Prato, i giovani contro il ritorno in Cina: «Per loro sarebbe emigrazione»

Pandemia e crisi spingono Chinatown a guardare verso oriente, ma c’è una divisione generazionale nella comunità: «Casa? È qui»

di Giorgio Bernardini (da Il Corriere della Sera / Corriere fiorentino)

Genitori contro figli. Nelle famiglie cinesi di Prato l’idea di tornare nella Repubblica popolare, esplosa per la prima volta con la pandemia e la crisi economica conseguente, si trasforma rapidamente in un confronto generazionale. In chi è nato e cresciuto a Prato, in chi della Cina conserva solo la cittadinanza sul passaporto e magari il ricordo di alcune sporadiche visite ai parenti, non può esserci alcun senso di appartenenza alla patria dei propri genitori. «Nella mia famiglia si dice che è solo una questione di tempo, che le cose non sono migliorate dopo un momento di crisi mondiale. Questa, per loro — racconta Luca Wang, adolescente, figlio di un negoziante della Chinatown residenziale della città — è una spinta a pensare al ritorno a casa. Ma per noi è tutto diverso: casa è qui». Quel viaggio, per i ragazzi della seconda generazione, semplicemente non sarebbe un ritorno. «Per loro sarebbe una vera e propria emigrazione verso la Cina» spiega con una sola battuta Wang Liping, imprenditore del settore pronto moda la cui parabola d’integrazione è stata simbolica, visto che è stato il primo cinese ad arrivare alla vicepresidenza della Cna di Prato. Liping ha due figli che oggi, a loro volta, fanno gli imprenditori in città. E tre nipoti: «Aspetto il quarto — racconta — Siamo in molti a valutare il ritorno in Cina. Ma i figli non ne vogliono sapere. Per ora soffriamo con gli italiani, sperando che le cose cambino in fretta perché così non si va avanti».

Il buono stato di salute dell’economia cinese e lo spaesamento attuale dell’Italia sono vissuti come un’occasione da gran parte di coloro che hanno un’attività, ma con grande preoccupazione da quelli che si stanno costruendo ora un’opportunità per il proprio futuro, i giovani. «Da dicembre molti imprenditori hanno cominciato ad andare via o a gettare le basi per farlo, a crearsi delle alternative perché qui la situazione non accenna a migliorare», spiega una rappresentante di tessuti italiana che lavora a stretto contatto con le ditte orientali del Macrolotto 1. In sostanza — dice la donna che chiede l’anonimato per questioni di privacy commerciale — alcune ditte «hanno aperto una seconda sede in Cina in vista di un trasferimento, cercando di mantenere aperti i canali di scambio internazionali possibili per resistere, soprattutto con Marocco, Tunisia e Turchia». Una sorta di «piano B» della classe imprenditoriale cinese di Prato, tornato buono oggi che la pandemia continua a far sentire la propria influenza congelando o quasi l’economia italiana.

«Chi è cresciuto qui ha le basi e ha più opportunità rispetto alle passate generazioni. Le persone di questa fascia d’età — spiega la giovane blogger e giornalista Miao Miao Huang — come mentalità non concepiscono nemmeno il lavoro in Cina. Io credo che questa voglia di tornare in Cina sia un fenomeno temporaneo, speriamo che con il vaccino si esaurisca». Il ritorno in patria degli imprenditori potrebbe provocare uno scompenso nella stessa comunità cinese, ad esempio facendo crollare l’offerta di manodopera per la maggior parte degli orientali di Prato, che sono semplici operai.

Il peso della famiglia potrà fare la differenza? I figli — o comunque le generazioni che non vivono il futuro in Cina come un ritorno — possono giocare un ruolo decisivo nel convincere i genitori a desistere dal cogliere «l’opportunità» del ritorno in patria? O al contrario i genitori che progettano un futuro migliore lontano da Prato saranno risolutivi nello spingere i propri cari a cercare fortuna nell’unico Paese al mondo che ha un’economia che ha chiuso il nefasto 2020 con il segno più?

 

 

FONTE: https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_gennaio_14/prato-giovani-contro-ritorno-cina-per-loro-sarebbe-emigrazione-bc87f502-563f-11eb-9804-fd11b101a9d7.shtml

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