Desaparecidos, 24 ergastoli ai militari sudamericani del Piano Condor. «Finalmente giustizia»

Ribaltata in Appello la sentenza di primo grado: condannati tutti i responsabili delle vittime «italiane». Tra cui Jorge Troccoli, l’unico che vive nel nostro Paese. La gioia dei familiari degli scomparsi

di Paolo Brogi (dal Corriere della Sera dell’ 8 luglio 2019)

Ventiquattro ergastoli per i militari latinoamericani del Piano «Condor». Storica sentenza a Roma nell’Appello del processo ai principali esecutori del piano di intelligence con cui fu data la caccia negli anni ’70 agli oppositori dei regimi militari del cono Sud dell’America Latina, dal Cile all’Argentina alla Bolivia all’Uruguay e al Paraguay interessando poi anche il Brasile. La sentenza d’appello della Corte di Assise di Roma ha «riformato» la sentenza di primo grado che si era fermata a otto ergastoli e diciannove assoluzioni. Tutti condannati invece oggi i superstiti del gruppo portato alla sbarra, assottigliato dai decessi che hanno ridotto da 33 a 24 gli imputati. Tra loro numerose figure «istituzionali» come il peruviano Francisco Morales-Bermudez presidente del Paese dal ’75 all’80, l’ex ministro degli esteri uruguaiano Juan Carlos Blanco e il presidente della Bolivia nel 1980 e 1981 Garcia Meza Tejada.

L’«italiano»

Tra i condannati anche l’uruguaiano Jorge Troccoli che da oltre una decina di anni vive in Italia, l’unico ad affrontare il processo come non contumace. La sentenza della Corte d’appello presieduta da Agatella Giuffrida è stata accolta da un coro di giubilo da parte dei numerosi parenti delle vittime del Piano Condor. Aurora Meloni, vedova di Daniel Banfi «vittima» in Uruguay della repressione golpista, dichiara subito «la grande emozione che le ha trasmesso la sentenza» e aggiunge: «Questo dimostra che si può fare giustizia». Sulla stessa linea Maria Paz Venturelli, figlia del «desaparecido» italo cileno Omar Venturelli, che ricorda: «Ai due militari condannati in primo grado per l’eliminazione di mio padre, Hernan Jeronimo Ramirez Ramirez e Valderrama Ahumada, ora si sono finalmente aggiunti anche Daniel Aguirre Mora e Orlando Moreno Vasquez. Aspettavo da tempo questo giorno…». L’uruguaiano Nestor Gomez fratello di Celica sequestrata in Argentina e poi uccisa in Uruguay si limita a dire: «Finalmente…».

Istituzioni

All’udienza erano presenti anche rappresentanti istituzionali latinoamericani come il viceministro della giustizia boliviano, Diego Jimenez che ha commentato: «Da Roma parte un grande messaggio per i popoli che lottano contro l’impunità». Iniziato in aprile il processo di appello si è dunque concluso oggi con una netta correzione di rotta rispetto al processo di primo grado celebrato dal febbraio 2015 al gennaio 2017 nell’aula bunker di Rebibbia. A tanti anni di distanza dai fatti, lontani negli anni ’70, non è stato sempre facile raccogliere le prove documentali per le responsabilità degli imputati, accusati di crimini molto violenti e talvolta spietati. La condanna di primo grado sembrava seguire la filosofia della responsabilità generale dei condannati in ordine ai reati invocati. Una responsabilità che ora la Corte d’appello ha rovesciato sull’intero plotone degli accusati.

«Una guerra»

In questo contesto emerge la vicenda specifica del capitano di vascello Jorge Troccoli riuscito finora a sfuggire alle condanne dei tribunali dopo essere fuggito dal suo paese in cui era sotto processo. Troccoli che vive nel salernitano si è presentato in un paio di occasioni in udienza e con una dichiarazione si era dichiarato «innocente». In precedenza era stato oggetto di un arresto e poi di una scarcerazione. Contro di lui pesa però anche il contenuto di un suo libro di memorie uscito nel 1998, «L’ira del Leviatano», in cui senza troppi giri di parole ha giustificato il ricorso alla tortura che comunemente veniva eseguito nei luoghi di reclusione giustificando il tutto perché «in guerra». Troccoli al tempo era il dirigente del servizio segreto Fusna. Al momento Troccoli è a piede libero in attesa che l’iter giudiziario si concluda in Cassazione. Una posizione che sarà oggetto di valutazione da parte della Procura della repubblica.

 

 

FONTE: https://www.corriere.it/

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