n° 32 del 07/08/2021 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Segreteria Deputate PD Estero – Francesca, Angela*:  Quartapelle, Schirò, La Marca e Vecchi (Pd): bene l’approvazione della commissione bicamerale per gli italiani nel mondo. Il pd è impegnato a concludere il percorso della riforma in tempi brevi anche al senato.

02 – On. Angela Schirò*: (PD) – commissione parlamentare per gli italiani nel mondo: approvata alla camera. Ora il senato faccia la sua parte. Questa deve essere la legislatura della bicamerale.

03 – On. Francesca La Marca(Pd)*: L’Italia riparte, con speranza e ottimismo!

04 –  Roberto Ciccarelli*: L’INCHIESTA. Capitalismo e pandemie: Il rapporto rimosso

Filosofia . Ecologia politica

05 – Brevi dal mondo: Etiopia, Egitto, Turchia, Stati uniti. Internazionale. Il fiume Setit porta decine di corpi dal Tigray al Sudan, Addis Abeba parla di fake news. Intervista “sbagliata”, l’Egitto arresta un giornalista qatariota di al Jazeera. In Turchia 20 femminicidi solo a luglio, 177 dall’inizio dell’anno. Il governatore di New York Cuomo accusato di molestie, lo ammette anche lui

06 – Pier Giorgio Ardeni *: IL COMMENTO DELLA SETTIMANA.

07 – Serena Console*: Smemoratezze atomiche, bufera su Cio e Suga. Giappone. Bach ha rifiutato il minuto di silenzio alle Olimpiadi per ricordare le vittime delle bombe Usa. Il premier dimentica una frase nel discorso. Per gli abitanti di Hiroshima i giochi avrebbero speculato sulla tragedia.

 

 

01 – Segreteria Deputate PD Estero – Francesca, Angela*:  QUARTAPELLE, SCHIRÒ, LA MARCA E VECCHI (PD) – BENE L’APPROVAZIONE DELLA COMMISSIONE BICAMERALE PER GLI ITALIANI NEL MONDO. IL PD È IMPEGNATO A CONCLUDERE IL PERCORSO DELLA RIFORMA IN TEMPI BREVI ANCHE AL SENATO.

L’approvazione nella commissione Esteri della Camera, in sede legislativa, del testo unificato relativo alla istituzione della Commissione parlamentare sugli italiani nel mondo rappresenta un concreto atto di assunzione di responsabilità verso le Comunità italiane nel Mondo.

A nessuno può sfuggire l’importanza della creazione di un organismo autorevole per la sua composizione e per la sua trasversalità politica. Esso potrà studiare il fenomeno emigratorio nella sua dimensione più profonda, monitorare i nuovi flussi di mobilità, interloquire con il governo sulle scelte in questo campo, focalizzare le politiche culturali e valutare quelle di promozione dell’internazionalizzazione nel quadro della proiezione globale del Sistema Paese.

Insomma, ci sarà un osservatorio diretto sulla comunità degli italiani nel mondo e una leva di sostegno delle azioni ad essa rivolte nell’interesse sia dei destinatari che del Paese, vitalmente interessato a trovare nella dimensione globale le condizioni della sua ripresa e del suo rilancio.

Ora toccherà al Senato fare la sua parte. Il PD, che è stato il primo partito a riprendere questa iniziativa nelle ultime legislature, farà interamente la sua parte anche nell’altro ramo del Parlamento, affinché questa legislatura sia quella della nascita della Bicamerale per gli italiani nel mondo.

Ringraziamo il Presidente della Commissione Esteri On. Piero Fassino per la convinzione e lo spirito unitario con cui ha consentito di raggiungere questo importante obiettivo.

*(Lia Quartapelle, Angela Schirò, Francesca La Marca (Deputate PD) – Luciano Vecchi (Responsabile del PD Italiani nel Mondo)

 

02 – On. Angela Schirò*: (PD) – COMMISSIONE PARLAMENTARE PER GLI ITALIANI NEL MONDO: APPROVATA ALLA CAMERA. ORA IL SENATO FACCIA LA SUA PARTE. QUESTA DEVE ESSERE LA LEGISLATURA DELLA BICAMERALE.

Oggi la Commissione esteri della Camera ha approvato all’unanimità in sede legislativa il testo unificato della proposta di legge sulla “Istituzione di una commissione parlamentare per gli italiani nel mondo”.

Una prima e concreta risposta alla riduzione dei rappresentanti della circoscrizione estero, che continuo a ritenere una decisione sbagliata, ingiusta per gli italiani all’estero, controproducente per gli interessi del nostro paese nel mondo.

Ma è tempo di guardare avanti e con questa approvazione stiamo già guardando avanti.

Ora tocca al Senato. Ai colleghi senatori e a tutte le forze politiche dico soltanto una cosa: fare presto. Questa deve essere la legislatura della bicamerale per gli italiani nel mondo.

Come presentatrice di una delle proposte di legge unificate nel testo approvato, credo di poter esprimere soddisfazione per aver concorso a questo risultato. Continuerò a lavorare perché la rappresentanza degli italiani all’estero sia rafforzata ad ogni livello.

*(Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42

00186 ROMA – Tel. 06 6760 3193 – Email: schiro_a@camera.it)

 

03 – On. Francesca La Marca(PD)*: L’ITALIA RIPARTE, CON SPERANZA E OTTIMISMO!

Cari amici,

Tra qualche giorno il Parlamento si fermerà per la tradizionale pausa di agosto.

Siamo appena usciti dal delicato  passaggio dell’approvazione alla Camera della riforma della giustizia penale, una prova che si è sempre rivelata molto ardua sia per la particolarità della materia che per la sensibilità delle forze politiche. Ma è valsa la pena fare questo sforzo, che pure ha creato qualche tensione nella maggioranza. Se il Senato alla ripresa confermerà la riforma si saranno finalmente ridotti i tempi dei processi.

Gli auguri di una buona estate non sarebbero stati convinti se non avessimo dovuto superare tanti ostacoli che la pandemia ha posto sulla strada del ritorno degli italiani nel loro Paese.

Prima c’è voluto tanto lavoro, anche personale, nei confronti dei Ministri Speranza (Salute) e Di Maio (Esteri) e del Commissario Generale Figliuolo per facilitare la mobilità con il Nord America, superando una lunga quarantena.

Poi abbiamo lavorato per consentire agli iscritti Aire presenti in Italia di vaccinarsi e di ottenere il certificato vaccinale (Green Pass) che consente di muoversi liberamente, come coloro che sono iscritti nel servizio sanitario nazionale. Questioni che sono state risolte positivamente con appositi programmi.

C’è poi il problema riguardante i connazionali che, vaccinati all’estero, giustamente chiedono il “Green Pass” per potersi muovere liberamente in Italia. Anche in questo caso, i ministri che ho interpellato hanno garantito che le attestazioni vaccinali rilasciate dalle autorità dei paesi di residenza varranno anche in Italia. E per molti Paesi è già così. Sto insistendo, tuttavia, perché gli interessati possano scaricare il “Green Pass” come tutti gli altri.

Questo deve avvenire, naturalmente, in un rapporto diretto con le autorità sanitarie italiane, escludendo la via crucis nei consolati. Sì, perché la situazione degli accessi negli uffici consolari è diventata insostenibile, soprattutto dopo la pandemia che ha acutizzato i problemi cronici della nostra rete.

Il mio impegno prioritario in questa seconda fase di legislatura sarà proprio rivolto a riattivare la funzionalità dei nostri uffici consolari e restituire ai connazionali i diritti che loro spettano nei confronti dello Stato. Senza distinzione di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Sarà una dura battaglia perché ci vogliono risorse e personale, ma la dobbiamo combattere con convinzione.

Tra meno di un mese, infine, dovrebbero essere indette le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all’estero (COMITES). La situazione nel mondo è ancora grave sia per i rischi di contagio che per le disfunzioni nei consolati.

Avrei preferito che le elezioni fossero spostate in primavera per fare una cosa meglio regolata e avere il tempo di approvare una legge di riforma, che pure ho sottoscritto con altri colleghi del PD. Ma poiché si vuole andare al voto, quantomeno si semplifichino le procedure.

Per questo ho presentato un ordine del giorno al “Decreto Semplificazioni bis” che è stato accolto dal governo per fare in modo che il numero delle firme per presentare le liste siano dimezzate, che si possa usare la firma elettronica a distanza, che i consoli onorari possano legalizzare le firme e così via.

Insomma, i tempi sono difficili, e bisogna essere pronti per trovare una risposta adatta per ogni cosa, giorno per giorno.

Intanto, buon agosto a tutti e ci risentiamo a settembre. Un abbraccio.

*( On. Francesca La Marca, PD)

 

04 –  Roberto Ciccarelli*: L’INCHIESTA. CAPITALISMO E PANDEMIE: IL RAPPORTO RIMOSSO

FILOSOFIA . ECOLOGIA POLITICA. IL LEGAME CHE UNA CRITICA FILOSOFICA, SPESSO ORACOLARE, NON VEDE. LA TRADIZIONE DEGLI OPPRESSI CI HA INSEGNATO A ROVESCIARE LO STATO DI EMERGENZA PERMANENTE PER SCAGLIARLO CONTRO IL CAPITALISMO CHE DISTRUGGE LA VITA, NON LA SALVA.

C’è un non detto alla base delle discussioni sulla libertà individuale e l’oppressione di uno stato autoritario: il Covid. I discorsi vertono sul rapporto astratto tra la libertà dell’individuo di muoversi e il potere dello Stato di controllarlo. Come se i due aspetti, le cause della pandemia e gli stati di emergenza sanitari, non fossero strettamente collegati. Il virus resta in una penombra, quando non viene definito un’«invenzione» oppure negato del tutto.

La rimozione non è praticata solo negli interventi spesso oracolari di filosofi come Giorgio Agamben o Massimo Cacciari che hanno generato una discussione astiosa. Può essere considerata parte di una strategia discorsiva alla quale non è stato dato il giusto peso. Da marzo 2020 le massime autorità degli Stati e di alcune istituzioni sovranazionali hanno presentato il Covid come uno «choc esogeno», prodotto di una causa extra-umana che non può essere imputabile a nessuno.

Lo scopo della rimozione è tutelare il sistema che produce anche le pandemie, adottando ingegnosi rimedi che servono a proteggere la popolazione ma non a sradicare i rischi che corre. Essere «resilienti», come invita a fare l’omonimo piano della «ripresa», non serve a prospettare lo sradicamento dei rischi, ma l’adattamento a un pericolo endemico che va curato e indennizzato quando non è possibile prevenirlo.

Sono poco comprese le voci degli epidemiologi critici, degli ecologisti o dei materialisti che, a livello internazionale e molto meno purtroppo in Italia, hanno invece sollecitato a indagare la politicità del virus e la rete delle cause che lo hanno prodotto: il capitalismo dell’agribusiness, la deforestazione e le monoculture animali che favoriscono i salti di specie da animale a uomo e hanno generato la famiglia dei coronavirus di cui il Covid è uno di quelli più pericolosi. Questo sistema ha imposto la convivenza forzata tra specie diverse e ha trasformato ogni forma del vivente in un’occasione di profitto. Il dibattito sullo «Structural One Health» spiega come le pandemie siano collegate ai circuiti del capitale che stanno cambiando le condizioni ambientali e mutando le forme del governo.

La critica dell’economia politica permetterebbe di dare concretezza alla ricerca delle alternative a un sistema che continuerà a produrre, direttamente o indirettamente, eventi catastrofici globali. Non si tratta di aspettare la prossima pandemia. È sufficiente osservare le conseguenze del surriscaldamento del clima e il loro rapporto con il capitalismo fossile e finanziario. Non porsi il problema di un mondo ridotto a una fattoria globale, o slegarlo da quello che lo ha ridotto a vivere in una serra, non impedirà la diffusione di fenomeni patogeni o climatici ancora più virulenti e devastanti. E, dunque, il ricorso a politiche di emergenza che distruggono con le quarantene sia la democrazia che l’economia, la socialità e il lavoro. Non c’è dubbio che, in questa prospettiva, le libertà individuali e la solidarietà continuerebbero ad essere ostacolate, e messe in contrasto, dalla proliferazione dei controlli e della sorveglianza. Il problema è questo: tanto più il virus continuerà ad essere rimosso, e affrontato solo attraverso l’immunizzazione com’è già accaduto in passato, tanto più si rafforzerà la sensazione di essere politicamente impotenti.

Il dibattito resta concentrato sulla circolazione del virus e sui modi per rendere possibile quella delle persone. È comprensibile che questo accada in una società il cui primo comandamento è lasciare fare (le persone) e lasciare passare (le merci). C’è chi privilegia il lasciare fare in nome della sovranità individuale e chi considera i diritti in rapporto alla ripresa della circolazione delle merci che garantirebbero il benessere anche se danneggiano la libertà individuale. Sono due visioni della stessa libertà capitalista e rivelano il suo carattere «liberogeno»: da un lato, la libertà si afferma sulla sicurezza; dall’altro lato, la sicurezza divora la libertà mentre la protegge. Molto spesso questo paradosso è accompagnato da un altro: il paternalismo libertario di cui parlano i teorici del «nudge»- cioè il metodo «gentile» per ispirare la giusta decisione senza farla apparire un’imposizione. È un metodo di governo usato sia dai management aziendali, sia dai governi che spingono a vaccinarsi con il green pass senza imporre l’obbligo del vaccino. Entrambe queste tecniche sono usate ogni giorno, a seconda degli obiettivi, e non solo in questa emergenza.

Rovesciare questi paradossi è possibile partendo dalla conoscenza delle cause che rendono dolorosa, incerta e insostenibile una vita. Ciò non significa neutralizzarla, ma liberarla. Su queste basi si potrebbe argomentare la necessità di non subire l’emergenza permanente. La tradizione degli oppressi ci insegna a rovesciarla e a scagliarla contro il capitalismo che distrugge la vita, non la salva.

*( Roberto Ciccarelli, filosofo, blogger e giornalista, scrive per il manifesto. Ha pubblicato)

 

05 – Brevi dal mondo*: ETIOPIA, EGITTO, TURCHIA, STATI UNITI. INTERNAZIONALE. IL FIUME SETIT PORTA DECINE DI CORPI DAL TIGRAY AL SUDAN, ADDIS ABEBA PARLA DI FAKE NEWS. INTERVISTA “SBAGLIATA”, L’EGITTO ARRESTA UN GIORNALISTA QATARIOTA DI AL JAZEERA. IN TURCHIA 20 FEMMINICIDI SOLO A LUGLIO, 177 DALL’INIZIO DELL’ANNO. IL GOVERNATORE DI NEW YORK CUOMO ACCUSATO DI MOLESTIE, LO AMMETTE ANCHE LUI

 

IL FIUME SETIT PORTA DECINE DI CORPI DAL TIGRAY AL SUDAN

Ne sono stati trovati già una cinquantina, sia donne che uomini, dallo scorso venerdì a ieri: cadaveri galleggianti nel fiume Setit, tra la regione etiope del Tigray e la provincia sudanese di Kassala. Sono stati ritrovati in Sudan dai pescatori: persone in fuga dalla guerra tra governo centrale e ribelli del Tplf o gettati in acqua già morti. Alcuni di loro, dicono testimoni, hanno sul corpo ferite da arma da fuoco, altri hanno le mani legate. Lunedì il governo di Addis Abeba ha parlato di «notizie e immagini false» per diffondere propaganda anti-etiope.

 

INTERVISTA “SBAGLIATA”, L’EGITTO ARRESTA REPORTER QATARIOTA

Un giornalista di al Jazeera, Rabie al-Sheikh, è stato arrestato domenica all’aeroporto del Cairo di ritorno da Doha, dove aveva fatto visita alla famiglia. Ieri una corte gli ha comminato 15 giorni di detenzione cautelare, che sta scontando nella prigione di Tora. L’arresto è avvenuto pochi giorni dopo la pubblicazione di un audio in cui lo si sentiva invitare l’editorialista egiziano Abdel Nasser Salama per un’intervista sulla crisi della diga con l’Etiopia. Salama è agli arresti dal mese scorso per aver chiesto le dimissioni del presidente al-Sisi in un post su Facebook. L’arresto potrebbe danneggiare i rapporti tra Qatar ed Egitto, ripresi lo scorso gennaio dopo anni di rottura: solo il mese scorso i due paesi si sono nuovamente riaperto le rispettive ambasciate.

 

TURCHIA, A LUGLIO 20 FEMMINICIDI. 177 DA INIZIO ANNO

Nella Turchia da poco uscita dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, è stato un altro mese di femminicidi. Il bilancio lo tiene la piattaforma Kdcp («We Will Stop Femicide Platform»): il mese scorso 20 donne sono state uccise da uomini (padri, mariti, fidanzati, ex partner, fratelli, figli) e altre 12 sono morte in circostanze sospette mai chiarite. Da gennaio a oggi si contano già 177 femminicidi. Nel 2020 furono 300.

 

CUOMO ACCUSATO DI MOLESTIE. LO AMMETTE ANCHE LUI

Mentre il sindaco di New York De Blasio annunciava per New York City l’obbligo di vaccino per poter accedere a ogni attività al chiuso, inclusi palestre e ristoranti, prima città Usa a farlo, il governatore Cuomo si è dovuto confrontare con l’indagine della procuratrice generale di New York Letitia James: ha annunciato di essere arrivata alla conclusione che il governatore ha molestato sessualmente numerose donne e si è vendicato contro quelle che si sono lamentate».

 

Gli investigatori esterni assunti dall’ufficio di James hanno aggiunto che Cuomo aveva creato un «ambiente di lavoro ostile, pieno di paura e intimidazione». Due giorni fa Cuomo era stato interrogato per 11 ore e aveva ammesso alcuni «incidenti», come l’aver baciato sulle labbra delle collaboratrici, per i quali aveva dato una diversa interpretazione: non riteneva fossero delle vere e proprie molestie. Cuomo è ora accusato di avere commesso diversi atti di molestie sessuali che violano le leggi federali e statali, compresi i regolamenti che lui stesso aveva firmato e promosso all’indomani del movimento #MeToo

*( Red. Esteri da Il Manifesto)

 

06 – Pier Giorgio Ardeni *: IL COMMENTO DELLA SETTIMANA. PARLARE DI PRINCIPI È SEMPRE DIFFICILE E SI FATICA AD ESPRIMERE UN’OPINIONE COERENTE QUANDO I TERMINI DELLA QUESTIONE SONO COMPLESSI. Eppure, è questo uno di quei casi in cui dobbiamo difendere i principi, razionalizzandone il contesto. Come ha nitidamente affermato su questo giornale Gaetano Azzariti, «al dunque la questione di fondo è: sin dove possono spingersi gli obblighi e le limitazioni alle libertà individuali per la tutela dell’interesse pubblico alla sanità e alla sicurezza?».

La questione è spinosa, perché la risposta non è univoca.

Ci sono due aspetti: la legittima scelta che ognuno di noi deve poter fare di non assumere il vaccino e la limitazione della libertà di contatto, circolazione e frequentazione di luoghi pubblici per chi non sia vaccinato.

Detto che il vaccino appare al momento come il migliore mezzo per rallentare la diffusione del virus e che tutti andrebbero invitati a vaccinarsi, non per questo si può accettare che chi non ritiene di farlo venga discriminato o, peggio, «criminalizzato». Perché ci sono molti motivi ancora per nutrire legittimi dubbi, incertezze. E quei motivi sono ugualmente fondati su ragioni «scientifiche» quanto quelli di chi afferma che bisogna vaccinarsi comunque.

Dei vaccini sperimentati e ora praticati per il coronavirus non si conoscono gli effetti ultimi ed eventuali. Vi sono rischi, per ora ignoti, e la decisione che è stata universalmente presa è basata sulla convinzione che questi siano inferiori ai vantaggi che il vaccino presenta.

Non si sta difendendo qui, sia chiaro, le posizioni «complottiste» di molti «no-vax». Ma il rapporto con la salute e con la medicina, per molti, è molto più complesso di quanto non si voglia ammettere. Non ci sono solo le posizioni di chi difende la medicina «alternativa», che sono spesso informate e ben coscienti (non si parla qui né di omeopatia né di pratiche magiche, ma di impostazioni molto più serie e fondate).

Vi è anche chi critica, ad esempio, l’approccio della medicina dominante che guarda solo alla cura della patologia specifica senza guardare al contesto in cui questa matura e si insedia (sin dalla iatrogenesi di Ivan Illich, per semplificare).

Chi scrive ha scelto di vaccinarsi. Ma non arriverebbe ad additare il «campo di concentramento» per chi decide di non farlo. Taluni strali illiberali dei difensori della libertà di tutti che sovrasta quella individuale fanno venire i brividi.

Il tema, quindi, è come far convivere una maggioranza che ha accettato di vaccinarsi con una minoranza che questo rischio non vuole correrlo (o che ha altre opinioni, per quanto fantasiose). «Liberi di non vaccinarsi, non di contagiare gli altri», come afferma Massimo Villone. Come garantire, dunque, la libertà di chi sceglie di non vaccinarsi? Paolo Flores D’Arcais argomenta che è come limitare l’accesso ai luoghi pubblici ai fumatori: una misura chiaramente discriminatoria, che pure è stata accettata dai più.

Ma nessuno, in generale, si sogna di additare un fumatore come un untore (anche se avviene anche questo). L’intolleranza nel nome della maggioranza è sempre in agguato. Se vuoi farti venire un tumore ai polmoni, sei libero di farlo nella tua dimensione privata, non in pubblico (anche se c’è chi sostiene che anche questo andrebbe limitato, perché il costo della cura ricade poi sul sistema).

Eppure, Cacciari e Agamben ricordano che la stessa Unione Europea ha sancito che chi ha scelto di non vaccinarsi non deve essere in alcun modo discriminato (anche se, va detto, è difficile aderire alle posizioni di Agamben sulla pandemia). Come non discriminare? In alcuni locali, ci sono «le stanze per fumatori».

Può essere quello un modo? Forse no, eppure il problema si pone. Il fatto è che non ci siamo ancora abituati all’idea che questa pandemia diverrà endemica. Il Covid-19 è qui per restare (ce lo dicono gli scienziati). Non solo le mutazioni e le varianti continueranno a riprodursi, ma la stessa immunità è destinata a venire meno e così l’effetto dei vaccini (che non sono del tipo messo a punto contro il vaiolo, che invece «vale per tutta la vita»). Il SARS-Cov-2, come tutti i coronavirus influenzali, muta sempre, e dovremo sempre rincorrerlo con nuovi vaccini.

Che fare dunque? Anche quando il vaiolo non era ancora stato completamente sradicato (e ciò è avvenuto grazie al vaccino), non erano certo discriminati in alcun modo coloro che non erano vaccinati. Eppure, con gli anni, si è arrivati ad estirparlo. Dovremo sempre avere un «green pass» con noi assieme ai nostri documenti d’identità? Forse maggiore ragionevolezza e meno intolleranza potrebbero servire di più.

C’è troppa animosità in giro, troppo desiderio di controllo, che ha trovato linfa nella grande incertezza che ci sovrasta. Il salubrismo del bio-capitalismo del controllo ha trovato un nuovo terreno, facendoci dimenticare quanto sia responsabile del penoso stato in cui ci troviamo, e la medicina dominante ne è il suo «braccio operativo». Non perdiamo la bussola e manteniamoci liberi e tolleranti cercando un modus di convivenza e di resistenza contro l’ultima ratio totalizzante del controllo dei corpi.

 

07 – Serena Console*: SMEMORATEZZE ATOMICHE, BUFERA SU CIO E SUGA. GIAPPONE. BACH HA RIFIUTATO IL MINUTO DI SILENZIO ALLE OLIMPIADI PER RICORDARE LE VITTIME DELLE BOMBE USA. IL PREMIER DIMENTICA UNA FRASE NEL DISCORSO. PER GLI ABITANTI DI HIROSHIMA I GIOCHI AVREBBERO SPECULATO SULLA TRAGEDIA.

A distanza di 76 anni, il Giappone piange ancora le vittime per l’ordigno atomico «Little Boy» sganciato su Hiroshima dal bombardiere B29 statunitense Enola Gay il 6 agosto del 1945. Per l’impatto devastante sono morte almeno 140mila persone. Tre giorni dopo, il turno di Nagasaki. Gli Usa sganciano «Fat Man», la seconda bomba atomica ideata nell’ambito del «Progetto Manhattan», programma di ricerca Usa voluto dall’allora Segretario alla Guerra Henry Stimson.

IMMEDIATA LA RESA del Giappone, che segna così l’epilogo del conflitto mondiale e un nuovo assetto di rapporti diplomatici, derivanti anche dalla scrittura della Costituzione giapponese. Abbracciato il ripudio a ogni forma di guerra – per imposizione Usa – il governo di Tokyo riflette ancora sulle atrocità commesse dall’uomo nel secolo scorso. Come ogni anno, al Memoriale della pace di Hiroshima, il premier nipponico rivolge un pensiero alle vittime del bombardamento nucleare, lanciando un appello ai leader del mondo per continuare insieme il lungo e difficile percorso di pace.

Ma questo 76esimo anniversario, che cade durante le contestate Olimpiadi e nel mezzo di una pandemia (solo ieri 5,042 positivi a Tokyo), rischia di compromettere ulteriormente la posizione del primo ministro Suga Yoshihide.

Quanto accaduto ieri al Memoriale non è piaciuto ai pochi presenti «hibakusha», i sopravvissuti al disastro atomico. Durante la cerimonia di basso profilo a causa della pandemia, iniziata alle 8.15, orario del disastro atomico, Suga ha erroneamente omesso di leggere una fondamentale parte del discorso commemorativo, quella in cui ricordava che il Giappone è stato l’unico paese sotto attacco atomico.

L’omissione non è passata inosservata. Prima la Nhk, la tv nazionale che trasmetteva in diretta la cerimonia, ha sospeso i sottotitoli in sovraimpressione del testo del discorso ricevuto con anticipo. Poi le scuse ufficiali del premier in conferenza stampa. Alcuni accusano Suga di non aver scritto di suo pugno il testo e la sua dimenticanza rispecchia il reale pensiero del premier.

 

MA IL CAPO DELL’ESECUTIVO non ha fatto un passo indietro sul Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari del 2017, non ancora ratificato dal Giappone.

Nonostante il sindaco di Hiroshima Matsui Kazumi, durante la cerimonia, abbia sollecitato il premier a finalizzare le trattative per la ratifica del trattato e spingere gli Stati dotati di armi nucleari a modificare le proprie politiche, Suga si è limitato a ribadire l’esistenza di diverse idee sul tema, rinnovando l’impegno di Tokyo a portare avanti il dialogo tra i paesi firmatari.

Le posizioni di Suga probabilmente faranno scendere il suo già basso tasso di gradimento, ora al 34%. A penalizzare il premier, anche il suo compiacimento al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Thomas Bach, il primo sostenitore di queste Olimpiade a porte chiuse per la pandemia di coronavirus.

 

IL NUMERO UNO DEL CIO si è rifiutato di far osservare un minuto di silenzio durante i giochi olimpici per ricordare le vittime del bombardamento atomico. Momento rimandato a domani, quando ci sarà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.

Bach, travolto dalle polemiche, si era recato a Hiroshima lo scorso 16 luglio per celebrare l’inizio della tradizionale tregua olimpica, senza però ricevere una calda accoglienza dagli abitanti della città simbolo della distruzione atomica. Almeno 70mila persone avevano firmato una petizione per opporsi al suo viaggio, mentre dilagava l’opinione della strumentalizzazione di Hiroshima per promuovere le Olimpiadi.

 

BACH ATTIRA SU DI SÉ le polemiche di funzionari e associazioni della città di Hiroshima, per non aver coinvolto gli atleti nella commemorazione del disastro atomico. Continuano le proteste durante le Olimpiadi.

Nella serata di ieri, davanti allo stadio olimpico di Tokyo, un gruppo di manifestanti ha mostrato il proprio dissenso contro il governo, colpevole di non aver condannato la decisione di presidente del Cio Bach.

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