Manifesto per le Elezioni Europee 06/2024. Otto punti per un futuro possibile.

Il contesto in cui si svolgeranno le prossime elezioni per il rinnovo del parlamento europeo non è certamente positivo. I venti di guerra spirano alle porte dell’Europa e nel mondo, le forze conservatrici, di destra, se non dichiaratamente fasciste e xenofobe, avanzano in molti paesi con un grande sostegno popolare. Il sentimento di lontananza e di inutilità delle istituzioni europee e le politiche economiche di stampo neoliberale incardinate dall’Unione Europea, ingrossano la marea (prevista) delle astensioni al voto e danno fiato al consenso elettorale verso le destre.

In un contesto così complicato, la rete FILEF ha deciso di provare a sollecitare il mondo politico su 8 punti che riteniamo di particolare importanza, sia nel breve che nel medio periodo, per provare a invertire la rotta.

Dopo aver condiviso il manifesto con diverse forze politiche, abbiamo avuto una interlocuzione con chi ci ha risposto: Il Partito Democratico, Il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra.

Tutti gli incontri hanno sottolineato una vicinanza complessiva ai punti che abbiamo espresso e sono stati un’occasione per confrontarsi anche sul tema più generale delle migrazioni e della situazione sociale in Italia.

Sarebbe opportuno che le nostre organizzazioni all’estero provassero a condividere il manifesto anche con le forze politiche locali dei loro rispettivi paesi di residenza. Sarebbe un modo per aprire delle interlocuzioni positive con il mondo politico e con la comunità italiana e migliorare la nostra visibilità.

Sarà molto importante sensibilizzare i cittadini (tutti) alla partecipazione non solo al voto, ma all’impegno civico e sociale, uno dei pochi antidoti antidoto per provare a costruire un “futuro possibile” e migliore di quello che si prospetta davanti a noi.

Il manifesto  per le Elezioni Europee  Otto Punti per un Futuro Possibile è consultabile a questo link :

Scarica il Manifesto Filef

 

 

 

 

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1 commento

  1. Sono d’accordo con i punti evocati ma a mio modesto avviso manca un punto che, vista la mia esperienza d’insegnante e di ricercatrice nonché di lavoratrine culturale, mi permetto di suggerire: il problema della scarsa diffusione delle problematiche culturali. Mi colpisce la debole sensibilità verso l’identificazione delle politiche culturali delle comunità dei popoli in spostamento, ci sono tante culture che si ignorano o che si vogliono soffocare cultura della propria storia, del paesaggio che sta soffrendo a causa dei cambiamenti climatici e delle peculiartà non messe in evidenza o in studio, la cultura del lavoro, della dignità che caratterizza ogni particolarità (strato di indagine e di ricostruzione dagli strappi dovuti alla indifferenza dei paesi di accoglienza o al fatto che si identificano i migranti solo come forza lavoro e non ricchezza nelle diversità di pensiero, di creatività, di memmoria) stiamo soffocando ogni germoglio di saperi, di conoscenze, di religiosità o spiritualità, uniformizziamo, eliminiamo, creaiamo consumatori non uomini e donne che pero’, conservano le loro culture come fanno i fiumi che per ragioni geologiche s’inabissano e conservano pero’ la loro forza, l’energia nascondendosi alla vista per risorgere e creare a volte problemi di esondazione o di distruzione. Ognuno di noi ha bisogno di comunicare, di raccontare, di esternare il suo mondo profondo e di farne un terreno di confronto, di scambio, di creazione e di innovazione. Nella “nuova” Europa bisognerebbe istituire in ogni scuola un insegnamento di cultura dell’emigrazione, di messa in valore delle proprie vicissitudini collettive e relative ad ogni paese rappresentato nel fenomeno del “viaggio” non della vacanza, ma del rapporto fra le visioni del mondo e della natura che portano alla crescita e al progresso. Alla domanda “ma chi sono questi migranti?” ogni studente dovrebbe saper rispondere con la sua appartenenza, la sua storia, i suoi sogni. Grazie.

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