n°11 – 12/3/2022 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Simone Pieranni*: Hong Kong nel panico per la “quinta ondata”: in due settimane 500mila contagi, a Shanghai torna la didattica a distanza. In due settimane 500mila contagi e 3mila vittime. Sotto accusa la politica zero covid.

02 – Andrea Colombo*: «Economia di guerra? Dobbiamo prepararci» . No, non è ancora economia di guerra e da Versailles Draghi ci tiene a specificarlo

03 – Fabio Tornatore*: Gallese, il borgo bio a energie rinnovabili Alternative. Nel biodistretto della via Amerina e delle Forre, a sud di Viterbo, grazie al progetto ReDream un paese diventa modello di comunità con energia sostenibile.

04 – La Marca (Pd)* a Toronto per la festa della donna promossa da “vibrant women’s voices”

05 – Andrea Colombo*: Gas e petrolio, Draghi: l’Italia ha sottovalutato- Guerra in Ucraina. Il presidente del Consiglio in aula alla camera: «Abbiamo aumentato la dipendenza dalla Russia persino subito dopo l’invasione della Crimea, errore di politica estera ed energetica». Era il 2014, a palazzo Chigi c’era Renzi.

06 – Brevi dal mondo: Sudan, Venezuela, Corea del Sud. Internazionale. Raid dei militari sudanesi alla commissione che indaga le stragi di piazza del luglio 2019. Dialogo in corso, Caracas libera due cittadini statunitensi. Testa a testa nelle presidenziali sudcoreane

07 – Daniela Passeri*: Choc energetico, come evitare la dipendenza dal gas. Energie . La transizione energetica è a un bivio: puntare sulle rinnovabili o investire sui rigassificatori, sul carbone o su nuove estrazioni di gas.

08 – Camilla Desideri*: – In Cile è il momento di Gabriel Boric.

 

 

01 – Simone Pieranni*: HONG KONG NEL PANICO PER LA “QUINTA ONDATA”: IN DUE SETTIMANE 500MILA CONTAGI, A SHANGHAI TORNA LA DIDATTICA A DISTANZA. IN DUE SETTIMANE 500MILA CONTAGI E 3MILA VITTIME. SOTTO ACCUSA LA POLITICA ZERO COVID.

Le pompe funebri di Hong Kong hanno comunicato di essere «al completo» fino a metà aprile: troppi decessi, procedure burocratiche farraginose a testimoniare una situazione che pare sfuggire al controllo delle autorità.
Le immagini che hanno fatto il giro del mondo di cadaveri dentro a borsoni color argento, ammassati nei reparti ospedalieri (foto scattate in precedenza, secondo alcuni funzionari degli ospedali di Hong Kong), rendono l’idea della situazione attuale dell’ex colonia britannica dove ieri si sono segnalati oltre 29mila contagi.
Ma nelle ultime settimane il numero dei contagiati ha superato il mezzo milione (12mila sono operatori sanitari) e i morti sono almeno 3mila. Si tratta di 3,28 morti ogni 100mila cittadini, un tasso di mortalità più alto del Regno Unito nel suo momento pandemico peggiore e prima che iniziassero le vaccinazioni.

Nel marasma dovuto all’emergenza cominciano a girare alcune voci critiche rispetto alla gestione dell’epidemia di Hong Kong fortemente influenzata da Pechino: poche vaccinazioni e politiche drastiche, anziché di convivenza con il virus, devastata dal proliferare dei contagi dovuti alla variante Omicron.

E nella Cina continentale, proprio nel momento in cui si cominciava a parlare di revisione, seppure parziale, graduale e ragionata, della politica «Covid zero» da giorni si registrano numeri di casi superiori a quelli registrati negli ultimi due anni. Ieri erano oltre 500 con il ripristino di tutta una serie di restrizioni che i cinesi speravano di avere ormai superato: a Shanghai si torna in gran parte alla didattica a distanza nelle scuole, nuovo lockdown per i nove milioni di abitanti della città nord-orientale di Changchun.

Per la prima volta, inoltre, da ieri la Cina ha messo sul mercato i test antigenici rapidi, fino ad ora mai autorizzati. In settimana la China Meheco aveva annunciato di aver firmato un accordo con la casa farmaceutica statunitense Pfizer per commercializzare nel Paese la pillola anti-Covid Paxlovid.

La situazione più grave rimane però quella di Hong Kong, da giorni teatro di un aumento vertiginoso dei contagi.

Lo stesso premier cinese Li Keqiang, alla sua ultima conferenza stampa da primo ministro post appuntamento legislativo annuale, ha sottolineato la situazione rischiosa, soprattutto quella di Hong Kong.

Il governo della Cina – ha detto – è «profondamente preoccupato» per la salute dei cittadini a Hong Kong e l’amministrazione locale «deve assumersi la responsabilità primaria nel contenimento del coronavirus». Pechino – ha aggiunto Li – monitora costantemente l’evoluzione del quadro epidemico e presterà «pieno supporto» all’amministrazione di Hong Kong, giudicando positivamente la decisione di rinviare le elezioni per il prossimo capo dell’esecutivo.

Il capo dell’esecutivo dell’isola, Carrie Lam, ha annunciato ieri che le misure di distanziamento sociale e la sospensione dei voli in entrata rimarranno in vigore fino a quando «la quinta ondata non sarà sotto controllo».

Ma le limitazioni, rigide in stile cinese, hanno portato molte persone a lasciare la città: solo domenica si sarebbero registrate almeno cinquemila partenze. Nella conferenza stampa di ieri Carrie Lam ha precisato che la sua amministrazione ha tentato di rispondere alla deriva epidemica «senza precedenti» nel «miglior modo possibile».
Ha inoltre annunciato un rafforzamento della campagna vaccinale, che proseguirà con la somministrazione di dosi a domicilio per i cittadini con problemi di mobilità. Il tasso di letalità tra la popolazione non immunizzata o vaccinata con una sola dose è dell’1,64 per cento, per poi scendere allo 0,06 tra i vaccinati con una o due dosi. Il tasso di mortalità è particolarmente elevato tra gli anziani e si attesta al 2,27 per cento tra gli 80enni e al 10,87 per cento per le persone di età superiore.
*( FONTE Il Manifesto- Simone Pierannni, laureato in Scienze Politiche, nel 2009 ha fondato China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino che collabora con media italiani)

 

02 – Andrea Colombo*: «ECONOMIA DI GUERRA? DOBBIAMO PREPARARCI» . NO, NON È ANCORA ECONOMIA DI GUERRA E DA VERSAILLES DRAGHI CI TIENE A SPECIFICARLO. PERÒ NON SIAMO NEPPURE LONTANISSIMI DA QUEL PASSO, ANZI «BISOGNA ESSERE PRONTI» MA SENZA DARE PER SCONTATO CHE SARÀ NECESSARIA, «ALTRIMENTI AVREMMO GIÀ IL RAZIONAMENTO».
Il premier italiano, in conferenza stampa, parla del suo Paese ma i richiami all’Europa sono continui. Mai come in questo momento la sorte dell’Italia e quella della Ue sono indistinguibili. Il problema di diversificare le fonti energetiche è per tutti essenziale e va affrontato insieme.
Per passare alle rinnovabili a passo di carica bisogna mettere mano non solo ai regolamenti italiani ma anche a quelli comunitari, che sono l’ostacolo principale quando si passa all’altra nota dolente, il comparto agro-alimentare. Dipende dall’Europa anche una delle principali misure su cui conta l’Italia per calmierare le bollette: il tetto al prezzo del gas a metrocubo. Il premier introduce un altro capitolo, in materia di rincari energetici: bisogna distinguere il mercato dell’energia elettrica prodotta dal gas e quello dell’energia da rinnovabili. La prima costa molto più della seconda ma nelle bollette i prezzi sono equiparati. E questa, secondo Draghi, «è la causa principale della lievitazione delle bollette». Infine la proposta di tassare i profitti extra delle società elettriche. Si tratta di un vecchio cavallo di battaglia del premier italiano ma ora è stato fatto proprio anche dalla Commissione e «molti Paesi pensano di perseguire questa strada».

L’Europa è chiamata in causa anche sull’altro fronte: la mancanza di grano tenero e mais, le materie prime scarseggianti. Bisogna rivolgersi a Paesi diversi dalla Russia: per l’agroalimentare Usa, Canada e Argentina mentre per gas e petrolio la caccia è aperta. Significa intrecciare nuove relazioni commerciali e anche per questo, come per tutto dal Patto di stabilità alle leggi sugli aiuti di Stato, dal rifornimento di prodotti agricoli a quello dell’energia, è necessario «rivisitare temporaneamente le regole» e Draghi assicura che la Commissione ne è consapevole.

Della prima e più urgente «rivisitazione», il varo di un Recovery bellico basato su eurobond, per ora non si è parlato. Draghi stesso ha evitato di porre la questione. Sarà la commissione a fare una proposta. Per l’Italia, che ha già sborsato 16 miliardi per fronteggiare la crisi energetica prebellica, è questione sostanziale, non solo perché le famiglie hanno bisogno di sostegno ma perché altrimenti le aziende costrette a chiudere si moltiplicheranno. Sul fronte del debito, almeno per quest’anno, l’Italia non corre rischi grazie all’«acquisito di crescita a dir poco eccezionale» dell’anno scorso, cioè ai risultati certi del 2021. Ma la decisione della Bce di non prolungare i tempi degli acquisti del Quantitative Easing e del Pepp, varato contro la crisi Covid, pesa. La Bce ritiene essenziale prima di tutto contrastare un’inflazione per la quale le previsioni vanno dall’«avverso» (5,9%) al «grave» (7%), anche a costo di penalizzare la ripresa. Una decisione che incide proprio su quella ripresa già rallentata da guerra e sanzioni.

Le quali sanzioni, ripete però più volte Draghi, potrebbero diventare più pesanti: anche perché Biden, rivela l’italiano, le ha indicate come la sola alternativa alla guerra. L’Italia, assicura stentoreo il capo del governo per fugare le ultime ombre di quella esitazione iniziale che Washington aveva sottolineato col pennarello rosso, è prontissima a fare la propria parte. Vuol dire che sullo sfondo resta l’ipotesi sempre meno vaga dell’embargo sul gas e petrolio russo. Con annessa vera «economia di guerra»
*(Fonte Il Manifesto. Andrea Colombo, un giornalista, scrittore e commentatore politico italiana)

 

03 – Fabio Tornatore*: GALLESE, IL BORGO BIO A ENERGIE RINNOVABILI ALTERNATIVE. NEL BIODISTRETTO DELLA VIA AMERINA E DELLE FORRE, A SUD DI VITERBO, GRAZIE AL PROGETTO REDREAM UN PAESE DIVENTA MODELLO DI COMUNITÀ CON ENERGIA SOSTENIBILE.

NUOVE POLITICHE INNOVATIVE, RIFLESSO ANCHE DI UNA MAGGIORE SENSIBILITÀ VERSO L’AMBIENTE, IN UNA VISIONE DI COMUNITÀ, OGGI POSSONO TRASFORMARE UN ANTICO BORGO DI 2.800 ABITANTI, COME TANTI CE NE SONO NELLE PROVINCE ITALIANE, IN UN LABORATORIO CHE GUARDA A UN FUTURO SOSTENIBILE IN GRADO DI INTEGRARE REALTÀ AGRICOLE BIOLOGICHE E TRANSIZIONE ENERGETICA, CONCRETEZZA DELLA TERRA E L’IMPALPABILITÀ DEI DATI DIGITALI.

NEL BIODISTRETTO della via Amerina e delle Forre, nel sud della provincia di Viterbo, il comune di Gallese sta evolvendo verso un modello di comunità energetica alimentata da fonti rinnovabili che implementerà gli attuali 500 chilowatt di fotovoltaico presenti tra pubblico e privato con ulteriori 100, destinati questi ad essere condivisi, grazie anche al progetto europeo ReDream. Un progetto che punta alla lettura digitale dei consumi, lo sviluppo di un’app che ne fornisca i dati e la loro gestione sostenibile da parte dei cittadini.

«IL BIODISTRETTO È NATO per sostenere le realtà agricole della zona in un’ottica di gestione sostenibile delle risorse – spiega Famiano Crucianelli, presidente del biodistretto – negli anni ci siamo impegnati per realizzare strategie e obiettivi nel campo del ciclo dei rifiuti, nell’uso dei fitofarmaci e nella gestione delle risorse energetiche. Le aziende biologiche sono state la spinta propulsiva per la sua costituzione». I nuovi 100 chilowatt di pannelli solari a Gallese, 120 mila all’anno, si traducono in oltre 63 mila chilogrammi di CO2 risparmiati ogni 12 mesi per tutti. Di questi impianti fotovoltaici buona parte saranno di un’azienda avicola biologica.

IL PROGETTO REDREAM, finanziato dall’Unione Europea nel contest Horizon 2020, propone un modello energetico basato sull’autoconsapevolezza, l’autoproduzione e la gestione condivisa dei consumi. «Partiamo dalla sperimentazione di apparecchi da installare negli impianti dei cittadini per raccogliere i dati sui consumi elettrici» spiega Andrea Ferrante, coordinatore del progetto ReDream per la cittadina di Gallese, l’unico sito italiano dei quattro che partecipano al bando.

«L’IDEA È QUELLA DI FAR COINCIDERE la curva di produzione dell’energia da fonti rinnovabili con la curva dei consumi. I dati raccolti vengono trasferiti sul Cloud e, attraverso una app, il cittadino potrà vedere istante per istante quanto consuma e gestire in modo efficiente l’energia. All’interno delle bollette della corrente elettrica infatti gli oneri di trasporto incidono notevolmente sul costo: trasportare la corrente attraverso grossi cavi di alta tensione, con enormi dispersioni, da zone spesso lontane, è fonte di un grosso spreco energetico, molto oneroso per il produttore e per l’ambiente. Ecco perché, per esempio, per ogni chilowatt/ora (kWh) prodotto da fonti rinnovabili e immesso nella rete elettrica nazionale il gestore paga un incentivo di 4 centesimi di euro, mentre per ogni kWh prodotto e utilizzato dallo stesso produttore vengono pagati 18 centesimi».

AL PROGETTO REDREAM PARTECIPANO 4 siti pilota in Europa: la comunità energetica di Gallese in Italia, all’interno del Biodistretto della via Amerina e delle Forre, la Cooperativa per l’energia verde di Varazdin in Croazia, in Spagna, capofila del progetto, il monitoraggio verrà effettuato in Castilla y Leon con la cooperativa EnergÉtica e nel Regno Unito, nella città di Bath, contea di Somerset, dalla comunità Bath & West Community Energy. I siti demo pilota sono 4, mentre 8 le nazioni coinvolte, 3 diverse zone climatiche, 7,2 milioni di euro il budget complessivo del progetto e almeno 700 devono essere i consumatori di prova che prenderanno parte al progetto. Nel 2023 si prevede l’introduzione nel mercato.

GALLESE È UN PAESE IMMERSO nelle campagne della bassa Tuscia, all’interno del Biodistretto della via Amerina e delle Forre, il quale comprende 13 comuni (Civita Castellana, Castel Sant’Elia, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Nepi, Orte, Vasanello, Calcata, Vignanello, Vallerano e Canepina).

GALLESE RAPPRESENTA LA PRIMA comunità energetica del Biodistretto e la volontà dei comuni coinvolti è quella di unirsi in un insieme di comunità energetiche, mettendo in rete potenzialità, risorse e consumi. «Con l’allargamento della comunità energetica – prosegue Crucianelli – al Biodistretto si arriverebbe a 70 Mw da fonti pulite e rinnovabili. Gallese infatti produce 20 megawatt da una centrale idroelettrica sul Tevere, mentre il grosso della produzione da solare (50Mw) si trovano tra Nepi, Orte e Civita Castellana.

IL 14 MARZO CI SARÀ UN INCONTRO, nel comune di Corchiano, per parlare delle comunità energetiche nel Biodistretto, con l’assessore alla transizione ecologica della Regione Lazio Roberta Lombardi».

DURANTE L’INCONTRO SI PARLERÀ peraltro dell’intenzione paradossale della Sogin, società di Stato che si occupa delle scorie nucleari, di inserire due siti di stoccaggio di rifiuti radioattivi nella cittadina di Corchiano, proprio nel cuore del Biodistretto della via Amerina. Intenzione già respinta al mittente dalla comunità e contro la quale si annunciano tempi di rivolta.
*(Fonte, IL Manifesto, Fabio Tornatore, Collaboratore Esterno – Corriere di Viterbo)

04 – LA MARCA (PD)*: A TORONTO PER LA FESTA DELLA DONNA PROMOSSA DA “VIBRANT WOMEN’S VOICES”
“Partecipare alla Giornata internazionale della Donna nella mia città mi riempie di gioia. Dopo due anni di blocco delle attività sociali a causa della pandemia, finalmente, siamo tornate ad incontrarci di persona, a condividere esperienze e vissuti, a riprendere il filo di discorsi interrotti, a uscire dall’isolamento imposto dalle misure restrittive. Grazie a Marisa Agostini di “Vibrant Women’s Voices” per aver promosso questo appuntamento, realizzato in collaborazione con il Comites e Villa Charities” – ha dichiarato l’on. La Marca, salutando le donne convenute al Columbus Centre di Toronto.
“Our Voices Our History” è il titolo evocativo della serata che ha alternato sapientemente racconti, musica e poesia. Protagoniste del programma sono state le storie di donne italiane di diverse generazioni narrate attraverso le trame complesse e variegate dell’esperienza migratoria, delle nuove mobilità, dell’integrazione, del mondo del lavoro, dell’inclusione sociale e dei divari di genere.
“Le donne, in tutto il mondo, hanno sorretto il peso maggiore della pandemia in tutti gli ambiti di riferimento: da quello sociale a quello economico, da quello scolastico a quello della formazione, da quello sanitario a quello della cura. Nei lunghi mesi di lockdown, poi, siamo stati testimoni di una inaccettabile crescita della violenza domestica e dei femminicidi. Ma non dobbiamo arrenderci e dobbiamo agire per superare le diseguaglianze che ancora oggi segnano la vita delle ragazze e delle donne”, ha ricordato l’on. La Marca. Concludendo il suo intervento, la deputata ha invitato a dedicare la Giornata “a tutte le donne che nel mondo combattono contro guerre, violenze e intollerabili ingiustizie. In particolare, alle donne ucraine travolte da una guerra violenta e sconvolgente, le cui prospettive non possono che preoccuparci profondamente. Come donne italo-canadesi, forti di una storia fatta di difficoltà e di tenacia, sosteniamo queste nostre sorelle con azioni di concreta solidarietà”.
*(On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America- Electoral College of North and Central America)

 

05 – Andrea Colombo*: GAS E PETROLIO, DRAGHI: L’ITALIA HA SOTTOVALUTATO- GUERRA IN UCRAINA. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN AULA ALLA CAMERA: «ABBIAMO AUMENTATO LA DIPENDENZA DALLA RUSSIA PERSINO SUBITO DOPO L’INVASIONE DELLA CRIMEA, ERRORE DI POLITICA ESTERA ED ENERGETICA». ERA IL 2014, A PALAZZO CHIGI C’ERA RENZI

Mario Draghi sarà in Parlamento il 23 marzo, per le sue comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo del 24 e 25 del mese. Sempre che non succeda prima qualcosa che imponga di riferire alle camere. Con una guerra in corso e un lasso di tempo così lungo è probabile che succeda: ieri sera la capogruppo del Pd alla camera, Debora Serracchiani, ha già chiesto al governo di riferire sul bombardamento di ieri sull’ospedale pediatrico di Mariupol. Altrimenti il 23 sarà l’occasione per fare il punto non solo sulla situazione in Ucraina ma anche, forse soprattutto, sulla strategia con la quale Italia ed Europa sperano di fronteggiare l’impatto di una crisi economica che si profila molto pesante.

Il presidente del Consiglio ne ha già parlato ieri, rispondendo a Montecitorio a una raffica di interrogazioni che riguardavano tutte salvo una proprio la reazione dell’Italia di fronte alla crisi. Draghi è apparso ben consapevole del problema e delle sue dimensioni, ha anzi aggiunto lui un capitolo molto dolente, quello del comparto agro-alimentare. Perché non c’è solo l’energia ma anche il blocco agli approvvigionamenti di grano tenero e di mais, che paralizza la produzione italiana. Su tutti i fronti, a partire da quello essenziale dell’energia, la formula di Draghi passa per una porta stratta, quella delle semplificazioni, in Italia e a livello comunitario: «Considerazioni giustificate in un contesto normale non lo sono in questo momento d’emergenza. La transizione non è solo approvvigionarsi in più di gas. È anche riuscire a capire che bisogna sospendere certe norme in un periodo di guerra». E certe altre andrebbero forse eliminate del tutto, perché il «grosso ostacolo», sull’accelerazione delle rinnovabili, «è rappresentato dai procedimenti autorizzativi e se non lo superiamo non andiamo da nessuna parte».

Per il resto l’elenco di palazzo Chigi non è diverso da quanto già annunciato e illustrato. Bisogna diversificare le fonti di approvvigionamento, perché la crisi ha colto l’Italia del tutto impreparata e nelle condizioni peggiori, con una dipendenza dal gas russo aumentata anche dopo l’annessione della Crimea, dunque con una miopia politica, in questo caso del governo Renzi, che Draghi non esita a denunciare. Quindi aumento della produzione di gas italiano, rigassificatori, ricerca sulla fusione nucleare ma soprattutto accelerazione drastica sulle rinnovabili, sempre che si riesca a superare la giungla della burocrazia. E lo stesso problema si pone per l’agricoltura, anche se qui l’ostacolo non sono le autorizzazioni ma i regolamenti comunitari, inadeguati per la rapidità imposta dai tempi.
Sui ristori per il caro energia, Draghi rivendica lo stanziamento di 16 miliardi e la riduzione al 5% dell’Iva. Numeri «impensabili» in altri momenti e che ora, invece, «non sono sufficienti» per garantire sostegno alla famiglia e sopravvivenza alle imprese. Ma la situazione è in divenire e la sensazione è che una strategia vera ancora non ci sia. Per ora il Pnrr resta quello che è, anche se potrebbe esserne chiesta la modifica in seguito. La clausola di salvaguardia europea non scatterà all’inizio dell’anno prossimo come previsto, ma sui percorsi futuri si procede al buio. Perché in realtà non si può fare altro. La sola cosa certa è che le sanzioni «prevedibilmente non dureranno poco e per durare devono essere sostenibili».
*( Fonte Il Manifesto di Andrea Colombo, è un giornalista, scrittore e commentatore politico italiano)

06 – Brevi dal mondo: Sudan, Venezuela, Corea del Sud. Internazionale. Raid dei militari sudanesi alla commissione che indaga le stragi di piazza del luglio 2019. Dialogo in corso, Caracas libera due cittadini statunitensi. Testa a testa nelle presidenziali sudcoreane

SUDAN, RAID MILITARE ALLA COMMISSIONE CHE INDAGA LE STRAGI
Le forze militari sudanesi hanno compiuto un violento raid nella sede della commissione chiamata a indagare i massacri del luglio 2019 contro i manifestanti per la democrazia, centinaia i morti. Attività sospese. Secondo la testimonianza del presidente della commissione, Nail Adeeb, le forze di sicurezza sono entrate nell’edificio e lo hanno occupato, cacciando i dipendenti. Un testimone parla di un’operazione congiunta dell’esercito e delle famigerate Rapid Support forces, la milizia paramilitare responsabile dei massacri di piazza. La commissione è stata più volte criticata dagli attivisti sudanesi per la lentezza nel giungere a una conclusione dell’indagine.

DIALOGO IN CORSO, CARACAS LIBERA DUE STATUNITENSI
Sembra proseguire il dialogo tra Washington e Caracas dopo il viaggio di una delegazione del presidente Biden in Venezuela per discutere di un allentamento delle sanzioni in cambio di greggio (per sostituire il gas russo). Ieri il governo venezuelano ha liberato due cittadini statunitensi detenuti nelle proprie carceri: Gustavo Cardenas, della Citgo oil, arrestato insieme ad altri cinque funzionari nel 2017 per corruzione; e Jorge Alberto Fernandez, turista accusato di terrorismo per aver portato con sé con un drone nel 2021. Festeggia Biden («Li riportiamo a casa») ma non dà dettagli. I due sono tornati negli Usa già ieri.

COREA DEL SUD, TESTA A TESTA ALLE PRESIDENZIALI
Testa a testa alle elezioni presidenziali coreane ma con un candidato considerato leggermente in vantaggio, a sorpresa. Lee Jae-myung, del Partito democratico, ieri sera appariva infatti più vicino alla vittoria nei confronti del rivale conservatore Yoon Suk-yeol, che i sondaggi della vigilia davano per favorito. Con il 20 per cento delle schede conteggiate a livello nazionale, infatti, a Lee viene accreditato dalla Commissione elettorale nazionale (Nec) il 49,85 per cento dei voti contro il 46,92 per cento dell’esponente del Potere dei nazionali (Ppp).

 

07 – Daniela Passeri*: CHOC ENERGETICO, COME EVITARE LA DIPENDENZA DAL GAS. ENERGIE . LA TRANSIZIONE ENERGETICA È A UN BIVIO: PUNTARE SULLE RINNOVABILI O INVESTIRE SUI RIGASSIFICATORI, SUL CARBONE O SU NUOVE ESTRAZIONI DI GAS.
Liberarsi dal gas russo o liberarsi dal gas? Con la guerra in Ucraina e i prezzi di gas e petrolio fuori controllo, la transizione energetica è giunta ad un bivio. Il governo può scegliere di accelerare fortemente lo sviluppo delle fonti rinnovabili, con il duplice obiettivo di garantirsi indipendenza energetica e taglio delle emissioni di CO2, come chiede Elettricità Futura (Confindustria), il salotto buono dell’impresa elettrica italiana, pronto a investire 85 miliardi nei prossimi 3 anni per tagliare il 20% delle importazioni di gas. Oppure può imboccare la via di nuovi investimenti sui rigassificatori, di incrementi della capacità produttiva a carbone, dell’estrazione del gas nazionale, e via con le fonti fossili, senza progressi verso la riduzione strutturale della vulnerabilità energetica, con passi indietro nel processo di decarbonizzazione, rischiando investimenti che in pochi anni potrebbero diventare stranded assests, ovvero beni «incagliati», che si svalutano perché superati.

La richiesta di Elettricità Futura di autorizzare subito impianti di fonti rinnovabili per 60 GW di potenza da realizzare nei prossimi 3 anni con un investimento di 85 miliardi di euro servirebbe a tagliare del 20% le forniture di gas russo. Secondo i calcoli di Elettricità Futura, i 90 TWh di energia elettrica rinnovabile che si potrebbero produrre con i 60 GW di impianti costerebbero 6 miliardi al prezzo delle ultime aste del GSE di 65€/MWh, mentre oggi, con il prezzo del gas alle stelle (il Prezzo Unico Nazionale è sui 450€/MWh) il costo è 41 miliardi. Inoltre, altri studi di settore indicano anche una forte riduzione dei costi degli impianti fotovoltaici (-77% rispetto al 2014) ed eolici (-49% rispetto al 2014).

Per scongiurare gli effetti di una ipotetica chiusura dei rubinetti da parte della Russia – ma per ora il gas continua a fluire – il governo sta correndo ai ripari firmando nuovi contratti di forniture di gas che arriverà attraverso i metanodotti che ci collegano ad Algeria, Libia e Azerbaijan e valutando la possibilità di creare nuovi rigassificatori (si torna a parlare di Porto Empedocle, ma anche di Gioia Tauro) per aumentare gli acquisti di Gnl, il gas naturale liquefatto che può essere trasportato con le navi metaniere da qualsiasi parte del mondo, anche dagli Stati Uniti dove si produce prevalentemente shale gas che si estrae con il metodo molto inquinante della fratturazione idraulica (fraking).

SECONDO GLI ESPERTI DI ECCO, un think tank italiano indipendente su clima ed energia, per mettere in sicurezza il paese non servirebbero nuovi rigassificatori, sarebbe sufficiente sfruttare al massimo quelli che abbiamo. Nel report «Come dimezzare la dipendenza dal gas russo con risparmio e rinnovabili» scrivono che «il grado di utilizzo dei 3 rigassificatori italiani (Livorno, Rovigo e La Spezia) ha ancora un margine di aumento di circa il 20% rispetto all’utilizzo del 2020 (dati Arera». I tre impianti sono localizzati al Centro-Nord, quindi averne uno, o più di uno, al Sud può fare comodo a diversi settori produttivi. Sono sottoutilizzati anche i gasdotti non russi di Passo Gries, Mazara del Vallo e Gela (16%, 24% e 45% rispettivamente nell’anno 2019-2020).

«La politica degli ultimi 4-5 governi italiani ha puntato a voler fare dell’Italia un vero e proprio hub europeo del gas – spiega Luca Iacoboni, responsabile delle politiche nazionali di Ecco – e questo ci ha resi estremamente dipendenti da questa fonte e quindi vulnerabili. Per questo noi sosteniamo che è urgente un cambiamento strutturale delle politiche energetiche. L’obiettivo non è sopravvivere a una possibile crisi per un taglio delle forniture del gas russo, ma eliminare progressivamente l’utilizzo del gas che è stata la fonte di transizione dal 1990 al 2000 e oggi non può più essere considerata tale oggi anche per questioni di sicurezza, oltre che per affrontare la crisi climatica».

OGGI E DOMANI AL VERTICE INFORMALE dei capi di stato di governo convocato a Versailles si discute la Comunicazione della Commissione europea REPowerEU: azione congiunta per un’energia a buon mercato, sicura e sostenibile, anticipata nei giorni scorsi al Parlamento europeo. Per affrontare la crisi energetica l’UE chiede di diversificare le fonti di approvvigionamento, utilizzare più Gnl, più biometano, aumentare la produzione da rinnovabili velocizzando le autorizzazioni degli impianti e di migliorare l’efficienza energetica. «Nel concreto, questa Comunicazione propone di sostituire la dipendenza dal gas russo con la dipendenza dal gas di altri paesi, mentre non ci ho trovato nessuna azione prioritaria mirata all’efficienza energetica. Ogni punto percentuale di aumento dell’efficienza energetica fa diminuire del 2,6% il consumo di gas, oltre a creare posti di lavoro e contribuire alla salvaguardia del clima – commenta la parlamentare europea del Verdi Eleonora Evi – con una guerra in corso che stiamo finanziando con l’acquisto di gas e petrolio russi, mi sarei aspettata misure più incisive e veloci. Perché dobbiamo aspettare fino a giugno per l’iniziativa sui Tetti solari per dispiegare il più possibile il fotovoltaico? Il gruppo dei Verdi aveva proposto di destinare l’1% del Pil di ogni stato membro a efficienza energetica e rinnovabili, ma questi obiettivi non ci sono nel documento. Noi chiediamo da tempo anche un provvedimento mirato all’indipendenza energetica dell’Europa, un tema di cui si inizia a parlare, ma ancora in modo troppo cauto».

LE MISURE DELLA COMMISSIONE ricalcano il piano in 10 punti suggerito dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) pubblicato la scorsa settimana dove, tra le altre cose, non si menziona il carbone e si suggerisce agli stati di tassare temporaneamente gli extra-profitti delle aziende energetiche (tutte, anche le rinnovabili) per calmierare le bollette di imprese e cittadini: da questa azione si potrebbero ricavare 200 miliardi di euro da redistribuire.

Inoltre, la Commissione annuncia di voler indagare sul comportamento potenzialmente distorsivo della concorrenza di Gazprom che nei mesi scorsi ha diminuito i suoi stoccaggi di gas al 16% (mentre gli altri stoccaggi sono al 44%), per poi incrementare il suo flusso di gas nelle ultime settimane, con un tempismo un po’ sospetto.

GLI INTERROGATIVI GENERATI DA QUESTO CHOC energetico non finiscono qui: la deputata di Leu Rossella Muroni ha presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare sui contratti pluriennali delle forniture di gas per capire come si formano i prezzi del gas e a cosa vengono indicizzati i prezzi, se alle quotazioni del petrolio (aumentato del 57%) o a quelle del mercato spot del gas (+ 389 %), per capire chi sta facendo effettivamente gli extra-profitti.

«Qui bisogna rendersi conto che l’interesse collettivo non corrisponde più a quello di Eni. Il governo deve prendere un’iniziativa. Il vero problema è la trasparenza, che assolutamente non c’è – dice Muroni, ancora senza una risposta dal governo – io credo che il Parlamento sia il luogo dove questo meccanismo deve essere spiegato. Altrimenti servirà una Commissione parlamentare d’inchiesta dedicata. C’è in gioco la sicurezza del paese ma anche una filiera industriale, quella delle rinnovabili, che non riesce a svilupparsi perché mancano certezze e prospettive. Con questa crisi rischiamo di tornare indietro di 30 anni. Io rimango stupita quando sento che c’è una parte di Confindustria così arretrata da proporre di rallentare la transizione ecologica. Questa è una posizione che sfida anche noi ecologisti: forse non abbiamo dialogato abbastanza in questi anni».

A una interrogazione simile presentata dai deputati Vallascas e Vianello (M5S) in cui si chiedevano il numero dei contratti a lungo termine, il quantitativo di gas per ogni contratto e i metri cubi previsti per ogni punto di ingresso, la sottosegretaria Gava ha risposto che «sotto molteplici profili, innanzitutto per preminenti ragioni di sicurezza, oltre che per ragioni di tutela di dati sensibili, anche sotto il profilo commerciale, si ritiene non opportuno fornire indicazioni così puntuali»
*(Fonte Il Manifesto, Daniela Passeri, attiva nei Gruppi di Acquisto Solidale e … Per 20 anni giornalista, oggi tiene corsi su Sostenibilità ambientale e cibo )

 

08 – Camilla Desideri*: IN CILE È IL MOMENTO DI GABRIEL BORIC. COMINCIA OGGI IN CILE IL GOVERNO DI GABRIEL BORIC, IL PIÙ GIOVANE PRESIDENTE DELLA STORIA DEL PAESE – HA COMPIUTO DA POCO 36 ANNI – E RAPPRESENTANTE DI UNA SINISTRA EMERSA CON IL MOVIMENTO STUDENTESCO DEL 2011 E POI CON LE PROTESTE SOCIALI CONTRO LE PROFONDE DISUGUAGLIANZE SCOPPIATE NELL’OTTOBRE DEL 2019. Una particolarità dei primi mesi del suo mandato sarà la convivenza con l’assemblea costituente, che sta lavorando intensamente per presentare una proposta di costituzione. Almeno fino a questo momento, la nuova carta cambierebbe notevolmente l’impianto istituzionale cileno che risale alla dittatura del generale Augusto Pinochet.

Il tempo corre veloce e l’assemblea, che si è insediata la scorsa estate, si scioglierà il 4 luglio, come previsto dalla legge. L’organo è composto da sette commissioni tematiche che devono scrivere le loro proposte, approvarle a maggioranza semplice e poi presentarle all’assemblea plenaria, dove dovranno essere approvate dai due terzi dei costituenti. Il testo finale sarà poi sottoposto a un referendum, probabilmente il prossimo settembre. Tra gli articoli approvati finora ci sono quelli che riconoscono l’autonomia politica, economica e amministrativa delle varie regioni e dei territori indigeni.

Il destino della presidenza di Boric, il suo successo o insuccesso, è strettamente legato a quello della costituente, dove le persone vicine alla sinistra sono la maggioranza, anche tra gli indipendenti. Il nuovo presidente dovrà anche fare i conti con la crisi economica causata dalla pandemia, con la pressione migratoria nel nord del paese, che ha dato luogo a episodi razzisti e xenofobi soprattutto nella città settentrionale di Iquique, e con il conflitto mapuche nella regione dell’Araucanía, nel sud del paese. Senza tralasciare ovviamente le questioni legate ai diritti umani e alle violazioni commesse durante le proteste del 2019, in particolare dal corpo di polizia dei carabineros, di cui molti elettori di Boric chiedono una riforma strutturale.

IN CERCA DI UN EQUILIBRIO
Sul suo governo ci sono grandi aspettative, soprattutto quelle di un movimento che prima dell’inizio della pandemia era sceso in piazza per protestare contro le profonde disuguaglianze del paese e per chiedere una riforma della sanità, dell’istruzione e del sistema previdenziale in mano ai provati. Boric dovrà essere abile a bilanciare le esigenze di un rinnovamento profondo con quelle di molti altri cileni e cilene che non l’hanno votato e vedono con timore la sua presidenza. Come ha scritto il giornalista Cristian Ascencio, per il presidente uno dei compiti più difficili “sarà trovare un equilibrio tra chi si aspetta dei cambiamenti radicali, in sintonia con lo spirito di rinnovamento delle proteste dell’ottobre 2019, e chi vuole costruire un Cile più giusto ma non condanna l’apertura economica verso il mondo. Senza che questo significhi creare un apparato statale onnipotente”.

Intanto Boric ha già dimostrato di essere sensibile alla crisi climatica e alle questioni di genere, prendendo in modo chiaro le distanze da una sinistra populista e autoritaria che governa in altri paesi della regione, in particolare dal Venezuela e dal Nicaragua. Secondo alcuni commentatori, la sua presidenza si avvicinerà a quella di José “Pepe” Mujica in Uruguay, con politiche progressiste e rispettose delle istituzioni. Un altro dato certo è che il suo governo, formato più da donne che da uomini, avrà una chiara impronta femminista: “Quello che voglio chiedere, in particolare agli uomini della mia squadra, è di prendere la questione sul serio”, ha detto il presidente qualche giorno prima di insediarsi. “Far parte di un governo femminista significa cambiare il modo in cui ci relazioniamo alle cose e in cui osserviamo il mondo”.
Il ministero per la donna e la parità di genere sarà guidato dalla giornalista e attivista Antonia Orellana, 32 anni, che ha lavorato nella Red chilena conta la violencia hacia las mujeres, un’organizzazione che si batte contro la violenza sulle donne. Con il presidente cileno Orellana condivide da tempo la passione politica e la militanza, oltre a far parte entrambi di un piccolo partito, Convergencia social, che meno di un anno fa è riuscito a raccogliere le firme necessarie per la candidatura alla presidenza di Boric. Riguardo alla situazione delle donne in Cile, Orellana ha detto in un’intervista al quotidiano spagnolo El País che il paese vive una profonda contraddizione, perché da una parte le donne hanno accesso a posizioni importanti, ma dall’altra questi spazi di potere e privilegi riguardano solo una minoranza di persone. Un obiettivo di questo governo, crede, sarà “aprire una finestra di dialogo attraverso cui le donne di età diversa e provenienza sociale e culturale differenti potranno collaborare per ottenere risultati concreti”. Dimostrando così che l’attivismo non si ferma al momento della protesta, ma si traduce in cambiamenti.
È un buon punto di partenza.
*( Camilla Desideri, giornalista di Internazionale)

Visits: 232

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.