Vaccini, il Nytimes: a febbraio l’Ue ha esportato 25 milioni di dosi prodotte nei Paesi membri. Regno Unito e Canada tra i destinatari

(da Il Fatto Quotidiano on line del 10.3.2021)

Gli Stati membri sono indietro con la vaccinazione, ma nell’ultimo mese 25 milioni di dosi prodotte negli impianti del continente hanno lasciato l’Europa, dirette in 31 diversi Paesi. Tutto mentre era già in vigore il meccanismo di controllo delle esportazioni creato dalla Commissione. Il New York Times cita documenti interni all’Ue e nomina l’Italia come unico caso del blocco all’export finora noto.

Nonostante i Paesi Ue siano indietro con la campagna di vaccinazione anti Covid a causa dei tagli alle dosi operati dalle case farmaceutiche per il primo trimestre, a febbraio l’Unione europea ha esportato all’estero 25 milioni di dosi prodotte negli impianti del continente. La rivelazione, destinata a fare discutere, arriva dal New York Times che cita documenti interni a Bruxelles. Le esportazioni sono state dirette a 31 Paesi, ma in larga misura sono andate al Regno Unito, che ha ricevuto più di otto milioni di dosi, e al Canada, con più di tre milioni. Fanno parte dell’elenco anche il Messico, destinatario di 2,5 milioni di fiale, e gli Stati Uniti. Il Paese americano, che dal canto suo ha messo in campo il Defence production act per controllare la sua produzione interna di vaccini ed evitare che vadano all’estero, ha ottenuto dall’Ue 651mila dosi.

Le esportazioni, stando a quanto riferito dal prestigioso giornale statunitense, sono avvenute tra l’1 febbraio e l’1 marzo, cioè quando era già entrato in vigore il meccanismo di controllo dell’export dei vaccini istituito dalla Commissione Ue dopo che AstraZeneca aveva ammesso che avrebbe mancato gli obiettivi di consegna per il primo trimestre. L’annuncio della casa farmaceutica aveva infatti suscitato il sospetto che una parte dei vaccini prodotti negli stabilimenti europei venisse dirottata in altri Paesi. Nessuno Stato membro, però, nel corso dell’ultimo mese sembra essere intervenuto per fermare le spedizioni. Il primo (e per ora unico) a farlo è stato l’Italia, che il 6 marzo ha stoppato l’invio di 250mila dosi del siero Astrazeneca destinate all’Australia. Una decisione avallata da Bruxelles e apprezzata dalla Francia, ma non dalla Gran Bretagna. Il portavoce del premier inglese Boris Johnson ha infatti dichiarato che “la ripresa dal Covid dipende dalla cooperazione internazionale, e porre in atto restrizioni mette a rischio la battaglia globale dei vaccini”.

Dichiarazioni che nei giorni scorsi hanno innescato un duro botta e risposta tra Londra e Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha infatti accusato il Paese britannico di aver fermato le esportazioni di vaccini, motivo per cui l’Unione sarebbe titolata a fare lo stesso. Downing Street ha bollato le accuse come “completamente false” e ha convocato il rappresentante diplomatico Ue a Londra per “ulteriori discussioni“. Johnson ha aggiunto di essere contrario “al nazionalismo sui vaccini in ogni forma”, chiedendo pubblicamente a Michel di ritirare le sue affermazioni e rivendicando i meriti del suo governo nella rapidità della campagna vaccinale. A quel punto il presidente del Consiglio Ue si è detto “scioccato” dalla reazione degli inglesi, chiarendo che “la Ue non ha mai fermato le esportazioni”, ma ha “semplicemente messo in atto un sistema per controllare l’esportazione delle dosi” prodotte nel continente, mentre Usa e Regno Unito hanno imposto uno stop totale all’export di vaccini e componenti prodotti nei loro territori. Sul caso è poi intervenuto il portavoce della Commissione Eric Mamer per tentare di smorzare i toni: la presidente Ursula von der Leyen ha avuto già “qualche tempo fa rassicurazioni” da Johnson in un colloquio diretto sul fatto che “il Regno Unito non ha adottato alcuna misura rispetto alla fornitura di vaccini all’Unione Europea”.

 

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/10/vaccini-il-nytimes-a-febbraio-lue-ha-esportato-25-milioni-di-dosi-prodotte-nei-paesi-membri-regno-unito-e-canada-tra-i-destinatari/6128929/

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