Le recenti elezioni europee hanno spostato il continente su posizioni conservatrici, soprattutto per quanto riguarda le migrazioni. Ciò è evidente in Germania, dove si prospettano e approvano restrizioni per quanto riguarda il welfare degli immigrati, l’asilo dei profughi, le espulsioni e i respingimenti. L’affermazione dei partiti dell’estrema destra induce il governo alla massima cautela sulle questioni migratorie. Ma, come la Germania, molti altri paesi europei vanno nella stessa direzione.
di Edith Pichler (da Neodemos)
Il Governo tedesco (Socialdemocratici, Verdi e Liberali), negli ultimi due anni, ha approvato due leggi per facilitare l’immigrazione di manodopera verso la Germania (Neodemos • La Germania vuole diventare attrattiva! La nuova legge sulla immigrazione e il disegno di legge sulla cittadinanza): una legge sulla immigrazione e la nuova legge sulla naturalizzazione. Leggi contestate sia dalla CDU e CSU, – entrambi vogliono cambiarle dovessero vincere le elezioni il prossimo anno – e dal partito di estrema destra AFD, che da anni ha fatto della politica contro i cittadini immigrati e l´immigrazione un suo cavallo di battaglia: contro un welfare generoso con gli immigrati, a favore della introduzione di controlli alle frontiere e ad una politica di naturalizzazione severa nell’interesse della Germania. Ma anche Sahra Wagenknecht (figlia di un Iraniano immigrato nella DDR) fondatrice del nuovo partito populista di sinistra BWS, già dall´anno scorso ripeteva, in vista delle elezioni europee, che la Germania non ha “più spazio” per migranti, i quali causerebbero inoltre un “dumping salariale”, ed aggiungendo che bisogna tagliare i benefici per i richiedenti asilo.
I risultati delle elezioni Europee sembrano avere dato ragione a questi partiti, democratici o meno, critici o avversari nei confronti di una politica migratoria “generosa”. Infatti il partito CDU/CSU ha guadagnato alcuni punti rispetto alle elezioni 2019 e con il 30% dei voti è il primo partito, seguito dalla AFD con il 15,9% (5 punti percentuali in più), seguito dalla SPD col 13,9% (2 punti in meno), dai Verdi con l’11,9% ( meno 8,6 punti), e i Liberali (5,2 punti in meno). Si impone come quarto partito alla prima “uscita” il partito della Wagenknecht BSW, con il 6,2 % superando di alcuni punti il suo ex partito die Linke.
Elezioni e restrizioni
Da questo momento, anche in vista delle elezioni del settembre scorso in tre Bundesländern della ex Germania Orientale (Brandenburgo, Turingia e Sassonia), anche i partiti della coalizione hanno incominciato a discutere e proporre politiche restrittive nei confronti della immigrazione e dei profughi.
Si è iniziato già in primavera, con la discussione circa la conversione dell´assegno sociale in contanti per rifugiati in una “carta di pagamento”, una specie di carta di credito (460 Euro di disponibilità), proposta che i diversi Bundesländer applicheranno entro l’autunno. Il vantaggio di questa carta di credito secondo il Governo, appoggiato dalla opposizione, è che l´importo disponibile può essere “utilizzato” solo in Germania e non permette come in passato di fare versamenti/trasferimenti nel Paese d’origine. Indiretto scopo del Governo, “suggerito” dai partiti della opposizione, è quello di bloccare il finanziamento dell’immigrazione irregolare
Dopo i risultati delle elezioni del 4 settembre in Sassonia (qui governava una coalizione CDU, SPD e Verdi) e in Turingia (qui al governo era una coalizione di minoranza tra Linke, SPD e Verdi), dove l´AFD è diventato il primo partito con più del 30%, si è iniziato da parte del Governo a discutere la politica del controllo delle frontiere e dei respingimenti.
Già in precedenza, la CDU/CSU aveva insistito con veemenza sul fatto che la Germania dovesse respingere i rifugiati alle sue frontiere, e il leader della CDU Friedrich Merz aveva persino chiesto al Cancelliere di esprimere una “parola di autorità”. Ma nel governo di coalizione, molti politici, i Verdi in particolare, si erano espressi contro i respingimenti alle frontiere tedesche. Nonostante ciò, la Ministra degli Interni Nancy Faeser ha ordinato controlli temporanei, iniziati il 16 settembre, a tutte le frontiere tedesche per ridurre ulteriormente il numero di ingressi non autorizzati. Tuttavia. secondo la CDU/CSU l´iniziativa di Faeser non sta determinando un aumento dei respingimenti. Per gli osservatori critici di questa politica si tratta di una scelta soprattutto simbolica. Faeser voleva dimostrare prima delle elezioni nel Brandeburgo che: “Stiamo facendo qualcosa”. Gli esperti dubitano che il numero di richiedenti asilo possa diminuire, o rendere la Germania più sicura, dato che non c’è correlazione tra ingressi illegali e criminalità. Al contrario, c’è la minaccia che i tempi di attesa alle frontiere si allunghino. causando ingorghi e ostacolando i pendolari e la circolazione delle merci. Faeser ha promesso in questo contesto “controlli intelligenti” (che implicherà certamente il ricorso al “profiling razziale”). Non è un caso de Viktor Orbán si sia subito congratulato con Olaf Scholz con le parole “Benvenuto nel club”!
Già a fine 2023 il governo federale aveva proposto una normativa del Ministero federale dell’Interno che inasprisce la legge sulle espulsioni, prevedendo rimpatri più rapidi ed espulsioni di persone senza diritto di soggiorno in Germania. Il disegno di legge corrispondente è entrato in vigore il 27 febbraio 2024. Secondo diverse fonti il governo tedesco nei primi tre mesi dell’anno, ha operato 4.700 espulsioni in più (+30%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il maggior numero di espulsioni è avvenuto verso la Georgia, la Macedonia del Nord, l’Albania e la Serbia.
Anche in vista delle elezioni (poi vinte), la AFD ha presentato una mozione alla sessione plenaria del Bundestag una mozione che richiede di avviare subito un’inversione di rotta della politica migratoria, “adottando misure per porre immediatamente fine ai flussi di immigrazione clandestina”. In sostanza si chiedeva al governo federale di controllare i confini, e di erigere barriere e recinzioni quando necessario, e di respingere gli ingressi non autorizzati da un Paese di transito sicuro (ad esempio la Polonia) che non avrebbero potuto, pertanto, avere diritto all’asilo. In risposta a coloro che sostengono che alla mancanza di manodopera si può rispondere con l’immigrazione, la AFD propone di avviare programmi per incentivare la formazione professionale e tecnica dei cittadini tedeschi e promuovere la natalità attraverso aiuti alle famiglie “tedesche”.
Il caso dei profughi Turchi
Toccati, in parte, dalle proposte della AFD sono i tanti cittadini Turchi arrivati in Germania negli ultimi anni, che non potendo avere un visto o arrivando senza un permesso di lavoro hanno fatto richiesta d´asilo. Fra loro persone di origine Curda originarie dalle zone del terremoto, ma anche intellettuali, professori universitari e giornalisti, come nel caso più noto di Can Dündar, caporedattore del giornale Cumhuriyet, condannato in Turchia a 27 anni di carcere. Le reti sociali e parentali qui in Germania hanno favorito questi ingressi formalmente illegali. Ultimamente però in una intervista di fine agosto, la Ministra Nancy Faeser (SPD) ha annunciato una politica di espulsione verso la Turchia. “Ora abbiamo ottenuto che i rimpatri verso la Turchia possano avvenire in modo più rapido ed efficace e che la Turchia riprenda più rapidamente i cittadini che non sono autorizzati a rimanere in Germania”. C´è da chiedersi se l’accordo con Erdogan sui profughi siriani, afghani, e altre provenienza non abbia determinato una intesa “non dichiarata” del tipo: “Tu, Erdogan, trattieni i profughi che noi non vogliamo, e noi ti rimandiamo i tuoi”, in gran parte oppositori del regime.lo” tu tieni quelli e noi ti mandiamo i tuoi”. Poco male se così facendo si calpestano i diritti umani.
Nei primi 8 mesi di quest’anno, l’ufficio federale per le migrazioni aveva riconosciuto come “profugo”, e quindi destinatario di protezione, solo il 9,6% dei 28.492 cittadini turchi richiedenti asilo. Secondo informazioni riportate da diversi media, fonti governative hanno rivelato che la Turchia si è offerta di riprendersi fino a 500 cittadini a settimana. Sicuramente una prospettiva assai inquietante per gli espulsi.
Conclusioni
Il governo della Germania, data la difficile situazione politica e economica, viene definito “stabile-instabile”. È di questi giorni la notizia che la Volkswagen, simbolo della potenza economica della Germania, intende chiudere diverse stabilimenti e licenziare più di 10.000 persone. Tra questi molti sono italiani, inclusa Daniela Cavallo, figlia di emigrati italiani e presidente del consiglio di fabbrica globale. Se più di 10.000 persone – senza includere i lavoratori dell’indotto – perderanno il loro lavoro, riscoprirà la SPD la sua anima “politica-sociale” o si apriranno ulteriori spazi per partiti antistranieri, antimmigrazione, come la AFD e, in parte, la BSW?
FONTE: https://www.neodemos.info/2024/11/08/elezioni-politiche-migratorie-ed-economia-il-dilemma-tedesco/
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