27 Giugno 2020 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

01 – Schirò (Pd) – controversie fiscali nella UE: nuove procedure più efficaci e vincolanti.
02 -Schirò A.(Pd): Fase post-Covid 19: vecchie e nuove difficoltà della rete consolare. Urgente potenziare le risorse per rispondere alla domanda di servizi dei nostri connazionali
03 – Schirò (Pd): accordo tra Italia e svizzera per tutelare i frontalieri in “telelavoro” per il Covid 19.
04 – Schirò (Pd): in arrivo a luglio le quattordicesime per i pensionati all’estero
05 -L’on. La Marca (Pd) partecipa alla videoconferenza sulle consultazioni per la commissione bicamerale per gli italiani nel mondo.
06 – Per un Green Deal al Sud, adesso o mai più . Piano per il Sud. Per la prima volta dall’Unità, la questione meridionale è non solo un problema, ma opportunità nazionale.
07 – Amnesty: «Discriminazioni e abusi della polizia nel lockdown» Violazioni. Il rapporto «Sorvegliare la pandemia»,
08 – Alfiero Grandi Election day, come si ferisce una democrazia. La tornata elettorale unica per il voto – regionali, comunali e referendum costituzionale – nei giorni 20-21 settembre, non ha reali motivazioni se non l’interesse del M5s a trarre un vantaggio per far passare il taglio dei parlamentari, vulnus per la rappresentanza.
09 – Una visione di insieme: Referendum costituzionale, Bonomi, Conte, Lagarde.
10 – Covid-19: come ha fatto il Kerala (INDIA). Prevenzione, controlli intelligenti e cura sociale Il tasso di mortalità indica i decessi per una determinata malattia in rapporto al numero di abitanti.

 

01 – SCHIRÒ (PD) – CONTROVERSIE FISCALI NELLA UE: NUOVE PROCEDURE PIÙ EFFICACI E VINCOLANTI. QUANTE VOLTE ABBIAMO SOLLEVATO DUBBI E PERPLESSITÀ SULLE REGOLE STABILITE DALLE CONVENZIONI CONTRO LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI STIPULATE DALL’ITALIA E ABBIANO DENUNCIATO TRAMITE LE NOSTRE INTERROGAZIONI ANOMALIE NELL’APPLICAZIONE DELLE NORME (PER ESEMPIO, LE MIE INTERROGAZIONI SULLE CONVENZIONI CON LA FRANCIA E LA BULGARIA CON RIFERIMENTO ALLA TASSAZIONE DELLE PENSIONI)? 22 GIUGNO 2020
Ebbene in questi giorni il Consiglio dei Ministri ha approvato un d.lgs (n. 49/2020) attuativo della direttiva UE n. 1852/2017 che istituisce un nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie in materia fiscale nell’Unione Europea.

Infatti per rafforzare la certezza del diritto in materia fiscale la Direttiva della UE aveva istituito un meccanismo più efficace, ma anche vincolante e obbligatorio, di risoluzione delle controversie tra i Paesi membri che possono derivare dall’interpretazione e dall’applicazioni di accordi e convenzioni per l’eliminazione della doppia imposizione, attraverso una procedura amichevole in combinazione con una fase arbitrale, con una scadenza chiaramente definita e un obbligo di risultato per tutti gli Stati membri.

Le disposizioni del d. lgs. che inserisce ora la Direttiva nell’ordinamento italiano si applicano retroattivamente a partire dal 1° luglio 2019 sulle questioni controverse riguardanti il reddito e il patrimonio.

Le istanze di apertura di procedure amichevoli relative a una questione controversa (come ad esempio, presumo, l’assurdità della doppia tassazione subita dai pensionati italiani residenti in Bulgaria che non abbiano la cittadinanza bulgara di cui mi sono già interessata con una istanza al Ministero delle Finanze, o, la doppia tassazione delle prestazioni di “sicurezza sociale” dei pensionati italiani residenti in Francia, o alla lentezza da parte dell’Italia nelle procedure di rimborso fiscale) potranno essere presentate innanzi all’Agenzia delle Entrate e all’Autorità competente degli altri Stati membri interessati da qualsiasi soggetto residente ai fini fiscali nel territorio dello Stato o in un altro Stato membro la cui imposizione è direttamente interessata in una questione controversa.

Il Decreto stabilisce inoltre che in caso di mancato raggiungimento di un accordo da parte delle autorità competenti degli Stati membri coinvolti nella procedura è prevista la possibilità per il contribuente di richiedere l’istituzione di una Commissione consultiva e quindi passare alla fase arbitrale.
Giova ricordare che tuttavia la presentazione dell’istanza di procedura amichevole non preclude al soggetto interessato il ricorso ai mezzi di impugnazione previsti dall’ordinamento nazionale. Ora si attendono i provvedimenti del direttore dell’Agenzia delle Entrate con cui si definiranno le modalità e le procedure necessarie al fine di rendere operative le disposizioni del Decreto.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA – Tel. 06 6760 3193 – Email: schiro_a@camera.it

 

02 – FASE POST-COVID 19: VECCHIE E NUOVE DIFFICOLTÀ DELLA RETE CONSOLARE. URGENTE POTENZIARE LE RISORSE PER RISPONDERE ALLA DOMANDA DI SERVIZI DEI NOSTRI CONNAZIONALI NEL PERIODO DELL’EMERGENZA PER IL COVID-19, LE PROBLEMATICHE DELLA NOSTRA RETE CONSOLARE SI SONO FORTEMENTE EVIDENZIATE. 23 GIUGNO 2020Ce lo segnalano i nostri connazionali all’estero e lo sottolineano con preoccupazione le loro rappresentanze istituzionali e sociali, come il Cgie e i Comites, le associazioni e i patronati. Nella fase di rilancio del Paese, non può mancare, dunque, una seria riflessione sul ruolo della nostra rete diplomatico-consolare, che è obiettivamente il necessario riferimento di milioni di cittadini italiani all’estero e sempre più il sostegno del nostro stesso sistema Paese nella competizione globale.
In questi mesi la nostra rete diplomatico-consolare ha saputo dare prova di vicinanza ai connazionali e di affidabilità nella gestione dell’emergenza. Grazie al sacrificio di tutto il personale si è fatto fronte ad una emergenza inaspettata ed impensabile. Ci sono state alcune difficoltà a garantire l’erogazione dei servizi ordinari, ma ciò a causa delle chiusure parziali o totali delle sedi consolari necessarie ad assicurare la sicurezza del personale e rispettare le misure di lockdown dei diversi paesi.

Nella fase della riapertura post-covid, alla luce di quanto avvenuto, non possiamo trascurare la necessità di affrontare nuovamente le questioni del rafforzamento della nostra rete consolare, per potenziarla in termini di personale e di strumentazioni. E occorre farlo rapidamente per non lasciare che anche in questa fase, l’emergenza venga affrontata esclusivamente con il sacrificio del personale.

La “lezione” della pandemia va assimilata con prontezza e lucidità. Penalizzare i servizi, siano essi sanitari o amministrativi, è stato un errore da superare destinando nuove risorse. Nello stesso tempo, vi sono centinaia di nuove assunzioni già deliberate e dotate di finanziamento che stanno seguendo trafile troppo lente e che vanno, dunque, assolutamente accelerate.
Gli italiani residenti nei diversi paesi europei hanno raggiunto quasi tre milioni. In Germania, Belgio, Francia, Svizzera e Gran Bretagna, in particolare, l’esigenza di rispondere alle richieste dei connazionali è particolarmente urgente, come evidenziato dai diversi Comites e dalle stesse rappresentanze consolari che nei prossimi mesi dovranno gestire l’attività ordinaria, recuperare il lavoro arretrato e fare fronte alla prossima tornata elettorale per il referendum costituzionale prevista subito dopo l’estate. Urgenze che probabilmente rallenteranno altri importanti progetti in corso, quali ad esempio il rilascio della carta d’identità elettronica.
Senza girarci intorno, è indispensabile affrontare le carenze croniche di personale e di risorse e fare i conti, anche in questo settore della pubblica amministrazione, con i ritardi dell’innovazione tecnologica del nostro Paese. Puntando con convinzione sul digitale e aumentando le risorse a disposizione, perché si tratta di un investimento sul presente e sul futuro del nostro Paese, sia nella sua dinamica interna che nella sua proiezione estera.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42
00186 ROMA – Tel. 06 6760 3193

 

03 – SCHIRÒ (PD): ACCORDO TRA ITALIA E SVIZZERA PER TUTELARE I FRONTALIERI IN “TELELAVORO” PER IL COVID 19. PER EVITARE UNA DOPPIA IMPOSIZIONE ITALIA E SVIZZERA HANNO CONCLUSO UN ACCORDO AMICHEVOLE RELATIVO ALL’IMPOSIZIONE DEI LAVORATORI FRONTALIERI A SEGUITO DELLE MISURE ADOTTATE NEL CONTESTO DELLA LOTTA ALLA DIFFUSIONE DEL COVID-19. 23 GIUGNO 2020
Praticamente tutto il telelavoro svolto dai frontalieri dalla propria abitazione in Italia sarà considerato dalle autorità nazionali svizzere come lavoro svolto regolarmente in Svizzera, senza dunque alcuna implicazione problematica sul piano fiscale e previdenziale: ciò per evitare il rischio che migliaia di frontalieri sarebbero stati altrimenti costretti a versare il contributo INPS e a vedersi tassati ai fini fiscali in Italia.

L’Accordo si è reso necessario in considerazione del fatto che, a seguito dell’emergenza sanitaria da Coronavirus, molti lavoratori transfrontalieri non hanno potuto recarsi fisicamente nell’altro Stato per svolgere la propria attività dipendente, oppure sono stati scoraggiati dal rientrare nel proprio Stato di residenza al termine dello svolgimento dell’attività dipendente

Si tratta dunque di un accordo temporaneo e interpretativo sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri. In base al testo dell’accordo diffuso dal MEF le competenti autorità italiane e svizzere hanno stabilito in pratica che, in via eccezionale e provvisoria, i giorni di lavoro svolti nello Stato di residenza, a domicilio e per conto di un datore di lavoro situato nell’altro Stato contraente, a seguito delle misure adottate per combattere la diffusione del COVID-19, sono considerati giorni di lavoro nello Stato in cui la persona avrebbe lavorato e ricevuto in corrispettivo il salario, lo stipendio e le altre remunerazioni analoghe (“reddito”) in assenza di tali misure.

Sempre in base all’accordo e sempre in via eccezionale e provvisoria è stato inoltre stabilito che i lavoratori che hanno passato più giorni consecutivi nell’altro Stato contraente allo scopo di svolgere la propria attività dipendente per conto di un datore di lavoro situato in detto altro Stato contraente, senza regolare rientro quotidiano nello Stato di residenza a seguito delle misure adottate per combattere la diffusione del COVID-19 (in particolare, Decreto Ministeriale italiano 120/2020 del 17 marzo 2020), sono considerati frontalieri ai sensi dell’Accordo del 3 ottobre 1974.

L’accordo amichevole entra in vigore il giorno successivo alla firma da parte delle due autorità competenti (19 giugno) e le disposizioni si applicano dal 24 febbraio 2020 fino al 30 giugno 2020 compreso.
Si tratta di una intesa che, secondo i sindacati locali dei frontalieri, insieme alla proroga dell’indennità di disoccupazione Naspi, rafforza le tutele dei frontalieri sia per chi ha necessità di lavorare con lo smartworking, sia per chi, soprattutto, si trovava lasciato a casa perché con contratto a termine.
Angela Schirò- Deputata PD – Rip. Europa – – Camera dei Deputati

 

04 – SCHIRÒ (PD): IN ARRIVO A LUGLIO LE QUATTORDICESIME PER I PENSIONATI ALL’ESTERO
INTRODOTTA DAL GOVERNO PRODI NEL 2007 ED ESTESA ANCHE AI PENSIONATI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO GRAZIE ALL’ATTIVITÀ SVOLTA DAI PARLAMENTARI DEL PD ELETTI ALL’ESTERO E DA SINDACATI E PATRONATI, LA 14MA SARÀ PAGATA ANCHE QUEST’ANNO A CIRCA 60.000 NOSTRI CONNAZIONALI IN UNA UNICA SOLUZIONE NEL PROSSIMO MESE DI LUGLIO (NON SI PREVEDONO RITARDI O IMPREVISTI DOVUTI ALL’EMERGENZA SANITARIA IN ITALIA E NEL MONDO). 25 GIUGNO 2020

Ogni anno sono circa 3 milioni e mezzo i pensionati in Italia e all’estero a cui l’Inps accredita la quattordicesima, pagata contestualmente alla mensilità di luglio.

All’estero gli aventi diritto alla 14ma risiedono per circa il 40% in Europa e per il 60% nel resto del mondo.

Il pagamento d’ufficio riguarda i pensionati di tutte le gestioni pensionistiche sulla base dei redditi degli anni precedenti.

L’importo della 14ma varia da un minimo di 336 euro a un massimo di 665 euro.

Una buona parte dei pensionati italiani residenti all’estero in possesso dei requisiti avrà diritto, per motivi legati alla loro limitata anzianità contributiva in Italia ed al loro reddito complessivo, ad un importo medio di 437 euro (i contributi esteri non vengono presi in considerazione ai fini del calcolo).

Per beneficiare della quattordicesima i pensionati residenti all’estero devono soddisfare due requisiti fondamentali, uno legato all’età anagrafica e l’altro al reddito. Infatti la 14ma è erogata a favore dei pensionati ultra sessantaquattrenni titolari di uno o più trattamenti pensionistici a carico dell’assicurazione generale obbligatoria e di altre gestioni previdenziali in presenza di determinate condizioni reddituali personali. Nel caso in cui si rientri nei requisiti richiesti, la quattordicesima spetta ai pensionati, anche per quelli residenti all’estero, in maniera automatica, senza che il beneficiario presenti richiesta all’INPS.

Per il 2020 il reddito complessivo individuale (compresi i redditi esteri) deve essere fino a un massimo di 2 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti, ovvero fino a 13.391 euro. Tuttavia se si percepisce un reddito complessivo entro 1,5 volte il minimo (10.043 l’anno) gli importi spettanti sono di 437 euro per i pensionati che possono far valere fino 15 anni di contributi italiani, di 546 fino a 25 anni di contributi e di 655 euro oltre 25 anni di contributi.

Va specificato che il calcolo sul reddito è individuale, ovvero non è comprensivo di quello coniugale.
Per quanto concerne l’importo della quattordicesima, a seguito di recenti modifiche alle modalità di calcolo dell’assegno, oggi vengono presi in considerazione i seguenti parametri: reddito (se compreso entro 1,5 volte il trattamento minimo oppure tra 1,5 e 2 volte); gli anni di contributi; la tipologia di pensionato (autonomo o dipendente).
Secondo le norme vigenti, è riconosciuta la quattordicesima mensilità sui seguenti trattamenti previdenziali: pensione di anzianità; pensione di vecchiaia; pensione di reversibilità; assegno di invalidità; pensione anticipata.
La quattordicesima viene riconosciuta in via provvisoria in presenza delle condizioni prescritte dalla legge, e viene successivamente verificata dall’Inps sulla base dei redditi consuntivi non appena disponibili.
Consigliamo comunque di rivolgersi a un patronato di fiducia per verificare l’eventuale diritto (per evitare indebiti) e gli importi spettanti e soprattutto per fare domanda nel caso in cui l’Inps non liquidasse d’ufficio la prestazione.
Angela Schirò Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati

 

05 -L’ON. LA MARCA (PD) PARTECIPA ALLA VIDEOCONFERENZA SULLE CONSULTAZIONI PER LA COMMISSIONE BICAMERALE PER GLI ITALIANI NEL MONDO.
L’ON. FRANCESCA LA MARCA HA PARTECIPATO ALLA SEDUTA DEL COMITATO PER GLI ITALIANI NEL MONDO DELLA CAMERA, IMPEGNATO NELLE CONSULTAZIONI PER L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE BICAMERALE PER GLI ITALIANI NEL MONDO. 24 GIUGNO 2020
In collegamento video, tra gli altri, sono intervenute le due coordinatrici degli Intercomites del Canada e degli Stati Uniti, Presidenti Michela De Marco e Barbara Cornacchia.
Le Presidenti degli Intercomites nordamericani hanno richiamato alcune problematiche, quali l’insufficienza e i ritardi nel trasferimento dei fondi ai COMITES e la scarsa attenzione che in genere si manifesta per gli organismi di rappresentanza, l’urgenza di una maggiore attenzione per i servizi consolari, lo svolgimento dei programmi di insegnamento dell’italiano, un miglior uso della leva del turismo di ritorno e si sono augurate che la Bicamerale possa concentrarsi su alcune tematiche che da tempo aspettano una soluzione, come la cittadinanza.
Nel suo intervento, l’On. La Marca, dopo avere rivendicato ai rappresentanti del PD l’idea della Bicamerale fin dalle precedenti legislature, ha ribadito la necessità di costituirla soprattutto come efficace risposta alla riduzione del numero dei parlamentari. Essa dovrà servire a focalizzare meglio le problematiche degli italiani all’estero nei confronti del Governo, a superare l’isolamento in cui i parlamentari eletti all’estero si sono spesso trovati, a coordinare più strettamente l’iniziativa delle diverse rappresentanze degli italiani nel mondo.
La parlamentare, infine, si è augurata che la Bicamerale possa diventare anche un utile osservatorio delle novità che le nuove mobilità stanno introducendo, soprattutto dopo la diffusione mondiale della pandemia.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America.

 

06 – PER UN GREEN DEAL AL SUD, ADESSO O MAI PIÙ . PIANO PER IL SUD. PER LA PRIMA VOLTA DALL’UNITÀ, LA QUESTIONE MERIDIONALE È NON SOLO UN PROBLEMA, MA OPPORTUNITÀ NAZIONALE. LA SCOMMESSA È IL PIANO 2030 DEL MINISTRO PROVENZANO. PER LA PRIMA VOLTA DALL’UNITÀ, LA QUESTIONE MERIDIONALE È NON SOLO UN PROBLEMA, MA UN’OPPORTUNITÀ NAZIONALE.
La crisi determinata dalla pandemia mostra le fragilità del modello di sviluppo italiano, centrato sull’economia di un Nord di industrie e imprese «pesanti»; mentre il Sud è distante, il trasporto veloce su rotaia e la viabilità efficiente si fermano a Napoli; i trasporti marittimi latitano, internet è debole e limitato.

Eppure, come nelle drammatiche diffuse situazioni internazionali, proprio la Rete ha aiutato nell’assenza di contatti. Prima necessità, dunque: copertura dell’intero territorio italiano.

LA «MODERNIZZAZIONE della normalità» si nutre di energia da fonti fossili, espelle inquinanti, ha bisogno di degrado ambientale. La pandemia ha messo a nudo le fragilità del modello residenziale e lavorativo di agglomerati urbani ad alta intensità abitativa (e a bassa presenza di verde alberato) e centralizzazione delle attività. Le aree interne italiane si spopolano, si impone la cultura dominante delle metropoli. Non tutti la pensano più così. La tempesta pandemica, come osservato da Perna e Bevilacqua su questo giornale, ha fatto tornare al sud moltissimi giovani, che guardano a un nuovo futuro possibile, da sviluppare nella loro terra di origine, costruito su «sviluppo sostenibile ed economia circolare» e (in consonanza col ministro Provenzano) per un Sud rivolto ai giovani; connesso e inclusivo; compatibile con la svolta ecologica; frontiera dell’innovazione; aperto a Mediterraneo, Africa e Oriente.

L PIANO SUD 2030, scelta irreversibile per la transizione energetica, ecologica e lo sviluppo nazionale rigorosamente sostenibile, abbracci cultura, formazione, ricerca, agricoltura, ambiente e natura, turismo, industrie. E’ così che possono fiorire anche nuovi posti di lavoro.
Fondamentale sarà la scelta energetica: più energie rinnovabili e vettori energetici puliti (idrogeno ed elettricità verde, su tutto); ma insieme, come indicato dall’International Energy Agency, all’efficientamento energetico diffuso, capillare.

FIN DALL’INIZIO è necessario il concorso diretto delle comunità interessate (urbane e rurali), come indicano Green Deal e Scienza della sostenibilità.

L’esperienza, ormai paradigmatica, della San Francisco degli anni 2000, è un esempio virtuoso e di successo.

Lo Stato attui le riforme e riconquisti i territori condizionati dalla illegalità, creando lavoro, favorendo crediti agevolati, per la costruzione e il perseguimento di vite dignitose e libere da ricatti; riformi strutture e personale amministrativo, con semplificazione e digitalizzazione.

Realizzi le reti dei collegamenti (viari, ferroviari, marittimi (e aerei), e informatici); attrezzi i porti meridionali per gli scambi verso Africa e Asia, fino alla Cina.

Promuova la ricerca e incentivi il trasferimento tecnologico, con start up che rivitalizzino il ruolo delle Università del Sud, dei Centri di ricerca, del Cnr e dell’Enea.

IL SISTEMA SANITARIO pubblico va rinforzato con rinnovate dotazioni tecnologiche, contratti di lavoro che favoriscano anche il ritorno di personale sanitario fuori sede, l’attivazione di un sistema di prevenzione e cura centrato sul territorio, grazie a nuova telemedicina e medicina di prossimità.

COME DIMOSTRATO a San Giorgio a Cremano, il Sud può diventare frontiera dell’innovazione, con il sostegno a startup e a Pmi, promuovendo l’informatica nel comparto energetico, in agricoltura, industria e impresa agricola e culinaria, beni culturali e innovazione tecnologica tout court. Occorre promuovere le cooperative, per abbattere i costi di servizi e investimenti su macchine agricole, trasporto, distribuzione, conservazione, ampliamento dell’offerta e riduzione degli sprechi.

Non solo in agricoltura, ma anche nel turismo e nelle Pmi. Così il Sud diventerà coerente cantiere, modello e motore di sviluppo per l’Italia tutta, grande, bella. Occorre sostenere Comuni medi e piccoli, con l’offerta di una nuova dimensione residenziale e lavorativa che favorisca la natalità e il mantenimento degli anziani -quando possibile- all’interno di un contesto familiare, sostenuto dall’assistenza pubblica.

ATTUARE una politica abitativa per cittadini, anche svantaggiati e per chiunque intenda trasferirsi al Sud, anche stranieri in fuga da ogni genere di pericolo. Si pensi a un grande piano-casa per assegnare case abbandonate «quasi gratis», con disponibilità di crediti iper-agevolati per le ristrutturazioni – legati alle prospettive, non al reddito disponibile presente – e per il sostegno alle cooperative. Può aiutare l’estensione di esperienze di organismi immobiliari consortili, garantiti (e sorvegliati) dallo Stato (una esperienza virtuosa si è avuta nel porto di Piombino). Stimolare la creazione di alberghi diffusi. Le ristrutturazioni e le manutenzioni creano occupazione stabile.
COME GIUSTAMENTE auspica il Ministro, è imperativo assicurare l’effettiva libertà di scelta per quelli che sono tornati: rimanere o re-emigrare? Ciò richiede grande visibilità (e consenso) del Piano e rapidità d’azione, se si vuole essere conseguenti, e dare elementi misurabili e tangibili. C’è una ingente disponibilità di finanziamenti europei; con questi si cominci prestissimo a: per un biennio attivare i lavori pubblici tramite procedure eccezionali come quelle per la ricostruzione del ponte di Genova; con le Università, supportare enti locali e piccole imprese nella partecipazione a bandi regionali, nazionali ed europei; avviare bonifiche e ripristini ambientali ed idrogeologici; curare la riforestazione. Si cominci subito, con massima visibilità e senza paura.
* Direttore del CIRPS (Centro interuniversitario per lo sviluppo sostenibile)

 

07 – AMNESTY: «DISCRIMINAZIONI E ABUSI DELLA POLIZIA NEL LOCKDOWN» VIOLAZIONI. IL RAPPORTO «SORVEGLIARE LA PANDEMIA», SCRITTO A PARTIRE DAL MONITORAGGIO DI 12 STATI EUROPEI NELL’APPLICAZIONE DELLE MISURE ANTI-COVID, HA FATTO INFURIARE I SINDACATI DI POLIZIA. IN BULGARIA UTILIZZATI AEREI PER «DISINFETTARE» UN QUARTIERE ABITATO DA ROM, di Giansandro Merli
Che la quarantena non fosse uguale per tutti si sapeva, che l’azione delle forze di polizia europee abbia discriminato alcuni gruppi sociali e presenti numerosi episodi di abusi lo ha detto ieri Amnesty International. «Sorvegliare la pandemia» è l’ultimo rapporto indipendente dell’organizzazione, che ha monitorato tra marzo e aprile le misure anti-contagio adottate da 12 stati europei. L’analisi è stata condotta in: Belgio, Bulgaria, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Regno Unito e Ungheria. Amnesty denuncia dinamiche sistemiche di «razzismo istituzionalizzato e discriminazioni». Tre i campi di indagine: controlli rafforzati su migranti e rom; uso illegale della forza e violazioni della polizia; impatto sproporzionato delle sanzioni sui senza fissa dimora.

«I ROM che vivono negli insediamenti informali, i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti che vivono nei campi, hanno subito misure discriminatorie per contrastare la pandemia», scrive Amnesty. Invece di garantire dispositivi di protezione individuale, accesso all’acqua e beni di prima necessità a fronte dell’obbligo di restare a casa, in diversi luoghi le autorità hanno schierato eserciti e polizia per isolare gli insediamenti. A Jambol, in Bulgaria, sono stati utilizzati aerei per «disinfettare» un quartiere rom dove era presente un focolaio. In Francia, nel campo di Calais, la polizia ha continuato a vessare i rifugiati che vivono nell’accampamento anche durante il lockdown. Il presidente serbo ha schierato i militari per pattugliare Belgrado e mantenuto i rifugiati in un regime speciale anche dopo la fine dell’emergenza nazionale. Discriminazioni nell’applicazione delle misure anti-contagio sono registrate anche in Grecia, Ungheria, Slovacchia e a Cipro.

AMNESTY ha documentato episodi di uso illegale della forza e abusi di polizia in sei paesi. Nella Francia scossa nei giorni scorsi dalle mobilitazioni che chiedono giustizia per Adama Traoré, soffocato durante un fermo nel 2016, l’organizzazione ha verificato 15 video di violenze o ingiurie razziste o omofobiche tra il 18 marzo e il 20 aprile, denunciando tra gli altri il caso di una 19enne nera fermata da otto agenti per un controllo e colpita al torace con il taser in modalità «stordimento». Ad Atene la celere ha attaccato con i lacrimogeni dei ragazzi che sostavano nella piazza del quartiere Aghia Paraskevi. Due gli episodi in Italia: a Catania il 14 aprile un uomo è stato buttato a terra e manganellato mentre cercava di prendere un autobus; a Milano il 25 aprile dei ciclisti che, osservando il distanziamento, si stavano recando a omaggiare un monumento ai partigiani sono stati malmenati dagli agenti. Altri casi riguardano Belgio, Romania e Spagna. L’Ong ha anche criticato l’applicazione di misure punitive ai senza fissa dimora in assenza di provvedimenti sociali destinati a garantire loro un rifugio in cui osservare la quarantena. Diversi episodi di multe comminate a persone che non hanno una casa sono documentati anche in Italia.

IL RAPPORTO ha fatto infuriare i sindacati degli agenti. «Sconcertante si possa accusare impunemente la polizia», dichiara Valter Mazzetti, segretario Fsp. Di «partito anti-polizia» parla Gianni Tonelli del Sap, che chiede «telecamere per difenderci dalle calunnie». «Finita l’emergenza siamo tornati a essere i “punching ball” tra le istituzioni democratiche e chi cerca lo scontro con chi rappresenta lo stato», sostiene Felice Romano del Siulp. A queste dichiarazioni ha replicato in serata Amnesty affermando di «non comprendere la foga e i toni di alcuni sindacati di polizia frutto probabilmente di una lettura incompleta del rapporto», che riguarda l’operato delle polizie di 12 paesi europei e «anche singoli episodi relativi all’Italia».

 

08 – ALFIERO GRANDI ELECTION DAY, COME SI FERISCE UNA DEMOCRAZIA. LA TORNATA ELETTORALE UNICA PER IL VOTO – REGIONALI, COMUNALI E REFERENDUM COSTITUZIONALE – NEI GIORNI 20-21 SETTEMBRE, NON HA REALI MOTIVAZIONI SE NON L’INTERESSE DEL M5S A TRARRE UN VANTAGGIO PER FAR PASSARE IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI, VULNUS PER LA RAPPRESENTANZA, 21 Giugno 2020
Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una sceneggiata poco edificante. Pur di costringere a votare nello stesso giorno per le elezioni regionali, per quelle dei Comuni e per il referendum costituzionale sul taglio del parlamento se ne sono viste di tutti i colori. Le regioni sono in rivolta contro questa costrizione che nega la loro autonomia decisionale prevista dagli Statuti, Fratelli d’Italia ha organizzato l’ostruzionismo alla Camera sul decreto che fissa la data delle elezioni, la coalizione che sostiene il governo Conte 2 è stata spinta dal M5Stelle a insistere sulla giornata unica per il voto, individuata nel 20/21 settembre. Tutto si può cambiare tranne questo aspetto.
La sostanza è che il referendum costituzionale non sembra in grado di trascinare i cittadini a votare per il taglio dei parlamentari, obiettivo di cui il M5Stelle ha fatto una bandiera nella speranza di risalire nei sondaggi, senza prestare attenzione alle conseguenze. Per porre riparo non si è trovato di meglio che tentare di arrivare ad un’unica giornata per votare per le regioni, per i comuni, per il taglio dei parlamentari, forzando la legge in vigore che non prevede la possibilità di accorpare le modifiche della Costituzione con altri appuntamenti elettorali. Per questo si punta ad approvare una norma di legge che cambi le regole in vigore.

La responsabilità del M5Stelle è evidente, pur di arrivare a tagliare i parlamentari è pronto a forzare, prima imponendo alla nuova maggioranza parlamentare di votare la modifica costituzionale (un grave errore perchè la Costituzione non dovrebbe mai essere sacrificata ad un accordo politico di governo), poi puntando all’election day da quando è apparso chiaro che tra gli elettori non c’è lo stesso entusiasmo che sembra esserci nel gruppo dirigente del M5Stelle, con l’obiettivo di tentare di portare a votare per il referendum gli elettori che già debbono scegliere l’amministrazione regionale e quella comunale.

Le motivazioni sui rischi di svolgere elezioni in questo periodo appare e scompare a seconda della convenienza del momento. Infatti tra settembre e ottobre non è possibile stabilire per ora una differenza e nessun esperto può assicurare che un periodo sarà meglio dell’altro. Possiamo solo augurarci che la pandemia non ritorni. Inoltre si potrebbero individuare altre sedi istituzionali diverse dalle scuole in cui esercitare il diritto di voto, diminuendo di molto se non azzerando l’interferenza con l’anno scolastico.

Quindi la giornata unica per il voto non ha reali motivazioni se non l’interesse di una parte, in questo caso il M5Stelle, a trarre un presunto vantaggio da un maggiore afflusso elettorale, evitando una partecipazione al voto molto ridotta sul taglio del parlamento e quindi un sostanziale fallimento politico di questa modifica della Costituzione.

Al punto in cui siamo conviene avviare la campagna elettorale per il No sul taglio del parlamento, pur nelle condizioni difficili che si prospettano. Infatti la campagna elettorale risentirà pesantemente delle conseguenze della forzata chiusura in casa nel periodo acuto della pandemia, del periodo agostano, della presenza contemporanea di altri appuntamenti elettorali che potrebbero mettere in ombra le modifiche della Costituzione.

Eppure proprio chi ha voluto arrivare a questo taglio del parlamento aveva attribuito un significato simbolico, di svolta, a questa scelta. Ci si poteva aspettare un comportamento coerente ma così non è stato e alla fine l’importante sembra imporre la scelta con ogni mezzo. Questo impone una campagna elettorale netta, senza risparmio, capace di mettere in luce le responsabilità, i comportamenti opportunisti che hanno reso possibile arrivare al taglio del parlamento. Taglio del parlamento le cui motivazioni restano ridicole e i presunti esigui risparmi di spesa lo confermano.

I risparmi di spesa sono tipiche motivazioni che lisciano il pelo al populismo. Mentre sarebbe indispensabile una discussione sul ruolo che dovrebbe avere il parlamento in Italia, che è una repubblica parlamentare, fondata sul ruolo della rappresentanza.

Sostenere che il parlamento può essere ridotto di numero, un terzo circa, senza riguardo alle conseguenze delle sue funzioni, tanto più dopo un periodo non facile come quello della pandemia, vuol dire che si scaricherà sulla rappresentanza dei cittadini una caduta di ruolo preoccupante, che modificherà i rapporti di forza con gli altri assetti istituzionali del nostro paese, in particolare con il ruolo del governo.

Siamo proprio sicuri che dopo la fase della pandemia nella quale in parte per ragioni oggettive, in parte per scelta politica c’è stato un accentramento mai visto dei poteri, con un uso dilatato del ruolo del Dpcm, strumento di norma limitato nel suo utilizzo perchè sfugge ai controlli, in particolare del parlamento e di cui risponde il solo Presidente del Consiglio ?

Ad un certo punto si è capito che occorreva non esagerare e quindi si è ricorsi ai decreti legge, che il parlamento ha l’obbligo di esaminare e convertire entro 6o giorni, per dare un fondamento legislativo ai Dpcm.

Era già eccessivo in precedenza il ruolo del governo che di fatto condiziona da tempo il ruolo e l’agenda del parlamento con i decreti legge e i voti di fiducia a raffica. Da troppi anni il parlamento è fortemente limitato nella sua effettiva capacità di rappresentare, cedendo buona parte di questo ruolo al governo che di rappresentanza ne ha proprio pochina, visto che il voto di fiducia verso il governo non dà presunzioni di rappresentanza, semmai di delega da parte del parlamento.

La pandemia del corona virus ha dato un altro colpo pesante al ruolo della rappresentanza.

Anzitutto per difetti della rappresentanza stessa, i parlamentari, e questo è l’effetto di leggi elettorali che da troppi anni sottraggono agli elettori il diritto di scegliere direttamente i propri parlamentari. Di fatto gli eletti sono scelti dall’alto, non rispondono agli elettori da troppo tempo, perchè la loro elezione non dipende da chi devono rappresentare (i cittadini) ma dai capi che decidono le liste e a cui di fatto rispondono. Perchè dai capi dipende la loro elezione.

Quindi i parlamentari hanno le loro responsabilità mostrate plasticamente con la lontananza dai loro compiti per una fase.

Tuttavia ai capi partito fa comodo avere questa situazione, perchè questo consente loro un accentramento formidabile del potere di scelta, al punto che il nostro sistema parlamentare oggi è fortemente modificato da questa situazione. Questo ha radici più antiche. Si può dire che è iniziato quando è stato consentito di mettere il nome del candidato presidente del Consiglio sulla scheda elettorale, iniziato da Berlusconi senza trovare una vera resistenza e proseguito in altri settori politici, sinistra compresa. Questo ha avviato una fase di accentramento delle decisioni e un disequilibrio nei poteri che da tempo non trova soluzione, perchè restiamo una repubblica parlamentare che però usa strumenti che non sono propri di questa forma istituzionale, fortemente personalizzati, e questo crea una situazione anomala e squilibrata.

Tuttavia alcuni scelgono di spingere in questa direzione perchè sono convinti che prima o poi l’Italia abbandonerà la forma della repubblica parlamentare. Del resto in settori politici disparati, non da oggi, ci sono tentazioni presidenzialiste, che per alcuni a destra sono una scelta di modifica più di fondo della nostra Costituzione e che per altri – democratici e di sinistra – rappresenta un’evoluzione di minore impatto, sottovalutando che ci potrebbe essere uno slittamento verso una repubblica presidenziale vera e propria. Ci sono percorsi che quando iniziano rischiano di prendere la mano e il taglio dei parlamentari va esattamente in questa direzione: indebolisce il ruolo del parlamento, che oltre al taglio in sé resterà sotto botta per molto tempo. Infatti parlare di taglio dei parlamentari e di rilancio del parlamento è come pretendere di bombardare un edificio per ristrutturarlo, è evidente che verrà raso al suolo. Il taglio dei parlamentari è un modo per ridimensionare strutturalmente il ruolo del parlamento e questo per alcuni è la premessa per cambiare sistema istituzionale.

Quindi il taglio del parlamento è un atto da apprendisti stregoni, con risultati finali che potrebbero prendere loro la mano e finire con un rattrappimento della democrazia italiana. Ci potevano essere altre scelte ma la demagogia populista non ha sentito ragioni e i confronti sono sempre stati finti, in realtà la discussione doveva solo confermare l’assunto iniziale.

In gioco ci sono da un lato la nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla vittoria sul nazifascismo, che è certamente avanzata e socialmente fondata su valori e diritti dei cittadini, dall’altra ci sono i rischi derivanti da modifiche poco meditate e ancor meno in grado di controllabili nell’approdo finale.

Questa è la vera responsabilità degli altri partiti della maggioranza che hanno capovolto la loro posizione parlamentare, ma anche dell’opposizione che aveva votato con la maggioranza del Conte 1 questa modifica.

Questo comportamento è censurabile perchè mette la Costituzione e le sue modifiche sullo stesso piano di scelte politiche contingenti come può essere un programma di governo e questo opportunismo politico è stato comune sia con il Conte 1 che con il Conte 2, arrivando a votare un taglio dei parlamentari che in realtà non convince neppure chi l’ha votato solo perchè temeva di mettersi contro un’opinione pubblica considerata a favore di questa scelta, con un comportamento opportunista.
In realtà questa scelta era contrastabile e anche il M5Stelle poteva essere costretto a prendere atto che il suo orientamento era un errore, per altri argomenti è stato fatto, in questo caso no, la differenza sta tutta nel grumo di interessi che hanno portato a resistere in alcuni casi e a mollare sul taglio del parlamento. La campagna elettorale sarà Costituzione contro populismo e opportunismo. Alfiero Grandi –

 

09 – UNA VISIONE DI INSIEME: REFERENDUM COSTITUZIONALE, BONOMI, CONTE, LAGARDE.
GLI STATI GENERALI – AL DI LÀ DEL NOME ALTISONANTE – POSSONO ESSERE UTILI A CONDIZIONE CHE GOVERNO E MAGGIORANZA SIANO IN GRADO DI TRADURRE IL LAVORO IN PROGETTI PRECISI DI GOVERNO. LA SEDE DI CONFRONTO C’È, LE OPINIONI ESPRESSE FANNO COMPRENDERE PREGI E LIMITI DELLE DIVERSE POSIZIONI, LE DIFFERENZE SONO EVIDENTI. Colpisce la ruvidità eccessiva del neo presidente di Confindustria, che usa toni ultimativi alla Brenno, il cui unico obiettivo è ottenere per le imprese tutto: soldi senza condizioni, il riconoscimento di un ruolo di lobby senza precedenti puntando a condizionare il governo e di metterlo sotto tutela, con richieste e proposte del tutto al di sotto del ruolo che le imprese dovrebbero svolgere. Ad esempio la nuova direzione di Confindustria non affronta il problema di come garantire la salute di fronte ad una pandemia non risolta, l’unica vera aspirazione sembra fare in modo che le imprese abbiano un salvacondotto sulle misure anticovid. Un po’ poco, per questo Conte ha invitato a volare più alto, con quanta fortuna si vedrà.

L’opposizione politica purtroppo continua ad essere egemonizzata da Salvini che ha l’unico obiettivo della caduta del governo, prima possibile. L’ennesimo tentativo di arrivare alle elezioni anticipate, per ora è stato rintuzzato. L’opposizione ha scelto di non candidarsi come una vera alternativa politica, semplicemente dice il contrario a tutto e su tutto. In questo può esserci anche la furbizia di Forza Italia, oggi troppo debole per contendere la leadership a Salvini, a cui forse non dispiace che la Lega continui ad indebolirsi in una posizione inefficace. L’aspetto curioso, quasi da contrappasso, di questo atteggiamento pregiudiziale verso il governo Conte è che la parte più movimentista della destra sociale si erge a paladina del ruolo delle assemblee rappresentative, in particolare del parlamento. E’ vero che la critica agli incontri a Villa Pamphili in nome di un confronto nella sede parlamentare è stata miseramente contraddetta dall’abbandono dell’aula appena il governo si è presentato. Tuttavia, la richiesta delle destre di un confronto in sede parlamentare pone, seppure da un pulpito poco credibile, un problema che sarebbe sbagliato lasciare cadere. Salvini e la Lega hanno una cultura istituzionale che ricorda più gli Unni che posizioni civilizzate, ma una parte della destra può essere interessata al rilancio del ruolo del parlamento e se questo avvenisse sarebbe un bene per la democrazia italiana. Del resto gli appelli di Conte alla responsabilità dell’opposizione potrebbero trovare proprio in sede parlamentare un modo per realizzarsi, a condizione che anche la maggioranza attribuisca al parlamento il ruolo che deve avere e su questo sappiamo che che ci sono problemi seri con comportamenti incoerenti. Può essere che le ragioni della destra siano tattiche, ma se sente il bisogno di usare una tattica che difende il ruolo delle assemblee rappresentative non si può negare che questo è importante, anzi diciamolo con chiarezza: molto utile alla nostra democrazia, di cui si avvertono preoccupanti scricchiolii.

La maggioranza e il governo non hanno colto questa novità, con la vista annebbiata dal poco edificante episodio del taglio del parlamento, invece farebbero bene a rifletterci, perché l’obiettivo non può essere quello di sedere al governo, ma semmai di governare al meglio per dare un futuro al nostro paese, squassato da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti e che purtroppo potrebbe non essere finita. Molte scelte per fronteggiare l’emergenza sanitaria sono state giuste, ma la loro attuazione è avvenuta spesso attraverso un restringimento delle modalità rappresentative, esaltando il ruolo del governo e in particolare concentrando le scelte nella Presidenza del Consiglio. Se oggi viene avanzata la richiesta di ridare un ruolo al parlamento, correggendo anche qualche titubanza di troppo di settori dei parlamentari sul ruolo che dovevano svolgere, proprio mentre il personale sanitario si esponeva al pericolo e in troppi casi pagando un prezzo pesante. Essere parlamentari non è un obbligo, dimostrarsi all’altezza del ruolo dopo avere accettata la nomina invece lo è. Quando si entra a fare parte del parlamento si deve rispondere dei propri comportamenti e correre anche i rischi relativi, altrimenti ci si può dimettere. Consapevolezza del ruolo e comportamento responsabile fanno parte integrante del ruolo di parlamentare. Una parte della destra solleva il ruolo del parlamento e chiede che questo conti di più? Bene, per fortuna. La maggioranza dovrebbe cogliere al volo questa opportunità e dovrebbe fare altrettanto per valorizzare il parlamento, di più se possibile.

Lo stucchevole balletto sulla data del voto in un unico giorno, fino all’ultima farsa in Senato, è la conferma che ha prevalso nel governo un interesse di bottega di chi è convinto che votare insieme per le regionali, le comunali, le suppletive porterà più votanti e più voti per l’approvazione del taglio del parlamento. Si vedrà se sarà così, ma intanto si può dire che un atteggiamento come questo è al di sotto del livello richiesto dalla partita istituzionale che si pure si dichiara di volere giocare. Il taglio del parlamento è importante? Il M5Stelle ne ha fatto una bandiera? Abbia il coraggio di rivendicarla e di dare battaglia per fare capire le sue ragioni agli elettori, dando modo a chi non è d’accordo di fare altrettanto, altrimenti, come dice una pubblicità, vuole vincere facile.

La richiesta di votare la riduzione dei parlamentari dovrebbe essere la sfida centrale di chi come il M5Stelle ha voluto ad ogni costo il taglio del parlamento, senza preoccuparsi dello sbrego istituzionale conseguente. Altri nella maggioranza hanno la responsabilità di avere accettato l’imposizione del M5S e hanno sbagliato, ma chi l’ha voluta si è contraddetto. Se la scelta è importante non dovrebbe avere bisogno del soccorso di altri argomenti per convincere gli elettori ad andare a votare. Non è così e la preoccupazione è talmente forte che l’election day è stato l’unico punto fermo di tutto il balletto poco edificante, con il finale già scritto, di arrivare al voto di fiducia.

Faremo come Pier Capponi e proveremo a suonare le nostre campane, compresi i ricorsi in sede giudiziale per denunciare una forzatura che ha mischiato gli argomenti di voto. In questa scelta c’è troppa sottovalutazione dell’importanza del ruolo del parlamento e del grave errore che rappresenta tagliare il parlamento, per questo non hanno capito che la proposta della destra andava presa sul serio nell’interesse della democrazia. Le posizioni sono talmente di parte che sottovalutano il problema dello squilibrio che il taglio del parlamento porterà tra i poteri dello stato, esaltando il ruolo del governo. Per questo occorre rilanciare con decisione le posizioni del No combattendo a viso aperto contro questa scelta sciagurata, facendo appello a tutte le energie disponibili.

Agli stati generali va fatta un’osservazione. Nei lavori c’è stata una sottovalutazione della voce dal sen fuggita della Presidente della Bce Lagarde. Dal 1° luglio la presidenza tedesca dell’Unione potrebbe essere un’opportunità da sfruttare per porre a livello europeo esattamente il punto che la Lagarde ha messo in luce. Qualunque siano gli strumenti di finanziamento per paesi come l’Italia che hanno bisogno dell’ossigeno degli aiuti europei, a fondo perduto o con interessi al minimo, resta irrisolto. Se le norme dei trattati per ora sospese dovessero rientrare in funzione, come tra un certo periodo potrebbe accadere, il problema non sarà più la natura dello strumento richiesto per finanziare gli interventi in Italia ma i conti pubblici fuori regola in quanto tale, sia per l’aumento del deficit che per l’aumento dello stock del debito. La Lagarde ha il merito di avere sottolineato che il cambio dei trattati è il problema da affrontare prima che le regole tornino in funzione, legando la loro modifica alla sospensione delle regole vigenti. Occorre quindi modificare i trattati, introducendo regole diverse da quelle dell’austerità e con un orizzonte europeo rafforzato. Il semestre tedesco può essere quello giusto per questa discussione perché solo la Germania, non da sola ovviamente, può iniziare un nuovo percorso. Basta pensare alle difficoltà che sta affrontando il varo del progetto del recovery fund.
Per questo ha poco senso il balletto sul Mes e sul Recovery fund perché tutti gli strumenti dovrebbero essere agganciati ad una prospettiva di riforma dei trattati in vigore, facendo terminare la sospensione attuale solo quando i trattati europei saranno stati modificati. ( Alfiero Grandi su www.jobsnews.it)

 

10 – COVID-19: COME HA FATTO IL KERALA (INDIA). PREVENZIONE, CONTROLLI INTELLIGENTI E CURA SOCIALE
IL TASSO DI MORTALITÀ INDICA I DECESSI PER UNA DETERMINATA MALATTIA IN RAPPORTO AL NUMERO DI ABITANTI. COME HANNO FATTO I PAESI O GLI STATI CHE HANNO AVUTO UNA BASSISSIMA MORTALITÀ DA PANDEMIA COVID-19 E SPESSO SENZA COSTOSI MEZZI A DISPOSIZIONE?
Certo, nella classifica mondiale dei decessi le variabili in gioco sono diverse. Oltre a fattori imprescindibili quali il livello di salute della popolazione (non solo il dato anagrafico, che forse non è tutto, come conferma il caso Giappone – il paese più vecchio del mondo che ha avuto meno di mille morti su 126 milioni di abitanti), il funzionamento del sistema sanitario e l’organizzazione sociale (tre fattori imprescindibili), c’è altro: per esempio il tasso di letalità, ovvero di decessi per Covid-19 rispetto al numero di infettati da virus Sars-CoV-2 (ma il numero ufficiale di infettati a sua volta dipende dalla quantità di test e dalla loro attendibilità), e le modalità di conteggio dei decessi (come è spiegato qui per alcuni paesi (1).
In Kerala, 20 morti su 34 milioni di abitanti
Nondimeno, lo Stato del Kerala nell’India meridionale è uno dei casi di successo nel contesto della pandemia 2020.
Dal punto di vista sanitario che da quello sociale.
Su oltre 34 milioni di abitanti, il 17 giugno registrava (2) 20 (venti) morti. Il più giovane, un bambino di pochi mesi nato con un grave problema al cuore e risultato positivo al Sars-CoV-2. I positivi al test circa la presenza del virus Sars-CoV-2 sono 2622.
Eppure, in Kerala già a gennaio si era scoperto il primo caso indiano di infezione da Sars-CoV-19. E all’inizio di marzo lo Stato, governato da una coalizione di sinistra guidata dal Partito comunista (Cpi-M) aveva il numero più alto di «contagiati» in India. Perché? Per i molti cittadini tornati dall’estero, in particolare dall’Europa. Il Kerala ha una popolazione molto mobile, per lavoro o per studio.
Un mese dopo era il primo a registrare una curva discendente. E, soprattutto, le vittime rimanevano pochissime.
Nel frattempo altre sfide si sono profilate: dopo aver ricevuto elogi da tutto il mondo per l’efficiente gestione della pandemia con un’azione tempestiva appiattendo la curva dei «contagi», dall’8 maggio lo Stato si è ritrovato di fronte a nuove emergenze: il ritorno dei lavoratori dall’estero, l’aggravarsi della crisi economica e la stagione dei monsoni (3).
Ma la situazione ha retto.
Negli ultimi due anni, del resto, la campagna governativa Aarogya Jagratha per la coscientizzazione sanitaria e la prevenzione nella vita quotidiana, è riuscita a ridurre le morti per malattie infettive. Perché non c’è certo solo il Covid-19: dopo la stagione dei monsoni, arrivano massicce le infezioni, come la leptospirosi.
Per sintetizzare, il Kerala sembra dimostrare l’importanza della presenza organizzata delle istituzioni, dal livello locale a quello statale. E delle difese immunitarie!
La ricetta: dai panchayat al governo, e il coinvolgimento popolare
Una comunicazione chiara e calma; istituzioni forti e partecipazione comunitaria; decentramento; un sistema sanitario (pubblico e privato con divisione dei ruoli) forte (in uno Stato certo molto meno ricco di quelli occidentali). Un mix che ha funzionato anche nel caso del Covid-19 (4).

K.K. Shailaja, ministra della Salute, della giustizia sociale, della donna e dello sviluppo infantile, ha spiegato al media The Print (5) «come hanno fatto»; anche grazie all’esperienza maturata con un’altra epidemia zoonotica, il Nipah nel 2018.

Lo Stato ha dunque agito subito, a gennaio, non appena ricevuta la notizia del virus a Wuhan: «Là studiano molti nostri giovani». Vengono creati gruppi di esperti – evidentemente efficaci – per la logistica, per tracciare i contatti, per la sorveglianza eccetera; anche uno per la salute mentale. Dal 24 gennaio, agli aeroporti vengono monitorati tutti gli arrivi da Wuhan. Tre studenti risultano positivi e sono messi in isolamento (dopo due settimane guariscono). Il team aeroportuale continua a operare per due settimane, pur senza nuovi casi. Il 3 marzo, il Kerala inizia a chiedere a chiunque torni da fuori di presentarsi a un centro di controllo; alcuni non lo fanno e in certe aree l’infezione si diffonde. Ma è tenuta a bada da un sistema di controllo efficiente che combina la tecnologia al contatto porta a porta (alla cubana).

Con l’alleggerimento del lockdown (decretato in India il 24 marzo), dal 7 maggio, moltissimi tornano in Kerala via terra, nave o aereo. Ma vengono ricevuti da squadre che controllano, negli aeroporti, nelle stazioni e sulle strade, anche secondarie. Spiega la ministra: «Gestiamo tutto a livello decentrato. La nostra rete di consigli di villaggio – i panchayat – è molto forte. Sono loro ad assicurare i controlli e anche il rispetto della quarantena».

La strategia di contenimento risiede nell’individuazione rapida dei casi, come ha spiegato il dottor Anup Kumar. Nel 2018 individuò il primo caso di Nipah in Kerala e adesso consiglia il governo sulla strategia anti-Covid. Il Kerala fa test prima di tutto sui sintomatici, in tutto lo Stato. I casi asintomatici vengono monitorati considerando spostamenti e contatti. Naturalmente si fa attenzione soprattutto ai lavoratori del settore sanitario.

Quello che importa è «spezzare la catena di trasmissione con l’isolamento, facendo sorveglianza sentinella (basa sui medici di medicina generale sul territorio) e controlli random, osservando i casi sospetti», continua la ministra. I due indicatori chiave per valutare la diffusione della malattia sono il tasso di letalità e l’indice di riproduzione Ro (il numero di persone che una persona può infettare). Parametri rimasti bassi entrambi, laggiù.
«Ogni cittadino deve agire con senso di responsabilità per rompere la catena di trasmissione» ha spiegato la ministra, specificando l’importanza del distanziamento sociale e dell’igiene. Il blocco delle attività e il confinamento? «Non possono continuare per sempre, dal momento che il virus potrebbe circolare per almeno un anno. Il focus è contenerne la trasmissione».
Lo Stato ha messo in isolamento domiciliare 180.000 persone che sono state regolarmente monitorate. La quarantena domiciliare non è sempre possibile, se le case sono piccole e le famiglie numerose; il governo ha dunque preso edifici vuoti per stabilire centri di accoglienza per i pazienti, nutriti e accuditi dalle istituzioni locali, a spese dello Stato (6). E siccome l’aspetto mentale può essere problematico in un contesto di isolamento fisico e quarantena, il governo ha predisposto call center con oltre duecento addetti.
La comunicazione del governo alla popolazione è stata calma e univoca e ha puntato sul senso di responsabilità dei cittadini.
Il Kerala fa meno test rispetto alla media nazionale e ha ricevuto critiche per questo. Ma, vista la generale scarsità, «li usiamo con oculatezza», ha detto la ministra; «abbiamo ricevuto kit per i test degli anticorpi dall’Indian Council of Medical Research (Icmr) ma successivamente ci ha detto che le risposte non sono attendibili».
I casi critici sono stati pochi, intorno al 5%, benché anche in Kerala i pazienti con comorbilità siano molti. Con il distanziamento sociale si proteggono soprattutto gli anziani, quindi il 90% degli infettati ha meno di 60 anni, con rischi di complicazione bassi anche senza bisogno di cura. La maggior parte si libera del virus senza trattamenti.
Conclude il dottor Kumar: «Se uno Stato ha molti pazienti critici, vuol dire che non individua i casi per tempo». Molti asintomatici sono rimasti in quarantena a casa anche per quattro settimane; il medico ritiene tuttavia che la positività al test non significhi necessariamente infezione in corso. Finché non si fa la coltura virale, non si può sapere se una persona è contagiosa.
Tutti i pazienti ospedalizzati venivano dall’isolamento domiciliare. Il monitoraggio attento delle persone in quarantena e il loro eventuale trasferimento negli ospedali con medici formati è fondamentale per salvare vite. E il Kerala, non limitandosi a focalizzarsi sulla caccia ai ventilatori, ha formato sul trattamento dei pazienti Covid-19 tutti i medici in servizio nelle unità di terapia intensiva.
Va detto che lo Stato ha il miglior sistema sanitario e i migliori indici sociali e sanitari di tutta l’India, oltre a ottimi centri per la salute primaria e un programma per la sorveglianza sanitaria che analizza i trend per prevenire epidemie.
Lo Stato del Maharasthra si è rivolto al Kerala per capire come contenere l’epidemia nello slum più grande dell’Asia, Dharavi. La ministra spiega: «A Dharavi la prima mossa sarebbe isolare lo slum in entrata e uscita ma anche assicurare la consegna dei beni essenziali, da parte di lavoratori della sanità. Il nostro sistema è difficile da applicare negli slum. Noi non abbiamo baraccopoli, grazie alle politiche messe in campo dal 1957»
E la profilassi?
Riferiscono i medici che è stata efficace la somministrazione, nello stadio iniziale dello sviluppo della polmonite, di un mix di quattro farmaci, fra i quali l’idrossiclorochina e l’azitromicina (7)
Pur non avendo pazienti in condizioni critiche, l’istituto Sree Chitra Tirunal Institute for Medical Sciences and Technology di Tiruvanantapuram (Trivandrum) e diversi ospedali dello Stato si sono resi disponibili fin da aprile ai trial clinici relativi alla terapia del plasma proveniente da convalescenti. Ma nello Stato non si trovavano i casi critici sui quali testare l’efficacia del trattamento (8).
Per evitare che si ammalino i lavoratori della salute, i più esposti, il Kerala ha puntato molto sui dispositivi di protezione personale.
Misure di protezione contro «un problema più grande della pandemia: la fame»
E l’emergenza sociale legata al lockdown è stata completata da interventi a favore dei più vulnerabili: misure di welfare, sovvenzioni alle famiglie attraverso le cooperative di donne Kudumbashree, allocazioni maggiorate nel quadro del progetto per l’occupazione rurale, due mesi di pensione anticipata, sospensione delle bollette di acqua e luce, pacchi alimentari a domicilio.
E alloggio e cibo per i lavoratori migranti: quelli che in altre parti dell’India sono stati protagonisti di un esodo drammatico verso i luoghi d’origine.
Come spiega la Fao (9), il Kerala ha fatto da modello in India anche per come ha affrontato «un problema più grande della pandemia: la fame». Per rispondere ai bisogni essenziali delle categorie socioeconomiche vulnerabili rimaste senza reddito e dunque a rischio miseria a causa del lockdown, il governo ha garantito, attraverso il Public Distribution System, una razione mensile di riso a tutti i cittadini (maggiore per le famiglie sotto il livello di povertà, che peraltro nello Stato sono solo l’11 della popolazione); poi dall’8 aprile, grazie al Distress Relief Fund del presidente del consiglio ha iniziato a distribuire a ogni famiglia, grazie ai punti di distribuzione del System, un pacco di 17 prodotti provenienti dal sistema cooperativo: cereali, legumi, olio, curcuma, sapone.
Per tutelare la sicurezza alimentare sono state aperte cucine comunitarie dappertutto, gestite da volontarie. La distribuzione ai gruppi più maggiormente in difficoltà è stata poi affidata ai rappresentanti locali; agli amministratori il compito di controllare. Per assicurare una buona nutrizione, i bambini al di sotto dei sei anni seguiti dai servizi sociali hanno ottenuto un pasto giornaliero.
Seguendo l’esempio del Kerala, il governo centrale di New Delhi ha annunciato la distribuzione per tre mesi di riso, lenticchie e bombole di gas da cucina, oltre all’aiuto a piccoli e medi produttori del settore agroalimentare. Il modello anti fame Kerala è stato seguito da diversi altri Stati come Tamil Nadu, Punjab, Haryana, Karnataka e Andhra Pradesh.
DIFESE immunitarie, ayurveda e alimentazione
Sempre in funzione preventiva, il governo dello Stato ha predisposto un piano basato sulla tradizionale medicina ayurvedica (ma anche le altre medicine, unani e siddha) per migliorare le difese immunitarie individuali presso la popolazione in generale (10). I medici e le cliniche ayurvediche sono stati compresi nel sistema di individuazione precoce. Il governo ha avviato il programma State Ayurveda Covid-19 Response Cell (Sacrc), per lavorare sulle giuste formulazioni, adatte agli individui più giovani e ad alto rischio, e a quelli più avanti negli anni; l’avvertenza è sempre che si tratta di prevenzione e sostegno durante la convalescenza, non di terapia specifica per il Covid-19.
Il Consiglio per la ricerca scientifica ha sviluppato due prodotti naturali (gocce da inalare e un liquido disinfettante); li produce Oushadhi, la compagnia ayurvedica di proprietà statale.
Nell’Ayurveda Action Plan pubblicato l’11 aprile, il governo ha anche inserito una lista di consigli generali. Per esempio: «evitare o almeno limitare il consumo di cibi non vegetariani»; «mangiare solo se si ha fame»; «abbondare nei fagioli verdi – mung»; «preparare tisane di zenzero, curcuma e coriandolo»; consigliato anche il chukku kappi (caffè con una puntina di zenzero in polvere).
Il ricorso all’ayurveda è stato incoraggiato anche dai buoni risultati che la Cina ha avuto integrando la medicina tradizionale nel protocollo di cura del Covid-19, come aveva già fatto in passato con le epidemie Sars e H1N1. ( di Marinella Correggia)
1) https://www.telegraph.co.uk/news/2020/03/31/counting-coronavirus-different-countries-calculating-death-tolls/).
2)https://gisanddata.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/bda7594740fd40299423467b48e9ecf6 (elaborati sulla base delle comunicazioni delle autorità sanitarie dei diversi paesi).
3) https://www.huffingtonpost.in/entry/kerala-coronavirus-challenges-monsoon-economy_in_5ebe6c39c5b6973fbc5d5015?guce_referrer=aHR0cHM6Ly93d3cuZ29vZ2xlLmNvbS8&guce_referrer_sig=AQAAAJod27FpR4CxxakS0fiSBwoUB8E_-g_CdsturVICSa8rW3q0YOlDl_9X8iEmtnq4-Hftpao9wG184fVIOLCD4WO5ifr1luc6_rLycpVB1dFfnJRoUIKMspKBtMOO4dqGBN6a2wKiIsYC2f5cCQ_bZtQ84dFc5xtN27_JjzfSByvp&guccounter=2
4) https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/apr/21/kerala-indian-state-flattened-coronavirus-curve
5) https://theprint.in/theprint-otc/testing-smartly-community-care-part-of-keralas-covid-strategy-health-minister-shailaja/429439/
6) https://www.brasildefato.com.br/2020/04/14/kerala-is-a-model-state-in-the-covid-19-fight
7) https://economictimes.indiatimes.com/industry/healthcare/biotech/pharmaceuticals/four-drug-mix-for-covid-19-can-work-wonders-say-kerala-doctors/articleshow/75100976.cms?utm_source=contentofinterest&utm_medium=text&utm_campaign=cppst
8) https://economictimes.indiatimes.com/news/politics-and-nation/kerala-institute-ready-for-plasma-trials-but-has-no-patients-to-test/articleshow/75210857.cms?from=mdr
9) http://www.fao.org/in-action/food-for-cities-programme/news/detail/en/c/1272232/
10) https://theprint.in/health/this-is-keralas-ayurveda-prescription-to-fight-coronavirus-and-keep-infections-down/435028/

 

 

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