Guerra Russia-Ucraina, ucciso miliziano italiano nel Donbass: è stato colpito da una bomba a mano. Combatteva con i separatisti. (VIDEO)

Un miliziano italiano di 46 anni, Edy Ongaro, combattente con le forze separatiste del Donbass, è rimasto ucciso il 30 marzo in battaglia, nel villaggio di Adveedka, a nord di Donetsk. È stato colpito da una bomba a mano. La notizia, diffusa la sera del 31 marzo con un post dal Collettivo Stella Rossa Nordest, è stata confermata all’Ansa da Massimo Pin, amico di Ongaro, in contatto con esponenti della ‘carovana antifascista’ che si trova nell’Oblast.

Lo ricorda lo stesso Collettivo Stella Rossa – Nordest su Facebook: “Si trovava in trincea con altri soldati quando è caduta una bomba a mano lanciata dal nemico. Edy si è gettato sull’ordigno facendo una barriera con il suo corpo. Si è immolato eroicamente per salvare la vita ai suoi compagni”. Ongaro, di Portogruaro (Venezia) combatteva con le forze separatiste filo-russe e si trovava nel Donbass dal 2015. Il “martirio” di Edy Ongaro “serva a rompere il castello di bugie di questa guerra, ma soprattutto a rilanciare la lotta antifascista e internazionalista. Il sacrificio di Edy mostri la forza del proletariato che saprà portare al trionfo del comunismo”, proseguono i compagni del miliziano italiano: “Era un compagno puro e coraggioso ma fragile ed in Italia aveva commesso degli errori. In Donbass ha trovato il suo riscatto, dedicando tutta la sua vita alla difesa dei deboli e alla lotta contro gli oppressori. Ha servito per anni nelle fila di diversi corpi delle milizie popolari del Donbass fino alla fine dei suoi giorni. Ti salutiamo Compagno Partigiano con il motto che ti era tanto caro: ‘Morte al fascismo, libertà al Popolò”, si conclude il post.

Nel 2015 Ongaro parlava in un’intervista della propria decisione di raggiungere la regione per unirsi alle forze filo-russe contro l’Ucraina. “Mi chiamo Edy Ongaro, nome di battaglia Bozambo. Vengo dalla provincia di Venezia, Giussago di Portogruaro, un piccolo paesino come tanti in mezzo alla campagna”, diceva nell’intervista a Spasidonbass.ru riproposta all’epoca da Antenna 3.
“Con molto orgoglio e molto onore posso dire di essere parte della Prizrak, questo battaglione internazionalista, mi sento dal primo momento tra compagni e compagne. In ogni Stato, in ogni parte del globo c’è qualche minoranza, qualche etnia che viene calpestata e allora bisogna reagire”, dice nell’intervista. A spingerlo nel Donbass “Il rispetto verso se stessi e verso gli altri: questo dovrebbe portare molte persone, soprattutto per chi come me era in condizioni deplorevoli, scandalose per uno stato che si dice civile”, a fare la stessa scelta di ‘Bozambo’. “A queste persone dico; se potete, venite qui“, diceva. “Finché ci sarà aria nel mio corpo e finché sangue scorrerà, da qui non uscirò mai. La mia scelta è restare qui, sto cercando di avere la cittadinanza in queste repubbliche”.

Ongaro era stato implicato in una rissa in un bar di Portogruaro, dove aveva colpito l’esercente con un calcio all’addome, scagliandosi alla fine anche contro un carabiniere. Concessi i termini a difesa, Ongaro era stato rimesso in libertà dal giudice in attesa del processo, ed era sparito. Da allora di lui erano arrivate solo notizie via social. In Donbass, già all’epoca, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak, composta soprattutto da foreign fighter. Per i filo-russi era diventato una specie di eroe, incurante di rischiare la vita sotto le bombe per combattere contro il governo di Kiev, a fianco “di tutti i civili neo-russi che hanno visto l’inferno in terra”. “Questo è il nostro giorno” aveva scritto quando Vladimir Putin aveva firmato in diretta tv il decreto col cui la Russia riconosceva l’indipendenza dall’Ucraina delle repubbliche del Donbass. Il suo nome di battaglia,”Bozambo“, era stato scelto in ricordo di un partigiano della seconda guerra mondiale, e sosteneva che a spingerlo alla lotta con i ribelli filo russi delle repubbliche di Donetsk e Luhanskm sarebbe stato il ricordo delle violenze inferte dai fascisti alla sua famiglia.

(Foto: dal profilo Fb del Collettivo Stella Rossa Nordest)

 

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/31/guerra-russia-ucraina-ucciso-un-miliziano-italiano-nel-donbass-e-stato-colpito-da-una-bomba-a-mano/6544575/

 

Edy Ongaro in una intervista del 2015 quando era arrivato nel Donbass

 


 

Le testimonianza della famiglia

“Non so darmi una spiegazione vera su cosa l’abbia portato lì. Sono frastornato, non so a cosa pensare”. Così Sergio Ongaro, padre di Edy, l’italiano morto in Donbass mentre combatteva con le milizie separatiste. Il 46enne veneziano è stato ucciso da una bomba a mano il 30 marzo nel villaggio di Adveedka, a Nord di Donetsk (Guerra in Ucraina, gli aggiornamenti live). “Mi sto facendo tante domande  sul perché è successo, e come sia avvenuta la tragedia” ha ribadito ai giornalisti che l’hanno raggiunto sotto casa. “Penso agli episodi che possono averlo spinto a quella scelta. Ma la risposta non la troverò”.

Le famiglia chiede il rientro della salma

La speranza del padre è che la salma di Edy possa rientrare in Italia. “Aspettiamo che qualcuno, e non so nemmeno chi, ce lo riporti a casa: vorrei fosse seppellito assieme a sua mamma, a Fossalta di Portogruaro”. Anche Rino Ongaro, zio del giovane veneziano, questa mattina aveva espresso lo stesso desiderio: “Speriamo che la salma possa rientrare in Italia e che i funerali si possano svolgere qui in paese”.

La notizia della morte ai familiari

Lo zio ha raccontato di non aver avuto contatti diretti con Edy per parecchio tempo, ma le sue condizioni “ci venivano puntualmente riferite dal fratello Mirko, che manteneva un costante contatto telefonico”. Edy era originario di Portogruaro, Venezia, ma si era trasferito in Donbass nel 2015. “Non ho giudizi da esprimere su questa sua scelta” ha concluso lo zio. “Si trovava lì da sette anni e dunque aveva maturato sue convinzioni sulle quali non entro”.

La notizia della morte di Edy è arrivata nella serata di ieri con un post su Facebook del Collettivo Stella Rossa Nordest. Massimo Pin, amico in contatto con esponenti del gruppo con cui Ongaro militava, ha confermato i fatti. “I compagni in Donbass – ha dichiarato – sono stati informati della morte di Edy da ufficiali della milizia popolare di cui faceva parte. Prima di comunicarlo abbiamo informato il padre e il fratello”.

Stando alle prime informazioni, il 46enne veneziano si trovava in una trincea con i suoi compagni quando è caduta la bomba a mano. Secondo il racconto degli amici del Collettivo Stella Rossa, Ongaro si sarebbe lanciato sull’ordigno così da proteggere i compagni con il proprio corpo e sarebbe morto all’istante.

“Era un compagno puro e coraggioso, ma fragile”, scrivono i compagni del Collettivo Stella Rossa. “In Italia aveva commesso degli errori. In Donbass aveva trovato il suo riscatto”.

La vita di Ongaro dall’Italia al Donbass

Dal 2015 Edy si era trasferito in Ucraina, lasciando l’Italia formalmente come ricercato. L’uomo era stato implicato in una rissa in un locale nella sua città d’origine. Aveva colpito l’esercente del bar con un calcio all’addome e poi aggredito un carabiniere. Rimesso in libertà e in attesa di processo, Edy era sparito. Fin dal suo primo arrivo in Donbass, insieme ad altri foreign fighters, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak.

In un’intervista del 2015 Ongaro aveva parlato della sua scelta di unirsi ai separatisti filorussi affermando che “in ogni parte del globo c’è qualche minoranza, qualche etnia che viene calpestata”. Edy aveva accolto con favore il momento in cui il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato in diretta tv il decreto con cui la Russia riconosceva l’indipendenza dall’Ucraina delle repubbliche del Donbass. “Questo è il nostro giorno”, aveva scritto.

 

FONTE: https://tg24.sky.it/mondo/2022/04/01/foreign-fighters-italiani-chi-sono#00

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