noi e per loro.

Il presentarli oggi a ruota libera di fronte ad una maggioranza “ostile”, significa solo che si sta liberando un’energia da frustrazione interna pregressa, riconfermando però la natura fortemente demagogica del corpus di molte misure rivendicate, che si sa fin dall’inizio, che non potrano essere approvate, anche per la loro natura e modalità di presentazione, che non ci risulta corroborata, salvo smentite, da alcun indirizzo analitico e strategico consistente. Se vi fosse stato un indirizzo analitico e strategico, si sarebbe corso il rischio di mettere a nudo le manchevolezze della precedente gestione di governo, targata PD.

Per cui viene fatto un lungo elenco emendativo di argomenti di vario genere e natura, con l’obiettivo principale di emettere, alla fine del pesante lavoro, il comunicato stampa che i parlamentari hanno congiuntamente emesso in data 7 dicembre 2018.

Un grande casino per niente, parafrasando Shakespeare.

Ora che hanno ottenuto questo mediocre risultato, sarebbe forse opportuno, per loro e per tutti, sedersi, assieme agli altri parlamentari della compagine estero e magari di altri sensibili alle questioni degli italiani all’estero, e forse anche al CGIE, per definire qualche priorità degna di essere sostenuta al Senato. Superando, se possibile, le coordinate di una discussione publica concentrata sull’invasione di immigrati, mentre sono 5 anni che i flussi di emigrazione italiana sono superiori all’immigrazione, nel 2017 di molte volte.

Sia chiaro: i parlamentari, del PD o delle altre forze politiche hanno il diritto di fare e di proporre ciò che vogliono, come previsto costituzionalmente. I cittadini, le forze sociali, le altre rappresentanza istituzionali, hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni e valutazioni.

 

Rodolfo Ricci

(Filef)

 

 

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