26 settembre 2020 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

01 – La Marca (Pd) – Referendum: il responso delle urne è chiaro, dare ora risposte concrete a chi chiede di cambiare. Il responso degli elettori al quesito referendario sulla conferma della legge che riduce il numero dei parlamentari è chiaro e senza equivoci.
02 – Schirò (Pd): la dura lezione del voto referendario degli italiani all’estero. Roma, 23 settembre 2020 . Nel voto referendario, la conferma della legge che riduce il numero dei parlamentari è venuta da circa il 70% degli elettori
03 – Rete Consolare, riaprono Manchester e Saarbrücken.
04 – Contagio Covid, piano avanti con regolarità. 1640 nuovi casi positivi, 20 vittime. Campania in testa
Ieri si sono registrati 1640 nuovi casi positivi al coronavirus e 20 vittime di Covid.
05 – Elezioni, un quadro mosso ma dentro la stessa cornice. Contraddizioni post voto. I cambiamenti storici non sono mai lineari. Hanno arretramenti, inversioni apparenti, avanzamenti contraddittori. Bisogna quindi osservare bene ciò che sembra resistere. Le elezioni regionali non le hanno vinte i partiti, ma principalmente dei ‘governatori’.
06 – La settimana. L’Europa resta una fortezza per i migranti, in Groenlandia cambia il clima, come si vive dopo aver vinto 60 milioni di euro, Kid A dei Radiohead compie vent’anni.
07 – Se Trump resiste, il Pentagono ha un piano . Stati Uniti. Il New York Times parla di rimozione forzata se il presidente uscente non dovesse accettare l’eventuale sconfitta alle elezioni. Intanto la Casa bianca si arrende: non cancellerà i punti cardine dell’Obamacare
08 – Questo sesso che non è un sesso per lei lo diviene per scelta, rossa ciao. Rossana Rossanda non ha mai smesso di interrogarsi e interrogare noi femministe, in amicizia. Un’amicizia tra donne mutanti, ribelli, carica di parole mai dette prima.
09 – ALIAS. Il caso delle poltrone per caso.

01 – LA MARCA (PD) – REFERENDUM: IL RESPONSO DELLE URNE È CHIARO, DARE ORA RISPOSTE CONCRETE A CHI CHIEDE DI CAMBIARE. IL RESPONSO DEGLI ELETTORI AL QUESITO REFERENDARIO SULLA CONFERMA DELLA LEGGE CHE RIDUCE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI È CHIARO E SENZA EQUIVOCI. 22 settembre 2020
Gli elettori hanno parlato e il loro responso va rispettato. Interpretandolo, credo, soprattutto come richiesta di cambiamento. Per questo, fatto il primo passo, è necessario fare gli altri, procedendo subito ad approvare i punti che compensano questo taglio, inseriti nel programma di governo.
Sul piano politico, oltre al risultato del referendum, le elezioni regionali hanno obiettivamente consolidato maggioranza e governo. In un momento così difficile, tutto questo è certamente un bene, ma non per tirare a campare, semmai per concentrare tutte le energie sui compiti di difesa della salute dei cittadini e per programmare con serietà l’impiego delle ingenti risorse europee da investire per la ripresa del Paese.
All’estero l’affluenza al voto è stata del 23,30% e la percentuale dei SI è stata del 78,24%. In Nord e Centro America, in particolare, la partecipazione è stata del 22,49% e il rapporto fra i SI e NO è stato 81,07% – 18,93%.
Ancora una volta, soprattutto oltreoceano, l’adesione a una proposta istituzionale di governo e maggioranza è apparsa come una prova di lealtà verso il Paese di origine. Tuttavia, non si possono trascurare la maggiore omogeneità di comportamento dei nuovi emigrati con gli orientamenti nazionali e anche il peso di un certo malessere diffuso verso le istituzioni italiane a causa di alcune disfunzioni, a partire dai servizi ai connazionali, un malessere che in questo caso si è rivolto contro il Parlamento.
Su tutto questo è giusto aprire un approfondito confronto di prospettiva e mi auguro che esso avvenga in modo sincero e leale.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America

02 – SCHIRÒ (PD): LA DURA LEZIONE DEL VOTO REFERENDARIO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO. ROMA, 23 SETTEMBRE 2020. NEL VOTO REFERENDARIO, LA CONFERMA DELLA LEGGE CHE RIDUCE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI È VENUTA DA CIRCA IL 70% DEGLI ELETTORI.
Da questo dato evidente è necessario, dunque, partire, al di là delle personali posizioni di merito, che, per ciò che mi riguarda, è stata e resta contraria.
Credo che nel “SI” ci siano molteplici e forse contraddittorie componenti. Da un lato, il clima di avversione per le istituzioni e la classe politica dirigente, dall’altro il desiderio di cambiare e di non vedere più l’assetto istituzionale bloccato, come da troppo tempo accade, avviando un processo di riorganizzazione e modernizzazione. Bene ha fatto, dunque, Zingaretti a dire: “ora avanti subito con la nuova legge elettorale e con gli altri impegni assunti nel patto di governo”, per tutelare minoranze, territori e giovani. E poiché parliamo di rappresentanza vera e non di ritocchi, nella mia agenda politica e ideale una delle cose da fare subito è dare rappresentanza a chi è senza rappresentanza, vale a dire ai giovani ai quali non basta essere nati in Italia e avervi frequentato interi corsi di studi per essere considerati cittadini di pieno diritto.

Tornando al referendum, all’estero il “SI” è andato oltre ogni previsione, raggiungendo circa l’80% dei voti validi del milione e centomila circa che hanno partecipato: il 23,3% degli aventi diritto, una percentuale forse non disprezzabile viste le difficoltà dovute alla pandemia. In questo senso, dobbiamo riconoscere che poco ha inciso la posizione contraria degli esponenti di tutti gli organismi di rappresentanza, dai COMITES al CGIE e ai parlamentari. E questo già è un serio motivo di riflessione.

Per quanto riguarda l’Europa, c’è da dire che il comportamento degli elettori è stato sempre abbastanza omogeneo con quello espresso in Italia e il fatto che i maggiori partiti di riferimento (Lega, Fratelli d’Italia, M5Stelle, PD) abbiano dato ufficialmente indicazioni per il “SI” ha certamente avuto il suo peso. In più, i nuovi emigrati arrivati negli ultimi anni hanno avuto comportamenti certamente omogenei con quelli dell’elettorato italiano.

E tuttavia, credo che non saremmo leali con noi stessi e con gli altri se non riconoscessimo che sul voto ha avuto un effetto non secondario un malessere diffuso che esiste anche quando non assume espressioni esplicite. Mi riferisco al disagio dei nuovi emigrati, i cui problemi si sono drammatizzati a seguito della crisi pandemica, agli anziani che si sono sentiti colpiti dall’eliminazione delle pur parziali misure di esenzione di alcune imposte, ai connazionali in genere che trovano sempre maggiori difficoltà ad ottenere i servizi anche più semplici dai nostri consolati, alle famiglie dei ragazzi che frequentano i corsi di italiano per i quali l’anno scolastico non inizia mai puntuale e ogni anno devono ricominciare con le solite difficoltà, e così via. Trascurare questo malessere reale e rinchiudersi in un mero discorso istituzionalistico è sbagliato, significa lasciar covare il fuoco sotto la cenere con il rischio di incendi più gravi.

Ecco perché è necessario aprire subito un confronto non solo sulla rappresentanza, sui suoi limiti, sui suoi ritardi e sulla sua riorganizzazione, sapendo comunque che tutto sarà più difficile nel momento in cui gli stessi italiani all’estero sembrano non volerla difendere fino in fondo. È necessario strutturare un confronto permanente soprattutto sui diritti degli italiani all’estero. È quello che finora ho cercato di fare, pur tra disattenzioni e difficoltà, e continuerò a fare finché avrò la responsabilità che gli elettori mi hanno affidato.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA
Tel. 06 6760 3193

03 – RETE CONSOLARE, RIAPRONO MANCHESTER E SAARBRUKEN. SINDACATO CONFSAL UNSAL: “GRAZIE SOTTOSEGRETARIO MERLO”
Con un comunicato stampa inviato alla redazione di Italia Chiama Italia, il sindacato Confsal Unsal – uno dei più importanti della Farnesina, che riunisce un gran numero di contrattisti all’estero – rivolge al Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo “un appello, un augurio e un ringraziamento”. Ecco la nota stampa pubblicata qui di seguito
“Risalgono al 2010 le manifestazioni di protesta in piazza dei maggiori centri europei colpiti dalle chiusure consolari in svariati Paesi, tra cui Svizzera, Francia, Germania che vedevano il Coordinamento Esteri della CONFSAL UNSA al fianco dei Comites, delle Associazioni e di tutte le forme organizzate dell’emigrazione italiana lottare contro una gestione dell’allora MAE, che lo rendeva vittima compiacente di una politica del risparmio a scapito dei più deboli”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa del sindacato inviato alla redazione di ItaliaChiamaItalia.
“Pochi erano gli alleati politici che con tutte le loro forze, ma purtroppo invano, hanno tentato di sensibilizzare i propri partiti, per evitare che i lavoratori all’estero subissero due volte l’assenza dello Stato:
• la prima, quando sono stati costretti ad emigrare, perché lo Stato negava loro condizioni di vita dignitose sul territorio nazionale;
• la seconda, quando sono state chiuse in faccia dei lavoratori emigrati all’estero le porte dei consolati.
GRAZIE ALLA CONFSAL UNSA SI CONCRETIZZAVA PER LA PRIMA VOLTA L’APPOGGIO INTERNAZIONALE ALLA CITTADINANZA DA PARTE DEI SINDACATI E DEI POLITICI DEI PAESI DI ACCOGLIMENTO
Per la prima volta la cecità politica italiana, tutta interessata a riempire il sacco della Spending Review, scompariva davanti ad un’inaspettata sensibilità da parte dei politici locali nei centri dove le collettività italiane si erano ormai ben integrate: il tutto grazie alle richieste di sostegno lanciate per prima dalla CONFSAL UNSA.
Valga l’esempio del 2014, quando Charlotte Britz, Sindaco di Saarbrücken, offriva personalmente al Senatore Claudio Micheloni e a Iris Lauriola di ospitare gratuitamente il Consolato nei locali del Municipio della Capitale del Saarland. L’offerta era ripetuta dal Governatore della Regione Annegreth Kramp-Karrenbauer, poi successore di Angela Merkel alla guida del partito CDU.
Mentre a Roma si discuteva di risparmio, dalle province europee giungevano segnali di concreta solidarietà in un nuovo dialogo aperto dal nostro Sindacato.
Se nel 2010 il Sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica (AN) apriva la prima ferita con le chiusure d’importanti consolati, nel 2014 era Lapo Pistelli (PD) ad affondare ulteriormente il coltello con la chiusura anche di quei pochi funzionanti sportelli consolari risparmiati dal Governo di centrodestra.
PER LUNGHI DIECI ANNI, GLI APPELLI DELLA CONFSAL UNSA CONTRO I TAGLI DEI POSTI FUNZIONE E DI LAVORO, NONCHE’ DEI SERVIZI SULLA RETE ESTERA, A SEGUITO DELLE CHIUSURE DEI CONSOLATI, CADEVANO NEL VUOTO
Ora, con gratitudine e soddisfazione il nostro Sindacato registra un cambiamento di rotta. Si concretizzano in Europa le riaperture a Manchester e a Saarbrücken. È innegabile che con la delega per gli italiani oltre confine ad un eletto della circoscrizione elettorale “estero”, la necessità di riapertura delle sedi soppresse e del rafforzamento della rete consolare ha ottenuto maggiore attenzione da parte del Governo.
PERTANTO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI RICARDO MERLO RIVOLGIAMO UN APPELLO, UN AUGURIO ED UN RINGRAZIAMENTO: l’appello è di mantenere fede agli impegni presi in ambito di rafforzamento della rete consolare, consolidando ed estendendo il numero dei posti funzione nonché dei posti di lavoro per ottenere un miglioramento dei servizi per le nostre collettività e per l’utenza in generale; l’augurio è di conservare lo spirito pragmatico già mostrato nell’affrontare le questioni degli italiani all’estero, di cui gli impiegati consolari nostri iscritti sono parte integrante, senza sposare quella politica che, per lunghi anni, ha perso di vista le necessità nude e crude di chi sbarca il proprio lunario oltreconfine e di chi è preposto a garantire i servizi che lo Stato, e solo lo Stato, deve rendere con serenità e dignità;
Il ringraziamento è d’obbligo, per avere consultato e coinvolto le parti sociali ed avere tradotto le emergenze in azione politica a tutela delle collettività italiane all’estero, riconoscendo così il ruolo di denuncia ma anche propositivo svolto anche in questa occasione dalla CONFSAL UNSA. Anche queste azioni hanno permesso alla nostra Sigla di divenire il Sindacato più rappresentativo del MAECI e al contempo di essere portavoce delle esigenze delle nostre comunità all’estero”. Fonte: ItaliaChiamaItalia

04 – CAMPANIA IN TESTA. IERI SI SONO REGISTRATI 1640 NUOVI CASI POSITIVI AL CORONAVIRUS E 20 VITTIME DI COVID.
Il numero di casi continua a crescere con regolarità (+12% su base settimanale). Quello delle vittime, invece, negli ultimi sette giorni è aumentato in modo sostenuto, passando da meno di 10 vittime giornaliere in media a oltre 16 – un aumento del 66%. Sono i primi effetti della risalita del numero di pazienti in terapia intensiva delle ultime settimane.
Il maggior numero di nuovi casi è in Campania (248) e in Lombardia (196). Ma se in Lombardia i tamponi effettuati sono quasi 23 mila, la Campania sono stati meno di 4 mila.
I dati non permettono ancora di valutare gli effetti della riapertura delle scuole, il fronte caldo su cui si concentra l’attività di prevenzione. Anche grazie ai test rapidi sperimentati negli aeroporti: «I risultati sono incoraggianti – ha detto il ministro Speranza nel question time alla Camera – e la valutazione del ministero della Salute è che si possano iniziare ad utilizzare anche fuori dall’aeroporto, quindi il tema delle scuole va esattamente in questa direzione».
A proposito dei fondi europei in arrivo per la sanità, Speranza punta a usare «tutte le risorse disponibili per investire su telemedicina e digitale».

05 – ELEZIONI, UN QUADRO MOSSO MA DENTRO LA STESSA CORNICE. CONTRADDIZIONI POST VOTO. I CAMBIAMENTI STORICI NON SONO MAI LINEARI. HANNO ARRETRAMENTI, INVERSIONI APPARENTI, AVANZAMENTI CONTRADDITTORI. BISOGNA QUINDI OSSERVARE BENE CIÒ CHE SEMBRA RESISTERE. LE ELEZIONI REGIONALI NON LE HANNO VINTE I PARTITI, MA PRINCIPALMENTE DEI ‘GOVERNATORI’, di Loris Caruso*
Il risultato del referendum e quello delle regionali sembrano contraddirsi. Il primo conferma la percezione diffusa, di lungo periodo, che la politica esistente sia sostanzialmente inutile.
È quindi un risultato ascrivibile all’ondata populista degli ultimi anni, visto che il cosiddetto populismo quasi sempre identifica il ‘nemico del popolo’ con la classe politica. Dall’altra parte, dai risultati delle regionali emergono tre strane forme di resistenza.

La prima è quella del bipolarismo. Sembravamo destinati a superarlo, in Italia come altrove, dopo che i sistemi politici erano stati terremotati dalle conseguenze della crisi economica iniziata nel 2008, quando ‘ospiti sgraditi’ chiamati populisti si sono inseriti nei sistemi esistenti come presenze stabili e non marginali. Ora questi partiti – come il Movimento 5 Stelle in Italia, Podemos in Spagna, e si potrebbero fare altri esempi – sono in forte difficoltà o in declino, e i sistemi politici sembrano ricomporsi attorno alle coordinate abituali. Dal punto di vista elettorale, ci sarebbe addirittura una resistenza sotterranea degli orientamenti politici classici: chi è tendenzialmente di destra vota la destra, chi è tendenzialmente progressista vota il centro-sinistra.

La seconda resistenza sarebbe quindi quella dei partiti tradizionali. Anche in questo caso, dopo la crisi del 2008 era sembrato che i partiti appartenenti alle due famiglie politiche egemoni dal dopo-guerra, quella popolare e quella socialista, fossero avviati a un forte indebolimento. C’è ora una riaffermazione del loro primato? La terza resistenza è quella delle elezioni stesse. Sembrava che l’astensionismo avesse superato ogni soglia di allarme, ma la partecipazione a questa tornata elettorale sembra smentire anche questa tendenza. Quando la posta in gioco è chiara e visibile, gli elettori vedono ancora le urne come un’opportunità per esprimersi e incidere.

Tre strane resistenze dunque. Ma sono resistenze reali? I cambiamenti storici non sono mai lineari. Hanno arretramenti, inversioni apparenti, avanzamenti contraddittori. Bisogna quindi osservare bene ciò che sembra resistere. Le elezioni regionali non le hanno vinte i partiti, ma principalmente dei ‘governatori’. A differenza della crisi economica del 2008, la crisi-Covid non produce, per ora, la richiesta di una trasformazione degli assetti politici esistenti, ma una crescita dell’affidamento alle figure più visibili e capaci di sembrare adeguate ad affrontare il rischio pandemico: quindi le figure esecutive, dal premier ai presidenti di regione.

Il consenso che si è registrato alle regionali è analogo a quello di cui gode il premier Conte (che continua a non trasformarsi in consenso per i partiti di governo): un consenso personale tributato a una singola personalità ritenuta efficace e/o ‘per bene’, sganciata da appartenenze e identità politiche, capace di distribuire benefici immediati o di proteggere dal rischio. Un consenso incolore per figure percepite più come tecnici che come politici, che relativizza il supposto ritorno alle dicotomie politiche tradizionali.

L’assenza di colore politico infatti è rivendicata dai vincitori delle elezioni regionali, ma solo da quelli di centro-sinistra: quelli di destra non sentono mai il bisogno di prendere le distanze dalle proprie origini e dai propri elettori. Su questo piano, si riafferma quindi un processo di lungo periodo: la destra afferma un’identità politica molto netta e tradizionale; il centro-sinistra (a livello regionale come a livello nazionale), nega di averne alcuna. Se bipolarismo sarà ancora, sarà quindi un bipolarismo sempre più privo di una contesa reale, che non polarizza il campo su principi e progetti di società. Un bipolarismo mancante di senso, quindi sempre fragile e aperto, in caso di crisi, all’incursione di nuove forze o al riemergere di ospiti ingrati come il M5S.
Per quanto riguarda la resistenza dei partiti tradizionali, il Partito democratico viene ancora descritto, giornalisticamente, come l’ultimo ‘partito strutturato’. Ma cosa condivide con l’idea tradizionale che abbiamo di un partito? Un partito è identità e organizzazione. Che identità ha attualmente il Partito democratico, cosa esprime, per cosa si batte? In che senso lo si può definire “un partito organizzato”? Non si è invertita la tendenza alla scomparsa di sedi, strutture, militanti, presenza territoriale ed elaborazione culturale che lo caratterizza dall’inizio. Si può dire che resiste l’apparato. Ma un partito può essere ridotto a questo?
Non bisogna confondere il breve con il lungo periodo, la contingenza con il mutamento sostanziale. La contraddittorietà dei risultati di referendum e regionali conferma che viviamo un quadro molto mosso, in cui le trasformazioni di lungo periodo che investono la dimensione politica non sono interrotte. E nella contraddittorietà di questi movimenti, è sempre possibile agire. ( di Loris Caruso* da Il Manfesto)

06 – LA SETTIMANA. L’EUROPA RESTA UNA FORTEZZA PER I MIGRANTI, IN GROENLANDIA CAMBIA IL CLIMA, COME SI VIVE DOPO AVER VINTO 60 MILIONI DI EURO, KID A DEI RADIOHEAD COMPIE VENT’ANNI. UN TRAFFICANTE si allontana dopo avere imbarcato un gruppo di migranti sulla spiaggia di Gravelines, vicino a Dunkerque, nel nord della Francia, 22 settembre 2020. (Sameer al Doumy, Afp)
Gli scenari distopici del patto europeo sull’immigrazione “La proposta presentata il 23 settembre dalla Commissione europea è riuscita a sconvolgere perfino chi non si aspettava nulla di buono”, scrive Francesca Spinelli. Come spiega Annalisa Camilli, infatti, l’attuale sistema europeo sull’immigrazione e l’asilo sarà sostituito da un nuovo meccanismo “ancora più problematico”. Secondo Pierre Haski è il frutto di un compromesso tra le diverse sensibilità europee e quindi rischia di scontentare e deludere.

L’ESEMPIO ITALIANO per tenere sotto controllo la pandemia Il Financial Times sottolinea come Spagna, Francia e Regno Unito siano alle prese con un aumento di casi di covid-19, mentre l’Italia sembra aver fatto tesoro delle difficoltà, tenendo finora alla larga la seconda ondata.
Internazionale ha due nuove newsletter settimanali: Americana, con notizie dagli Stati Uniti, e In Asia, con notizie dall’Asia e dal Pacifico.
Veri sconfitti e vincitori a metà “Dopo i risultati delle regionali e la vittoria del sì al referendum Matteo Salvini è in crisi, il Pd tira un sospiro di sollievo e l’M5s va verso la resa dei conti”, scrive Alessandro Calvi. “I dati raccontano una realtà sfumata e di questo dovranno tenere conto gli alleati della maggioranza”, commenta Michael Braun.

NESSUNO SA QUANDO L’ERITREA USCIRÀ DAL SUO LOCKDOWN Col pretesto dell’emergenza sanitaria il governo di Asmara sta adottando misure sempre più autoritarie. E intanto manda gli studenti in un campo di addestramento militare dove non esistono precauzioni contro il covid-19. L’articolo di Africa is a Country.
E poi:
Le sofferenze degli agricoltori statunitensi
Il papa appoggia chi scende in piazza per i diritti umani
Alta tensione nei cieli tra Cina e Taiwan
Quali sono e come funzionano i test per il covid-19
Le notizie di scienza degli ultimi giorni
Video
La crisi climatica vista dagli iceberg della Groenlandia Un cacciatore, un capitano di una nave e un pescatore del mar glaciale Artico riflettono sul futuro incerto del loro paese e del resto del mondo nell’epoca del riscaldamento globale. Il video del Guardian.

PUNTI DI VISTA
I doni di Rossana Il contrario dell’ideologia, l’opposto del conformismo, l’inverso del minoritarismo: questa era Rossana Rossanda e questo ci ha sfidate e sfidati a essere. Il ricordo di Ida Dominijanni. “Sono nata negli anni venti a Pola con sconcerto delle anagrafi”. Un brano tratto da La ragazza del secolo scorso di Rossana Rossanda, nell’editoriale di Giovanni De Mauro.

IN ITALIA IL RAZZISMO riguarda molte più persone di quanto si pensi È riduttivo pensare che tocchi solo certi partiti o gli autori dell’ennesimo pestaggio. Il razzismo è approvato e perpetuato anche dai “meno sospettabili”. L’opinione di Oiza Q. Obasuyi.

IL VIRUS offre un’opportunità per ripensare il carcere Per evitare la diffusione del covid-19 e diminuire il sovraffollamento, in molti istituti statunitensi sono state rilasciate migliaia di persone condannate a pene lievi o con diverse fragilità. I crimini non sono aumentati, spiega Science.

LA PAZIENZA NON È FUORI MODA Viviamo in tempi accelerati e vogliamo ottenere tutto subito. Sarebbe meglio rivalutare la pazienza, che è uno stato attivo, aiuta a gestire lo stress e la frustrazione, e a mantenere il controllo anche in situazioni sfavorevoli. L’articolo di Annamaria Testa.

TORNATE, SBRIGATEVI. Ma per andare dove? Il mondo che ci siamo lasciati alle spalle, questo groviglio di segni integrati a cui credete come se fossero reali, non c’è più. Le linee che separano i segni sensibili e intellegibili si sono spostate e non potete tornare indietro, scrive Paul B. Preciado.
SE GOOGLE SI OCCUPA DELLA NOSTRA SALUTE Era solo questione di tempo prima che il gruppo a cui fa capo Google facesse il suo ingresso nel settore dell’assicurazione sanitaria. Il commento di Evgeny Morozov.
I MEMORABILI
Un articolo a settimana dall’archivio di Internazionale
All’inizio tutti pensano a uno scherzo. Poi scatta la paura: di morire, di essere rapiti. Alla fine arriva il fuoristrada. Come si vive dopo aver vinto 60 milioni di euro. L’articolo di Frédéric Potet.
CULTURA
Kid A dei Radiohead ha vent’anni e se li porta bene Il miglior disco della band britannica compie vent’anni il 2 ottobre. Ancora oggi ha tante cose da dire, anzi forse abbiamo più strumenti per capirlo rispetto al 2000, scrive Giovanni Ansaldo.
CHRISTIAN FREI RACCONTA UNA SCENA DI GENESIS 2.0 “Il documentario è girato nell’estremo nord della Siberia, tra i cacciatori di zanne di mammut”, dice nel video uno dei registi.
A MARSIGLIA CI S’IMMERGE NELLE SONORITÀ DEL MEDIO ORIENTE La mostra L’orient sonore, aperta fino al prossimo gennaio, esplora la grande diversità musicale di una regione dove tanti generi rischiano di scomparire. L’articolo di Catherine Cornet.
BILL EVANS CLASSICO MODERNO Quarant’anni dopo la sua morte, il grande pianista rimane una presenza fondamentale della musica jazz. L’opinione di Alberto Riva.
HOMAGE A SAUL STEINBERG (da Short stories), 2014. (Paolo Ventura)
Nel teatro di Paolo Ventura A Torino è in corso una mostra che ripercorre gli ultimi quindici anni della carriera di Paolo Ventura e la sua poetica visione del mondo.
INTERNAZIONALE A FERRARA
Il programma L’edizione 2020 del festival di Internazionale sarà lunga un anno: un fine settimana al mese, da ottobre a maggio, con incontri, presentazioni, proiezioni, mostre e workshop. Si comincia il 3 e 4 ottobre: ecco il programma.
ZEROCALCARE. Nel primo weekend Zerocalcare terrà il workshop “Reportage a fumetti”, su come creare un fumetto partendo da un fatto, un’intervista o una testimonianza. Durante il corso saranno anche analizzate le tecniche video per realizzare un cartone animato (ci si iscrive qui). Il 4 ottobre il fumettista romano incontrerà Giovanni De Mauro all’Ex Teatro Verdi per parlare dei suoi lavori e dei suoi progetti futuri.
MONDOVISIONI I documentari su informazione, attualità e diritti umani della rassegna Mondovisioni si potranno vedere già da venerdì 2 ottobre. Si comincia con We hold the line di Marc Wiese, sull’operato del presidente Rodrigo Duterte nelle Filippine; Oeconomia di Carmen Losmann, sulle regole del capitalismo contemporaneo; e Hong Kong moments di Zhou Bing, che segue la vita di sette abitanti di Hong Kong durante le proteste per la democrazia. I documentari dell’ultima edizione del festival si possono vedere online fino al 30 settembre. (dalla rivista INTERNAZIONALE)

07 – SE TRUMP RESISTE, IL PENTAGONO HA UN PIANO . STATI UNITI. IL NEW YORK TIMES PARLA DI RIMOZIONE FORZATA SE IL PRESIDENTE USCENTE NON DOVESSE ACCETTARE L’EVENTUALE SCONFITTA ALLE ELEZIONI. INTANTO LA CASA BIANCA SI ARRENDE: NON CANCELLERÀ I PUNTI CARDINE DELL’OBAMACARE , di Marina Catucci*
Donald Trump e i suoi collaboratori stanno affrontando il clamore scaturito dalle affermazioni del tycoon riguardo l’incapacità di garantire un pacifico trasferimento di potere in caso di vittoria di Biden.
Ad aumentare sono le domande sulla reale volontà dei repubblicani di opporsi a Trump in caso dovesse rifiutarsi di accettare la volontà degli elettori.
«VOGLIAMO ASSICURARCI che le elezioni siano oneste, e non sono sicuro che possa esserlo», ha ripetuto il presidente prima di partire per un comizio elettorale in Florida, dove la devozione della folla che lo aspettava ha fatto da contrasto ai fischi che lo avevano accolto a inizio giornata quando aveva reso omaggio alla salma del giudice Ruth Bader Ginsburg.
I compagni di partito di Trump reagiscono con la loro normale miscela di frustrazione privata e solidarietà pubblica, anche se la maggior parte ribadisce che, in caso, la transazione sarà pacifica.
«Il presidente dice cose folli. Abbiamo sempre avuto una transizione pacifica del potere. Non cambierà», ha detto il senatore Ben Sasse del Nebraska. Gli ha fatto eco il senatore del South Dakota John Thune, repubblicano e numero 2 del Senato dopo il portavoce McConnell.
DAL CANTO SUO, invece, Bernie Sanders ha chiesto di formare una commissione elettorale indipendente per impedire a Trump di sfidare la volontà degli elettori, esortando i suoi sostenitori a votare in massa: «Questa è un’elezione tra Trump e la democrazia, e la democrazia deve vincere».
Il New York Times, citando fonti anonime, ha spiegato che i vertici militari del Pentagono si stanno interrogando su cosa fare se il miliardario dovesse ordinare l’invio delle truppe per reprimere gli eventuali disordini interni che potrebbero scoppiare dopo le elezioni di novembre.
Tra gli scenari paventati c’è quello di una rimozione forzata del presidente per mano militare: i soldati quando giurano lo fanno per proteggere lo Stato da tutti i suoi nemici esterni e interni e se il presidente si comporta come un nemico dello Stato il Pentagono deve agire di conseguenza. Questa eventualità non sembra essere la più probabile, ma il solo fatto che venga ritenuta possibile spiega il clima che si respira negli Usa.
PER ASSICURARSI quanto meno una Corte suprema amichevole, in caso ce ne fosse bisogno per decidere le sorti del nuovo mandato, la Casa Bianca ha iniziato a contattare i senatori chiave nella lotta per la conferma del candidato ancora da nominare a sostituzione di RBG, visto che gli incontri di cortesia uno a uno tra il candidato alla Corte suprema e i senatori sono una prassi tradizionale del processo di conferma.
MENTRE SI PREPARA per reagire a un risultato elettorale infausto Trump continua a muoversi sul fronte della propaganda elettorale e ha concluso il suo infruttuoso tentativo lungo quattro anni per abolire l’Affordable Care Act firmando un ordine esecutivo che in pratica non sancisce nulla.
Il decreto sancisce la caratteristica più popolare della legge, la protezione dei cittadini con malattie pregresse, mentre si allontana da uno sforzo più ampio di rivedere il sistema di assicurazione sanitaria, evitando i dettagli spinosi su come garantire tali protezioni senza abbandonare l’Obamacare, (di di Marina Catucci* da Il Manifesto).

08 – QUESTO SESSO CHE NON È UN SESSO PER LEI LO DIVIENE PER SCELTA, ROSSA CIAO. ROSSANA ROSSANDA NON HA MAI SMESSO DI INTERROGARSI E INTERROGARE NOI FEMMINISTE, IN AMICIZIA. UN’AMICIZIA TRA DONNE MUTANTI, RIBELLI, CARICA DI PAROLE MAI DETTE PRIMA , di Maria Luisa Boccia*
Da domenica sono immersa in Rossana: nelle sue parole ed immagini, nei ricordi di quello che abbiamo vissuto insieme. È un pieno denso, formatosi in un tempo lungo. Non provo a trarne neppure un abbozzo di trama.
Faccio a Rossana Rossanda la promessa che feci a Pietro Ingrao, cinque anni fa, nel salutarlo. Lavorerò per tenere viva la sua opera, di cui è parte essenziale come ha vissuto.
Sul computer ho un file che ho nominato «la mia Rossana». Ma è sbagliato. Rossana non è “mia”, non è “nostra”, qualunque cosa intendiamo con questo: marxista, comunista, del Pci, del manifesto, del femminismo, o di un rapporto privato. Neppure è della storia di Italia o della storia di Europa. Nessuna definizione le si addice; ne ho lette tane, in questi giorni, alcune più felici di altre, ma tutte mi sono apparse riducenti.
Rossana è del mondo, perché nel mondo ha abitato, con la mente, con le passioni, anche con il corpo. Ne ha ascoltato le voci, ne ha sentito e nominato i bisogni e i desideri, ne ha condiviso le vicende, sempre scegliendo una parte, mai appartenendo soltanto o del tutto ad essa.
Lo dico con le sue parole. «Voglio essere ebrea, se l’ebreo è quel che in noi può essere sempre l’altro». Si è pensata e vissuta così. È dall’altra che le è venuta la coscienza di sé donna, che l’ha trasformata profondamente, senza divenire la sua identità prima, tanto meno esclusiva.
Non è stata trascinata dall’onda del femminismo degli anni Settanta, anzi a lungo ha opposto resistenza. «Interessante dicevo, e tornavo alle mie vastissime faccende». Dalle quali non si farà mai distrarre, piuttosto le ha intrecciate, riordinate, nominate altrimenti. Non parlerò perciò solo di Rossana femminista e del resto anche il nostro rapporto non è stato solo questo.
Traggo alcuni frammenti dall’immersione di questi giorni. Primo frammento. Nel 1943, studentessa universitaria, frequenta quotidianamente la Biblioteca di Warburg. «Sprofondavo tra ombra e ombra nel colore del silenzio». Dopo pochi mesi dovette dire «addio alla bellezza che poteva esserci nella solitudine del sapere, capire, vedere». «Perché non bastava capire, occorreva intervenire». Non vi tornò più, ma «ero stata là e là sarei rimasta come se fossi stata marcata per sempre». Con la guerra e la scelta obbligata della Resistenza tutto il mondo le «passò sopra, e da allora non cessò di passare». E il rombo è stato così forte da non farle sentire la voce delle donne; al più la avvertì «come un particolare modo di patire o fuggire».
Secondo frammento. Cosa fu la sinistra del Pci negli anni Sessanta? Rossana se lo chiede in occasione degli 80 anni di Pietro Ingrao. E, come sempre, formula la domanda giusta, più che dare una risposta esaustiva. Cosa sarebbe dovuto diventare il Pci a fronte del rivoluzionamento sociale in atto? Come andare oltre il disegno di Togliatti della “via italiana al socialismo?”. Il problema era, e resta, «come si esprime il soggetto del movimento storico», in quale forma, con quale linguaggio.
Pietro e Rossana hanno avuto questa stessa convinzione, si sono separati, poi ritrovati, nella ricerca pratica della risposta. Nonostante la divisione, drammatica, della radiazione. Pietro ha ammesso molti – forse troppi – anni dopo che quel Sì fu il suo errore più grande. Lo voglio ricordare non per ribadire la divisione. ma perché la radice di quell’errore – divisi o compatti- non è estirpata: fece male allora e continua a farlo.
Terzo frammento. È solo con «gran parte della mia vita alle spalle» che Rossana vede le donne e non distoglierà più lo sguardo. Questo sesso che non è un sesso, lo diviene per lei come parzialità scelta. E le ripropone in modo inedito, quella che felicemente chiama «la sola battuta di ottimismo di Marx: l’umanità si pone soltanto i problemi che può risolvere». E se nella sua radicalità, si chiede, il femminismo fosse non solo il sintomo del farsi stretta della politica come l’abbiamo conosciuta, ma l’embrione di una critica rivoluzionaria della politica, come la classe operaia rivoluzionaria fu la critica dell’economia?
«A questo punto ero e sono rimasta», scrive in Le altre. Non più, o non soltanto, stimolo da parte di altre donne, la critica è diventata sua. E non ha mai smesso di interrogarsi e interrogare noi femministe, in amicizia. Un’amicizia tra donne mutanti, ribelli, carica di parole mai dette prima; così inedita e forte da «sconcertare e scomporre il mondo circostante».
Ti ringrazio Rossana del dono della tua amicizia, a me e a tante, tantissime, donne.

09 – ALIAS. IL CASO DELLE POLTRONE PER CASO, di Enrico Caria*
Ok, ad amministrare, i grillini sono delle vere schiappe ma se hanno vinto il referendum è perché a far di conto non li batte nessuno: quelli hanno calcolato in 80milioni l’anno i costi di Camera e Senato e zac! Il 70% degli italiani ha gettato nel cesso l’acqua sporca delle spese inutili col bambino della democrazia parlamentare. Compagno di merende Zingaretti, che però chiede una nuova legge elettorale e con Renzi, Calenda e Berlusconi blatera di collegi, listini, preferenze e soglie di sbarramento come niente fosse.
Forse a ‘sti poltronari sfugge che tra allestimento dei seggi, personale, informatica, logistica, viaggi e telecomunicazioni, di norma le elezioni gravano sul Ministero dell’Interno per 315 milioni di euro, 38 milioni su quello dell’Economia, 33 su quello degli Esteri e 14 su quello della Giustizia. Totale: 400 milioni bruciati a elezione. Ma vi rendete conto quanti ospedali, ambulanze, barelle, protesi dentarie, bastoni per ciechi e stivaletti per piedi equini ci potevamo comprare con tutti quei soldi? Per fortuna che Grillo c’è. E per quanto Elevato, resta sempre coi piedi per terra e il pallottoliere in mano: «se invece di eleggerli », dice lui, i deputati li sorteggiamo, non spediamo 400 milioni di euro ma sui 347mila lire mancia inclusa». AGGIUNGENDO DA BUON GENOVESE CHE LA MANCIA È FACOLTATIVA.
Il pensiero va allora al suo predecessore Clistene che battuta ad Atene la casta degli oligarchi impose un Consiglio scelto alla carta più alta, e tribunali con giudici che si giocavano il posto allo stecchino più lungo e poi affibbiavano l’ostracismo a presunti politici corrotti senza bisogno di prove. Certo, poi il primo a beccarsi l’ostracismo fra capa e collo fu proprio Clistene… ma vai a far del bene. La cosa non scoraggia l’Elevato e nemmeno il super-ortodosso Dibba, che anzi rilancia: «a conti fatti», dice lui, «il sorteggio sempre 347mila lire costerebbe, possibile non ci siano soluzioni più economiche?»
Scartando «a chi piscia più lontano» per le troppe birre da pagare, e «a chi mangia più cannoli siciliani» per i prezzi esorbitanti delle pasticcerie siciliane a Roma, ci sarebbe, propone Dibba, il tiro alla fune, ma i super-super-ortodossi gli fanno giustamente notare che una buona fune, oggi come oggi non te la regala nessuno. Il pallino passa allora alla piattaforma Rousseau dove è in vantaggio «a chi resiste di più con la testa sott’acqua», poiché a chi stravince non gli paghiamo manco lo stipendio.
Basta lasciarlo nella vasca a testa in giù.
( di Enrico Caria* ALIAS da Il Manifesto)

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