n° 28 del 10/7/2021 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – La Marca (Pd)*: proficuo scambio di vedute con l’ambasciatore del Guatemala in Italia Luis Fernando Carranza Cifuentes

02 –  La Marca – Schirò (Pd)*: consentire l’ingresso gratuito degli iscritti all’aire anche nei musei delle regioni a statuto speciale. La nostra richiesta ai presidenti.

03 – Alfiero Grandi.*: Pesa la difficoltà di contrapporre alla destra uno schieramento nettamente alternativo.

04 – Italiani all’estero, continua a crescere il MAIE Cuba: due nuovi ingressi nel Movimento

05 – Mario Pierro*: Pandemia sociale: un milione di poveri in più, 734 mila precari senza lavoro Il rapporto annuale dell’Istat. Aumenta la povertà al Nord. I più colpiti: giovani, donne e partite Iva. «Consumi al minimo, mai così bassi dal secondo Dopoguerra»   

 

01 – LA MARCA (PD): PROFICUO SCAMBIO DI VEDUTE CON L’AMBASCIATORE DEL GUATEMALA IN ITALIA LUIS FERNANDO CARRANZA CIFUENTES “Ho incontrato, ieri 5 luglio, alla Camera l’Ambasciatore del Guatemala in Italia, S. E. Luis Fernando Carranza Cifuentes, con il quale ho potuto fare un’ampia ricognizione della situazione esistente nel Paese centroamericano e dei rapporti intercorrenti con l’Italia. All’incontro era presente anche il Consigliere d’Ambasciata, Eduardo Mejía Calito. ROMA, 6 LUGLIO 2021 La maggiore preoccupazione del momento riguarda la persistenza della pandemia, dovuta al fatto della scarsa disponibilità di vaccini per la popolazione guatemalteca. L’Ambasciatore Carranza Cifuentes, a questo proposito, ha auspicato concreti interventi di solidarietà da parte dell’Europa e degli Stati Uniti. Reciproco interesse è stato manifestato per il rafforzamento dei rapporti bilaterali, in considerazione anche della presenza di una comunità italiana di circa novemila connazionali iscritti AIRE e del radicamento di una tradizione italiana, testimoniata dalle origini dell’attuale Presidente, Alejandro Giammattei. Nel quadro delle reciproche attività promozionali e alla luce dell’incarico di presidente dell’Executive Board del World Food Program, che l’Ambasciatore Carranza Cifuentes attualmente ricopre, ci siamo utilmente soffermati sull’evento che si svolgerà a Milano sull’offerta gastronomica dei due Paesi. L’incontro si è concluso con l’impegno, da parte mia, di sollecitare la formazione di un gruppo interparlamentare Italia-Guatemala, già richiesta dai colleghi del Guatemala e ancora ferma in sede italiana. Si tratterebbe certamente di uno strumento valido per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi”. *( On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America – Electoral College of North and Central America)  

 

02 –  LA MARCA – SCHIRÒ (PD): CONSENTIRE L’INGRESSO GRATUITO DEGLI ISCRITTI ALL’AIRE ANCHE NEI MUSEI DELLE REGIONI A STATUTO SPECIALE. LA NOSTRA RICHIESTA AI PRESIDENTI. 7 luglio 2021   L’ingresso gratuito per tre anni nei musei e nei siti archeologici di pertinenza dello Stato, disposto a beneficio degli italiani all’estero iscritti all’AIRE a seguito dell’approvazione di un emendamento alla legge di bilancio 2021, a firma La Marca e Schirò, riguarda naturalmente le istituzioni a gestione statale. Nel nostro ordinamento, tuttavia, ne restano esclusi i musei e i siti archeologici gestiti dalle Regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia) e dalle Province autonome di Trento e Bolzano. Per questo, ci siamo rivolte ai Presidenti delle Regioni a statuto speciale e delle due Province autonome perché valutino l’opportunità e l’urgenza di consentire l’ingresso gratuito anche nei musei e nei siti archeologici di loro pertinenza. Non ci sarebbe ragione, infatti, di escludere da questa misura coloro che vorranno visitare queste per altro magnifiche regioni e di escludere alcuni territori dai benefici di un efficace incentivo per il turismo di ritorno. La distinzione, tra l’altro, pur fondata su obiettivi presupposti amministrativi, sarebbe di difficile comprensione per gli italiani all’estero, che guardano all’Italia come a un riferimento unitario e omogeneo. Nello stesso tempo, stiamo insistendo con i Ministri della Cultura e del Turismo affinché rendano quanto più possibile semplice e fluido l’ingresso con una circolare che chiarisca le modalità di attestazione dell’iscrizione all’AIRE. A tale proposito, ricordiamo che l’attestazione di iscrizione AIRE può avvenire esibendo una carta di identità da cui risulti la residenza all’estero, una dichiarazione del comune di riferimento in Italia o anche un’autocertificazione in cui si dichiari l’iscrizione nell’elenco AIRE. *(Le deputate PD: Francesca La Marca, Ripartizione Nord-Centro America – Angela Schirò, Ripartizione Europa)  

 

03 – Alfiero Grandi: Pesa la difficoltà di contrapporre alla destra uno schieramento nettamente alternativo. La crisi del sistema politico italiano (in particolare dei partiti) rischia di diventare istituzionale e di fare scivolare il nostro paese verso una modifica dei valori, degli obiettivi, costruendo nuove gerarchie sociali che sono il contrario dell’inclusione, mettendo in crisi il ruolo della Costituzione e quindi minacciando la stessa tenuta sociale del nostro paese. Apparentemente il governo Draghi rappresenta una fase anestetizzata. In realtà non è affatto una pausa, nel paese si agitano tensioni e si sviluppano iniziative. Ci sono movimenti profondi che stanno cambiando collocazioni e orientamenti dei partiti attuali, le loro alleanze e tendono a modificare in profondità il futuro politico del paese. In altre parole i problemi non risolti di identità, di radicamento, di capacità di rappresentare dei partiti stanno portando a convulsioni sempre più profonde, a cui non corrispondono reazioni adeguate, all’altezza dei problemi da affrontare. La stanchezza e la sfiducia hanno portato in pochi anni alla rapida crescita di partiti, o simil partiti, e al loro altrettanto rapido declino. Questa fase non è conclusa perché la ricerca di punti di riferimento, affidabili, riconoscibili, tra loro alternativi non si è conclusa e quindi le convulsioni del sistema politico continuano e i voti si spostano con rapidità, anche verso l’astensione. La debolezza del sistema politico dei partiti ha dato spazio a tentativi di occupare le istituzioni cercando di stabilire un rapporto diretto con gli elettori. Questo è stato il tentativo di Renzi che ha cercato di ottenere sul versante istituzionale la conservazione del potere conquistato, che il Pd non era in grado di garantirgli. Solo la sconfitta nel referendum costituzionale del 2016 lo ha fermato nella rincorsa al potere, ma il Pd che avrebbe dovuto cogliere l’occasione per una riflessione di fondo, per fare i conti con il renzismo, ha glissato e il nodo non è affatto risolto, visto che – sia pure dall’esterno del Pd – le azioni corsare hanno portato prima alla crisi della maggioranza del governo Conte 2 e ora continua a pesare sul quadro politico la difficoltà di contrapporre alla destra uno schieramento nettamente alternativo. Difficoltà nella quale sono particolarmente esposti sia il Movimento 5 Stelle che Italia Viva. Due situazioni molto diverse ma accomunate da percorsi a zig zag, come per le elezioni nei Comuni di ottobre, e sulla legge Zan.   Elettrici ed elettori hanno bisogno di chiarezza, di riferimenti coerenti. Il tempo del pensiero debole dovrebbe essere considerato concluso. Occorre tornare ai valori, ai riferimenti certi, alle risposte convincenti, superando un tatticismo che è diventato – largamente – diffuso opportunismo.   La formula né di destra né di sinistra è in crisi, sia pure perché la destra si è manifestata in modo chiarissimo in occasioni importanti ed emblematiche, e promette di farlo ancora di più in occasione delle prossime elezioni politiche.   Se il governo Draghi non può essere inteso come il periodo della ricreazione per i partiti e tanto meno può bastare caratterizzarsi nella competizione politica come il sostenitore più fedele (il partito di Draghi) occorre di conseguenza affrontare i problemi, cercando di spostare l’asse dell’azione di governo sul piano sociale, economico e dei diritti. Quindi la competizione con la destra deve essere aperta e forte.   Il PNRR è decisivo per il futuro dell’Italia. È un’occasione irripetibile, non va mai dimenticato. Tuttavia ci sono scelte che debbono essere fatte e l’Europa ha già richiesto di spostare risorse per miliardi di euro per affrontare obiettivi dimenticati, e per togliere quattrini a scelte non coerenti con gli obiettivi della transizione ecologica. Quindi la Commissione europea è l’unico interlocutore, per ora, del governo Draghi.   Nulla del genere è arrivato dal parlamento italiano. Certo il parlamento è ancora sotto scopa dopo il taglio dei parlamentari confermato dal referendum popolare. Eppure il parlamento non ha trovato la forza di reagire neppure in questa occasione. Non ha avuto la forza e la consapevolezza di dovere non solo approvare ma soprattutto condizionare e correggere, qualificare positivamente le scelte indicate nel PNRR, sbarrando la strada ai conservatori e agli interessi economici che difendono le scelte precedenti per fini di profitto aziendale.   Nell’ambito del PNRR ci sono scelte diverse possibili: di destra e di sinistra, innovative o conservatrici, questo dovrebbe portare ad affrontare un duro confronto con i conservatori, che si annidano anche in aziende a partecipazione pubblica. Ma tutto questo è lontano, rarefatto, sostanzialmente delegato al governo, che è oggetto di pressione e di lobbismo degli interessi economici e finanziari dominanti, che allo stato non trovano contrappesi adeguati.   Il decreto legge governance lascia seri dubbi sulle procedure indicate, non tanto sulla velocizzazione ma sulle modalità conclusive di decisione, sulla reale apertura alle opinioni degli esperti, delle associazioni, dei cittadini organizzati a livello territoriale. Al di là delle formule come sarà possibile avere voce in capitolo e come si potrà impedire che il governo vada oltre i limiti nelle decisioni conclusive? L’approvazione del PNRR è automaticamente una delega su tutti i singoli interventi? Questi problemi non riguardano il ruolo dei partiti? C’è un’unica delega in bianco su tutto?   Tra questi c’è il problema principe dello sblocco dei licenziamenti. Dopo il duro periodo della pandemia, che non è detto sia realmente finito, ci troviamo di fronte al riconoscimento che il mondo delle imprese che più ha sofferto la crisi aveva ed ha bisogno di sostegno, non altrettanto verso i lavoratori che hanno beneficiato del blocco dei licenziamenti nel periodo della pandemia. I sindacati sono rimasti fin troppo soli ad affrontare questo tormentato capitolo. Tutti sapevano che lo sblocco rischiava di creare un’alluvione di licenziamenti ma non ci sono stati interventi adeguati verso il governo. Notizie di stampa dicono che il ministro Orlando ha minacciato di andarsene ma non è bastato a modificare a sufficienza le decisioni del governo, fortemente condizionate da Confindustria. Una controprova generale si trova nella composizione della cabina di regia decisa dal decreto legge sulla governance che non prevede la presenza permanente in questa sede dei ministri che si occupano del Lavoro e del Mezzogiorno. Se il lavoro non è considerato un problema permanente, né lo è la qualificazione meridionale degli investimenti non si tratta solo di una dimenticanza o di una sottovalutazione, ma di una scelta discutibile, soprattutto se dovesse uscire confermata dall’approvazione del parlamento, senza modifiche. La questione riguarda anzitutto il Pd e la sinistra nella maggioranza, ma non solo perché anche altre posizioni politiche sono coinvolte da una ricerca di ruolo. C’è ancora tempo per modificare, ma se non avverrà si capirà meglio perché il sindacato è stato lasciato solo nel contrastare lo sblocco dei licenziamenti. Il buono ottenuto è merito del sindacato e i limiti dell’intesa con il governo sono figli del mancato impegno dei partiti della maggioranza. Se questo è il modo di concepire il ruolo dei partiti che stanno nella maggioranza e nel governo non ne deriverà nulla di buono. La crisi politica continuerà. La frattura con la vita reale dei cittadini aumenterà e quindi la capacità di rappresentanza ne risentirà, ma anche in questo caso la situazione non sarà uguale per tutti. La destra ne beneficerà, altri faticheranno non poco a spiegare come mai hanno fatto le guardie svizzera delle politiche del governo Draghi senza cercare di condizionarne le scelte e di cambiarle. Meglio parlarne apertamente ora prima che le conseguenze politiche portino ad una deriva destinata a modificare in profondità la nostra democrazia e non certo in senso migliorativo. *(Alfiero Grandi, JobNews)  

 

04 – ITALIANI ALL’ESTERO, CONTINUA A CRESCERE IL MAIE CUBA: DUE NUOVI INGRESSI NEL MOVIMENTO Enrico Bombarda, coordinatore nazionale del MAIE Cuba: “La nostra struttura aumenterà e vedrà la presenza del Movimento anche nelle provincie di Santiago de Cuba e Isla de la Juventud”. MAIE, ovunque ci sia un italiano nel mondo A distanza di un anno dalla nomina a Coordinatore nazionale MAIE Cuba di Enrico Bombarda, continua a crescere il Movimento Associativo Italiani all’Estero nel Paese dei Caraibi. Infatti, dichiara lo stesso Bombarda, “la nostra struttura aumenterà e vedrà la presenza del Movimento anche nelle provincie di Santiago de Cuba e Isla de la Juventud”. La presenza del MAIE a Cuba, unica forza politica italiana presente nell’isola, dimostra ancora una volta che il Movimento Associativo fondato e presieduto dal Sen. Ricardo Merlo vuole essere presente ovunque ci sia un italiano nel mondo. “Ci siamo orgogliosamente aggiunti all’unico Movimento culturale e politico che fin dalla Sua costituzione e presenza in Parlamento dal 2008 si propone di tutelare gli interessi degli italiani residenti all’estero”, sottolinea il coordinatore nazionale del MAIE, che prosegue: “Una realtà che, dagli ultimi censimenti disponibili, vede la presenza di quasi 6 milioni di italiani residenti nel mondo iscritti AIRE”. “Considerando che gli italiani residenti in Italia sono 56 milioni su una popolazione di oltre 60 milioni, la percentuale di italiani all’estero è circa il 10% del totale. Noi italiani nel mondo potremmo essere considerati tra le prime quattro regioni, in termini di popolazione, dopo Lombardia, Lazio e Campania. E nonostante questa importante realtà la nostra “voce” è ancora troppo poco ascoltata nelle sedi parlamentari romane della Repubblica”. Eccoli i nuovi coordinatori del MAIE Cuba, che entreranno in carica a partire dal prossimo 19 luglio 2021. Sanitago de Cuba: Sig. Raffaele Grilletti – originario di Reggio Calabria, iscritto AIRE, cittadino italiano di 57 anni di età. Si è trasferito a Cuba dal 2013. Laureato in Scienze statistiche e demografiche è stato Docente presso l’Università di Reggio Calabria, Segretario Provinciale Sindacato UGL Sanità oltre ad altre esperienze imprenditoriali. Attualmente gestisce un ristorante e una “casa particular” a Santiago de Cuba. Isla de la Juventud: Sig. Marco Cecchi – originario di Roma, iscritto AIRE, cittadino italiano di 41 anni di età. Si è trasferito a Cuba dal 2013. Diplomato Liceo Scientifico, ha gestito in Italia per 10 anni l’attività imprenditoriale di famiglia. Da 8 anni vive a la Isla de la Juventud, sposato, con un figlio con esperienza di gestione di ristoranti e “.  

 

05 – Mario Pierro*: PANDEMIA SOCIALE: UN MILIONE DI POVERI IN PIÙ, 734 MILA PRECARI SENZA LAVORO. IL RAPPORTO ANNUALE DELL’ISTAT. AUMENTA LA POVERTÀ AL NORD. I PIÙ COLPITI: GIOVANI, DONNE E PARTITE IVA. «CONSUMI AL MINIMO, MAI COSÌ BASSI DAL SECONDO DOPOGUERRA»   Più di una persona su cinque ha avuto difficoltà nel fronteggiare impegni economici e oltre 9 persone su 10 si sono rivolti a un parente, un amico o un vicino per ricevere un aiuto durante la pandemia. Sebbene gli interventi pubblici stanziati – circa 61 miliardi di euro – sono stati cospicui e hanno sostenuto il potere d’acquisto di chi è stato messo in cassa integrazione o ha perso il lavoro, nei primi 15 mesi del Covid le famiglie italiane hanno perso 32 miliardi di euro, mentre i loro consumi finali sono crollati quasi dell’11%, una percentuale mai registrate dal dopoguerra.Lo sostiene l’Istat nel rapporto annuale presentato ieri dal presidente Gian Carlo Blangiardo alla Camera. Nel 2020 la povertà assoluta è cresciuta e ha coinvolto oltre 2 milioni di famiglie e più di 5,6 milioni di individui, un milione in più nel primo anno del Covid-19. La condizione peggiora di più al Nord che al Centro e nel Mezzogiorno dove però l’incidenza è ancora più elevata. Le più colpite sono le famiglie composte da cittadini stranieri extracomunitari dove il tasso di povertà è al 26,7% mentre quest’ultimo scende al 6% tra le famiglie italiane. Va ricordato che i nuclei stranieri residenti da meno di 10 anni in Italia sono stati esclusi dal cosiddetto “reddito di cittadinanza” da una norma voluta dai Cinque Stelle e dalla Lega nel primo governo di Giuseppe Conte. Secondo i dati forniti ieri dall’Istat le misure del Welfare dell’emergenza adottate per contenere gli effetti delle chiusure per contenere la diffusione del virus sono state ripartire in questo modo: 13,7 miliardi sono andati alla copertura della cassa integrazione guadagni e 14 miliardi ad altri assegni e sussidi. Oltre 7 miliardi sono stati erogati per il « reddito» e la «pensione di cittadinanza»: 1,6 milioni di nuclei familiari percettori e 3,7 milioni di persone coinvolte. Il «reddito di emergenza», creato per evitare di estendere senza condizioni il «reddito di cittadinanza» ha interessato 425mila nuclei familiari, un numero enorme che tuttavia non rispecchia ancora il reale bisogno rimasto sommerso nei mesi della pandemia dove molti sono stati esclusi da questi sostegni di ultima istanza.   A maggio 2021 sono state perse 734 mila posizioni di lavoro, in particolare quelle precarie nel terziario. I più colpiti sono stati i giovani under 29, e le donne. Durante i primi mesi della pandemia è diventata ancora più evidente la diseguaglianza economica e sociale che colpisce le donne che hanno un titolo inferiore alla maturità. Nel 2020 aveva un’occupazione il 76% delle donne laureate (tra i 25 e i 54 anni) con figli sotto i 6 anni, mentre hanno mantenuto un lavoro solo il 26,4% di quelle che possiedono al massimo la licenza media. La disparità imposta dal mercato è aumentata da 47,9 a 49,5% ed è peggiore nel Mezzogiorno, dove gli stessi tassi risultano, rispettivamente, pari al 13,9 e 66,7%. Questa situazione non è solo il frutto di un mercato del lavoro che penalizza in maniera molto grave le donne, imponendo loro anche gravissime disparità salariali rispetto agli uomini. è anche il segno di un fallimento riconosciuto dell’intero sistema dell’istruzione. In Italia i laureati sono solo il 20,1% della popolazione attiva tra i 25-64 anni contro il 32,5% nella Ue27. Il totale, impressionante, di perdite legate alle occupazioni precarie sono avvenute in particolare tra i lavoratori occupati saltuariamente, e in maniera intermittente negli alberghi e ristoranti (-12%), nei servizi alle famiglie (-9,6%), nel commercio (-3%) e noleggio, nelle attività professionali e nei servizi alle imprese (-2,9%). Il lavoro dipendente a termine, da solo, ha assorbito oltre l’85%. Tra le altre tipologie di occupazione la più colpita è il lavoro autonomo.   Nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia», «massimo di decessi dal secondo dopoguerra. Il totale dei decessi è stato pari a 746.146, 100 mila in più rispetto alla media 2015-2019. E sono stati celebrati oltre 97 mila matrimoni in meno, si presume anche a causa delle norme anti-covid. Ma non solo. Per l’Istat c’è anche la precarietà che impedisce ai «giovani» di «realizzare i loro progetti», mentre «la crisi ha amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale». I nati tra i residenti sono stati 404.104, in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019 e di quasi il 30% a confronto col 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite.   Per la ripresa l’Istat vede una congiuntura favorevole, in particolare nelle costruzioni, nella manifattura e nei servizi. Ma, per il momento, la crisi sanitaria ha compromesso la solidità delle imprese: risultano strutturalmente a rischio la metà delle micro (3-9 addetti) e un quarto delle piccole (10-49 addetti), soprattutto nel terziario. Il 44,8% è per l’Istat «a rischio strutturale».

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