(Roma, 14 aprile 2023) – Sono decine di migliaia gli italiani residenti in America Latina i quali hanno versato contributi in Italia prima dell’emigrazione e poi nei Paesi dove sono andati a vivere permanentemente, ma non possono far valere i loro diritti socio-previdenziali perché l’Italia non ha stipulato con tali Paesi accordi di sicurezza sociale.
Per questo motivo ho presentato una nuova interrogazione ai Ministri dell’Economia e delle Finanze e degli Affari Esteri per chiedere al Governo italiano quali iniziative intende adottare per ampliare e aggiornare il quadro di tutela previdenziale in regime internazionale con la stipula di convenzioni di sicurezza sociale con il Cile, la Colombia e il Perù.
Come ho denunciato più volte nella mia attività politica e parlamentare, nonostante la ripresa dei flussi migratori in entrata e in uscita, è da molti anni sospesa l’attività dello Stato italiano per garantire ai cittadini italiani residenti all’estero una adeguata tutela socio-previdenziale in regime internazionale.
Nell’interrogazione ho ricordato al Governo che in Cile, Colombia e Perù risiedono rispettivamente 65.000, 22.000 e 36.000 cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) e che l’importante presenza di cittadini italiani in questi Paesi dell’America Latina e di cittadini di questi Paesi in Italia privi di tutela previdenziale in convenzione, impone, se lo si ritiene un dovere di un Paese civile, la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale (come è stato fatto con quasi tutti i Paesi di emigrazione italiana) che tutelino adeguatamente questi lavoratori nell’ambito socio-previdenziale.
Ho evidenziato che con il Cile una convenzione di sicurezza sociale era stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, che il Parlamento cileno aveva poi approvato, ma che manca l’approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore; con il Perù sono stati avviati negoziati diplomatici per le eventuali intese bilaterali e predisposte le bozze degli accordi di sicurezza sociale che non hanno avuto seguito; con la Colombia attualmente non vi sono in corso negoziati in materia di sicurezza sociale nonostante le forti pressioni esercitate dagli organismi rappresentativi degli italiani ivi residenti come i Comites.
È ovvio che i benefici che deriverebbero dalla vigenza di tali accordi internazionali di sicurezza sociale sarebbero fruiti non solo dai lavoratori interessati ma anche dalle imprese italiane che sono, tra l’altro, interessate ad evitare la doppia contribuzione (in Italia e all’estero) al fine di migliorare la propria competitività sul piano internazionale rispetto alle imprese di altri Paesi che invece beneficiano di analoghe convenzioni.
Fonte: On. Fabio Porta
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