I giovani tornano ad emigrare costretti da scelte politiche disastrose.

La fuga all’estero spinge l’Italia sul baratro della glaciazione demografica.

In un rapporto pubblicato a fine agosto nell’indifferenza generale, la Fondazione Nord Est ha avvertito in toni molto allarmati che nel 2024 sono ormai presenti in Italia solo 9,1 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni, un numero che è di oltre 4 milioni inferiore a quello del 2000.

Una vera e propria emorragia che non è dovuta solo al calo costante delle nascite, ma in buona misura anche alla forte ripresa dell’emigrazione, che aveva ovviamente subito una battuta d’arresto durante la pandemia, ma era già in fase di rallentamento dal biennio 2018-2019, per una serie di misure varate dal governo dell’epoca a sostegno delle fasce più deboli della popolazione, delle quali i giovani e le giovani famiglie fanno parte in gran numero.

Le scelte in direzione completamente opposta varate invece dal governo di Giorgia Meloni, che ha cancellato il reddito di cittadinanza e annullato buona parte degli sgravi fiscali per i giovani che rientravano nel Paese dall’estero, hanno invece ridato slancio alla fuga oltre confine e infatti, nel 2022 e nel 2023, quasi 100mila 18-34enni hanno lasciato il Paese. Un numero, sottolinea tra l’altro la Fondazione, che è di tre volte inferiore al dato reale, perché molti emigrati mantengono la residenza italiana e quindi sfuggono alle statistiche dell’Istat e dell’AIRE. 

Nel 2023 il saldo tra rientri e abbandoni è in negativo oltre le 34mila unità, spiega il report della Fondazione e si avvia velocemente quest’anno a superare i record toccati nel triennio 2016-2018. Ad aggravare ulteriormente la situazione è poi il fatto che il deflusso maggiore, calcolato nell’arco dei tredici anni che vanno dal 2011 al 2023, proviene soprattutto dal Settentrione, che registra un saldo negativo di quasi 80mila giovani dal Nord-est e 100mila dal Nord-ovest, superando di molto il dato del Mezzogiorno, che ha nello stesso periodo un saldo di -141mila giovani.

Le regioni più colpite dall’emorragia di giovani tra i 18 e i 34 anni sono infatti Lombardia e Veneto, che precedono Sicilia, Campania, Emilia Romagna e Piemonte. A causa delle politiche disastrose di questo governo, che hanno colpito i rientri dall’estero e le fasce più disagiate della popolazione, e delle leggi sul lavoro varate dal governo Renzi, che hanno ampliato a dismisura il precariato e le disuguaglianze sociali, l’Italia si trova dunque sul baratro della glaciazione demografica. A trarla in salvo può essere solo l’avvento di una stagione di resistenza a questa deriva, nel solco di una politica che smetta di svilire il lavoro e punti a rimettere al centro i valori e i principi dettati dalla nostra costituzione.   

Luca Maria Esposito

 

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