“A 68 anni dall’eccidio della miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, dove perirono 262 lavoratori di cui 136 italiani, come ogni anno tutti ricorderanno questa tragedia del lavoro e della emigrazione. Insieme al doveroso omaggio a chi è morto tanti anni fa, tutti indistintamente non solo chi aveva il passaporto italiano, dobbiamo stimolare una riflessione per trasformare il ricordo in una occasione per agire sul presente e cambiare una situazione da tempo drammatica”. Queste le riflessioni della Filef alla vigilia dell’8 agosto Giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
“Il disinteresse dei governi e delle istituzioni che si sono susseguiti negli ultimi 15 anni sul tema emigrazione e sicurezza sul lavoro è pressoché totale”, accusa la Filef. “Nessuna seria riflessione sulle ragioni di una emigrazione di massa in uscita dall’Italia che continua inesorabile. E ancora meno, azioni concrete per rendere circolare il flusso migratorio e agire sulle cause, ormai arcinote. Anzi, con l’autonomia differenziata si andranno ad ampliare i divari tra territori, favorendo ancora di più i flussi migratori in uscita e con ciò proseguendo la desertificazione sociale e culturale di intere aree territoriali, ipotecando le prospettive di crescita futura dell’intero paese. Totale disinteresse sul tema sicurezza sul lavoro”, continua la nota, “con gli ultimi provvedimenti del governo Meloni che peggiorano addirittura un quadro normativo già debolissimo e che garantisce una sostanziale impunità alle imprese in caso di infortuni dei lavoratori”.
“La nostra organizzazione, con la sua rete presente all’estero e in Italia, continuerà a battersi, per migliorare i diritti di tutti e tutte, italiani e non”, assicura la Filef, secondo cui “bisogna far avanzare la consapevolezza che servono poche cose ma chiare per provare a cambiare questo quadro desolante: costruire unità delle vertenze che tanti pezzi di società ogni giorno costruiscono. Unire quello che il capitalismo tende a dividere e mettere in concorrenza, in Italia e all’estero. Elaborare in maniera collettiva un modello di sviluppo antagonista a quello di oggi, che ci ha portato alla catastrofe climatica e che sacrifica la vita di migliaia di lavoratori ogni anno sull’altare del profitto. Promuovere e praticare una vera partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla politica e alla gestione della cosa pubblica. Sono i cittadini a dover decidere i destini del paese e dell’Europa, non le lobby di potere, vecchie e nuove”.
“Altrimenti – conclude la nota – ci ritroveremo ancora e ancora a ricordare migliaia di lavoratori uccisi sul lavoro, senza che questo cambi realmente le cose”.
FONTE: aise
Il testo del comunicato FILEF
Marcinelle 2024: ricordare per cambiare
A 68 anni dall’eccidio della miniera di carbone di Marcinelle, in Belgio, dove perirono 262 lavoratori di cui 136 italiani, come ogni anno tutti ricorderanno questa tragedia del lavoro e della emigrazione .
Insieme al doveroso omaggio a chi è morto tanti anni fa, tutti indistintamente, non solo chi aveva il passaporto italiano, dobbiamo stimolare una riflessione per trasformare il ricordo in una occasione per agire sul presente e cambiare una situazione da tempo drammatica.
Il disinteresse dei governi e delle istituzioni che si sono susseguiti negli ultimi 15 anni sul tema emigrazione e sicurezza sul lavoro è pressoché totale.
Nessuna seria riflessione sulle ragioni di una emigrazione di massa in uscita dall’Italia che continua inesorabile.
E ancora meno, azioni concrete per rendere circolare il flusso migratorio e agire sulle cause, ormai arcinote.
Anzi, con l’autonomia differenziata si andranno ad ampliare i divari tra territori, favorendo ancora di più i flussi migratori in uscita e con ciò proseguendo la desertificazione sociale e culturale di intere aree territoriali e ipotecando le prospettive di crescita futura dell’intero paese
Totale disinteresse sul tema sicurezza sul lavoro, con gli ultimi provvedimenti del governo Meloni che peggiorano addirittura un quadro normativo già debolissimo e che garantisce una sostanziale impunità alle imprese in caso di infortuni dei lavoratori.
La nostra organizzazione, con la sua rete presente all’estero e in Italia, continuerà a battersi, per i migliorare i diritti di tutti e tutte, italiani e non.
Bisogna far avanzare la consapevolezza che servono poche cose ma chiare per provare a cambiare le cose:
Costruire unità delle vertenze che tanti pezzi di società ogni giorno costruiscono.
Unire quello che il capitalismo tende a dividere e mettere in concorrenza, in Italia e all’estero.
Elaborare in maniera collettiva un modello di sviluppo antagonista a quello di oggi, che ci ha portato alla catastrofe climatica e che sacrifica la vita di migliaia di lavoratori ogni anno sull’altare del profitto.
Promuovere e praticare una vera partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla politica e alla gestione della cosa pubblica.
Sono i cittadinə a dover decidere i destini del paese e dell’Europa, non le lobby di potere, vecchie e nuove.
Altrimenti ci ritroveremo ancora e ancora a ricordare migliaia di lavoratori uccisi sul lavoro, senza che questo cambi realmente le cose.
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