La storia dei cinque milioni di veneti che sono emigrati nel mondo vivrà non solo nelle vite delle generazioni che si sono succedute nel tempo, ma anche tra le giovani generazioni della regione di origine. È il risultato del protocollo firmato nei giorni scorsi tra la Regione Veneto, l’Ufficio scolastico regionale e i presidenti del coordinamento e delle associazioni dei veneti nel mondo.
Esprimo grande soddisfazione per questa scelta che rappresenta non solo un giusto riconoscimento per milioni di persone che hanno contribuito con il loro lavoro a sviluppare la terra di partenza e quelle di arrivo, ma anche un’opportunità per far comprendere ai giovani il senso profondo e strutturale delle migrazioni in età contemporanea. Di tutte le migrazioni, la nostra e quella degli altri.
L’esperienza che si avvia nel Veneto apre un varco importante in una prospettiva che coinvolge tutte le regioni e tutti i giovani che frequentano le scuole italiane. È questo il senso della proposta di legge 617 che io ho presentato alla Camera, assieme agli altri eletti del PD, e la senatrice Garavini al Senato, dopo che nelle passate legislature il collega Porta l’aveva a sua volta depositata.
L’insegnamento delle migrazioni è una chiave essenziale per comprendere la contemporaneità. Nella mia proposta si salvaguarda l’autonomia di scelta dei singoli istituti e si propone una metodologia multidisciplinare e interculturale, mediando la formazione attraverso la storia, la letteratura, la geografia, il canto, l’alimentazione, il teatro, il cinema, la multimedialità e le altre espressioni che possano rivelarsi efficaci e vicine ai linguaggi dei ragazzi.
Mi auguro che almeno su queste cose possa calare il tono delle polemiche strumentali e che il passo compiuto dalle istituzioni venete possa portare finalmente ad inserire questo progetto formativo tra quelli verso i quali annualmente si potrà orientare la programmazione scolastica.
Camera dei Deputati
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