Andrea Vento (Giga): Gli effetti economici e sociali della pandemia

di Andrea Vento

Durante il 2020 l’economia mondiale ha registrato la più grave recessione (-3,5%) dalla crisi del 1929 con milioni di persone hanno perso il lavoro e sono sprofondate nella povertà, mentre le 500 persone più ricche del Terra, equivalenti allo 0,001% della popolazione mondiale, hanno visto le loro fortune crescere più di quanto accaduto negli otto anni precedenti. Al contempo aumenta ulteriormente il trend delle disuguaglianze e la povertà è ripresa a crescere. Sarà sufficiente la ripresa economica del 2021 ad invertire le tendenze sociali sperequative oppure è necessario un ripensamento del sistema economico dominante a livello globale?

La fase recessiva dell’economia mondiale

L’economia mondiale nel biennio 2017-2018 è cresciuta oltre il 3% annuo, con i paesi ad economia avanzata che, trainati dagli Stati Uniti, hanno fatto registrare un +2,5% e i paesi emergenti vicini al +5%, sostenuti dall’ottima e persistente performance dei paesi dell’Asia Meridionale e Orientale, Cina e India in testa.

Dopo il rallentamento della crescita del 2019 (carta 1), durante il 2020 la pandemia da Covid-19 si è abbattuta sull’economia mondiale producendo nefasti effetti come mai accaduto nei precedenti 90 anni. In base agli ultimi dati diramati dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) il 26 gennaio 20211, infatti, la contrazione del prodotto lordo globale dovrebbe attestarsi, nell’anno appena concluso, intorno al -3,5%. Un impatto decisamente maggiore rispetto alla crisi del 2008-2009 (carta 1) quando la recessione aveva interessato le economie sviluppate e quelle in via di sviluppo ad esse maggiormente interconnesse, lasciandone ai margini la gran parte dei paesi del Sud e in particolar modo le economie emergenti asiatiche, ad eccezione di Thailandia e Malesia, oltre alla Cambogia e alle Petromonarchie del Golfo Persico, queste ultime penalizzate dalla brusca caduta delle quotazioni del petrolio. (carta 2).

Se da un lato l’impatto della recessione del 2020 ha interessato quasi tutti gli stati sia del Sud che del Nord, solo la Cina resterà in campo positivo (circa +2,3% secondo il National Bureau of Statistic of China e il Fmi) fra le prime 20 economie mondiali, dall’altro, gli effetti socio-economici e sociali innescati stanno evidenziando tendenze eterogenee che meritano di essere approfondite.

Gli effetti sulla distribuzione globale della ricchezza

Per quanto riguarda gli effetti socio-economici, rileviamo come la distribuzione della ricchezza abbia accentuato la tendenza sperequativa già in atto da decenni. Infatti, le 500 persone più facoltose a livello globale, secondo il Bloomberg Billioners Index, hanno incrementato i loro patrimoni di ben 1.800 miliardi di dollari l’anno scorso, il 31% in più rispetto al 2019, facendo salire le loro fortune a 7.600 miliardi di dollari (pari a una volta e mezzo il Pil del Giappone, terza economia mondiale). In particolare , cinque persone, quattro delle quali statunitensi e proprietari delle principali aziende tecnologiche la cui regolamentazione fiscale rimane ancora da definire, sono arrivati a possedere una ricchezza fra i 100 e i 200 miliardi di dollari e le successive 20 detengono patrimoni di almeno 50 miliardi a testa. I cinque miliardari in vetta alla classifica di Bloomberg sono volti noti al pubblico, al pari delle loro aziende. In ordine troviamo: Elon R. Musk (Tesla), Jeff Bezos (Amazon), Bill Gates (Microsoft), Bernard Arnault (Louis Vuitton-Moët Hennessy) e Mark Zuckerberg (Facebook).

Su questo trend non si evidenziano particolari novità se non l’entità del tasso di crescita dei patrimoni dei plurimiliardari che Bloomberg indica come il più elevato degli ultimi 8 anni, vale a dire da quando è stato ideato l’indice in questione.

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