Gran Bretagna, voglia di cambiamento

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I laburisti al governo con Keir Starmer primo ministro. Per Maurizio Rodorigo (Inca Regno unito) a pesare sono la crisi economica e i 14 anni di governo Tory

I laburisti vincono le elezioni nel Regno unito con un’ampia maggioranza e mettono fine a 14 anni di governo dei conservatori. A pesare la profonda crisi economica nel Paese ancor più della Brexit, benché questa abbia provocato pesanti ripercussioni proprio sullo stesso andamento dell’economia. A confermarcelo Maurizio Rodorigo, coordinatore del patronato Inca Regno unito, che da Londra ci fornisce la sua lettura dell’esito elettorale.

“Il neo-primo ministro Keir Starmer, leader del Partito laburista – dice –, ha dichiarato che vuole riportare la politica al servizio dei lavoratori, però, in realtà, durante questo percorso che ha portato alle elezioni il partito laburista si è spostato molto verso l’area dei conservatori sul fronte della vicinanza al mondo imprenditoriale più che ai lavoratori. Infatti negli ultimi tempi sono stati sempre più ostracizzati gli elementi più di sinistra all’interno del partito. Alcuni sono stati proprio espulsi o non sono stati ricandidati, tanto che non definirei più quello di Starmer un vero e proprio partito di sinistra, ma più di centro”.

Quindi prosegue: “L’avvicinamento dei laburisti alle posizioni dei conservatori sono forse dovute anche allo spauracchio di formazioni politiche come quella di Nigel Farage, di ultra destra e con posizioni estremamente islamofobiche, razziste e anti-immigrazione”. Un partito che però è passato dal 2% delle precedenti elezioni al 14% delle attuali, a confermare la tendenza che stiamo riscontrando in Europa (vedi le elezioni francesi), nonostante l’esito complessivo delle elezioni nel Regno unito si mostri invece in controtendenza. “Possiamo dire che il risultato è una voglia di cambiamento da parte del Paese – afferma -, sebbene sia stato più un voto di rigetto rispetto ai 14 anni di politica dei conservatori che un forte sostegno al partito laburista”.

Rodorigo precisa poi che nonostante il risultato sia eclatante per il numero di seggi vinti dal Partito laburista, grazie al sistema maggioritario, “la percentuale di voto non è cresciuta così tanto rispetto al passato, come farebbe pensare invece il vedere i 412 seggi ottenuti. Comunque c’è una sensazione di speranza per i lavoratori. Bisogna anche ricordare che la situazione economica del Paese è caduta così in basso che ci sarebbe da dire che si può solamente migliorare”.

Il coordinatore dell’Inca a Londra ricorda che subito dopo la Brexit c’è stata la pandemia da Covid e “sicuramente ha contribuito a peggiorare la situazione economica del Paese, ma soprattutto non si è verificato niente di tutto ciò che era stato promesso per migliorare le prospettive economiche. Inoltre un elemento importante che è entrato nella campagna elettorale è il sistema sanitario, in crisi profonda dopo 14 anni di governo conservatore in cui ci sono stati solamente tagli e privatizzazioni”.

Alla domanda su quanto abbia pesato proprio il fattore Brexit, Rodorigo afferma che “sembrerebbe essere poco influente, perché tutti due i partiti principali hanno dichiarato di non volere fare passi indietro e non intendono metterla in discussione. Gli unici di parere diverso sono i Verdi, che inoltre sono andati molto bene, ma sono risultati come una forza di opposizione rispetto a tematiche come l’ambiente, il conflitto israelo-palestinese o i diritti legati alle diversità di genere. C’è una sorta di rassegnazione un po’ anche stupida davanti al fatto che ormai il voto sulla Brexit c’è stato e i due partiti principali non intendono tornare indietro”.

Dal canto suo la maggior parte dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito e che non hanno la cittadinanza sono rimasti spettatori: “Sicuramente tutti però, soprattutto in una città come Londra, son contenti di questa novità elettorale, anche se io personalmente non mi aspetto un grosso cambiamento. Certo c’è un cambio della guardia, perché da quando vivo qui, da 14 anni, ci sono stati sempre i conservatori al governo e questo è sicuramente un cambiamento. Questo Partito laburista non è però quello di quattro anni fa, non è come quello guidato da Jeremy Corbyn, tra l’altro espulso dal Partito”. A tal proposito è da notare che Corbyn ha vinto nella sua circoscrizione come candidato indipendente battendo il candidato laburista, “quindi c’è ancora tanta gente che crede nelle politiche più di sinistra”.

Per tornare al tema della Brexit, che interessa molto gli italiani, aggiungo che ora bisognerà anche vedere cosa farà il primo ministro nei prossimi incontri con gli esponenti della Commissione europea, ma, non essendoci nelle dichiarazioni e nei programmi alcuna intenzione di rivalutare la questione, per tutti i cittadini europei che pensano di venire a cercar lavoro nel Regno Unito rimane in vigore il sistema attuale, con la richiesta di un visto di lavoro che è molto difficile da ottenere a meno che non si abbia una specializzazione determinati settori, generalmente molto specialistici, e uno sponsor. Per chi vuole venire a fare un’esperienza di lavoro, ad esempio, in un ristorante è praticamente impossibile”.

 

FONTE: https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/gran-bretagna-voglia-di-cambiamento-sn0zpksd?guid=nl-1720419310

 

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